Alice nel Paese della Vaporità

Alice nel Paese della Vaporità

Alice Liddel non ha una particolare predilezione per i conigli (bianchi o meno), ammesso che ce ne siano nella sua Altra Londra, e di sicuro non perderebbe tempo a seguirne uno dentro un buco. Non prova più un grande interesse per la città dove vive e per i suoi abitanti, sebbene faccia l’antropologa.

Alice si annoia, forse perché ha già vissuto “ai limiti”: da bambina è stata venduta, violentata e costretta a combattere nelle arene clandestine, e solo l’intervento del Professore le ha permesso un’esistenza normale. Il suo mondo esiste da qualche parte, ma è un po’ diverso dal nostro. Forse è anche peggio, ma non è detto.

La Londra di Alice si trova in una specie di universo futuro/parallelo steampunk, con case vittoriane e degrado alla Oliver Twist, dove si viaggia con palloni aerostatici e ventole enormi succhiano via ciò che la città stessa rigurgita: una nebbia particolare, la Vaporità, nella quale le percezioni si alterano e la realtà oggettiva scompare. La Vaporità ristagna solo nei quartieri più degradati e il “fuori” è il suo regno assoluto: lo Steamland, dove nessuno osa addentrarsi, abitato da ogni genere di creature. Selvaggi, mutanti, vampiri, cavalieri, Piante Carnogene, Danzatori Folli, Mistici Erranti e un onnipresente strato di rifiuti tecnologici. Oltre al Coniglio e alla Regina, ovviamente.

Ben invece abita nella Vera Londra e non ama più se stesso: questo è un problema difficile da risolvere, almeno nel mondo in cui vive, che è quello cosiddetto reale. La sua storia d’amore è finita, e la strana malattia che lo affligge dall’infanzia, la Sindrome di Alice, diventa ogni giorno più grave, causandogli visoni strane e insopportabili. La Londra di Ben è molto grigia e monotona, ci sono le solite strade e i soliti posti e la solita gente. E i ricordi, che lo tormentano senza pietà. L’unico momento di tregua è davanti allo schermo del PC, dove, un giorno, un’anonima scrittrice inizia a inviargli un romanzo.

Mentre Ben inizia a leggere, Alice comincia a viaggiare nello Steamland, e per entrambi sarà un’esperienza sconvolgente: tra loro esiste un legame profondo che, come nella celebre favola, può essere rivelato attraverso un semplice specchio ma… quanto cammino occorre per infrangere la barriera fra due mondi? E in quello specchio non si riflettono solo le immagini di Alice e Ben, ma anche il sorriso tutto denti dell’autore.

Aprendo questo libro è impossibile non pensare a Lewis Carroll, ma poi ci si pente: con Alice nel Paese della Vaporità, Francesco Dimitri usa per i suoi fini l’altra Alice, quella della Meraviglia, e racconta cose assai diverse. Niente più tazze di tè e noncompleanni, ma tre dimensioni attraverso cui muoversi: la Carne, ovvero il mondo materiale, l’Incanto, che molto semplicemente è la Magia, il Sogno, punto di collegamento fra i due. Cosa permette di viaggiare dall’una all’altra? La Vaporità, naturalmente.

Attorno ai protagonisti si muovono, combattono e muoiono altri personaggi: la Regina è appena una comparsa, il Coniglio risulta molto più simile a quello di Donnie Darko che a un tenero animaletto goffo. Viene spontaneo il confronto con Pan, ma forse non ha molto senso: Alice è nata prima, e presenta in germe alcuni temi che saranno sviluppati dopo. Pan è l’esaltazione della lotta armata, combattuta nelle strade, violenta e senza quartiere; qui abbiamo una battaglia forse più intimista ma non meno violenta: Francesco Dimitri non scrive libri per signorine.

In che modo Alice (e anche Ben) possono sopravvivere? Seguendo quello che sussurra la Vaporità: occorre lasciarsi andare, perché la ragione è soggettiva e la realtà irreale, non ci sono solo cinque sensi ma molti di più. Forse questo libro è l’incubo notturno di un bambino che, dopo aver letto Alice nel Paese delle Meraviglie, ripercorre nel sonno tutti gli angoli oscuri della fiaba di Carroll. “Chissà dove andiamo noi durante il sonno” sembra suggerire Dimitri “chissà se quello è il momento in cui la Vaporità ci raggiunge col suo sorriso da Stregatto, facendoci vedere altre realtà”. In fin dei conti, anche il sogno del dolore è un dolore vero.

Qualche passaggio lento durante la prima parte è compensato da un aumento del ritmo nella seconda, con un’accelerazione fin troppo brutale e un finale forse prevedibile ma l’unico coerente.

Questa versione di Alice non è del tutto steam, ma è puramente Francesco Dimitri, come la Vaporità non è solo vapore ma qualcosa di più complesso. È un viaggio in mongolfiera sullo Steampunk e su tanti altri universi possibili, se si imbocca la strada giusta. È una conoscenza/accettazione di se stessi. È una caduta in un buco tanto profondo da portarci dall’altra parte del mondo, dove tutto è rovesciato.

È ognuna di queste cose, o tutte, o nessuna. Magari è solo un trip dell’autore, ma di qualità, senza dubbio.

Alice nel Paese della Vaporità - Copertina

Tit. originale: Alice nel Paese della Vaporità

Anno: 2010

Autore: Francesco Dimitri

Edizione: Salani (anno 2010), collana “Mondi Fantastici”

Pagine: 280

ISBN: 886256242X

ISBN-13: 9788862562423

Dalla copertina | Ben è un giovane londinese che soffre di allucinazioni. Per lavoro legge manoscritti. Una notte gli arriva un libro che si chiama “Alice nel Paese della vaporità”. Noi con lui seguiamo la storia di Alice, un’antropologa che vive in una Londra Vittoriana che non c’è mai stata. Alice viaggia nella Steamland, una terra invasa da un gas che provoca allucinazioni e mutazioni. Una terra in cui la realtà cambia a ogni istante, in cui “giusto” e “sbagliato” sono soltanto parole, e in cui le parole stesse si trasformano in odori e sensazioni. Quella di Alice parte come una ricerca, ma si trasforma subito in una lotta per la vita e per la morte. Alice dovrà sopravvivere in una terra oscura, in cui non c’è differenza tra orrore e meraviglia. Ben legge la sua storia. E qualcosa succede anche a lui.