Eleonor Arroway è una ragazzina molto intelligente dotata di uno spiccato talento per le scienze. Perduta la madre (morta per complicazioni post parto), vive nel Wisconsin con il padre Ted che, volendo incoraggiare il suo amore per la scienza, le insegna ad usare la radio e le regala un telescopio.
Una sera come tante altre, proprio mentre Ellie sta osservando le stelle dalla terrazza di casa, Ted muore d’infarto lasciandola sola con il telescopio, la radio ed il senso di colpa.
Qualche anno più tardi Eleonor è diventata una brillante scienziata che lavora per il SETI, il programma di radioscopia che cerca forme di vita aliena nel cosmo.
Trasferitasi in Sud America presso un importante centro di ricerca astronomica, conosce il “reverendo” Joss Palmer, un giovane studioso di teologia con il quale vive una breve, ma intensa, storia d’amore.
I contrasti con la comunità scientifica e un improvviso taglio ai fondi disposto dal professor David Drumlin costringono però Ellie è ad abbandonare il centro. Solo l’intervento di un oscuro magnate di nome Hadden la salva dalla rovina.
Grazie al sostegno di quest’eccentrico industriale, la protagonista riesce ad affittare i radioscopi del New Messico con i quali prosegue le sue ricerche per altri quattro anni, senza peraltro ottenere alcun risultato. I continui insuccessi logorano l’entusiasmo dei suoi colleghi tanto quanto quello del governo degli Stati Uniti, che pare intenzionato a non rinnovarle la concessione. La “fede” adamantina della protagonista tuttavia non vacilla; pronta ad affondare con la sua stessa nave, Eleonor tira dritta per la sua strada e, in una notte senza nuvole, i suoi sforzi vengono premiati: mentre ascolta la voce del cosmo seduta sul cofano del suo pick-up in mezzo al deserto, un messaggio proveniente da Vega comincia a pulsarle nelle orecchie. È l’inizio dell’escalation: in poche ore la notizia fa il giro del mondo, e in qualche giorno il messaggio alieno viene raccolto per intero.
Si tratta di un codice complesso, strutturato su più livelli, che Ellie riesce a decriptare grazie all’intervento di Hadden. Il messaggio contiene il progetto di un mezzo di trasporto, un’astronave.
I paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati si uniscono al governo degli Stati Uniti formando un consorzio che costruirà un prototipo del veicolo spaziale. Nel frattempo, una commissione internazionale di cui fa parte anche Palmer (diventato consigliere spirituale del Presidente) viene incaricata di selezionare la persona più idonea ad affrontare il viaggio. La candidatura di miss Arroway è ostacolata proprio dal “reverendo”, una cui domanda costringe Ellie ad ammettere di fronte alla commissione di non credere in Dio. La scelta cade allora su Drumlin; il professore ha saputo sfruttare a proprio vantaggio i successi della giovane e idealista ricercatrice, pur non avendo mai ha creduto nel suo lavoro.
A pochi giorni dal ‘“decollo”, mentre tutto il mondo osserva con il fiato sospeso gli ultimi test, un fanatico religioso camuffato da tecnico si fa esplodere sul ponte principale del prototipo, distruggendolo e uccidendo Drumlin. Sembra finita, ma ancora una volta Hadden, deux ex machina dell’intera storia, offre ad Ellie una seconda opportunità. In Giappone è stata infatti costruita una copia identica dell’astronave, pronta per essere usata. Finalmente la protagonista può staccare il biglietto per andare nello spazio, incontro a quelle forme di vita che tanto a lungo ha cercato.
La ragazza si trova catapultata su una specie di ottovolante spaziale che, trasportandola attraverso una serie di tunnel di luce, la conduce prima fino a Vega e poi in un non precisato luogo dello cosmo dove finalmente può incontrare gli Alieni.
Il luogo ha l’aspetto di una spiaggia che Ellie amava disegnare da bambina, l’alieno ha le sembianze del padre morto. Superato lo stupore iniziale, la protagonista vorrebbe porre mille domande, ma c’è appena il tempo per scoprire che nel cosmo non siamo soli e che altri prima di noi hanno compiuto un percorso simile al nostro. “Piccoli passi” le dice l’alieno placando il fermento che agita il cuore della cosmonauta. Poco alla volta verrà anche il nostro turno.
