Nel 1978 la TOEI ANIMATION s’interessò per la prima volta a LEIJI MATSUMOTO realizzando una serie animata di 42 episodi tratti dal manga Capitan Harlock (Uchuu Kaizoku Kyaputen Haarokku) allora in corso di pubblicazione. Nonostante, negli anni successivi, Harlock sia poi tornato sullo schermo con altre storie (per lo più dei prequel), la serie del 1978 rappresenta ancora la “vera” storia del pirata dello spazio, quella che ha creato il mito di un eroe romantico e anticonformista, trasposizione del pirata letterario calato nello spazio siderale di un futuro remoto, dove gli oceani cosmici hanno sostituito quelli terrestri.
“Tanto tempo fa, nel lontano 2977” – come evoca la voce narrante all’inizio del primo episodio – la popolazione della Terra, pacifica e unificata sotto l’egida del governo giapponese (nemmeno Matsumoto riesce a sottrarsi al nippocentrismo di tanti anime e manga fantascientifici), ha stabilito colonie su tutto il Sistema Solare. La classe dirigente però è ottusa, vive in un limbo di totale disimpegno, e al un buon tenore di vita raggiunto dalla popolazione fa da contraltare un’apatia generalizzata, incoraggiata da messaggi subliminali diffusi tramite la televisione, che inducono una indolente condizione di calma. I contrasti, che pure esistono, vengono taciuti; chi non accetta il nuovo ordine viene emarginato.
Una delle rare voci di dissenso è quella di Harlock, un uomo che, non piegandosi al nuovo e distopico ordine costituito, si è messo in viaggio negli spazi con una ciurma di outsider, attaccando le flotte terrestri con la sua astronave pirata Alkadia (Arcadia).
Tra i pochi altri che si oppongono alla placida esistenza senza scopi apprezzata sulla Terra c’è il professor Dayu. Assistito nelle sue ricerche dal figlio adolescente Tadashi, lo studioso è convinto che sul mondo incomba la minaccia di una potente e ostile forza aliena. Il pericolo si rivela presto reale: si tratta della spietata civiltà del pianeta Mazone, un popolo di donne “vegetali” guidato dalla implacabile regina Raflesia.
Quando il professor Dayu tenta di avvertire le autorità del pericolo imminente, la sua voce rimane del tutto ignorata, e nemmeno il suo brutale assassinio a opera delle donne sicario di Mazone scuote la coscienza di chi sta al governo. La stessa sorte di Dayu tocca al suo illustre collega, professor Cuzco, che si era impegnato a proseguire l’opera di sensibilizzazione.
Solo Capitan Harlock darà credito alle parole dei due sfortunati scienziati, e anzi prenderà sotto la sua ala protettiva il giovane Tadashi, il quale, a sua volta, sarà fermamente intenzionato a vendicare il padre; insieme, i due inizieranno una lotta cruenta contro la regina Raflesia e le armate mazoniane.
A seguirli nell’impresa ci sarà l’apparentemente scalcagnata ma valorosa ciurma dell’Alkadia, tra cui spiccano la vicecomandante Yuki, figlia anche lei di uno scienziato morto in circostanze poco chiare, la misteriosa aliena Met (Mime nell’originale giapponese), l’ingegnere Yattaran, il capomacchinista e timoniere Maji, in cerca della figlia per metà mazoniana, il dottor Zero, medico di bordo, e l’acidula cuoca Masu-San.
Ostacolarli in ogni modo sarà invece la missione del consigliere Kirita, braccio destro dell’inetto Primo Ministro, un militare autoritario e con pochi scrupoli, che al fine di catturare Harlock non esita a servirsi come ostaggio della piccola Mayu, figlia dei migliori amici del pirata: lo scomparso costruttore dell’Alkadia, Tokiro (Tochiro), e la piratessa Esmeralda (Emeralda).
I peggiori avversari di Harlock non sono tuttavia né la regina Raflesia – la quale accetterà infine la sconfitta e si ritirerà – né Kirita – che si riscatterà addirittura unendosi al pirata e sacrificando la vita in difesa dell’Alkadia – quanto piuttosto nemici più astratti ma altrettanto pericolosi, come il conformismo, lo stesso che dilagava nella società nipponica degli anni Settanta.
In quest’ottica, perfino le spietate Mazoniane, la cui natura disumana ma al tempo stesso fiera e indipendente è perfettamente incarnata nella figura di Raflesia, acquistano agli occhi di Harlock una dignità maggiore di quanta non ne abbiano conservata gli abulici Terrestri.
Capitan Harlock incarna quella visione sentimentale dei pirati che non li vede come criminali assetati di sangue, o corsari al servizio di qualche sovrano, ma come spiriti indomiti, espressione di ideali quali il coraggio, l’anticonformismo, l’amicizia, la libertà. La vendetta che muove un Emilio di Ventimiglia a diventare il Corsaro Nero non è così presente nelle motivazioni di Harlock, quanto piuttosto il bisogno – oltre che il desiderio – di mantenersi diverso da un’umanità pigra che ha ormai perso il gusto di vivere e il senso dell’avventura. Solo il rapimento di Miyu, ordinato controvoglia dalla regina Raflesia su consiglio di un suo generale, porrà Harlock in preda ai suoi sentimenti, in parte offuscando il suo codice d’onore.
La malinconia, il suo amore per la libertà il cui prezzo è la solitudine, rende Harlock molto diverso anche dall’esuberante Jack Sparrow.
L’Alkadia, la nave pirata, è un altro chiaro omaggio alle storie dei filibustieri classici, raffigurata come un vascello seicentesco che vola nell’atmosfera e nello spazio in totale disprezzo delle leggi fisiche. Da questa scelta stilistica emerge la passione di Leiji Matsumoto per il modellismo e la storia militare e nautica, impersonata nell’anime da Yattaran, l’esperto tecnico appassionato di modellini.
La ciurma è formata da persone che condividono gli ideali di Harlock, gente non adattatasi al nuovo vivere sociale imposto dal governo, e spesso protagonista di drammi personali precedenti che emergeranno nel corso della serie. Tuttavia, diversamente dal loro capitano, al termine della lotta questi raminghi sognatori dello spazio troveranno lo spirito necessario per ricominciare sulla Terra una vita nuova.
Nessuna normalizzazione è invece possibile per il Capitano: assolto il suo compito morale di difendere la Terra, ripartirà per i cieli sconfinati in compagnia della sola fedele Met.
Le successive serie e film di cui il pirata dello spazio sarà protagonista offriranno avventure nuove ma quasi sempre inferiori all’originale, senza mai riprenderne gli spunti, e a tutt’oggi non si sono visti né s’intravedono in futuro ulteriori – e forse auspicabili – incontri tra Capitan Harlock e Raflesia.