Avelion - La Figlia dell'Acqua

Avelion – La Figlia dell’Acqua

Avelion è un mondo creato da cinque divinità corrispondenti ai cinque Elementi e retto dalle rispettive incarnazioni: le Dame dell’Acqua, della Terra, dell’Aria, del Metallo e del Fuoco. Questi avatar tuttavia sono scomparsi da secoli, insieme alle armi che rappresentavano il loro potere. L’equilibrio tra le forze degli Elementi si era incrinato in un’epoca lontana, quando con l’inganno la Dama del Fuoco aveva assorbito i poteri del Metallo, divenendo, tra tutte, l’entità più distruttiva.

Gli esseri fatati − o almeno coloro tra essi che sono scampati allo sterminio − da allora vivono rifugiati nelle zone più remote del mondo nascondendosi ai mortali, mentre gli uomini hanno proseguito ignari le loro esistenze.

L’Antica Fede, il culto delle Divinità Elementali, è rimasta viva solo nei cuori di pochi. Gli stessi Maghi, nel compiere i loro prodigi frutto di anni di studio uniti a doti innate, adoperano gli Elementi più per canalizzare e controllare meglio il potere evocato che per autentico misticismo. Tuttavia, presto o tardi, il passato esige il suo tributo, e ora nuovi rappresentanti degli dei sono pronti a darsi battaglia in una guerra che rischia di travolgere il mondo.

In Avelion – La Figlia dell’Acqua, l’autrice ALESSIA MAINARDI ci trasporta in un mondo fantasy piuttosto tradizionale. Nonostante i cinque Elementi ricordino in parte l’Oriente, nel romanzo troviamo tutte le razze magiche più note: elfi alteri e immortali, nani burberi, fate e “piccolo popolo”, felines (sorta di umanoidi con tratti felini), e poi golem, draghi, folletti, demoni, kelpie… Teatro della vicenda è la Pianura Padana, riveduta e corretta: la carta geografica che apre il libro riporta i nomi familiari di Venia-Venezia, Pharmes-Parma, Ravena-Ravenna, Molena-Modena, Rigus-Reggio, e via dicendo; ci sono i Ducati, esiste il Delta, e il Lago Verde (ovvero il Lago di Garda). Usanze e leggende ricordano il folclore e le fiabe del nord-est italiano − rivisitato quanto basta e mescolato a elementi celtici come la festa di Samhain − o derivano dalla letteratura fantasy più tradizionale, come l’Accademia e la prova di magia, le armi sovrannaturali, gli elfi rifugiati in isole lontane, la città dei nani sepolta nelle viscere della terra… Il gruppo di avventurieri al femminile ammicca a svariate saghe giapponesi, spesso firmate CLAMP. L’ambientazione è sospesa tra sogno fiabesco e consuetudine. La piacevole sorpresa del piccolo mondo regionale italiano illumina un universo altrimenti fin troppo familiare.

L’intreccio rappresenta l’incipit di una saga destinata a svilupparsi nel corso di svariati volumi. In effetti La Figlia dell’Acqua termina troppo presto, lasciando in sospeso le sorti dei protagonisti e rinviandone gli sviluppi al futuro sequel. Come succedeva nei romanzi d’appendice di altri tempi, per sapere come se la caveranno i nostri beniamini siamo obbligati ad aspettare. I successivi capitoli sono stati annunciati dall’autrice nel corso di interviste, e sono in fase di stesura. Più della trama sono interessanti i personaggi, principali e comprimari, mantenuti sempre in primo piano (la gente comune rimane ai margini degli eventi, anzi, a malapena viene nominata, quasi fosse accessorio di scena o facesse parte del fondale). Tutti i protagonisti hanno origini misteriose o sovrannaturali, oppure la loro nascita e la loro infanzia sono state segnate da drammi e separazioni. Eventi sepolti nel passato emergono talvolta svelandoci attitudini, motivazioni e comportamenti. Il background assume importanza e occupa gran parte del testo, anche a scapito della ricchezza dell’intreccio.

L’autrice si impegna ad andare oltre la descrizione dell’aspetto esteriore e degli innati poteri che si risvegliano richiamati dalla necessità o scatenati da stress emotivi. L’approfondimento psicologico rende un po’ meno incredibili le creature che popolano Avelion; esso è coerente, nonostante i sentimenti, le aspirazioni e i vissuti siano talvolta offerti ai lettori in modo troppo esplicito. Ciascun eroe viene descritto con tratti ben definiti, e tale rimane nel corso degli eventi; se c’è un’evoluzione, si traduce in una modifica motivata, evitando l’innesco di meccanismi pretestuosi.

