Terre di Confine incontra Emanuele Manco: il direttore di Fantasy Magazine ci parla della sua passione per il fantastico, e di Effemme, il nuovo almanacco semestrale cartaceo che riprende e sviluppa i temi trattati nella nota rivista online, con uno spazio significativo per la narrativa.
Fantasy Magazine nasce come portale per gli appassionati del Fantastico il 30 maggio 2003 e dal 2006 è registrata in tribunale come testata a sé stante. Primo grande sito italiano a carattere giornalistico dedicato al fantasy, è stato lanciato dalla casa editrice Delos Books e curato da Franco Clun (inizialmente con la collaborazione di Riccardo Coltri). Dal marzo 2009 è sotto la direzione di Emanuele Manco.
Intervista
Redazione TdC – Emanuele Manco è autore di racconti, pubblica articoli su riviste come Robot e su siti come Carmilla, e ha da poco festeggiato il primo compleanno come direttore di Fantasy Magazine. Cosa ho dimenticato? Ovvero “chi è” Emanuele Manco e come è nata la sua passione per il fantastico?
Emanuele Manco – E’ senz’altro un entusiasta. La passione per il fantastico credo di averla sempre avuta, sin da quando ho cominciato a vedere film, leggere, farmi raccontare storie. È per quella stessa passione e affinità che ho letteralmente trascinato mio padre a vedere Guerre Stellari, nel 1977. Ricordo ancora che avevo visto le immagini sul secondo canale della tv (all’epoca si chiamava così), in una trasmissione chiamata Odeon. Mi stregarono. Dal Natale 1977 vidi il film, al cinema, ogni volta che potevo, così come i suoi seguiti, per non parlare poi delle visioni in home video fino a oggi. Ma nel frattempo alla passione cinematografica si affiancava quella per i romanzi fantastici, i cartoni giapponesi, i fumetti di supereroi, Star Trek. È chiaro che ognuno ricorda la propria infanzia come una sorta di età dell’oro. Ma la mia generazione ha vissuto un’epoca in cui esplosero grandi fenomeni, è innegabile.
In realtà sono un consumatore vorace di storie. E ho cominciato sin da piccolo a sognare di scrivere le mie. Sin da quando, con i pupazzi di Star Wars, avrò giocato, come milioni di bambini, migliaia di “prequel” e “sequel” del film. Non credo che sia esistito un giocattolo, tra quelli che possedevo, che non sia stato impegnato nei miei “serial”, che non erano solo su Star Wars, ma erano anche manga, fantasy, di guerra.
Come ogni bambino entusiasta, ho cercato nel tempo di smontare i miei giocattoli preferiti. Quindi la mia propensione a creare storie è andata di pari passo con la volontà di conoscere i meccanismi con i quali le storie vengono create. Le tecniche del cinema, del cartone animato, del fumetto, della letteratura, del videogioco. Di qualsiasi cosa possa servire a creare storie. Quindi con la stessa passione mi sono trovato, verso la fine degli anni Ottanta, primi anni Novanta a Palermo, a scrivere su fanzine sul fumetto. Poi l’assunzione delle responsabilità, gli studi, la ricerca di un lavoro che pagasse i conti, hanno messo in secondo piano “i sogni”, che però ho sempre coltivato come lettore. Abitando a Palermo poi, mi sono sempre sentito lontano, quasi isolato da altri appassionati come me. L’avvento di Internet, altra cosa che per una mera questione anagrafica ho visto nascere, ha sicuramente cambiato le cose. La rete, oltre a essere un mezzo di comunicazione, è anche un luogo dove proporre i propri contenuti. Ma ancora fino al 2005 mi sono limitato a comunicare in mailing list e forum, mai a propormi come scrittore di articoli o altro. È stato l’incontro fisico con altri appassionati, quando mi sono trasferito quell’anno a Milano, a darmi il necessario coraggio per farlo. Dapprima timidamente, con un blog non molto visitato invero, poi in modo sempre più parossistico. Ma ormai ho preso il ritmo. Non riesco, rubando tempo ad altre attività, a non scrivere ogni giorno qualche cartella, a qualsiasi titolo. È chiaro però che tanto entusiasmo rischia di spegnersi se non trova uno sfogo, in questo ritengo di avere avuto anche molta fortuna, a incontrare persone la cui passione in comune ci ha coinvolto reciprocamente. Parlo sia di Silvio Sosio della Delos, che ha avuto fiducia in me dapprima come redattore e poi mi ha affidato una delle sue “ammiraglie”, ma anche di Valerio Evangelisti, che mi ha coinvolto dapprima in una antologia, e poi mi ha offerto lo spazio su Carmilla. Ma non posso non considerare parte integrante di questo mia presa di coraggio l’incontro con il movimento Connettivista (si, qualcosa lo avevate scordato), con Giovanni de Matteo che mi ha aiutato a editare con successo il primo racconto che ho pubblicato, sulla rivista Next, e Sandro Battisti, che mi ha affidato una rubrica sui fumetti nella stessa rivista. Last but not least, Salvatore Proietti, che per rilanciare il portale del movimento www.next-station.org ha chiesto un mio contributo tra i tanti.
