Doctor Who

Doctor Who

“C’è una cabina blu, più grande all’interno che all’esterno. Può viaggiare dovunque nel tempo e nello spazio e a volte arriva proprio dove dovrebbe. E quando arriva, c’è un tipo chiamato il Dottore, e qualcosa andrà storto. Lui farà del suo meglio per rimediare e probabilmente ci riuscirà perché è fichissimo. Ora zitti e guardatevi…”

Con queste parole Neil Gaiman, famoso autore di graphic novel e scrittore weird, ci presenta la serie televisiva Doctor Who. Ne è protagonista il ‘Dottore’, che mai rivela il proprio nome. Apparentemente umano, in realtà è un essere alieno proveniente dal pianeta Gallifrey. La sua fisiologia è particolare: possiede due cuori, ha una temperatura corporea molto bassa, resiste alle radiazioni, può sopravvivere senz’aria, guarisce assai in fretta… Quando il suo corpo viene danneggiato irreparabilmente, o semplicemente invecchia e muore, egli si rigenera in un corpo nuovo, una sorta di rinascita in cui conserva i ricordi di tutte le esperienze precedenti. Può utilizzare questa capacità dodici volte, secondo la legge stabilita dai governanti del suo pianeta; Gallifrey è però stato distrutto, e probabilmente ora non ci sono più limiti al numero di reincarnazioni.

Il Dottore è uno degli ultimi Signori del Tempo, creature capaci di spostarsi in ogni luogo e nelle più diverse epoche per mutarne gli eventi. Viaggia grazie a una macchina del tempo, chiamata TARDIS. Essa è in parte viva, in simbiosi con lui. Visto da fuori appare come una di quelle cabine telefoniche che la polizia britannica usava prima dell’avvento dei computer e dei cellulari. Le sue dimensioni esterne sono però un’illusione: all’interno il TARDIS è assai spazioso, con una sala macchine, diversi alloggi, l’infermeria e varie altre stanze.

Il Dottore, testimone della guerra che ha portato la sua gente all’autodistruzione, teme la solitudine e apprezza la compagnia dei terrestri. In loro vede tutte quelle qualità che invece mancavano al suo popolo; per questo motivo si accompagna spesso con esseri umani, e insieme a questi amici vive le più straordinarie avventure…

LONGEVITÀ

Ben ventisette anni di programmazione televisiva, dal 1963 al 1989 e dal 2005 a oggi, oltre 700 puntate e una lunghissima serie di audiolibri, videogiochi e romanzi: un vero record per un telefilm! Il successo di Doctor Who è dovuto alla varietà delle avventure (che spaziano dalla fantascienza all’azione, dall’avventura al mistero…) e al fascino del personaggio. Nel corso dei decenni sono stati undici gli attori a interpretare il ruolo del Signore del Tempo (uno per ogni sua reincarnazione), oltre a Peter Cushing nei film Dr. Who and the Daleks (1965) e Daleks’ Invasion Earth: 2150 A.D. (1966, in Italia Daleks: il futuro tra un milione di anni), e a vari protagonisti di fan film e parodie. Ogni Dottore è caratterizzato da un abbigliamento stravagante, a volte alla moda, a volte piacevolmente vintage. La sciarpa lunghissima e il cappellaccio floscio indossati dal Quarto (Tom Baker) sono divenuti un’icona, e altrettanto si può dire dei completi da giocatore di cricket del Quinto (Peter Davison) o degli abiti vittoriani dell’Ottavo (Paul McGann). Quanto al carattere e alle manie, ogni Dottore è diverso dai precedenti: la serie, nel tempo, ha allargato il suo pubblico e si è adattata all’evolversi della società.