La protagonista Riel è figlia della Dama dell’Acqua; il suo rivale Dreman è figlio della Dama del Fuoco e del Metallo. Entrambi sono stati allevati per dovere o per calcolo politico; a entrambi sono state negate le esperienze tipiche dei coetanei, e imposto un destino senza scelta. Anlia ed Estor, figli rispettivamente di elfi chiari e di elfi oscuri, sono l’uno l’opposto dell’altro: Anlia appare fiera della sua stirpe, Estor ha sempre rinnegato le proprie radici cercando di apparire umano. Orin è una mezza fata discriminata per la sua parte umana e la sua inettitudine magica, e controlla a fatica le repentine trasformazioni cui è soggetta. La danzatrice Erima, mezza felines, è una degli ultimi superstiti della sua razza, e la sua natura di meticcio finisce per sottrarle i privilegi dell’essere nata in una famiglia potente. La vita non è stata tenera nemmeno con l’apprendista strega Moran, contadina sfuggita alla sorte di sposa adolescente, e ghettizzata in Accademia per le origini modeste.

Drevanna, Dama del Fuoco e del Metallo, è ormai stanca della vita ripetitiva che conduce da secoli, sfinita dal ruolo che si è imposta di recitare e dal potere che possiede ma senza riuscire del tutto a dominare; pure Selema, la sarta che l’accompagna, non è una semplice artigiana… Ci sono buoni e cattivi, ma nessuno è senza macchia o senza paura, nessuno è invincibile o invidiabile. Osservati da distante, i personaggi sembrano dei predestinati, degli invidiabili eletti, potenti e magari irritanti; da vicino, scoprono i loro punti deboli, i difetti si contrappongono ai pregi e la loro condizione di “diversi” si palesa, emarginandoli sia dalla gente comune sia dai potenti. Sono più simili ai cenobiti di Hellraiser, o agli antieroi del noir, che ai consueti maghi onniscienti e saputelli, ai guerrieri anabolizzati e agli avventurieri tuttofare. Si discostano anche dal tipico Frodo Baggins di Tolkien − anch’egli poveretto invischiato suo malgrado in peripezie per cui proprio non è tagliato − il quale, pur additato come eccentrico, è ben integrato nella propria comunità e durante la sua impresa è circondato da eroi che vivono il loro ruolo senza grosse incertezze. Troppo spesso i racconti fantasy scaturiti dall’immaginazione di esordienti traboccano di alter ego letterari belli, amati e potenti; nelle Pianure di Avelion vagano invece persone poco desiderose di glorie, esistenze eroiche e poteri sovrumani, persone che invidiano anzi la gente comune.

La scarsa lunghezza del testo, condizionata da esigenze tipografiche, li penalizza forse più di quanto meriterebbero. L’impressione è che, se gli eventi fossero stati narrati con maggior profondità e ricchezza di dettagli, avrebbero coinvolto maggiormente il lettore.

Avelion – La Figlia dell’Acqua non rappresenta un capolavoro della letteratura di genere, tuttavia neppure si propone obiettivi tanto pretenziosi. Il traguardo di far trascorrere qualche ora in un universo da sogno viene avvicinato con garbo ed onestà d’intenti. Del resto sono rari gli esempi di Fantasy italiano che possano trasmettere qualcosa della italica sensibilità senza limitarsi a ricalcare modelli d’oltreoceano.

Nonostante le ingenuità e i limiti, il lavoro di Alessia Mainardi presenta alcuni pregi: intrattiene con stile scorrevole e fresco, avvicina anche quanti non sopportano l’uso e abuso di lessico specialistico. Perché la lettura risulti piacevole è naturalmente necessario che il lettore riesca a identificarsi nei personaggi di Riel e delle sue compagne. Il gruppo di ragazze è una sorta di tramite tra il Fantasy più tradizionale e le varie serie animate stile Winx e anime shojo; un’atmosfera fiabesca che rassicura di solito anche i genitori.

Per saperne di più, passiamo la voce direttamente all’autrice…

Il romanzo è parte di una saga; da quanti libri dovrebbe essere composta?

Il romanzo è il capostipite di una saga sul mondo di Avelion che sarà composto da tanti filoni paralleli che si snoderanno su diversi momenti temporali e saranno dedicati ognuno a una delle Portatrici delle Armi Elementali. Questo primo filone introduttivo dedicato a Riel e Dreman, vedrà la sua conclusione con il secondo libro, suo gemello, ovvero Il Figlio del Fuoco.

I sequel sono già stati scritti, oppure la storia è definita solo a grandi linee ma in attesa di stesura?

Il Figlio del Fuoco è già in fase di scrittura anche se è ancora lontano dalla conclusione, mentre per tutte le altre storie su Avelion esiste una storia definita a grandi linee, ma ancora nulla di definitivo.

Quanto i personaggi rispecchiano te stessa?

