Daybreakers

Daybreakers – L’Ultimo Vampiro

In un ipotetico anno 2019, la popolazione terrestre è prevalentemente costituita da vampiri. Tutto il sistema economico e sociale è quindi orientato al soddisfacimento delle esigenze di queste creature immortali: nei bar e nei chioschi viene servito sangue umano e animale, le vetture sono dotate di protezioni per impedire l’esposizione del conducente ai raggi solari, gli spostamenti in città avvengono grazie a una fitta rete di camminamenti sotterranei…

Ciò che resta dell’umanità è invece rappresentato da individui non vampirizzati che sopravvivono come ribelli o come forma di sostentamento per la vigente classe dominante. Il loro numero è però in costante riduzione, sempre più insufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione vampira; motivo per cui Charles Bromley, presidente della maggiore società di distribuzione e vendita di sangue, fa avviare la sperimentazione di un surrogato del sangue. La ricerca, tutt’altro che semplice, viene affidata al team di Edward Dalton, un ematologo che vive drammaticamente la propria condizione di vampiro rifiutandosi di bere sangue umano.

Nel frattempo l’isteria da parte della popolazione ‘non morta’ cresce a causa della riduzione delle razioni di cibo e del manifestarsi di una nuova razza di violente creature che rendono insicure le strade della città. Queste ultime, esseri deformi e orribili simili a grandi pipistrelli, privi di ragione e mossi solamente da istinti primordiali, sono il frutto della mutazione a cui gli stessi individui vampirizzati vanno incontro in condizione di prolungata astinenza di sangue.

Tutto però è destinato a cambiare a partire dal momento in cui Edward entra in contatto con un manipolo di esseri umani in fuga dalla città, ribelli capeggiati da un uomo che si fa chiamare Elvis e che in passato era stato un vampiro.

Un mondo di vampiri

Negli ultimi anni, la figura del vampiro è tornata a essere protagonista di molte grosse produzioni cinematografiche, una scelta motivata dall’enorme successo commerciale riscosso da romanzi da cui molte di queste opere sono state appunto trasposte.

Passando da Io sono leggenda a 30 giorni di buio, dalla saga di ‘Twilight’ a quella di ‘Underworld’, senza tralasciare opere come Perfect Creature, Thirst oppure Lasciami entrare, le tipologie di vampiri proposte sul grande schermo presentano notevoli tratti in comune ma al contempo specifiche differenze in termini di comportamento, estetica e psicologia.

In particolare, quelli proposti in Daybreakers – L’Ultimo Vampiro (Daybreakers, 2009) – che non si rifanno ad alcun romanzo o fumetto ma sono stati definiti dai fratelli Spierig, registi e sceneggiatori del film – sono persone con carattere, moralità ed emotività pienamente mantenuti, ma in più un corpo immortale che abbisogna di sangue per rimanere forte e giovane. Non sembrano avere capacità occulte o un’identità romantica come il Dracula di Bram Stoker, né possono far ricorso ad abilità inumane come la super velocità, la capacità di volare o di mutare aspetto. Posseggono tuttavia dei canini affilati, delle iridi scarlatte e un corpo freddo e fragile che può polverizzarsi se esposto ai raggi solari o esplodere qualora un paletto di frassino li colpisse al cuore. Caratteristiche che mantengono costantemente viva in loro la paura di morire, seppure la loro stessa esistenza sia una sorta di perenne inganno alla vita.

I vampiri che popolano il mondo di Daybreakers, conservando la medesima personalità che possedevano da umani, si adoperano per preservare e al contempo far evolvere una società moderna, senza cioè ricreare scenari catastrofici come quelli di Io sono leggenda o vivere nell’ombra cedendo magari a meri istinti animaleschi come proposto in 30 giorni di buio. Di conseguenza, tutto viene adattato senza forti stravolgimenti alle esigenze della popolazione o, per essere più precisi, della nuova classe dominante, quasi a reggere l’illusione che la mutazione da essere umano a vampiro non sia mai realmente avvenuta, o sia da considerarsi alla stregua di un semplice cambio di moda o di abitudine.

Ecco allora che i vampiri continuano a prendere la metropolitana, a recarsi al lavoro, a guidare l’auto, a festeggiare i propri compleanni come se non ci fosse stata alcuna epidemia di massa a sconvolgere il mondo. Un aspetto, quest’ultimo, su cui il film non si sofferma molto, lasciando che le poche spiegazioni emergano da brandelli di conversazione, o da dettagli come l’indugiare sul collo dei personaggi, dove sono ancora evidenti i segni del morso che ha sancito la loro mutazione (l’unica ferita che non si rimargina).

Non vengono palesati vincoli di sudditanza tra gli immortali, non pare esistere alcuna gerarchia o legame tra iniziatore e iniziato.

L’impressione che ne deriva è quella di una storia di vampiri che ammicca a costruire un parallelo con la società moderna, in particolare il suo atteggiamento ‘vampiresco’ nei confronti di popoli e nazioni povere. Non è infatti difficile sovrapporre alla figura del vampiro quella del freddo capitalista che si cura di mantenere il proprio status e garantire i propri interessi senza concedere spazio a dubbi morali sull’origine del proprio benessere. In Daybreakers – L’Ultimo Vampiro il terzo mondo è quello degli esseri umani, e la risorsa di cui viene depredato è il sangue, che si versa e si scambia nelle borse e nei mercati dei vampiri come un qualsiasi prodotto. Emblematiche sono le immagini del laboratorio all’interno del quale gli umani vengono mantenuti in uno stato di semi coscienza e, letteralmente, munti per il sostentamento del sistema. In loro assenza crollerebbe l’intero mondo, fondato sul sangue, ossia sulla costante sottrazione di risorse e forze vitali a quella fetta di umanità considerata inferiore e reietta.

