L’autore
Hirohiko Araki, classe 1960, è un mangaka giapponese consacratosi a livello mondiale con l’opera Le Bizzarre Avventure di Jojo (JoJo no Kimyou na Bouken, 1987, tuttora in corso di pubblicazione).
Inizia a proporsi al pubblico tra il 1981 e il 1982 con due storie di ambientazione western, Bousou Poker le Outlaw Man, una di stampo fantascientifico, Virginia ni Yoroshiku, e una dedicata al mondo della prestidigitazione, Mashounen B.T. Nel 1984 raggiunge il successo con Baoo Raihousha, cui segue, nel 1985, Gorgeous Irene. Grazie all’interesse suscitato in alcune case editrici americane, riesce presto a farsi notare anche al di fuori del Giappone.
Lo stile di disegno che Araki adotta è curato, particolareggiato e molto dinamico, e le sue trame (specie in “JoJo”) sono attente nello spiegare e giustificare il comportamento dei protagonisti, solitamente piuttosto lucidi e astuti, capaci di strategie complesse anche nel bel mezzo di situazioni critiche.
Una sua caratteristica è scegliere spesso, per i suoi personaggi, nomi che si rifanno a quelli di band e artisti famosi (da Marilyn Manson ai Dire Straits, dai Red Hot Chili Peppers ai Weather Report), riflettendo in tal modo la sua passione per la musica occidentale.
Baoh
Realizzata nel corso del 1984 e conclusa nel 1985, Baoh (Baoo Raihousha) è una miniserie a fumetti in due volumi edita da Shueisha e pubblicata in Italia prima da GranAta Press e poi da Star Comics (in tre volumetti). Sulla scia del successo riscontrato dall’opera, sia in Giappone che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e nel nostro Paese, ne è stata realizzata una trasposizione animata, un unico OVA che condensa le vicende narrate e che mira a promuovere la produzione di Araki.
La storia ruota attorno a due giovanissimi protagonisti: Ikuro Hashizawa e Sumire, entrambi prigionieri della misteriosa organizzazione Dress. La seconda è una bambina di circa nove anni dotata di particolari poteri psichici; il primo è un diciassettenne utilizzato come cavia per ospitare all’interno del corpo la larva di un parassita artificiale, chiamato “baoh”.
Una notte, durante un trasferimento in treno, Sumire penetra in una sorta di vagone-laboratorio nel quale Ikuro è tenuto in stato di coma, provocando il risveglio del giovane.
I due iniziano in quel momento una fuga per la sopravvivenza, mentre la Dress sguinzaglia sulle loro tracce killer prezzolati a cui è stato ordinato di sbarazzarsi di Ikuro. Quest’ultimo sembra non ricordare nulla del proprio passato, ed è altrettanto inconsapevole del parassita che porta dentro di sé. Quando però il ragazzo viene minacciato, l’istinto di sopravvivenza del baoh reagisce e lo trasforma in un essere dalla pelle bluastra dotato di una forza e un’agilità sorprendenti, in grado generare elettricità, lanciare “aghi” di pura energia e liquefare persone e oggetti.
Il baoh è il risultato di ricerche scientifiche operate dalla Dress con finalità belliche. Per evitare che queste diventino di dominio pubblico e per tutelare l’identità dei propri finanziatori, l’organizzazione non esita a dar fondo a tutte le sue risorse nel tentativo catturare o eliminare Ikuro.
Poiché tutti i mercenari assoldati a tale scopo falliscono, il malvagio dottor Kasuminome decide di far rapire Sumire per attirare in trappola Ikuro-Baoh, ma in questo modo finirà col scatenare una devastante battaglia nel covo stesso della Dress.
Considerazioni sull’opera
L’anime, realizzato dallo Studio Pierrot nel 1989, presenta un design piuttosto fedele al manga originale; l’animazione è abbastanza fluida, con una discreta qualità visiva e sonora, sebbene datata: si notano infatti molte semplificazioni, sia nelle colorazioni che nella resa delle proporzioni (ad esempio quelle del killer Walken, che variano molto e, a tratti, parrebbero addirittura mastodontiche).
Alcune dinamiche della trama appaiono molto dubbie, se non ingenue: nonostante la gracilità che dimostra, Sumire sembra non risentire di alcuno sforzo nel dover spostare Ikuro; analogamente, un cyborg inviato a catturarla non ha alcuna difficoltà a spiccare il volo con un semplice aliante. Ancor più strano e incoerente sembra il comportamento della Dress, che decide di eliminare Baoh – il risultato di anni e anni di investimenti – anziché tentare di irretire Ikuro per ricondurlo alla sede pacificamente. Inoltre ci si aspetterebbe che l’organizzazione, sapendo di aver creato un essere votato al combattimento e dalle capacità sovrumane, evitasse di opporgli semplici sicari con scarse possibilità di sopraffarlo.
A parte simili trascurabili incoerenze – che spesso sono presenti anche nelle grosse produzioni hollywoodiane – la visione risulta scorrevole.
La caratterizzazione dei personaggi, per certi versi, ricorda un po’ quella dell’appena precedente Ken il Guerriero (Hokuto no Ken) di Testuo Hara: aitanti, bellicosi e palestrati. Non molto indagati in ogni caso, più comparse che veri e propri attori sulla scena.
Ikuro, sia nella forma umana che nelle vesti di Baoh, anticipa invece Jotaro Kujo, personaggio della terza serie di “JoJo”, e il suo “stand” Star Platinum (il potere psichico del protagonista); così come le maschere che i misteriosi finanziatori della Dress indossano saranno richiamate dalla “maschera di pietra” che comparirà nelle prime serie sempre di “JoJo”.
In conclusione, non siamo di fronte a un prodotto d’animazione imperdibile ma, tutto sommato, la visione di Baoh non è certamente sconsigliata. A patto, certo, di non disdegnare scene di violenza gratuita e morti cruente, elementi questi che abbondano nell’OVA e che sono praticamente onnipresenti nella produzione di Araki.