Nihal ha gli occhi viola. Le orecchie a punta e i capelli blu. Abita in una città-fortezza chiamata Salazar, dove gioca alla guerra con bande di ragazzini di cui è il capo.
Le spade la affascinano, non a caso suo padre Livon è armaiolo e fabbrica le lame più belle che ci siano. Grazie a Soana, incantatrice dai grandi poteri, la ragazzina viene istruita nelle arti arcane assieme a Sennar, giovane mago destinato a diventare suo compagno inseparabile, ma non dimentica mai la propria vera passione, quella delle armi e del combattimento: il suo desiderio è diventare un grande guerriero, uno dei Cavalieri di Drago, l’esercito alato più potente.
La vita di Nihal sembra procedere in una sospesa normalità, sebbene comincino a farsi evidenti le prime ombre: il suo amore impossibile per Fen, coraggioso Cavaliere e compagno di Soana, le “voci” che la perseguitano nel sonno accompagnate da visioni di stragi, le nubi di guerra sempre più dense all’orizzonte. Inevitabilmente, la sua adolescenza spensierata è breve. La sete di conquista del malvagio Aster, che da tempo ha iniziato l’occupazione di tutto il Mondo Emerso, non risparmia la Terra del Vento, e la guerra, quella vera, arriva a Salazar. Il mondo di Nihal è distrutto, i suoi affetti cancellati, la sua vita sconvolta per sempre. E lei comincerà a combattere, ostinatamente e contro tutti, in nome di un destino ancora indefinito che sente di dover compiere.
Tra duelli e magie, esseri fatati e creature mostruose, ma soprattutto esperienze di vita e drammi interiori, la storia di Nihal corre senza pausa fino alla conclusione. Lei è la predestinata, l’ultima dei mezz’elfi, capace di sconfiggere le arti oscure del Tiranno e liberare la sua Terra.
Una storia prettamente fantasy quindi, che di questo genere così poliedrico ha sicuramente gli aspetti più appariscenti: l’ambientazione in un mondo alternativo; la presenza della magia e di creature “meravigliose” come i draghi; la dualità Bene/Male in contrapposizione quasi manichea; la quest, fisica e psicologica, che la protagonista affronta mediante lo scontro con il meraviglioso, il diverso, l’ignoto. E infatti Nihal e i suoi compagni di sorte attraversano un concentrato di avventure, sofferenze e colpi di scena tali da riempire egregiamente tutti e tre i volumi in cui il manoscritto originale è stato suddiviso.
Ma qual è il sapore vero dell’opera di Licia Troisi, autrice nostrana di ultima generazione e celebrata come “il nuovo astro del fantasy italiano”? Già in questa entusiastica affermazione si nota almeno un’incongruenza, che porta inevitabilmente a un’altra domanda: esiste un fantasy italiano?
La risposta è no, o almeno, a voler essere ottimisti, non ancora, sebbene il panorama fantastico di casa nostra stia attraversando ultimamente un sussulto di vitalità. Gli autori (o aspiranti tali) non mancano, probabilmente perché “scrivere fantasy è facile” in quanto “basta dare sfogo alle proprie fantasie”. Questa carenza d’identità di genere, causa prima di una scarsa originalità, si avverte anche nelle Cronache del Mondo Emerso, seppure stemperata in una narrazione scorrevole, che si fa leggere con facilità e senza sforzi mentali, come un avventuroso cartoon del cui finale il lettore è consapevole e soddisfatto. Le fonti ispirative si mescolano in un amalgama dai contenuti evidenti: i topoi tolkeniani (ormai triti stereotipi) di elfi, guerrieri, orchetti (o “Fammin”, che dir si voglia), incantatori della Luce e delle Tenebre, sono inglobati in un contesto prettamente manga, focalizzato sulla maturazione adolescenziale per crisi, vissuta in lotta col mondo. In primo piano, l’infanzia segnata da un clima di violenza sofferta, capace di condizionare ogni evoluzione successiva, le prime esperienze affettive concluse tragicamente, la solitudine della diversità.
Nihal è la fanciulla-eroe, una specie di ibrido tra Caska e Gatsu di Berserk, che travalica i propri limiti a dispetto di ogni legge della fisica. Piccola ed esile, impugna spade più pesanti di lei trapassando mostri scagliosi e corazze metalliche, ha fame di stragi ma in qualche modo vi è costretta, arriva a rifiutare la propria femminilità che tuttavia è sempre presente tra i lacci di cuoio della sua armatura. Sennar è il compagno di vita, un mago rampante ma capace di aspettare che la sua tormentata amica superi le proprie crisi e riconosca il vero amore. Cosa che avverrà alla fine della trilogia, in un guizzo lirico e commovente, perfettamente coerente con la storia, ma tarpato da un secondo finale talmente posticcio da far sospettare un ossequio obbligato alle leggi del marketing: l’eroina non può morire (almeno non subito) perché questo frantumerebbe l’elemento consolatorio e rassicurante desiderato dal target di lettori cui il libro è rivolto. E la storia deve poter continuare, se conviene.
