Trasmesso per la prima volta in Giappone a partire dell’ottobre del 1982, pochi mesi dopo l’uscita nelle sale de L’Arcadia della mia Giovinezza (che ne costituisce il pilot cinematografico), Capitan Harlock SSX riprende la storia del pirata spaziale dove il film l’aveva lasciata, ossia con il nostro eroe reduce di guerra e novello ribelle impegnato a sfuggire all’efficiente apparato militare degli Umanoidi, conquistatori della Terra.
Di questa serie va subito corretto un equivoco: non si tratta di un prequel di quella storica del 1978, quanto semmai di una sua rivisitazione, o, per meglio dire, una rivisitazione dei suoi personaggi. Le trame delle due opere, del tutto diverse l’una dall’altra, mancano infatti di un legame davvero coerente che possa collocarle in una cronologia comune.
Sia la storia generale che le vicende personali dei protagonisti, narrate in SSX, sono incompatibili con ciò che era stato raccontato nella serie classica; l’errata impressione di una continuità narrativa tra le due edizioni deriva semplicemente dall’aver utilizzo gli stessi – in apparenza – personaggi, ai quali invece è stato cambiato il vissuto e spesso modificate le peculiarità.
Ci troviamo in un lontano futuro, nel quale i Terrestri, dopo un florido periodo di progresso che ha portato alla colonizzazione dello spazio, devono fare i conti con le conseguenza di una guerra galattica che li ha visti soccombere contro gli Umanoidi, alieni d’aspetto simile agli umani ma, evidentemente, più avanzati in campo bellico. La Terra è quindi sotto occupazione da parte di questi invasori, retta da un governo collaborazionista e pervasa da un generale senso di rassegnazione. Pochi individui tentano ancora di opporsi all’arrogante giogo degli Umanoidi; i più valorosi sono i fuorilegge Harlock, Toshiro ed Esmeralda, sulle cui teste pendono taglie vertiginose.
Harlock e Toshiro, al comando di una ciurma di pirati agguerriti, solcano gli spazi a bordo dell’astronave Alkadia (Arcadia in originale), alla ricerca di ciò che essi chiamano “Pianeta Ideale”, una sorta di terra promessa di cui non si conosce l’ubicazione ma sulla quale, una volta trovata, si spera di poter ricominciare a vivere in pace.
All’equipaggio iniziale, tra cui spicca l’aliena Lamine, si uniscono presto anche alcuni civili: il primo a imbarcarsi è il giovane Tadashi, un ragazzino orfano che, affrontando Harlock in duello per guadagnarsi la taglia, dimostra un coraggio tale da indurre il pirata ad arruolarlo; dopo di lui arrivano il “dottore” e Lidia, un medico e una bambina tratti in salvo da un’astronave assaltata da predoni spaziali; infine è la volta della bella Yuki, figlia di un giornalista indipendente che si oppone al regime umanoide, e depositaria – memorizzato con metodi subliminali nel suo subconscio – del segreto per rintracciare il Pianeta Ideale.
Il peregrinare di questo eterogeneo gruppo di ribelli è costantemente minacciato dal nemico, per la maggior parte vascelli terrestri con equipaggio terrestre ridotti a prestar servizio agli ordini della flotta umanoide.
Tra i collaborazionisti, un ruolo di particolare rilievo è ricoperto da Mister Zone, geniale tecnico che lavora presso gli Umanoidi come progettista di astronavi all’avanguardia capaci di contrastare l’Alkadia. Il Terrestre è mosso da un risentimento personale verso Harlock, secondo lui colpevole di ostruzionismo nei suoi confronti in tempo di guerra, quando si trovavano entrambi in forza alla flotta terrestre, l’uno come ingegnere e l’altro come comandante d’astronave.
Sia nella disputa tra Umanoidi e ribelli, sia in quella “privata” tra Mister Zone e Harlock, s’intrometterà con prepotenza un terzo e misterioso incomodo, proveniente da una zona di spazio inesplorata: si manifesterà sotto forma di un distruttivo oggetto luminoso al quale alcuni popoli alieni – compreso quello di Lamine – hanno dato il nome di Dea Dorata.
Sarà proprio questa misteriosa e potentissima entità a dimostrarsi il vero ago della bilancia in grado di far pendere il conflitto a favore dell’uno o dell’altro contendente.
