L’8 settembre 2011, al Teatro Ariston di Sanremo, è stato presentato Dark Resurrection – Volume 0. Si tratta di un fan movie ambientato nel variopinto universo di Guerre Stellari, un progetto non profit nato dalla fervida fantasia di Angelo Licata. È costato circa 27.000 euro, donati da quattrocento appassionati di varie nazionalità; né lo staff tecnico né gli attori hanno ricevuto compensi, tutti hanno prestato la propria opera gratuitamente.
Questo ‘Volume 0’ è il prequel di Dark Resurrection – Volume 1 (2007) ed esplora il passato di Sorran, lo Jedi ossessionato dalla brama dell’immortalità già conosciuto appunto nel precedente capitolo. Come nella celebre saga ispiratrice, anche qui i personaggi negativi risultano spesso più interessanti dei protagonisti positivi. Non è un caso se gli spettatori, pensando a Guerre Stellari, ricordano Darth Vader e la sua maschera, più che il delicato Luke Skywalker o la bella principessa Leia. Angelo Licata segue la lezione di George Lucas e dà vita a un magnifico villain, un personaggio che dovrebbe risultare odioso ma che invece si imprime nell’immaginario dello spettatore grazie alla sua carica di umanità. La discesa nelle tenebre di Sorran viene indagata passo dopo passo. L’anti eroe è rappresentato con verosimiglianza: è un uomo potente, che a poco a poco diviene schiavo dell’ossessione per i segreti custoditi nel misterioso tempio di Eron. Naturalmente ritiene di essere nel giusto, e molti di noi, al suo posto, si comporterebbero come lui, perché la via più immediata per conquistare il potere è sempre anche la più seducente. In definita è questo il Lato Oscuro della Forza.
Per anni Sorran coltiva il suo sogno e, quando finalmente si imbatte nel relitto della Resurrection, l’astronave che custodisce il segreto della Forza, non esita a contravvenire agli ordini del Concilio degli Jedi. Senza informare i superiori, lascia la nave spaziale su cui viaggia e prende a esplorare il relitto, affrontando l’ignoto in compagnia di alcuni Cavalieri.
L’incontro con lo spirito del Secondo Guardiano di Eron rafforza le speranze che a lungo ha nutrito: è lui l’Eletto, destinato un giorno a schiudere il sigillo del Tempio di Eron e conquistare l’immortalità.
Purtroppo le scelte di Sorran hanno invece terribili conseguenze…
La Resurrection è stata costruita con materia biologica, ed è a suo modo viva; percepisce la presenza degli Jedi e, esattamente come un organismo, aziona le sue difese ‘immunitarie’ contro chiunque penetri al suo interno. La nave spaziale per prima cosa distrugge il vascello degli Jedi, poi popola i corridoi con i suoi ‘anticorpi’: guerrieri biodroidi pronti a fare scempio degli esploratori.
Solo Sorran sopravvive al massacro ma, perfino dopo essersi reso conto di aver provocato la morte dei confratelli, la sua brama di potere continua ad avere il sopravvento su ogni rimorso.
Nella vita di tutti i giorni Angelo Licata è un dentista; la sceneggiatura è opera sua e di Fabrizio Rizzolo, che ha curato anche il doppiaggio; lo script evita la linearità, procede con eventi contemporanei, o alterna flashback che fanno luce sul passato.
La decisione di inscenare un prequel invece di proseguire le vicende narrate nel primo film si rivela vincente perché offre il modo di approfondire il personaggio anziché, come troppo spesso accade nei film di fantascienza, limitarsi a sfoggiare effetti speciali. Ovviamente anche qui non manca l’azione, ma sempre è finalizzata alla definizione del percorso interiore di Sorran (interpretato dal bravo Giuseppe Licata). I combattimenti non sono inseriti per prolungare la durata della pellicola o per sfoderare virtuosismi nel montaggio; le scene di lotta, coreografate dagli stuntman del gruppo Flying Without Fear, sono sempre montate in parallelo con quanto scopre il Maestro. Ogni Cavaliere che vediamo cadere ci ricorda il prezzo del potere pagato dal protagonista. Altrettanto vale per gli effetti speciali, sebbene sia ovvio che una space opera debba stupire anche tramite quelli (e il mondo di Guerre Stellari in particolare vive di suggestioni visive); le creazioni digitali sono sempre funzionali all’evolversi della vicenda, e sommano dettagli cupi, in un continuo crescendo.
L’universo della saga Dark Resurrection è molto più tetro di quello descritto da George Lucas; il potere del Lato Oscuro affascina, le astronavi ricordano quelle viste in Alien o in Dark Star, e, soprattutto, il Bene non trionfa sempre.
Su toni dark è la colonna sonora, opera di Bruno Di Giorgi; l’autore ha composto brani originali, che bene accompagnano gli eventi senza sopraffare le immagini. Il brano conclusivo, ‘What I have become’, è di Federico Salerno e Beatrice Palumbo, e delizierà quanti amino le musiche dei Nightwish e degli Evanescence.
Dark Resurrection è la prova concreta di come in Italia si possano produrre fan film capaci di eguagliare e anche superare per molti versi la qualità del grande schermo.
Per raggiungere simili risultati occorrono fondi: chi fosse interessato può fare una donazione, diventando un produttore associato e aiutando in tal modo Angelo Licata a dare vita a Dark Resurrection – Volume 2. Per eventuali approfondimenti, si consiglia di visitare il sito ufficiale, www.darkresurrection.com, magari visionando il simpatico documentario dedicato al backstage.