Inizialmente Doctor Who doveva essere un programma rivolto ai giovanissimi, quindi il Primo protagonista (William Hartnell) era un vecchietto elegante, enigmatico e un po’ burbero: un nonno. Il successo ha portato la produzione a cercare volti nuovi: il Secondo (Patrick Trougton) e il Terzo (Jon Pertwee); quest’ultimo addirittura si ispirava alle avventure di James Bond e, come la celebre spia, vestiva elegante, non disdegnava lo scontro fisico e usava armi tecnologiche. Il Quarto Dottore ha avuto lunga vita, grazie alla sua carica di simpatia; il Quinto, empatico ed entusiasta della vita, è stato l’eroe più vicino alla mentalità e al comportamento dei terrestri. Con il Sesto (Colin Baker), la serie ha avuto un calo di popolarità; forse il pubblico era divenuto più esigente, stancandosi di effetti speciali artigianali e costumi a basso costo. Il Settimo Dottore (Sylvester McCoy) sarebbe stato un personaggio interessante: un uomo minuto, in apparenza inoffensivo, che invece riesce a manipolare nemici e amici. Purtroppo l’indice di ascolto rimase basso, forse a causa del predecessore, e la serie venne sospesa (1989).

L’Ottavo Dottore è giunto sugli schermi solo parecchi anni dopo, nel 1996, in un film televisivo (sempre intitolato Doctor Who) destinato agli Stati Uniti. Il protagonista è un affascinante dandy vittoriano, tenebroso e fragile, nato da una rigenerazione assai drammatica (si è rianimato in una cella frigorifera dell’obitorio). Le belle atmosfere gotiche e steampunk della pellicola non sono però bastate a lanciare il personaggio oltreoceano. Il Dottore è un eroe con caratteristiche tali da funzionare bene in Europa, e meno bene in USA. Colpa dell’ambientazione originaria, creata dalla BBC e sostenuta dalle idee di svariati autori britannici, e della complessità dei personaggi. In America, fino a non molti anni fa, a eccezione delle soap opera, le serie di successo erano composte da episodi autoconclusivi, non prevedevano vicende articolate nel corso di più puntate, tantomeno una conclusione che mutasse la situazione di partenza. Il pubblico era impreparato a parteggiare per un eroe in evoluzione, potente eppure fallibile, trasgressivo e lontano dalla mentalità puritana. Il Dottore ha un modo di ragionare aperto, da viaggiatore. E ha una sua storia, che si evolve avventura dopo avventura: relazioni che si intrecciano, nemici e alleati che si ripresentano, ricordi del passato che riemergono nitidi e talvolta spiacevoli.

Neppure l’aspetto fisico dei vari Dottori rende facile far scattare i meccanismi di identificazione, oltreoceano: tutti possiedono un fascino sottile, ben diverso dal sex appeal esplicito di certi attori di Hollywood. Fin dalla prima occhiata ricordano poco le persone comuni. E soprattutto, non sono sempre rassicuranti, sorridenti, pronti ad aiutare il prossimo; talvolta anzi, nel loro compito di ripristinare la giustizia, possono anche sbagliare, o vincere ricorrendo a trucchi sporchi, o ancora manipolare quanti stanno loro attorno, seppure a fin di bene. Sono consapevoli che ogni guerra provoca vittime sia tra le fila nemiche che tra quelle amiche, e accettano le perdite con fatalismo.

Anche i loro avversari sono quasi sempre spinti da motivazioni più profonde rispetto al solito e banale desiderio di conquistare la galassia: vendette personali, rancori verso i Signori del Tempo, incomprensioni, diatribe diplomatiche, complotti in regni lontani…

I passeggeri viaggiano insieme al Dottore sul TARDIS sono spesso giovani donne; alcune sono molto attraenti, ma non tutte, il che conferma la maggiore importanza della sceneggiatura e della caratterizzazione rispetto all’appeal estetico degli interpreti. L’eventuale relazione fra il nostro eroe e le sue ‘amiche’ viene a volte suggerita e a volte lasciata all’immaginazione dello spettatore, almeno nelle serie considerate ‘classiche’ dai fan, ovvero quelle fino al 1989.