La trilogia di Licia Troisi è piaciuta, e questo va a suo merito. È un insieme di luci e ombre, in cui nella narrazione non sempre fluida appaiono sprazzi di originalità, come il personaggio di Ido, l’istruttore di Nihal, che si discosta dal cliché del solito nano con l’ascia, la barba e il boccale di birra, offrendo una figura nobile più del classico cavaliere. E i draghi. Il rapporto di Nihal con il suo drago, Oarf, presenta un’evoluzione interessante, in cui le due creature, la mezz’elfa e la belva, si affrontano e si conquistano da pari a pari, riconoscendo il valore e la dignità reciproci. Questo è consolante, specie considerando i draghi di altri romanzi, come Eragon, in cui questi affascinanti mostri mitologici vengono ridotti ad ausiliari della pet-teraphy.
Senza dubbio, l’autrice ha avuto la capacità di offrire un qualcosa in più rispetto agli altri, una specie di torta monostrato glassata di fantastico, sicuramente ben confezionata e dal sapore rassicurante, che fa dimenticare lo scavo psicologico spesso monocorde, l’ambientazione a volte discontinua, i dialoghi prevedibili, i finali un po’ artificiosi di ciascun tomo.
Un linguaggio semplice, per palati semplici, che si sentono gratificati da una fuga dalla realtà condita con un po’ di vittimismo, nonché da una storia che riflette le classiche pulsioni e fantasie adolescenziali, amplificate in una sorta di catarsi. Una letteratura facile, un fumetto formato libro, dotato della capacità di comunicare in presa diretta con il lettore, e meritevole sicuramente di aver azzeccato una tendenza giovanile diffusa, fatta di adolescenti un po’ confusi che vorrebbero mangiare sushi al MacDonald’s e amano il MacFantasy. Che leggono Moccia e sognano.
D’altra parte, se è questo che la maggioranza vuole, perché non darglielo? Ogni espressione è libera di esistere, se non altro per chiarire le idee a chi desidera qualcosa di diverso, che nel panorama italiano al momento è assente. E nemmeno questo deve stupire più di tanto. Il Fantasy non è nato qui, fa parte di altre culture e mitologie vecchie di millenni, che non ci appartengono, e sono distanti dalla solarità mediterranea delle nostre tradizioni. Per quanto si possa elaborare un mito, elfi e fate non saranno mai uguali a ninfe danzanti e satiri vogliosi: il Fantasy ha bisogno di meno carnalità e più mistero. Da qui il motivo, probabilmente, del perchè in Italia il genere non sfonda: forse mancano non i buoni autori, ma quell’idea geniale, frutto di pazienza ed elaborazione, capace di spiccare il salto e formare una corrente d’alto livello. Ci sono dei tentativi, alcuni ammirevoli, come quelli di D’Angelo, ma non completamente riusciti; altri originali, come il libro di Falconi, che rischia però di essere associato a un target troppo infantile; altri ancora creati su ordinazione, come il romanzo di De Judicibus, e, finalmente, la nostra Troisi: a prescindere da ciò che scrive, ha alle spalle l’Angelo Custode della MONDADORI. Anzi un Arcangelo, direi, un Trono, una Dominazione nel vasto cielo dell’Editoria.
In ogni caso, definire cosa sia e debba essere il Fantasy è come voler dare forma all’acqua, e qualsiasi affermazione di certezza viene presto smentita: dalla Terra d’Albione, una delle culle primigenie di questo filone letterario, è giunto a noi La corporazione dei Maghi di Trudi Canavan, autrice che può benissimo essere considerata la Troisi britannica. Stesso stile, stesso impasto. Quindi è inutile sentirsi diversi, una certa ondata letteraria generazionale è sicuramente global, e la contaminazione di generi, il rifarsi a modelli che sentiamo nostri, anche se non lo sono, esiste da sempre. La fazione ancora troppo silenziosa che concepisce il Fantasy come una forma d’espressione diversa e non “di nicchia”, capace di qualcosa di più della mera evasione e dei voli di fantasia, non può far altro che aspettare fiduciosa l’Autore italiano con la A maiuscola, quello sopra le righe, capace di compattare una cultura fantasy tradizionalmente nordica ad un immaginario nato da qualcosa di personale. Un’idea peculiare ma innovativa, da cercare in profondità nella propria ispirazione, senza fotocopiare all’infinito ciò che è stato già detto. Altrimenti, il risultato è quello del vecchio ciclostile: ogni copia viene peggio della precedente.
Tit. originale: Cronache del Mondo Emerso (Nihal della terra del vento [2004], La Missione di Sennar [2004], Il Talismano del Potere [2005])
Anno: 2004/2005
Autore: Licia Troisi
Ciclo: Mondo Emerso
Edizione: Mondadori (anno 2006)
Pagine: 1300
ISBN: 8804561130
ISBN-13: 9788804561132
Dalla copertina | La speranza di pace di un intero mondo è legata al suo destino, ma Nihal della Torre di Salazar non l’avrebbe mai immaginato. Grandi occhi viola, orecchie appuntite, capelli blu e un’incredibile forza e agilità, Nihal sceglie di diventare un guerriero quando il feroce Tiranno e le sue armate di mostri e spiriti attaccano la Terra del Vento. Per salvare il Mondo Emerso dalla distruzione, Nihal affronterà legioni di agghiaccianti nemici, cavalieri su dorso di drago e i mille pericoli della ricerca di un talismano dai poteri infiniti, ma dovrà ridurre al silenzio anche i fantasmi che tormentano la sua mente. Mentre la battaglia imperversa, sempre a un soffio dalla morte e a un passo dalla vittoria, Nihal potrà contare solo su due validi alleati: Sennar, il giovane mago alla ricerca del perduto Mondo Sommerso, e la sua infallibile spada di cristallo nero.