TdC – Recentemente hai annunciato la futura uscita di Effemme, un almanacco cartaceo legato a Fantasy Magazine, ovvero il sogno di molte e-zine online: come è nata l’idea?
EM – Il sogno di creare una rivista su carta, che estendesse in qualche modo FM, era già condiviso dalla precedente gestione. I bei sogni sono sempre condivisibili. Il problema è metterli in pratica. Vorrei dirti che l’idea dell’almanacco è interamente mia, ma non è così. In realtà volevo proporre all’editore un progetto per una pubblicazione cartacea, ma non avevo ben focalizzato cosa presentare. Penso che sia inutile presentare progetti di pubblicazioni solo basandosi sul proprio gusto. Il mio sogno nel cassetto era quello di una rivista colorata da edicola, ma non credo, onestamente, che avrebbe molto successo sul mercato, per come è oggi. Parlandone con il già citato Proietti, lui mi ha proposto la formula dell’almanacco. Ossia una pubblicazione annuale o semestrale, magari recuperando il meglio di quanto prodotto dal sito. In effetti molto materiale del sito non è di sola attualità. Molti contributi critici e approfondimenti non hanno lo stesso risalto che hanno le notizie. A questo problema stiamo lavorando. Ma intanto, all’idea originale, ho aggiunto altri elementi, ossia la presenza di narrativa, e di una “storia di copertina”, un argomento forte, del quale presentare vari articoli in una sorta di “speciale”. Per economizzare avremmo quindi pubblicato in versione riveduta e corretta articoli già apparsi sul sito, assieme a racconti inediti. Mi sembrava una idea a basso rischio, che avrebbe gratificato la redazione, e offerto un servizio in più ai lettori, ossia la possibilità di toccare con mano FM.
Ma l’appetito vien mangiando. Dopo che l’editore ha accettato l’idea, senza tra l’altro che dovessi insistere troppo, l’idea si è evoluta in altre direzioni. Ora abbiamo parecchio materiale inedito, mai visto sul sito, e racconti mai pubblicati, tra cui uno di Neil Gaiman.
TdC – Ancora oggi, il “vero” scrittore è quello edito su carta. Nell’era di Internet, degli e-books e delle pubblicazioni online, cosa mantiene inalterato il fascino della carta stampata?
EM – Ritengo che sia una questione generazionale. Siamo ancora nell’epoca della carta. Ci siamo nati, ci siamo dentro. Molti di noi conoscono l’era pre-internet e pre-cellulare. Viviamo ancora la fascinazione del supporto. Siamo figli degli annusatori di dischi in vinile. Contenuto e culto del contenitore vanno di pari passo.
Personalmente non sono mai stato un accanito cultore del supporto. Ho trilogie e cicli di romanzi in varie edizioni, non m’interessa avere le costine tutte uguali. Così come in musica posseggo dischi, cd, cassette, ma anche tanti mp3. Mi interessa le emozioni che la storia o la musica mi donano, non il supporto nel quale sono contenuti.