I conflitti etici e morali che la nostra società dovrebbe vivere si incarnano nel personaggio di Edward, interpretato da Ethan Hawke; l’ematologo è infatti fortemente combattuto a causa della condizione di sfruttatore a cui lo costringe la sua natura di vampiro, dalla quale è quasi impossibile affrancarsi. Per il solo fatto di esistere, Edward si sente un colpevole.

Altrettanto significativo è il fallimento a cui non può che essere destinata la ricerca di un surrogato del sangue, soprattutto se condotta a solo scopo commerciale. La realizzazione di questo sostituto sintetico non sana le dinamiche di sfruttamento in atto, è una soluzione palliativa per posticipare al massimo di qualche anno una crisi sociale che appare inevitabile, come sempre avviene quando una risorsa indispensabile viene meno. Il sangue come il denaro, o il petrolio.

L’unica reale soluzione consiste invece nell’abbattimento dell’attuale sistema in favore di uno più equo, in cui venga meno la distinzione tra vampiri ed esseri umani. Niente più sfruttamento, niente più caste, semplicemente persone civili che cooperano con pari diritti e pari dignità. L’alternativa è scivolare in un mondo abbruttito in cui un nucleo sempre più ristretto di individui si contende violentemente le poche risorse rimaste, in una cruenta faida fratricida.

Nel trattare queste tematiche, l’intreccio si sviluppa in modo piuttosto lineare, ma spesso con soluzioni molto semplicistiche e ingenue, e comportamenti poco verosimili dei personaggi in relazione al contesto (per esempio l’eccessiva fiducia con cui gli umani ribelli si affidano al perfetto sconosciuto vampiro Edward).

Tra gli attori compaiono tre nomi noti, ma nel complesso il cast offre un’interpretazione nella media. Hawke riesce discretamente a caratterizzare Edward Dalton, un uomo in cerca di redenzione, in conflitto con se stesso e il fratello che l’ha vampirizzato. Il suo personaggio appare stanco, nostalgico, depresso, ma al contempo determinato, solido e animato da principi morali condivisibili, combattuto tra il ruolo di salvatore degli immortali succhiasangue e l’impulso a rinnegare la propria natura. Sam Neill, nei panni del presidente Charles Bromley, impersona invece il padre e il leader di una grande multinazionale, un uomo impeccabile, posato, calcolatore, che ama sentirsi superiore e disdegna la condizione di essere umano. Come presidente di una società che capitalizza sangue, vive in perenne conflitto con sua figlia Alison (Isabel Lucas), umana e convinta contraria alla promessa di immortalità che la mutazione in vampiro potrebbe offrirle. Leggermente spiazzante è il ruolo di Willem Dafoe: dotato di un volto che ben si presterebbe a interpretare una creatura della notte, l’attore veste invece i panni del leader dei ribelli, un ex vampiro rinato alla vita che diventa la speranza di redenzione per l’intera razza umana.

Sul piano dell’ambientazione, il film si svolge prevalentemente in contesti metropolitani, eccettuate alcune scene girate negli spazi aperti della campagna e del deserto: panorami naturali e soleggiati che si contrappongono alla cupa oscurità della città, quasi a rimarcare quell’ideale di libertà negata dalla condizione di vampiro. Il buio che predomina nella metropoli, dove risaltano le iridi rossastre e il pallore cinereo dei non-morti, consente ai registi di giocare con effetti di luce e proporre sequenze suggestive o di stampo maggiormente orrorifico. Gli effetti speciali, senza infamia e senza lode, sono più efficaci in termini di ‘deformazioni fisiche’ dei vampiri in astinenza che non di corpi che esplodono o bruciano al sole.

Pur non assestandosi ai primi posti delle classifiche di gradimento e di incassi, Daybreakers – L’Ultimo Vampiro offre, nel complesso, un buon spettacolo, a tratti pure affascinante, presentando un contesto vampirico che risulta abbastanza credibile e curato, con richiami alla Fantascienza.

Peccato tuttavia per il finale, che non appare particolarmente esaltante, e per la curiosa trasposizione italiana del titolo: da quello originale, per quanto non immediatamente traducibile, si poteva senza dubbio trarre qualcosa di meno banale di quel ‘L’Ultimo Vampiro’.

Daybreakers - Locandina

Tit. originale: Daybreakers

Anno: 2009

Nazionalità: Australia | USA

Regia: Michael Spierig, Peter Spierig

Autore: Michael Spierig, Peter Spierig (scritto da)

Cast: Ethan Hawke (Edward Dalton), Willem Dafoe (Lionel ‘Elvis’ Cormac), Claudia Karvan (Audrey Bennett), Michael Dorman (Frankie Dalton), Vince Colosimo (Christopher Caruso), Isabel Lucas (Alison Bromley), Sam Neill (Charles Bromley), Christopher Kirby (Jarvis Bayom), Mungo McKay (Colin Briggs), Emma Randall (Ellie Landon)

Fotografia: Ben Nott

Montaggio: Matt Villa

Musiche: Christopher Gordon

Rep. Scenografico: George Liddle (production design) | Bill Booth (art direction) | , Matthew Putland (set decoration)

Costumi: George Liddle

Produttore: Chris Brown, Bryan Furst, Sean Furst | Todd Fellman (co-produttore) | Peter Block, Jason Constantine (esecutivi) | Stuart Wood (line producer)

Produzione: Lionsgate, Australian Film Finance Corporation, Pictures in Paradise, Pacific Film and Television Commission, Furst Films, Mandate Pictures International