Arken di Gondorf

Arken di Gondorf

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In uno speciale dedicato al “Bel Paese” non potevo non intervistare Stefano Manocchio, disegnatore e sceneggiatore di Arken di Gondorf, fumetto fantasy uscito sulle pagine di Enchanted Lands già dal suo esordio. Ho conosciuto Stefano quasi per caso, mi fu infatti raccomandato come uno dei migliori tatuatori della provincia di Viterbo.

Deciso quindi a farmi un tatuaggio, lo chiamai e presi un appuntamento per spiegargli cosa avevo in mente. Mi ricevette nel suo studio e, mentre attendevo che finisse con un altro cliente, l’occhio mi cadde su un numero di Enchanted Lands sul tavolo della sala d’attesa. Lo sfogliai quasi svogliatamente, soffermandomi però sulla puntata di Arken di Gondorf. Mi piacque subito lo stile di alcune pin-up del personaggio e, quando andai a leggere il nome del disegnatore, scoprii con stupore che si trattava di Stefano. Durante le ore necessarie al mio tatuaggio facemmo amicizia e discutemmo degli argomenti più disparati, tra cui il fantasy. Gli chiesi di Arken e di Enchanted Lands e lui mi raccontò la storia della rivista e della sua collaborazione. Ci vollero tre sedute per terminare il drago che avevo scelto, un tatuaggio fatto completamente a stile libero, senza disegno preparatorio su carta, ma il tempo volò tra i miei ed i suoi aneddoti nel mondo del fantasy. È un vero piacere discorrere di fumetti quando si ha l’occasione di incontrare qualcuno che oltre a leggerli li disegna.

Quando lo chiamai per chiedergli se fosse disposto a farsi intervistare per Terre di Confine ne fu subito entusiasta e mi diede un appuntamento serale nel suo studio, il giorno stesso, per parlarne con calma…

Prima di iniziare con l’intervista è giusto introdurre brevemente il fumetto Arken di Gondorf:

Liberato dal piccolo elfo Rol e dal suo amico Darnil, Arken si risveglia dopo circa 60 anni di prigionia, con l’obiettivo di vendicarsi del misterioso mago Ghaal che lo aveva rinchiuso dentro una stalattite nella città sotterranea di Kalonian. Durante il viaggio alla ricerca del mago, in un mondo ormai cambiato, assieme ai suoi liberatori e alla fedele Rhona si prefiggerà di sconfiggere il possente Urhan, Signore del Nulla, che per fini di conquista ha risvegliato i Sette Ministri, le creature più malefiche e potenti di Gondorf,.

Come è nata la tua collaborazione con Enchanted Lands?

Enchanted Lands era una neonata casa editrice che cercava un disegnatore. L’idea era di pubblicare un fumetto fantasy all’interno della rivista. Conobbi Antonini (co-autore di Arken, nda) tramite una mia conoscenza personale e la mia attività di tatuatore. Già lavoravo nel campo della grafica pubblicitaria, però i fumetti, ci tengo a dirlo, erano una passione di cui mi sono nutrito nel tempo.

Parlami un poco di Arken di Gondorf.

Arken è un personaggio standardizzato. Un bestione, nemmeno troppo furbo, mosso quasi solamente dal puro istinto. Io avrei voluto gettarlo in un’altra realtà. Dopo 60 anni passati imprigionato in quella stalattite si ritrova un mondo differente, un amante tradito, visto che la sua donna era passata – apparentemente per lui almeno – dall’altro lato della barricata; si deve così rimettere in gioco, un po’ come mi sentivo io al tempo. Nei fumetti puoi far subire ai personaggi ogni genere di crudeltà senza timore di scandalizzare il pubblico, e io ad Arken avrei voluto farne di tutti i colori, trasformandolo però in un personaggio simpatico e non il tipico guerriero tutto muscoli.

Cos’era per te Arken?

Arken rappresentava la possibilità di esprimere quello che avevo in testa, soprattutto da quando ho iniziato ad occuparmi da solo del fumetto. All’inizio mi sono ritrovato a disegnare Arken su una sceneggiatura standard, dai dialoghi insulsi e infantili. Quando poi presi in mano le redini della storia, ero consapevole che sarebbe stato inutile cercare di eguagliare le grandi saghe alla Tolkien o alla Brooks, quindi decisi di impostare il mio fantasy su uno stile marvelliano, cercando di far prendere alle storie delle pieghe impensabili rispetto al fantasy tradizionale e purista.

Quanto c’era di te in Arken?

Forse sarebbe meglio dire “Quanto di Arken c’era in me”. C’era molto, oltre a simboleggiare quello che avrei sempre voluto essere. Ma Arken non era il solo, infatti la maggior parte dei personaggi sono interpretazioni in chiave fantasy di persone che conosco. Ho cercato nei volti vicini e nelle loro caratterizzazioni l’ispirazione per creare il mondo di Arken. Ad esempio, i tre cacciatori di draghi rappresentano noi creatori di Arken: Andrea Fantini, Fabio Antonini e naturalmente il sottoscritto, Stefano Manocchio.

Perché hai smesso?