Dal punto di vista tecnico, questa serie è superiore alla precedente, con disegni più evoluti e un’animazione più fluida e curata. La trama è abbastanza convenzionale, ma ha il pregio di essere meno ripetitiva e più agile rispetto all’antesignana, anche per via della brevità: 22 episodi contro i 42 della prima serie.
Rispetto al passato, però, fa rimpiangere un elemento fondamentale, quello che da solo riusciva a sopperire a tutte le contraddizioni e le ingenuità presenti nello script del 1978: l’atmosfera. È completamene assente in SSX quella vena surreale che caratterizzava il predecessore, quei tocchi inquietanti, a tratti gotici, di certe sequenze, quella evocazione di aspetti profondi della psiche che trasparivano dai tormentati silenzi di Harlock, dai misteri che avvolgevano Met, dalle lunghe e solitarie suonate di ocarina di Mayu, dall’accecante bramosia di vendetta di Tadashi…
È stata inoltre rimossa l’ambientazione utopica – o distopica – che mostrava una società terrestre prigioniera della propria prosperità, resa inerte da un benessere divenuto universale ma – forse proprio per questo – piatto e demotivante, una società anestetizzata, indifferente perfino alla minaccia di un’invasione aliena; manca insomma questa visione esagerata e satirica, inverosimile ma “affascinante”. Così come pesa l’assenza delle seducenti Mazoniane, con le loro forme sinuose, le loro nudità e la loro spietatezza, qui sostituite dagli Umanoidi, più credibili ma del tutto anonimi.
Privata di queste suggestioni quasi oniriche, la serie SSX diviene banale, nonostante la maggior ricchezza di mezzi produttivi e di spunti narrativi.
Il paradigma si riflette sui personaggi protagonisti: complessivamente meglio seguiti, ma meno originali.
Harlock mantiene le sue doti di uomo d’azione, mutando però da emarginato fuorilegge, nostalgico di un mondo che nessuno vuole più, a caldeggiato simbolo della lotta contro l’oppressione, da eroe anacronistico a paladino conclamato. Met, l’aliena senza bocca, qui cambia nome (Lamine), design (bionda e attillata) e rilevanza, perdendo gran parte della suo fascino, retrocedendo da enigmatica e devota concubina di Harlock a semplice membro dell’equipaggio. Tadashi resta solo un nome, che appartiene ora a un ragazzino orfano, coraggioso e intraprendente ma privo di quei contrasti interiori che caratterizzavano il traumatizzato figlio del professor Daiba. Il dottor Zero viene rimpiazzato dal “dottore” (senza nome), meno caricaturale, più serioso.
Il ruolo del nemico giurato passa da Raflesia a Mister Zone, quest’ultimo senz’altro più coerente della spesso incomprensibile regina mazoniana, ma anche incomparabilmente meno carismatico.
Yuki rappresenta un caso a parte: identica nell’aspetto alla versione del 1978, è il personaggio che ha risentito meno del generale appiattimento dei caratteri; cambiano la sua posizione nell’organigramma della ciurma (l’ultima arrivata, non più il primo ufficiale) e il suo passato (figlia di un giornalista, non di uno scienziato), ma il personaggio mantiene o addirittura supera lo spessore di quello originale, rafforzato da alcuni elementi aggiunti, come un velato amore per Harlock, forse ricambiato. Questo sentimento è reso implicito dalla trama dell’episodio 20, nel quale Yuki viene catturata dal nemico, il Capitano si precipita da solo a salvarla come un cavaliere d’altri tempi, e poco dopo lei riacquista la memoria di ciò che riguarda il Pianeta Ideale, ricordi impartiti ipnoticamente ai quali era “programmata” ad accedere solo dopo essersi innamorata.
Spariscono invece il consigliere Kirita, Yattaran, Maji e Masu-san. Stessa sorte tocca a Mayu – l’emblema dell’atmosfera presente nella prima serie – sostituita dall’insipida Lidia, utile solo favorire l’approfondimento su un personaggio secondario (il capitano Benzen, suo padre) comparso in un paio di episodi.
Bilancia queste assenze il ritorno in pianta stabile di due personaggi ai quali la prima serie aveva ritagliato solo un cameo (sebbene lungo due puntate): Esmeralda, l’intrepida e solitaria donna pirata – forse più simile lei al primo Harlock di quanto lo sia qui Harlock stesso – e Toshiro, amico leale del Capitano, ingegnere formidabile, e uomo innamorato (di Esmeralda).
In definitiva, SSX è una serie che ha molti pregi, vanificati però da un unico, enorme e inappellabile difetto: l’aver preteso di profanare un mito.