Chi nasce ora darà questo per scontato, non avendo termini di paragone, e forse subirà meno il fascino della carta, abituato a diversi media.
Ma noi che abbiamo imparato a leggere su carta, ne subiamo la fascinazione, fino quasi a considerare più “reale” o più significativo quello che scriviamo su carta anziché in rete.
Per me è un errore. Intanto perché non mettiamo affatto meno cura e meno dedizione, per cui da un punto di vista qualitativo il lavoro fatto per Internet non è meno significativo. Poi, dati di accesso alla mano, raggiungiamo più lettori con la rete. Delos Science Fiction, conta migliaia di accessi, ma vende qualche centinaio di copie nella sua versione cartacea.
TdC – Esistono secondo te dei supporti altrettanto efficaci della carta stampata? È concepibile, ad esempio, un’uscita di Effemme su e-book, anche se ora è ovviamente troppo presto per dirlo?
EM – L’efficacia non dipende dai supporti, ma dai contenuti. Qualsiasi supporto potrà andar bene se il contenuto è efficace. È questo il salto concettuale che probabilmente compiranno i nostri figli. Non escludo, anzi auspico l’uscita in diversi formati, tra i quali quello cartaceo, che sicuramente sarà il preferito attualmente perché è l’attuale “stato dell’arte”, il più economico e il più fruibile. Non è detto che in futuro le cose non cambino. Magari rimarranno per come sono. Meglio ancora. Chi lo sa oggi?
TdC – Cosa troverà il lettore che acquista Effemme? Una struttura sovrapponibile a quella di Fantasy Magazine o qualcosa diverso? Oltre agli articoli, ci sarà spazio anche per la narrativa?
EM – Direi, per come si è evoluto il progetto, che troverà nel supporto cartaceo una estensione del sito. Come ho detto, il lettore troverà articoli già apparsi ma riveduti, corretti e ampliati, ma troverà anche approfondimenti inediti e una corposa sezione narrativa. Cinque racconti, di cui uno di un grande autore internazionale e quattro di giovani italiani. Sarò forse la persona meno obiettiva per dare un giudizio, ma mi sembra ottimo materiale, che possa rafforzare il rapporto che abbiamo con i lettori del sito, dandogli tangibilità.
TdC – La copertina è un’immagine della saga di Martin, si può quindi presumere che il numero verterà principalmente su questo autore. Perché, secondo te, i fan di Martin hanno ancora la pazienza di aspettare e desiderare un nuovo romanzo che sembra non arrivi mai, e di interessarsi agli sviluppi del “tormentone Westeros”?
EM – Perché i fan di qualsiasi saga attendono con ansia un nuovo episodio? Per le emozioni che l’autore ha saputo trasmettergli. Quando la Rowling ha subito un blocco simile ha generato aspettative e ansie del tutto simili. In questo non ritengo che Martin sia un fenomeno eccezionale, è un valido autore che ha saputo dare al proprio pubblico un prodotto che lo soddisfacesse. È chiaro che, nonostante le illazioni che chiunque di noi possa fare sul prosieguo della saga, vogliamo leggerne la fine con le parole di chi l’ha cominciata. E trovo rispettoso del lettore l’atteggiamento di Martin, che avrebbe potuto affidare a un ghost writer qualunque i suoi personaggi, mettendoci di suo solo la firma e la supervisione. Avrebbe potuto farlo. Produrre un romanzo all’anno con un gruppo di scrittori alle sue dipendenze.
TdC – Attualmente la crisi dilaga in tutti i settori, e quello dell’editoria non ne è certo immune. Che cosa ha convinto la Delos Books ad appoggiare questo progetto di cui tu sei l’ideatore e curatore?
EM – Se è pur vero che la crisi dilaga, nel suo piccolo la Delos Books ha ottenuto dei buoni risultati in alcuni settori. Ci vuole anche fortuna nella vita. Per trovarsi in casa dei romanzi che per un grande editore erano delle seconde scelte, e che si sono rivelati dei cavalli di razza, ce ne vuole tanta. Ma la vita è questa, un misto di propria volontà di fare, di competenza, ma anche di tanta fortuna.
