La casa editrice Bianca e Volta Edizioni (https://biancaevolta.com/) nasce nel gennaio 2009 per testimoniare l’amore per i libri e la letteratura da parte dei suoi creatori. Ha portato avanti questo ideale curando fino ad oggi libri di qualità, scritti da autori – per lo più esordienti – del panorama triestino. Terre di Confine, condividendo questi principi, è lieta di ospitare l’intervista ad Antonietta Benedetti, rappresentante di Bianca V affinché ci parli della propria esperienza editoriale
Stefano Baccolini | Salve Antonietta, una piccola casa editrice, in Italia, senza una rete distributiva e con colossi agguerriti rischia di essere schiacciata prima ancora di partire; com’è iniziata la vostra avventura editoriale e cosa vi ha spinto a intraprendere quest’attività?
Antonietta Benedetti | Il quadro descritto in poche parole fa effettivamente porre la domanda: ma chi ve lo ha fatto fare? Me lo chiedo ogni giorno. La risposta mi arriva quotidianamente dai libri che vedo nel nostro catalogo, dalle idee e dalle persone che ci sono dietro, dall’idealismo che traspare da ogni pubblicazione e dal desiderio di non sottostare a vincoli non nostri; le idee che portiamo avanti sono la dimostrazione quotidiana del perché lo stiamo facendo. Sicuramente è una strada in salita, ricca di insidie, compromessi e grandi fatiche. Tutti i piccoli editori ripetono come un mantra che le grandi case editrici e le grandi catene librarie monopolizzano il mercato rendendogli difficile la vita; è sicuramente vero, ma non deve diventare una scusa e un alibi. Sono convinta che l’attenzione e la cura per ogni singola pubblicazione porti a risultati, e la che qualità vada garantita e non solo sbandierata: piccola editoria non deve essere fraintesa come sinonimo di qualità. Ci sono piccoli editori che pubblicano dei veri gioielli e altri meno, il lettore deve imparare a scegliere.
SB | Sul sito ho trovato molti libri che hanno come argomento l’interculturalità: Trieste è un contesto particolarmente fecondo per occuparsi di questo tema?
AB | Trieste è al centro della Mitteleuropa, difficile non farsi contagiare dall’aria di apertura multiculturale. I confini sono delle linee politiche che definiscono governi diversi, non muri che dividono le persone, questa è la magia di questa città dove siamo tutti vicini e siamo tutti stranieri. I libri su Trieste odorano di queste considerazioni: il volume Focolare Mitteleuropeo, ricette e ricordi è l’ultimo esperimento (in questo caso anche culinario) di questa mescolanza di genti che nei secoli ha lasciato traccia nei ricordi e sulle tavole più o meno imbandite.
SB | C’è un genere che considerate particolarmente rappresentativo della vostra casa editrice?
AB | Non c’è un genere specifico che può racchiudere o definire l’intera produzione libraria. Tutte le collane rappresentano un nostro modo di essere e di concepire il nostro lavoro, coerentemente e con trasparenza: non seguiamo le mode, libri erotici, fantasy, polizieschi.
Sono tre le collane che contengono libri con un respiro nazionale.
La collana di reportage “Sotto la lente” rappresenta i nostri ideali: la denuncia e la lotta contro quello che di ingiusto ci viene taciuto, il racconto del genocidio a Gaza, l’abbandono degli aborigeni in Australia, la censura del giornalismo in Turchia. “Riding”, la collana di ironia al femminile, racconta come siamo, comunque con il sorriso sul volto, si ride si drammatizza, l’ironia come arma per sopravvivere al quotidiano e ricaricare le batterie. La nuova collana di narrativa contemporanea “I Melograni”, per la quale in questi giorni stiamo verificando gli ultimi titoli per il 2013, risponde al desiderio di raccontare e farsi raccontare storie di personaggi comuni alle prese con situazioni surreali che sono lo specchio delle nostre contraddizioni quotidiane, raccontate con il sorriso, ma anche con l’intensità delle emozioni. In questo scenario non vanno dimenticate le pubblicazioni territoriali che sono la nostra base di partenza e che ci hanno legato alla nostra terra con radici salde che ci permettono di guardare lontano senza paura di perderci.
SB | Nei curricula dei vostri autori ho trovato moltissimi laureati in facoltà scientifiche, è solo una coincidenza? E quali sono i criteri con cui li selezionate?
AB | Sì è vero, abbiamo almeno due biologi: Diego Manna, il nostro autore e amico con il quale
abbiamo cominciato, e Sergio Costanzo, autore di un reportage su un campo profughi in Slovenia durante il 1994. Ma abbiamo anche musicisti, cantanti, ballerini e veri letterati. Insomma, non ci facciamo mancare niente. La scelta non dipende da questo, scegliamo i libri non gli autori, poi si spera sempre di trovare un buon compagno di viaggio, fino ad ora è andata molto bene.
SB | Un fenomeno molto diffuso tra le piccole case editrici è la pubblicazione a pagamento: cosa ne pensate?
AB | Posso capire, anche se non condividere, che alcuni piccoli editori chiedano un contributo agli autori, magari agli inizi per cominciare a costruire un catalogo. Non concepisco che sia intesa come una formula di nuova editoria. La pubblicazione a pagamento non è editoria, è una stampa tipografica con il codice editoriale, non credo sia questa la strada per sopravvivere e per garantire un buon prodotto editoriale. La pubblicazione a pagamento risponde all’esigenza di moltissimi di pubblicare il proprio libro, che sia meritevole o meno non importa, sembra un diritto acquisito nel momento in cui la maestra delle elementari ci ha insegnato l’uso dell’apostrofo. Se un autore ha scritto un buon testo con un pochino di pazienza troverà un editore vero che crede nel suo scritto e che lo pubblica investendo anche economicamente.
Come ci raccontano le grandi teorie economiche, se c’è domanda ecco che da qualche parte deve esserci l’offerta: i venditori che in cambio di migliaia di euro regalano sogni. È così bello sognare! Questi nuovi ‘editori’ denigrano noi, quelli non a pagamento, dicono che selezioniamo troppo e non pubblichiamo tutti. Mi fanno ridere, la qualità deriva da questo prima di tutto: una buona scelta, un lavoro sul testo insieme all’autore, l’impegno per la diffusione, il resto è marketing.
SB | Quali sono i vostri ‘desiderata’ per il futuro: avete già in mente nuove collane o progetti editoriali che potete anticiparci?
AB | Il progetto futuro è continuare con i progetti messi in cantiere quattro anni fa quando siamo partiti. Realizzare gli obiettivi e continuare su questa strada. Nella collana “Sotto la lente” nasce un bel libro che ci immerge nella storia di un immigrato in Italia che per la prima volta ha votato e che ci racconta di quanto sia bello essere finalmente cittadini. Arriverà a giugno il secondo volume della collana di narrativa “I melograni”: il libro rappresenta una divertente risalita ad una nuova vita di un protagonista sognatore. Queste, due anticipazioni.
Ringraziamo Antonietta per la sua testimonianza e auguriamo a lei e a tutti i collaboratori di Bianca e Volta buon lavoro.