In questo campo la gavetta è molto lunga e dolorosa, ed avendo io già un’attività a tempo pieno, quella di tatuatore, ho dovuto scegliere, e ho scelto per qualcosa che fosse più sicuro.

Adesso la rivista non esiste più, ma torneresti attivamente nel mondo dei fumetti?

Dipende dalla proposta che mi venisse fatta. Diciamo che dovrei prendere in considerazione un insieme di fattori: il guadagno, la possibilità di crescita professionale, la libertà nella scelta del personaggio, della sua caratterizzazione e naturalmente la sua storia. Il mestiere di disegnatore di fumetti è un qualcosa di duro ed esclusivo, che non lascia spazio ad altro. Normalmente, per portare a termine un numero, bisogna rimanere sul tavolo da disegno anche 10 o 12 ore al giorno.

Qual è il tuo personaggio preferito in Arken, e per quale motivo?

Non esiste un personaggio che preferisco, in tutti ho impresso caratteristiche che mi piacevano. Ma, se devo essere sincero, ho sognato qualcosa di speciale per i tre cacciatori di draghi. Magari una loro serie personale o perfino un cartone animato a loro dedicato.

Conosci il finale di Arken? Troverà mai il mago Ghaal?

Sì, naturalmente conosco il finale di Arken di Gondorf, anche se devo ammettere che l’idea originale è un poco triste. Arken sarebbe tornato nella stalattite per riuscire a sconfiggere il fratello, Il Signore del Nulla, e sarebbe sembrato che si fosse sacrificato invano, lasciando però una specie di porticina aperta per un eventuale seguito. Ma, ora che te l’ho svelato, se mai dovessi riprendere in mano il progetto – in quanto non c’è mai stato un vero addio ufficiale della rivista – lo dovrò cambiare.

Considera che all’inizio avevamo impostato la storia di Arken su un legame di sangue tra lui e la sua fedele compagna, Rhona. Poi abbandonammo questa scelta. Allo stesso modo si decise per i primi tempi di non sviluppare la storia legata al tatuaggio. Mantenemmo solamente quella riguardante la stalattite. Da lì proveniva il potere di Arken che si manifestava con una forte emanazione di ghiaccio, a tal punto che quando accadeva la sua spada restava letteralmente bloccata alla sua mano, ghiacciata appunto. Il bello di un personaggio completamente nuovo ed inventato è che offre un terreno fertile e senza limiti su cui lavorare. Nulla ci avrebbe vietato di riprendere questi filoni narrativi in seguito, tanto per capirci.

Per quanto riguarda invece Ghaal… Be’, devo svelarti un segreto: in realtà Ghaal altri non è che la donna che Arken ama, Ghayla. Il gioco di parole è molto semplicistico, devo ammetterlo, ma la storia di fondo è molto importante. Arken ne uscirà facendo la figura dell’idiota, alla ricerca di una vendetta verso qualcuno che non esiste e che, in altre spoglie, lo ha rinchiuso nella stalattite solo per proteggerlo, agendo per amore. Ghayla era infatti convinta che lui non sarebbe sopravvissuto ad uno scontro con il fratello e quindi… meglio saperlo imprigionato ma al sicuro che morto. Avevo perfino preparato il numero in cui questo accadeva, ma non è mai uscito in edicola. Ne esiste un’unica copia a matita, con i dialoghi ancora da definire al meglio, e la tengo ben custodita a casa mia.

I tuoi fumetti preferiti?

Senza ombra di dubbio i supereroistici della Marvel in generale. Te l’ho detto tra l’altro che per me i fumetti Marvel o si leggono tutti o nessuno. Sono come una grande famiglia.

Che consiglio daresti alle nuove leve che stanno per intraprendere la carriera da disegnatore?

Darei sicuramente il tipo di consiglio che avrei voluto ricevere io stesso al tempo: Ragazzi, tanta, tanta pazienza! Ve lo dice uno che poi a conti fatti non c’è mai riuscito, ma che non ha mai avuto veramente la possibilità di provarci fino in fondo.

Vuoi aggiungere altro?

Una cosa che vorrei dire in realtà c’è, forse per spezzare una lancia a favore della rivista: ci siamo trovati in difficoltà con Enchanted Lands per aver fatto degli errori di calcolo. Ricevevamo tante mail che ci facevano i complimenti più svariati. Quindi appassionati di fantasy in Italia ce n’erano, ma abbastanza per far vivere una rivista in edicola? Ci siamo basati sul fatto che la gente che ci scriveva potesse rappresentare non più di un 10% del totale dei nostri potenziali lettori; invece, a quanto pare, la maggior parte degli appassionati di fantasy ha anche l’abitudine di scrivere, e questo ci ha portato a sovrastimare i dati in nostro possesso, che poi hanno determinato le nostre errate decisioni. All’inizio c’era molta buona volontà da parte nostra, ma ci siamo ritrovati come dei pesci rossi in un oceano di squali. Siamo inoltre incappati in collaborazioni che ci hanno causato delle spese superflue. Se fossimo stati più accorti, avremmo regalato al pubblico sicuramente un paio di numeri in più.