Doppia immagine nello spazio
Lo specchio. Ogni immagine che ne viene riflessa, anche se apparentemente uguale, risulta distorta: la parte destra diventa la sinistra e la realtà si trasforma in realtà illusoria, in un mondo rovesciato. Ma quale dei due mondi è davvero rovesciato, quello che vediamo nello specchio o il nostro? Chi sono veramente gli abitanti della realtà che si trova dall’altra parte dello specchio? Chi è quell’individuo a noi gemello, colui che guardiamo negli occhi tutte le mattine quando ci radiamo o ci laviamo i denti? Potrebbe essere qualcosa di più rispetto a una semplice immagine di noi stessi? E se fossimo noi a vivere dalla parte sbagliata dello specchio, se fossimo noi l’immagine riflessa di un’altra realtà? Quante volte questo pensiero si è affacciato alla mia mente. Lo specchio mi ha sempre lasciato una strana sensazione di inquietudine: c’è qualcosa che non capisco e che quasi ho paura a capire.
Questa idea perturbante, la possibile esistenza di un ‘doppio’, di una versione speculare di noi e del nostro mondo, è stata spesso proposta in trame fantastiche, magari partendo da spunti più o meno ‘scientifici’…
Si ritiene che il nostro Sistema Solare sia stato ormai perfettamente mappato. Conosciamo tutti i pianeti e tutti i loro maggiori satelliti. Forse non abbiamo ancora chiarito se Plutone sia ‘tecnicamente’ un pianeta o solo un grosso sasso, ma perlomeno fino a Nettuno ci siamo. Le conferme ci sono arrivate da decenni di sonde spaziali mandate a raccogliere immagini per poi perdersi nello spazio infinito. Ma… se invece ci sbagliassimo? Immaginate che vi sia un corpo celeste sulla nostra stessa orbita attorno al Sole, e che posizione e moto siano tali da mantenere questo corpo sempre agli ‘antipodi’ rispetto alla Terra, con il Sole perennemente in mezzo a celarne la vista dal nostro pianeta. Teoria affascinante, no? Ingenua dal punto di vista fisico ma comunque affascinante!
Ricordo che qualcuno me ne parlò molti anni fa, quando ero ancora un bambino. Chi me la riferì disse che aveva sentito questa storia da qualcun altro che a sua volta l’aveva sentita da qualcun altro. Ci misi vent’anni per scoprire (quella che ora ho capito essere) la fonte di tale teoria: non è altro che la trama di un vecchio film di Fantascienza del 1969 intitolato Journey to the far side of the Sun, conosciuto anche come Doppelgänger e distribuito in Italia con il curioso titolo di Doppia immagine nello spazio. Scritto e prodotto da Gerry e Sylvia Anderson, due vere pietre miliari della Fantascienza, il film fu diretto da tale Robert Parrish, un onesto mestierante che sarà ricordato (ma anche no) per una manciata di B-movie, il più famoso dei quali è Lo sperone insanguinato, un western del 1958 interpretato da un giovanissimo John Cassavetes. Fu invece la carriera di montatore che donò a Parrish le maggiori soddisfazioni: addirittura un Premio Oscar nel 1947 e una candidatura nel 1949.
“Ero convinto che l’idea fosse davvero interessante” racconta in un’intervista Roy Thinnes, che nel film interpreta la parte del protagonista, il colonnello Ross. “Sebbene oggi, grazie ai nostri progressi nelle esplorazioni spaziali, sappiamo che non c’è nessun pianeta dalla parte opposta del Sole, a quei tempi l’idea era perfettamente concepibile e, devo ammetterlo, mi faceva venire i brividi.”
Il film racconta della scoperta di un nuovo pianeta nel Sistema Solare, rimasto invisibile a noi per i motivi suddetti. Il ‘Consiglio Europeo per le Esplorazioni Spaziali’ suggerisce l’esplorazione del pianeta, ma nessun governo, né in Europa né in America, è disposto a finanziare il viaggio. Il rischio è quello di farsi battere sul tempo dagli storici rivali, i sovietici, quasi certamente a un passo dalla medesima scoperta.
La prima metà del film si dilunga parecchio su queste vicende di – chiamiamola così – politica internazionale, rendendo la visione decisamente pesante. Questo a mio parere è il grosso handicap di ‘Doppia Immagine’. Quei pochi spettatori che saranno ancora svegli dopo la prima mezz’ora verranno tuttavia ampiamente ricompensati. Il colonnello Glenn Ross, un esperto astronauta americano (il primo a mettere piede su Marte), riesce infine a partire in compagnia di un astrofisico inglese, John Kane (personaggio tutto sommato di secondo piano, al quale la storia riserverà una prematura quanto stupida morte).
Oggi fanno davvero sorridere le grossolane esagerazioni, tipiche della Fantascienza anni Sessanta, che caratterizzano il film. Un esempio su tutti è la pretesa di poter andare e tornare in sole 6 settimane. Con la tecnologia attuale una simile impresa richiederebbe almeno un paio di anni. Ma questa è Fantascienza, non dimentichiamolo: una navicella in grado di spostarsi alla velocità della luce potrebbe completare il tutto in una mezz’oretta al massimo (il Sole dista da noi 8m20sec/luce). Quindi, dopo una ventina di giorni di stasi criogenica (non proprio, ma qualcosa del genere), i nostri astronauti giungono come previsto in prossimità del pianeta.
Da questo momento in avanti il film supererà la soglia della mediocrità, riuscendo a sviluppare una trama che lo consegnerà meritatamente all’olimpo dei capolavori. Il nuovo pianeta sembra essere identico alla Terra in tutto e per tutto, cose e persone. Ross verrà ricevuto dagli stessi individui che avevano salutato l’inizio della sua impresa solo tre settimane prima, dai quali verrà accusato di aver abbandonato la missione e invertito la rotta. Ma stranamente il sistema di navigazione di bordo non ha registrato alcuna anomalia. Ben presto l’orribile ipotesi si fa largo nella mente di Ross: il pianeta misterioso non è altro che un duplicato esatto della Terra. Le persone che vi abitano sono un duplicato esatto della gente della Terra. Lui stesso, o meglio il suo doppio, è partito da qui tre settimane prima e ora si trova sulla sua Terra, con i suoi amici e la sua famiglia, probabilmente smarrito e confuso quanto lui. Ma l’incubo non finisce qui. Ross si accorge che le scritte, gli orologi e altri oggetti sono al contrario e che per vederli come è abituato deve porli davanti a uno specchio. In poche parole scoprirà un mondo letteralmente alla rovescia. Un mondo dove nessuno crede alle sue deliranti affermazioni. Un mondo apparentemente normale che diverrà ai suoi occhi di giorno in giorno più ostile. Si potrebbero azzardare analogie con altri classici quali Essi vivono o L’invasione degli ultracorpi, ma forse l’accostamento sarebbe un po’ forzato.
Un mondo alla rovescia, dunque, esattamente come quello che osserviamo con indifferenza nello specchio di fronte a noi. Quando Ross guarda al di là dello specchio se stesso e le cose che lo circondano, rivede il mondo che gli apparteneva, il mondo dove la destra è la destra e la sinistra è la sinistra. E quell’uomo che sembra ricambiare il suo sguardo, quel volto che esprime il suo stesso disagio, le sue stesse perplessità, la sua stessa malinconia: sta veramente guardando negli occhi colui che adesso abita nella sua casa, si lava i denti nel suo bagno, dorme nel suo letto, fa l’amore con sua moglie…?
Film raccomandatissimo, per amanti della Fantascienza e non.