Tornata sulla Terra, Ellie scopre che nessuno ha potuto condividere la sua esperienza: per il mondo esterno, le 18 ore da lei vissute dentro all’astronave sono trascorse in un istante; il veicolo, anzi, risulta non essersi mai mosso dall’infrastruttura di “lancio”. Il mondo non ha potuto vedere e quindi non le crede.
Una commissione speciale si riunisce per giudicare l’esito dell’intero progetto e la fondatezza della testimonianza della “cosmonauta”. Pur riconoscendo la mancanza di prove scientifiche, e ammettendo che, a ruoli invertiti, sarebbe stata scettica quanto gli esaminatori, Eleonor conferma la propria versione chiedendo di essere creduta. L’esito del processo è tuttavia sfavorevole. Solo a procedimento concluso, una telefonata rivela allo spettatore l’esistenza di un dato oggettivo: la durata della registrazione (illeggibile) effettuata durante l’esperimento è esattamente di 18 ore.
Il film si chiude col riavvicinamento tra Ellie e Palmer, il quale confessa di credere al racconto della ragazza e la sostiene pubblicamente di fronte ai media.
COMMENTO
A dispetto di una trama non proprio originale, il film, tratto dall’omonimo libro di Carl Sagan, regala allo spettatore diversi buoni motivi per comprare il biglietto: la recitazione della protagonista (brava, convincente ed ispirata), una regia ricca di metafore suggestive, la cura nelle descrizioni tecniche (di astronavi, sistemi di comunicazione, ecc), il rapporto con l’alieno, la dicotomia scienza-fede.
L’immaginario tecnico utilizzato nel film è molto convincente. Partendo da strumenti classici quali la matematica, il telescopio ed il radioscopio, il regista arriva a proporre allo spettatore un’astronave a forma di sfera che per viaggiare rotea su se stessa all’interno di una serie di anelli a loro volta ruotanti. Si tratta di una Fantascienza “plausibile”, nel senso che, se la matematica come linguaggio, il telescopio come occhi ed il radioscopio come orecchie costituiscono la base scientifica dell’odierna esplorazione spaziale intesa specialmente come ricerca di altre forme di vita, le più recenti teorie fisiche ipotizzano una forma di viaggio cosmico molto diverso da quello “tradizionale” (che tanta parte dalla Letteratura e dalla Cinematografia ha influenzato). In questo film le forme aerodinamiche di certe astronavi sono sostituite da forme sferiche, i potenti motori a razzo cedono il passo agli acceleratori di particelle, perché se ci sarà un viaggio nello spazio di certo non saranno le leggi dell’aerodinamica a governare il fenomeno fisico, ma piuttosto quelle della fisica quantistica.
Mentre la sfera ruota avvolta da un’intensa luminescenza, Ellie intraprende il suo percorso verso l’ignoto. Un viaggio nel tempo e nello spazio che per gli altri avrà il sapore del “niente di fatto” (la sfera sembra cadere in acqua senza essersi mai mossa), un percorso nell’altrove, o meglio “nell’altroquando”, che le permetterà di trovare risposte alle sue domande e dare un volto all’oggetto della sua ricerca scientifica e personale.
La ricerca dell’alieno scaturisce infatti dal vuoto interiore della protagonista che ha perso prematuramente i genitori. In particolare, la mancanza del padre, che le mostrava le stelle dal tetto di casa, costituisce “la differenza di potenziale” che la spinge a cercare, in quelle stesse stelle, la presenza che colmerà quel vuoto, il volto dell’alieno… E, quando finalmente crede di averlo trovato, quest’ultimo le si manifesta sotto le spoglie del genitore perduto.
Ecco la vera novità del film. Il regista ci propone un alieno con una pelle nuova, diverso da quello classico letterario. Si tratta di una creatura dotata di grande empatia, che si mostra con un aspetto scelto in funzione dello stato emotivo e del vissuto di coloro con i quali entra in contatto.
