Da diversi anni la coppia Dany & Dany è un marchio di qualità in quel filone del fumetto italiano che si muove esplicitamente sulla scia dei manga giapponesi. Queste due autrici sarde, i cui veri nomi sono DANIELA SERRI e DANIELA ORRÙ, hanno finora sceneggiato, disegnato e spesso pubblicato in proprio vari lavori, alcuni dei quali capaci di trovare sbocco anche nel mercato estero, prima in Germania con la casa editrice THE WILD SIDE e poi negli Stati Uniti per la YAOI PRESS.
In particolare, Dany & Dany hanno sfruttato quel filone dedicato agli amori omosessuali maschili che in Giappone viene denominato shounen-ai. Il loro stesso esordio è legato a un fumetto di questo tipo, Eikon, incentrato sul rapporto tra un artista e un gigolo. Ad esso seguirono poi La Luna nel Pozzo, con le vicende di tre giovani a Venezia, e The Lily and the Rose, attualmente in preparazione, dove compare addirittura un prete gay.
Un altro genere molto amato dalle due autrici di Cagliari è il gotico. Il loro lavoro più recente ascrivibile in tale filone è Dàimones, edito dalla casa editrice IDEACOMICS. Quest’opera si ricollega direttamente alla miniserie Lemnisca, uscita nel 2003, che Dany & Dany pubblicarono e diffusero come un’autoproduzione. Il titolo significa letteralmente “demoni”, ma qui è riferito a quei mutanti a metà strada tra gli esseri umani e i vampiri.
La razza umana e quella vampirica vengono presentate come due specie evolutesi parallelamente. I vampiri non sarebbero quindi dei morti viventi, ma delle creature superiori all’uomo quanto a forza, agilità e longevità, e in possesso di particolari doti telepatiche. Si potrebbe considerarli veri superuomini, se non fosse per la loro dipendenza dal sangue come unica fonte di nutrimento, e per la vulnerabilità alla luce solare. Nel tentativo di supplire a queste debolezze, una vampira di nome Iulia ha, fin dai tempi dell’antica Grecia, condotto esperimenti ai confini tra scienza e alchimia, per riuscire a dotare i suoi simili della capacità di resistere ai raggi del sole. Da tali esperimenti sono nati appunto i dàimones.
In Lemnisca li si chiamava più genericamente “mutanti”. Si trattava di esseri umani nutriti con carne di vampiro che, pur assumendo molte qualità dei figli della notte, presentavano anomalie fisiche e psicologiche. Molti dàimones si sfamavano con il sangue degli umani, rompendo l’equilibrio fra le due razze. Una società segreta di vampiri, chiamata Krypteia, diede allora ai dàimones una caccia spietata, non diversa da quella che l’Inquisizione riservava a streghe ed eretici, o dalle pulizie etniche dei più recenti regimi dittatoriali. Nell’Ottocento, Iulia venne infine uccisa nella sua abitazione londinese. Assieme a lei persero la vita anche il suo compagno Vincent e il loro figlio Aidan, i due dàimones più vicini alla perfezione, oltre che gli ultimi due superstiti della stirpe.
In questo contesto s’inserisce la vicenda di Kael, un vampiro dai lunghi capelli corvini appartenente all’Ordine, un gruppo che, diversamente dalla Krypteia, non ritiene pericolosi tutti i mutanti. Kael ha perduto la memoria a metà dell’Ottocento in circostanze legate all’uccisione di Aidan, Vincent e Iulia. Entrato in possesso del diario di Aidan, sospetta che il bambino possa essere ancora vivo, nascosto da qualche parte. Per Kael la ricerca di Aidan diventerà ovviamente una questione personale che lo renderà una sorta di mina vagante tra le diverse comunità vampiriche, come pure tra l’Ordine e la Krypteia. Ad aiutarlo ci sarà Sofia, altra vampira dell’Ordine, che aveva conosciuto Iulia e ne aveva intuito tanto il genio quanto la spregiudicatezza.
Non rivelo altro della trama per non rovinare le sorprese a chi si accostasse per la prima volta a questa serie, la cui gradualità nel rivelare i misteri costituisce un punto di forza.
Le autrici stesse hanno ammesso che Dàimones è costruito come una complessa partita a scacchi. In realtà questo grande affresco, dove i vampiri e i mutanti prendono tutta la scena, più che una singola partita sembra un torneo, che vede schierati diversi giocatori non esattamente bianchi e neri, buoni e cattivi; ognuno è spinto da motivazioni proprie, con un personale confine tra lecito e illecito. Di sicuro Kael, Aidan e Sofia appaiono i personaggi con maggiore levatura morale, ma Dany & Dany non perdono occasione per mostrarci come Iulia, la Krypteia e i vari clan vampirici commettessero atrocità spesso “in buona fede”, nella convinzione di adoperarsi per un bene superiore.
Molto evidente in questa saga risulta anche l’influenza di ANNE RICE, per i riferimenti all’esoterismo (sebbene qui assai più velati rispetto a molta della produzione della scrittrice di New Orleans) e i sottotesti gay. Su quest’ultimo punto Dany & Dany attingono ovviamente alla loro esperienza con gli shounen-ai, pur evitando di parlare palesemente di omosessualità e lasciando l’interpretazione gay all’immaginazione del lettore.
In quanto al lato esoterico, non si possono non notare tra le righe di Dàimones dei riferimenti alla figura della Grande Madre, incarnata da Iulia. Nel variegato mondo della spiritualità (e dello pseudo-spiritualismo contemporaneo) la figura della Dea Madre è molto sentita in certi culti naturalistici, ma d’altro canto esistono anche scuole di pensiero gnostiche le quali attribuiscono caratteristiche materne alla Sofia, che nel fumetto è anche il nome di un personaggio. La Sofia costituirebbe la Sapienza infusa dal divino che spesso però lo gnosticismo confonde con la Gnosi, ossia la conoscenza che l’uomo conquista con le sue sole forze. Stranamente, sia la Madre Natura sia la Madre Sapienza sono presenti anche nel cristianesimo orientale (specie tra gli ortodossi russi), una tradizione spirituale che, purtroppo, resta spesso occultata dietro il volto più “istituzionale” e moralistico delle Chiese Cristiane che l’hanno comunque tramandata fino ai nostri giorni.
In ogni caso più che alla mistica, alla magia e all’irrazionale, i vampiri ideati da Dany & Dany sono figli della scienza, al punto che Dàimones può venire classificato tanto come horror, quanto come sci-fi. Non si può non restare conquistati, oltre che dalla trama, anche dai disegni del duo sardo: mentre diversi mangaka nostrani finiscono per annullare gli sfondi, lasciando spazi bianchi, come d’altronde succede in alcuni manga umoristici, Dany & Dany danno molto rilievo alle ambientazioni, che raffigurano con una grande attenzione ai particolari – si vedano per esempio alcuni interni vittoriani molto suggestivi. Anche il lavoro con i chiaroscuri risulta ottimo, ineccepibile nel trasmettere un’atmosfera allo stesso tempo misteriosa e fascinosa.
In definitiva, Dàimones merita di essere letto, persino al di là del fatto se si condivida o meno l’idea di portare il manga in Italia, quando esiste già una tradizione nazionale di fumetto. È peraltro opinione del sottoscritto che il confine tra le diverse scuole nazionali vada scemando, viste le numerose influenze reciproche, e che, in ultima analisi, di un prodotto vada apprezzata la buona qualità senza essere troppo puristi riguardo gli stili che l’hanno ispirato.