Crisis
È in arrivo dalle Edizioni della Vigna l’antologia di racconti fantascientifici Crisis. Si tratta di una raccolta di otto storie brevi, scritte da altrettanti autori, tutte penne note agli appassionati del genere fantastico: Giulia Abbate, Donato Altomare, Francesco Grasso, Alessandro Morbidelli, Luigina Sgarro, Andrea Angiolino e Francesca Garello, Alessandro Vietti, Gabriele Falcioni. Le storie, selezionate da Alberto Cola e da Francesco Troccoli, hanno un comune denominatore, raccontano la crisi.
L’argomento viene sviluppato con positiva leggerezza, quasi si trattasse di un gioco letterario organizzato in un salotto. In parte Crisis è anche questo, una sfida, e, come in ogni competizione, ci sono regole abbastanza precise. Ciascun autore ha provato a immaginare gli effetti degli attuali problemi economici del mondo occidentale proiettati in un futuro abbastanza prossimo, in un arco di tempo che non superi i cento anni. Le storie sono ambientate sul nostro pianeta, in qualsiasi luogo immaginabile. Il lieto fine, seppure non obbligatorio, è consigliato, in quanto l’intento è quello di esorcizzare le paure e guardare al futuro recuperando una sana dose di ottimismo. Dal punto di vista strettamente letterario, la scelta di concludere in modo drammatico è apparsa troppo melodrammatica e facile. Il divertissement convive sempre con un profondo rispetto per le vittime della recessione nella vita reale.
Gli ipotetici scenari sono raccontati attraverso il punto di vista di uomini comuni, persone che hanno vissuto sulla propria pelle terribili sconvolgimenti sociali e si trovano a fare i conti con la miseria, materiale e morale. Nessuna delle società immaginate dagli autori ha recuperato l’antico benessere; nei casi più fortunati, le persone sono libere, possiedono il necessario per vivere e hanno terra da coltivare, senza lussi. Esistono zone ricche, aree dominate da dittature che garantiscono il benessere dei pochi sacrificando le masse, sul modello della antica Sparta, oppure sono i computer e l’uso dei media a trasformare i popoli in greggi obbedienti.
La geografia geopolitica viene ridefinita, nuove potenze si sono affacciate alla ribalta della Storia. Nazioni emergenti hanno vinto la sfida col difficile presente, Paesi un tempo ricchi sono caduti in disgrazia e sono stati trasformati in sterminate discariche. L’ordine pubblico viene mantenuto a caro prezzo, tanto che in ‘L’anima al Diavolo’ le città si sfidano in partite di calcio, e la posta in gioco è il diritto a saccheggiare le case degli sconfitti, dall’alba al tramonto. In ‘Meno Dieci’ è invece la televisione a fare da calmiere alla folla.
Le materie prime scarseggiano e anche quando la natura offre risorse, manca la tecnologia per poterle sfruttare. Il progresso degli anni precedenti alla crisi ha quasi cancellato il ricordo dei mestieri di una volta, e gli uomini si sono trovati a dover imparare di nuovo come produrre i beni più essenziali. Le competenze necessarie per sfruttare le risorse sono inadeguate, la disoccupazione affligge anche quanti avrebbero voglia di lavorare e sono disposti a esercitare i mestieri più umili. Alcune città vendono i propri bambini alle famiglie benestanti colpite dalla crescente sterilità, e giustificano le sparizioni inventando rapimenti, come accade ne ‘Le Due Città’.
Pur di sopravvivere, la popolazione ricorre a qualsiasi espediente, talvolta accetta la nuova condizione con rassegnazione, spesso si ribella. Cole Morgan, protagonista di ‘Terzo Mondo’, finisce in esilio in Africa e da quell’angolo dimenticato del pianeta continua la sua lotta contro i computer che controllano l’esistenza dei singoli individui.
L’emigrazione verso Paesi meno poveri è un sogno, a volte destinato a infrangersi, come nel caso di ‘Né mai più Toccherò le Sacre Sponde’; Daniele si rende conto che è preferibile la povertà a una condizione di schiavitù in una Nazione prospera dove i diritti umani vengono però negati. C’è comunque chi è disposto a rischiare tutto pur di raggiungere il benessere, come l’Albanese in ‘Nove anni’, o i bambini africani diretti verso Freetown.
La crisi non è solo decrescita e frustrazione delle aspirazioni, fa riscoprire valori importanti, come la libertà, la famiglia, la forza di sognare, l’utopia. Gli uomini sono costretti a compiere scelte importanti, mettendo in primo piano quello che per loro è irrinunciabile. Molti si fanno abbindolare dai media, e altri sono pronti per ribellarsi con cognizione di causa; le comunità si disgregano oppure i legami si fanno più saldi. La decrescita distrugge le sovrastrutture, e dalle macerie può rinascere un’umanità più matura.
Crisis è sicuramente un’antologia interessante, capace di avvicinare alla fantascienza anche quei lettori che di solito preferiscono altri generi narrativi. Le astronavi e i robot, le tecnologie avveniristiche, le esplorazioni della Galassia sostenute da spiegazioni pseudo scientifiche colpiscono l’immaginazione del lettore, oppure deludono i più esigenti, poiché le spiegazioni spesso suonano ingenue. Un problema, questo, estraneo ai racconti presentati: in essi il progresso tecnologico sfiora da lontano i protagonisti, oppure è uno strumento a beneficio dei pochi potenti. Le vicende, anche quelle che regalano qualche brivido di adrenalina, sono molto intimiste, come si addice alla migliore Fantascienza umanistica. Gli autori attingono ispirazione dalla filosofia, dalla storia, dalla letteratura, dal migliore giornalismo e dall’economia. Quanti si attendono atmosfere da space opera oppure scenari cyberpunk potranno sentirsi disorientati da un modo di fare Fantascienza molto diverso dai consueti stereotipi. Lasciando da parte i possibili pregiudizi, si scopre una letteratura dal cuore pulsante e dal volto umano.