L’extraterrestre manifesta la propria alterità non attraverso il mai visto, l’assoluta novità, ma tramite il noto, il familiare, attraverso le fattezze di un individuo della nostra specie al quale siamo legati da un profondo rapporto, di modo che ci si concentri sull’unica novità con la quale vale la pena di confrontarsi, quella scaturita dal messaggio. È questo il “piccolo passo” proposto dai vegani: la comprensione dell’alieno, del diverso, transita attraverso l’ascolto. Il “contatto” diventa così confronto non fra un soggetto che scopre e un oggetto da scoprire, ma fra due soggetti alla pari, e l’alieno diviene uno specchio, un’occasione per confrontarsi con se stessi, una metafora del tumulto interiore che turba l’animo della protagonista, pungolato dalle domande: “chi sono? dove vado? da dove vengo? Esiste Dio?”.
La figura dell’extraterrestre tratteggiata in Contact mette inoltre in discussione la scienza della fede e la fede nella scienza. Proprio questa dicotomia costituisce un altro punto di forza della pellicola. Il sacerdote, uomo di fede, costante referente maschile per la protagonista, utilizza spesso argomentazioni alle quali la scienziata, scettica più per formazione che per natura, controbatte puntualmente senza mai cedere anche un solo millimetro di terreno. Significativo quindi che alla fine del film, durante il processo che Ellie è costretta ad affrontare, dalla sua bocca escano parole simili a quelle del reverendo; Ellie chiede di essere creduta anche se non ha prove, chiede, in un certo senso, un atto di fede.
La giovane astronauta non è diventata improvvisamente una credente, è sempre stata e sempre sarà una scienziata, ma ha capito che per illuminare certe zone buie della scienza occorre credere in qualcosa che non si può vedere e che pure intimamente sappiamo esistere, occorre avere il coraggio di allungare la gamba, stendere il piede e muovere un passo nel buio, stringendo salda nelle mani la fiaccola donataci da Prometeo. In questo consiste la vera conquista di Ellie.
Singolari le immagini scelte dal regista, ROBERT ZEMECKIS, per aprire il film, con le voci della Terra che si diffondono nello spazio. La visione dell’universo, delle sue dimensioni, della sue distanze, è associata al progressivo affievolirsi di queste voci fino al totale silenzio. Nella sequenza immediatamente successiva quegli stessi limiti si raccolgono all’interno dell’occhio di Ellie bambina che ha già nello sguardo, mentre ascolta le voci dei radioamatori con i quali sta imparando a mettersi in contatto grazie all’insegnamento del padre, quegli stessi universi che cercherà di esplorare da adulta. Da una parte c’è così l’universo che contiene Ellie e con lei la Terra, le galassie ecc… dall’altra c’è l’occhio di Ellie che contiene in sé ciò che ancora deve vedere, quei limiti stessi del cosmo che ci è dato soltanto supporre. Dunque l’universo contiene Ellie, ma anche Ellie contiene l’universo. Il film si apre con voci che si affievoliscono fino al silenzio, il prosieguo mostra Eleonor intenta a captare voci dal silenzio dello spazio più profondo. Per tutta la durata del film la protagonista è costantemente in ascolto.
Suggestivo anche l’uso dell’immagine della cartina degli Stati Uniti, su cui Ellie bambina infila puntine da disegno in corrispondenza delle voci dei radioamatori che riesce a captare, così come da adulta mappa i vari sistemi stellari secondo ciò che rilevano i suoi strumenti. Non è un caso che la medesima cartina si trovi nella stanza di Ellie anche in Messico. È l’unico oggetto che porta con sé ovunque vada, assieme alla foto in cui è ritratta col padre ed alla bussola di Palmer, altra metafora interessante usata dal regista.
La bussola è un oggetto capace di indicare la direzione, ma non dice nulla sulla meta: una perfetta metafora della fede. Ellie ha fede in qualcosa che non vede e di cui non ha prove, esattamente come Palmer crede in Dio. Della sua esperienza extraterrestre lei parla sempre in termini di “rivelazione”. Ha fede negli alieni senza bisogno di vederli e riesce a vederli proprio in virtù della sua fede. L’aver sempre creduto in loro (nella loro esistenza) le permetterà poi di credere a loro, alle loro parole, non considerandole una semplice allucinazione. In fondo Eleonor Arroway ha tutte le caratteristiche di una novella Giovanna D’Arco, è una sorta di mistica della scienza, una pulzella d’Orleans pervasa dalla fede in Tecnos. Subisce un processo, ma non ritratta; la sua ricerca è pura nei presupposti, nei modi e nei fini. La sua Weltanshaung è riassunta nelle parole che rivolge al professor Drumlin quando lui cerca di darle una lezione sulla vita e sul mondo: “credevo che il mondo fosse come noi lo facciamo”. Ed in questo film, tramite la figura di Ellie, scienza e fede si toccano, quasi che nello spazio cosmico, reso curvo dalla gravitazione, queste due “rette parallele” cessassero di appartenere alla geometria piana tipica dell’astrazione mentale, e tramutando in ellissi, finissero per incrociarsi in almeno due punti: l’uomo e Dio.
