Born Free

Born Free – Il Risveglio dei Dinosauri

Da bambini si ha una gran voglia di scoprire i giochi dei grandi.

Eppure ci sono tantissime cose che da adulti ci è precluso fare. Ad esempio far volare gli aquiloni; o lanciare un boomerang, perché le gambe non sono più così instancabili da poter correr dietro a un oggetto che, nell’emisfero boreale, non ne ha mai voluto sapere di compiere andata e ritorno in una volta sola.

Da bambini si possono guardare i cartoni dimenticando quanto siano lontani da una parvenza di realtà. Si può guardare Born Free – Il risveglio dei dinosauri, che è qualcosa di più di un cartone animato: è l’antesignano di quei prodotti di fabbrica che oggi escono fuori mescolando computer grafica, fotogrammi e scene reali.

Quando ancora la “Legge di Moore” proponeva profezie incredibili sul futuro di chip e processori, in Giappone si lavorava con pazienza ad una ricetta che ancora oggi, seppur modernizzata, riscuote grande successo nel mondo: il diorama integrato alla serie televisiva. In effetti è di serie che bisogna parlare nel nuovo millennio, perché a farla da padrone sono gli intramontabili Power Rangers.

Ma, nel 1976, KOICHI TAKANO realizzò un cartone animato che alternava animazione a scenografie reali riprodotte in scala, ovvero i diorami: la plastilina iniziava a diluire l’inchiostro dei disegnatori. Cavalcando l’onda lunga della forte predilezione per il catastrofismo post-atomico e i mostri alti quanto due grattacieli, gli abitanti all’ombra del monte Fuji hanno optato per un soggetto di grande impatto. Forse troppo sofisticato per il target al quale il prodotto era indirizzato, ossia bambini in età scolare e pre-scolare. È d’obbligo parlare al passato visto che Born Free è finito nel dimenticatoio: persino la rete delle reti lo tratta come un fantasma di Canterville da prendere poco sul serio. Questa pietra miliare che prendeva il via guardando al futuro deve paradossalmente lottare contro lo scorrere del tempo.

Si narra di una cometa che nel 1996, avvicinandosi alla Terra e orbitandole pericolosamente accanto, causa un innalzamento della crosta terrestre talmente anomalo da provocare mutamenti straordinari della biosfera. Ricompaiono sul nostro pianeta piante e animali appartenenti all’era Mesozoica. L’incompatibilità di queste specie con l’evoluzione che in milioni di anni ha plasmato la Terra mina seriamente e per la seconda volta nella storia la loro sopravvivenza.

A tutela di questa flora e fauna viene fondato un corpo speciale con sede in Giappone: la “Born Free”. A capo dell’organizzazione c’è il biologo Masaki che, direttamente dalla base, impartisce gli ordini ai suoi uomini impegnati sul campo. Uomini ma anche donne, e pure bambini e cani. Il carismatico George è il giovane, deciso e impavido comandante della sezione operativa. Al suo seguito troviamo la presenza femminile del gruppo, Reika, medico e botanico; il piccolo Masao, sempre pronto a mettersi nei guai in compagnia del fido cagnolone Dom; Gara, addetto alle comunicazioni radio, che pare aver scelto il lavoro sbagliato visto che afferma di odiare tutti gli animali; Gon, ingegnere pilota, anche lui timoroso ma solo di serpenti e lucertole.

L’eterogenea squadra ha il compito di salvaguardare di volta in volta una particolare specie di dinosauro; per farlo, sfoggia in ogni missione qualche mezzo all’avanguardia, come il dirigibile da trasporto, o l’elicottero detto “Gabbiano Marino”, o la caratteristica “Acchiappa Dinosauri”. Tutti questi ammennicoli vari fuoriescono l’uno dall’altro in quello che merita di essere definito un complesso quanto divertente sistema a matrioska che, data la longitudine della questione, sarebbe più corretto denominare scatole cinesi.

Mentre il dirigibile da trasporto è impegnato in interventi delicati come attraversare l’Australia sospingendo una gabbia con dentro uno stegosauro narcotizzato, è ovvio che il cattivo di turno, con un bel nome da cattivo, Buttler, s’impegni affinché la sezione fallisca ogni missione. Il fatto è che il nostro baffuto antagonista è un famoso collezionista, anche se sarebbe più giusto definirlo bracconiere: si vanta di possedere la più grande raccolta al mondo di teste di animali e afferma di aver catturato l’esemplare più grosso di ogni specie! Come giusto che sia, un megalomane di questa caratura non solo ha infiniti scagnozzi che eseguono i suoi ordini a spron battuto, ma addirittura – e qui si palesa l’inclinazione dei nipponici al masochismo – possiede le tecnologie della Born Free elevate all’ennesima potenza. Il mito del povero Ettore e del divino Achille funziona sempre, in questo modo è più semplice stare dalla parte dei deboli e odiare il cattivo. La sezione Acchiappa Dinosauri si vuole talmente male che, quelle poche volte in cui Buttler si trova a rischiare la vita, essa corre in suo soccorso.

Tutte queste vicende, indiscutibilmente ripetitive e a volte forzatamente pedagogiche (ogni creatura viene descritta con metodo quasi scientifico), sono supportate da fitti contributi “realistici” rappresentati dai diorama degli animali e dell’habitat in cui prendono vita. L’azione cinetica impressa ai vari modellini, vista con gli occhi di noi marinai del web 2.0, al primo impatto fa sorridere. Nel momento successivo anche. E in quello dopo pure.

Tutto ciò per dire che coprirsi dietro a un dito non avrebbe senso: l’oggettività è un miraggio e le probabilità che i diorama degli anni Settanta possano riscuotere successo sul pubblico moderno sono ben scarse. Troppe cose colliderebbero con una cornea decisamente ben allenata e poco propensa ad accettare che, dove il reale viene meno, possa pensarci la fantasia a colmare le lacune.

In questo modo, un anomalo getto d’acqua che travolge una Barbie irrigidita con le braccia a novanta gradi non potrà mai raccontare di un uragano che miete vittime. E il grandangolo di un orticello non sarà mai una giungla.

Oggi potremmo animarle da soli le ventisei puntate che costituiscono Born Free, usando Youtube, aiutandoci con qualche programma di video-editing.

L’unico antidoto a questo ragionamento superficiale è quello di fare un passo indietro. C’è stato un tempo in cui si scopriva il mondo costruendo case e astronavi con i mattoncini Lego. E procedendo a passo di gambero converrebbe fermarsi a ricordare quei momenti in cui eravamo noi a muovere bambole e soldatini, a far compiere loro gesta incredibili: le mani erano solo i fili mentre la fantasia era il vero burattinaio.

Quando Eco parla di quel lettore modello il cui compito è riempire a suo modo gli spazi bianchi di ogni testo, dice qualcosa anche di quel piccolo telespettatore che a suo tempo fu capace di aiutare Born Free ad arrivare dove da solo ancora non poteva. Capita pure che i dinosauri da qualche parte del Giappone piangano lacrime di plastilina; ma questa è un’altra storia, che spesso finisce furbamente per imboccare la corsia preferenziale del sentimentalismo lasciando a ruota il buon senso: un trucco che funziona ancora oggi come trent’anni fa, e non sono lacrime sintetiche.