Ci sono state anche ombre nei risultati dell’anno scorso. Le collane fantasy per esempio non sono andate bene e al momento sono sospese. Quindi nel bilanciamento tra risultati positivi e risultati negativi, le risorse per fare degli esperimenti ci sono. Stampare qualche centinaio di copie di un prodotto editoriale non costa molto oramai. Se l’obiettivo è quello di gratificare redattori e lettori, con un prodotto che raggiunga il punto di pareggio, le risorse per fare il tentativo ci sono. Poi chissà, se il progetto andasse oltre questo punto e cominciasse a produrre più di quanto costa, si potrebbe valutare di dare maggiore gratificazione ai collaboratori. Ma è tutto da vedere.
TdC – Come si potrà acquistare l’almanacco? In libreria, in edicola, online, magari mediante abbonamenti?
EM –Il canale privilegiato rimarrà il Delos Store. Con una tiratura minima non pensiamo di raggiungere le librerie. Mai neanche pensato alle edicole. Anche per quanto riguarda gli abbonamenti, è presto. È un numero uno, ma consideratelo un numero zero. Se avrà seguito dipenderà dal seguito sia di pubblico che di gradimento.
TdC – Quali sono le difficoltà tecniche e redazionali del produrre una rivista cartacea? Ci puoi raccontare gli stadi di lavorazione e… cosa succede in una redazione a cui viene comunicata la pubblicazione su carta?
EM – Ci sono tante differenze. La lunghezza degli articoli online è un consiglio, dettato dall’esigenza di non stancare il lettore con lunghe letture al pc. Su carta la misura diventa un obbligo. Se decidi un modulo di 100 pagine devi entrarci, volente o nolente. Aumentare le pagine costa. E sei costretto a chiedere di rivedere, di restare tassativamente sotto una determinata misura. C’è chi ha sforato, ma per fortuna visto che c’è anche chi sei è tenuto al di sotto, nella media abbiamo mantenuto l’equilibrio. Ma è tassativo. Se chiedi 20000 battute puoi ricevere 20100, sulle quali puoi lavorare per ridurre, ma non 25000.
La reazione della redazione è stata tutto sommato tranquilla. Con un entusiasmo che ha portato il progetto verso direzioni diverse dal previsto, forse anche migliori. Inoltre sono contento che il lavoro per Effemme non abbia cannibalizzato quello sul sito. Era, lo confesso un mio timore, dovuto al fatto che il tempo è oggettivamente poco, per cui dedicandosi a FM (il sito), come a un hobby, c’era la possibilità che del tempo venisse sottratto. Ma credo che i redattori abbiano saputo gestirsi al meglio.
TdC – Il mondo del web non è sempre tranquillo: ci sono scontri a vari livelli e di vari livelli; sull’uscita di Effemme sarà stato sicuramente fatto il classico bilancio rischio-beneficio. Che genere di reazioni prevedi ci saranno nel fandom?
EM – Non ci avevo proprio pensato a dire il vero. Non sto approntando una rivista badando a scansare le critiche. Cerco di costruire quello che ritengo il miglior prodotto possibile. In ogni caso gli scontenti ci saranno. Che dire? I commenti sul forum sono quasi tutti amichevoli e interessati, ma potrebbero essere di parte. Come verrà accolta la rivista da altre parti? Ormai credo che chi pratica il fandom sappia chi dà giudizi obiettivi e chi no. Non sono le critiche il problema, ma lo spirito che le anima. Credo che i lettori ormai li abbiano “sgamati” i critici per partito preso, pronti a criticare tutto e tutti, senza volontà di proporsi in modo costruttivo. Noi scriviamo tanto, parliamo tanto, ma facciamo la nostra parte con le nostre iniziative, noi “facciamo” anche tanto. Nel momento in cui Effemme sarà in mano ai lettori sarà una cosa loro, non più nostra. E anche noi sapremo fare tesoro delle critiche animate da spirito costruttivo.