Di Tim Burton si può dire tutto ma non che il suo stile non si riconosca. Può piacere o non piacere, può far storcere la bocca o strappare una risata, ma l’irriverenza, la tristezza, l’ironia dei suoi personaggi sono le armi con cui, in ogni suo film, sorprende il pubblico. Alice in Wonderland si presenta nei cinema con l’innovazione – se così si può dire – della visione in 3D. La realtà è che il film non ne avrebbe bisogno.
La cura della scenografia digitale, a partire dai colori del cielo e fino ad arrivare alla gradazione degli occhi del Cappellaio Matto, è qualcosa di strabiliante. È il classico film girato su schermo verde, in cui gli attori – alcuni in costume, altri in tuta – recitano con interlocutori immaginari. Avete presente il Gollum de Il Signore degli Anelli? O la Neytiri di Avatar?
Si tratta di personaggi digitalizzati, ricostruiti al computer grazie ad appositi sensori che, inseriti nelle tute indossate dagli attori, ne rilevano i movimenti. Nel film recitano in questo modo Crispin Glover (ovvero Ilosovic Stayne, il fante di cuori) e Matt Lucas (nella doppia parte di Pancopinco e Pincopanco).
Buona l’interpretazione di Johnny Depp, il Cappellaio Matto, che offre l’ennesima prova della sua versatilità artistica, passando da momenti di ilarità estrema ad altri di profonda cupezza. È come se il Cappellaio fosse eternamente combattuto tra il passato, il cui drammatico ricordo non fa che gettarlo nello sconforto, e il presente, che è così estraneo e assurdo da spingerlo a dire e fare cose altrettanto o ancor più assurde, quasi fosse una reazione di rifiuto della realtà in cui si trova.
Helena Bonham-Carter dà il meglio di sé in una parte che le calza a pennello: la Regina Rossa è una figura grottesca, in pieno stile Burton, che odia il mondo intero perché diverso da lei, sapendo invece benissimo di essere lei diversa dal mondo. È una creatura a tratti drammatica, spesso comica, che non si riesce davvero a odiare; nei suoi confronti si finisce anzi per provare empatia.
Menzione d’onore per Anne Hathaway nei panni di una Regina Bianca che è caricatura del Bene stesso. È stato fatto un gran lavoro su questo personaggio, che ironizza in modo sfrontato sull’emblema stesso della bontà, della leggiadria, della frivolezza, rivelando all’interno di quest’abito e di questi modi affabili un’anima ambigua che offre allo spettatore la sgradevole – ma altrettanto stupefacente – sensazione che vi sia qualcosa di sbagliato in lei. Sembra quasi celare, nel profondo, i tratti di una personalità psicopatica.
La giovane Mia Wasikowska nei panni di Alice se la cava egregiamente, piace e convince nei suoi dubbi e nelle sue scelte. Dapprima è una Alice smarrita, che non rammenta di esser già stata a Sottomondo – il Paese delle Meraviglie. In seguito, all’emergere di ogni cosa, diviene una Alice consapevole, pronta ad affrontare la vita anche nel mondo di sopra. Risulta, per ovvie ragioni, il personaggio più normale, sempre e comunque stabile nella sua identità. Siamo con lei per tutto il tempo, e con lei ci lasciamo trasportare dalle stranezze di Sottomondo, dalla sua incongruenza, dalle sue insane meraviglie. Prima fra tutte la facciona tonda e buffa dello Stregatto, le cui apparizioni e sparizioni avvengono sempre tempestive per dare una mano ad Alice o – più spesso – per eclissarsi nel momento del pericolo.
Infine, come non menzionare la saggezza incomprensibile del Brucaliffo, nelle cui parole Alice ricerca la verità su se stessa e su un passato che ha sepolto nella memoria; la vigliaccheria del Bianconiglio, che tuttavia sfiderà le sue paure pur di aiutare la ragazzina a portare a compimento la propria missione; l’irruenza del Grafobrancio, che da mostro terribile e ostile diviene poi compagno inseparabile di Alice; e poi il cane Beyard, il Ghiro, il Dodo, il Ciciacià, il mostruoso Ciciarampa, e tutte le altre stramberie di un mondo onirico in cui ognuno di noi vorrebbe poter metter piede da sveglio almeno una volta nella vita. È proprio questa la magia di Burton: saper trasporre sul grande schermo la visione di un sogno strabiliante.
Tit. originale: Alice in Wonderland
Anno: 2010
Nazionalità: USA
Regia: Tim Burton
Autore: Linda Woolverton (sceneggiatura) | Lewis Carroll (romanzi “Alice’s Adventures in Wonderland”, “Through the Looking Glass”)
Cast: Johnny Depp (Mad Hatter), Mia Wasikowska (Alice Kingsleigh), Helena Bonham Carter (Red Queen), Anne Hathaway (White Queen), Crispin Glover (Stayne – Knave of Hearts), Matt Lucas (Tweedledee / Tweedledum), Marton Csokas (Charles Kingsleigh), Tim Pigott-Smith (Lord Ascot)
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Chris Lebenzon
Musiche: Danny Elfman
Rep. Scenografico: Robert Stromberg (production design) | Todd Cherniawsky, Andrew L. Jones, Mike Stassi, Christina Ann Wilson (art direction), Stefan Dechant (supervising art director) | Karen O’Hara (set decoration)
Costumi: Colleen Atwood
Produttore: Joe Roth, Jennifer Todd, Suzanne Todd, Richard D. Zanuck | Katterli Frauenfelder, Tom C. Peitzman (co-produttori) | Chris Lebenzon, Peter M. Tobyansen (esecutivo) | Derek Frey (associato) | Mary Richards (di linea: UK)
Produzione: Walt Disney Pictures, Roth Films, Team Todd, The Zanuck Company, Tim Burton Productions