Molto e niente. Mi spiego meglio: non esiste un personaggio che più di altri rispecchi me stessa. Certo condivido con Riel i suoi problemi a camminare, per lei espressione del suo appartenere all’Acqua, per me della malattia che ho ormai da più di 8 anni, l’Atassia di Friedreich. Ma ognuno dei personaggi, essendo tutti frutto della mia immaginazione, rispecchiano in forme diversi elementi del carattere, del comportamento o convinzioni comunque riconducibili a me e al mio modo di vedere e sentire le cose. Quindi io sono − come del resto credo capiti a ogni autore − un po’ tutti e un po’ nessuno.

Dei tuoi eroi, chi ritieni il meglio riuscito?

Probabilmente la sarta Selema. Era un personaggio del tutto abbozzato e nebuloso nella mia immaginazione, ma nel libro ha acquistato carattere fino a diventare uno dei perni fondamentali della vicenda.

Come mai hai scelto un manipolo di ragazze, invece di un gruppo misto per sesso ed età? Invece un solo personaggio maschile porta un’Arma Elementale, ed è il nemico!

I “baldi giovani” arriveranno ne Il Figlio del Fuoco. Ho deciso di scrivere i due libri perché risultassero opposti e complementari, così è stato normale, basando il primo volume soprattutto su Riel, mantenere una visione “femminile” della vicenda e quindi dare risalto momentaneamente solo a una compagine formata da ragazze…. che comunque nelle loro avventure non rimarranno sole ancora a lungo!

Fantasy come metafora della realtà, come evasione riflessiva dai problemi quotidiani, o come sfida letteraria?

Direi Fantasy come metafora della realtà. Non sentivo l’esigenza di evadere dai problemi quotidiani, né mi sento in grado di produrre una sfida letteraria. Ho semplicemente voluto basarmi su ciò che conosco come luoghi, persone o situazioni, per dare ad Avelion un sapore più reale e credibile, nonostante parli di terre immaginarie e personaggi magici.

Quali autori apprezzi, di genere o non di genere?

In realtà io prediligo le biografie dei grandi personaggi storici, e le raccolte di fiabe celtiche o di miti e leggende, specialmente del nord. Non leggo spesso romanzi, anche se prediligo il genere Fantastico e libri come La Bussola d’Oro di Philip Pullman; ho amato molto Il Silmarillion di J.R.R. Tolkien. Leggo anche “Harry Potter” di cui apprezzo molto il mondo descritto, ma ben poco il protagonista.

La natura di alcuni personaggi ricorda un po’ quella dei mostri-buoni alla Clive Barker; hai mai letto Cabal?

Veramente no.

Puoi dirci qualcosa sull’arte legata alla tua saga?

L’arte di Avelion è nata contemporaneamente all’idea del libro. Essendo uscita dall’Istituto d’Arte e amando il disegno fin da bambina, il mio primo desiderio era quello di mostrare anche per immagini il mondo che stavo creando. E, visto che la mia malattia ormai mi rende più che difficoltoso disegnare, in questo progetto mi stanno aiutando due delle mie migliori amiche, Annalisa Koo e Maddalena Modena, rispettivamente copertinista e illustratrice del “Progetto Avelion”. Loro hanno entrambe alle spalle studi artistici e specializzazioni, come fumettista l’una e illustratrice l’altra. Entro l’uscita de Il Figlio del Fuoco, dovrebbero dar vita al primo volume del fumetto e al libro illustrato dedicato al mondo di Avelion.

Se non sbaglio, hai partecipato a diverse manifestazioni di cosplay, interpretando anche Lady Oscar. Cosa rappresenta per te il mondo del cosplay?

Il modo per rendere reale per un giorno personaggi di pura immaginazione, di calarsi nella fantasia; e soprattutto è un hobby che mi diverte molto e mi da la possibilità di dedicarmi ad altre mie passioni come costumistica e un pizzico di recitazione, che altrimenti non avrei modo di sfruttare.

Progetti futuri?

Le saghe parallele sul mondo di Avelion, sicuramente, e poi un libro di genere più marcatamente fantastico, con ambientazione odierna in luoghi reali, che sto ideando da un po’.

Avelion - La Figlia dell'Acqua - Copertina

Tit. originale: Avelion – La Figlia dell’Acqua

Anno: 2008

Autore: Alessia Mainardi

Edizione: autoprodotto

Pagine: 213

ISBN: 8862610564

ISBN-13: 9788862610568

Dalla copertina | Riel si tirò su a fatica rendendosi conto che era stata adagiata su un morbido letto di foglie autunnali e che alla sua destra c’era un laghetto che sembrava uscito da una fiaba della sua infanzia: acque trasparenti, placide e brillanti, costellate da una miriade di ninfee bianche e rosa, da cui si alzavano in volo decine di esserini lucenti e multicolori del tutto simili a quella minuscola ragazzina alata che aveva visto un momento prima. Fate.