Alcuni cenni su Carl Sagan
(fonte: http://www.cicap.org/articoli/at100948.htm)
Carl Sagan (1934-1996) è stato uno dei maggiori e più noti astrofisici statunitensi del nostro secolo. Per molti anni professore di astrofisica alla Cornell University (Ithaca, Stato di New York), insieme a J. B. Pollack e R. M. Goldstein ha effettuato importanti studi radar su Marte. Inoltre, fu tra i primi a determinare la temperatura superficiale di Venere. Verso gli anni Cinquanta cominciò a interessarsi attivamente agli studi finalizzati alla scoperta di eventuali forme di vita intelligenti extraterrestri. Negli anni Settanta collaborò con la NASA per le missioni Mariner, Voyager e Viking. Sfruttando le proprie competenze biologiche oltre che astrofisiche, Sagan si occupò a lungo degli studi relativi all’origine della vita sulla Terra e di esobiologia. Ha inoltre partecipato attivamente alla nascita del progetto SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence). Infine, è stato fondatore della Planetary Society e direttore del Laboratory for Planetary. Oltre che nella sua attività scientifica, Sagan è stato costantemente impegnato in un’instancabile opera di divulgazione. È stato autore di una fortunata serie di documentari televisivi (Cosmos). Ha inoltre scritto numerosi libri di divulgazione e di narrativa scientifica e fantascientifica, tra cui ricordiamo: La vita intelligente nell’Universo, Contatto, Il romanzo della scienza, Cosmo, Il mondo infestato dai demoni, Miliardi e Miliardi. Con il libro I draghi dell’Eden (1977), che affronta il problema dell’evoluzione dell’intelligenza umana, vinse il premio Pulitzer. Gli vennero conferite numerose lauree ad honorem e ottenne inoltre la prestigiosa medaglia Oersted dell’American Association of Physics. L’ultimo libro da lui pubblicato in vita, Il mondo infestato dai demoni, rappresenta una sorta di testamento spirituale in cui Sagan mette in guardia l’umanità contro il proliferare di un nuovo oscurantismo che assume le forme delle dilaganti pseudoscienze e false credenze. L’impegno di Sagan nella difesa della razionalità contro ogni forma di superstizione trova conferma nel fatto che è stato uno dei promotori dello CSICOP (Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal), il precursore del CICAP.
Tit. originale: Contact
Anno: 1997
Nazionalità: USA
Regia: Robert Zemeckis
Autore: Carl Sagan (romanzo e storia) | Ann Druyan (storia) | James V. Hart, Michael Goldenberg (sceneggiatura)
Cast: Jodie Foster (Eleanor Arroway), Matthew McConaughey (Palmer Joss), Jena Malone (Eleanor giovane), David Morse (Ted Arroway), Geoffrey Blake (Fisher), William Fichtner (Kent), Tom Skerritt (David Drumlin), James Woods (Michael Kitz), Angela Bassett (Rachel Constantine), Rob Lowe (Richard Rank), Jake Busey (Joseph), John Hurt (S.R. Hadden)
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Arthur Schmidt
Musiche: Alan Silvestri
Rep. Scenografico: Ed Verreaux (production design) | Bruce Crone, Lawrence A. Hubbs (art direction) | Michael Taylor (set decoration)
Costumi: Joanna Johnston
Produttore: Steve Starkey, Robert Zemeckis | Ann Druyan, Carl Sagan (co-produttori) | Steven J. Boyd, Rick Porras (associati) | | Joan Bradshaw, Lynda Obst (eseutivi)
Produzione: Warner Bros., South Side Amusement Company