Un pregio della serie è quello di accennare argomenti maturi con tutta la leggerezza dello humour inglese. Le battute maliziose o pungenti, la satira sociale e politica, trapelano, infilate tra le righe dei copioni: un adulto le coglie, un giovanissimo sorvola e si diverte ugualmente. Un altro punto di forza è la varietà delle avventure: il tema dei viaggi nel tempo consente di portare i nostri eroi praticamente ovunque. Può capitare che il Dottore abbia a che fare con noti personaggi storici, o con la stessa facilità possa entrare in contatto con culture aliene. Il tema della differenza di modi di vivere, ambizioni, culture e credi è affrontato con sorprendente modernità, senza inopportuni antropocentrismi.

POCHI DIFETTI, MOLTI PREGI

In Italia giunsero a inizio anni Ottanta alcuni episodi dei viaggi del Quarto Dottore. Si tratta di poche avventure: Robot, Arca Spaziale, Esperimento Sontaran, La vendetta dei Ciberniani, La sconfitta degli Zigoni, Il pianeta del Male e il bellissimo Le Piramidi di Marte. Per quanto si tratti di puntate tra le meglio riuscite, purtroppo non rendono del tutto giustizia al personaggio, poiché i dialoghi danno per scontati dettagli noti soli ai fan britannici, particolari importanti rivelati nel corso delle precedenti serie: per esempio il funzionamento del TARDIS, la fisiologia dei Signori del Tempo, le loro abilità, le precedenti incarnazioni, nemici e alleati… Un breve riassunto, inserito all’inizio di ogni puntata, ricapitolava gli eventi; con qualche spiegazione in più, avrebbe potuto chiarire parecchi interrogativi e far amare maggiormente il personaggio.

I neofiti hanno potuto apprezzare in modo più compiuto Doctor Who a partire dalla sua ripresa, nel 2005. Dopo una così lunga pausa occorreva infatti fornire delucidazioni ai potenziali nuovi fan. Tre attori si sono succeduti in questa nuova edizione: Christopher Eccleston per una stagione (il Nono Dottore), David Tennant (il Decimo) e l’attuale Matt Smith (l’Undicesimo).

Se qualche appunto può essere rivolto alla saga, è in buona parte da imputare alle ristrettezze di mezzi. Le ultime serie ricorrono alla grafica digitale, che senza troppe spese riesce a dar vita a un  universo variegato e popolato da bizzarre creature; ma le serie classiche non potevano avvalersi dell’aiuto computerizzato, e le loro avventure dovevano prendere spunto… dalle attrezzature disponibili nei capannoni degli studios, dai costumi inutilizzati, dagli avanzi di produzioni ben più ricche. È difficile, in alcune sequenze dei vecchi episodi, ignorare la povertà dei costumi, delle scenografie, degli effetti speciali. Anche se il montaggio compie veri e propri miracoli, la cartapesta fa capolino, insieme a parrucche e abiti degni di un mardi gras o di un allegro gay pride. Ma è poi così importante sfoggiare trucchi all’avanguardia e costumi raffinati?

Nonostante questi limiti, le storie erano coinvolgenti e ricche di creatività, e ben sorrette dalla bravura degli attori. La produzione ha scelto seri professionisti di teatro, gente che sostiene i ritmi massacranti delle realizzazioni televisive e nel contempo continua a calcare i palcoscenici. Proprio l’abilità recitativa ha permesso l’edizione di audiolibri, affidati alle coinvolgenti voci di questi attori, che narrano avventure originali, mai trasposte per il piccolo schermo.

Oggi il Dottore, tornato nella sua undicesima incarnazione, viene trasmesso sui canali satellitari italiani e sta conquistando un suo pubblico: se anni fa era un telefilm per nerd anglofili, oggi il parco dei suoi fan si è ampliato. Sono nati siti web dedicati alla serie attuale, mentre vecchi episodi delle origini sono stati restaurati e proposti in DVD con tanto di sottotitoli. Sono stati realizzati anche nuovi telefilm partendo da personaggi secondari, come Sarah Jane Smith e il team Torchwood, e si sussurra che Neil Gaiman metterà penna nelle prossime sceneggiature. Che dire, se non God save the Doctor?