Dust & Decay

Dust & Decay

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Anteprima testo

Prima parte: In viaggio

1

Benny Imura era sorpreso dall’idea di dover leggere l’Apocalisse a casa.

– Perché dobbiamo studiare ‘sta roba? – chiese. – Sappiamo già quello che è successo. Le persone sono diventate zombie, gli zombie si sono messi a mangiare altre persone e quelli che muoiono si rianimano come zom. Quindi la morale della favola è: cerchiamo di non morire.

Dall’altra parte del tavolo della cucina, suo fratello Tom lo fissava con uno sguardo in tralice. – Stai cercando deliberatamente di fare l’idiota o è un dono naturale?

– Dico sul serio. Sappiamo quello che è successo.

– Davvero? Allora perché hai passato quasi tutta l’estate a lamentarti che quelli della mia età non hanno mai spiegato a quelli della tua età la verità sui morti viventi?

– Se ce la raccontate è un conto. Le verifiche e i test sono un’altra roba.

– Come se foste in grado di ricordarvi tutto quello che vi raccontiamo.

Benny alzò un sopracciglio con fare misterioso e si batté la tempia con un dito. – Ho tutto qui in ordine nel grande magazzino della conoscenza.

– Okay, genio, com’è iniziato questo casino?

– Questa è facile – rispose Benny. – Non lo sa nessuno.

– Quali sono le principali teorie?

Benny prese con la forchetta un pezzo di patata imburrata, se la mise in bocca e iniziò a masticare rumorosamente. – Radiazioni, virus, armi biochimiche, rifiuti tossici, vampate solari, l’opera di Dio.

Lo disse tutto insieme, con la bocca piena, senza fare pause tra le parole.

Tom sorseggiò il suo tè, non ribatté nulla e rivolse a Benny uno dei suoi sguardi severi.

Benny sospirò e ingoiò il boccone. – Okay – disse. – All’inizio si pensò a una radiazione proveniente da un satellite.

– Da una sonda spaziale – lo corresse Tom.

– Quello che è. Ma questa teoria non ha senso perché un satellite…

– Sonda spaziale.

– … non avrebbe potuto trasportare abbastanza materiale radioattivo da diffonderlo in tutto il mondo.

– Si pensa.

– Certo – concesse Benny, – ma alla lezione di scienze ci hanno detto che se anche uno degli impianti nucleari avesse fatto uno di quei… come diavolo si chiamano…

– Fusione.

– … non ci sarebbero state radiazioni sufficienti a danneggiare l’intero pianeta, anche se una di quelle centrali contiene più materiale radioattivo di un satellite.

Tom sospirò e Benny sorrise.

– Quali conclusioni possiamo trarre, quindi?

– Il mondo non è stato distrutto da alieni zombie radioattivi.

– Probabilmente non è stato distrutto da alieni zombie radioattivi – lo corresse Tom. – E per quanto riguarda il virus?

Benny tagliò un pezzetto di pollo e lo mangiò. Tom cucinava bene e questo era uno dei suoi piatti migliori. Patate e pollo alla griglia con funghi e mandorle.

– Il papà di Chong dice che un virus ha bisogno di un ambiente vivo per sopravvivere, e gli zom non sono vivi. Dice che forse sono stati i batteri o i funghi a mantenere in vita il virus.

– Sai cos’è un batterio?

– Certo… è una roba tipo un insetto, che ti fa ammalare.

– Santo cielo, adoro quando mi mostri l’enormità del tuo sapere. Mi fa sentire orgoglioso di essere tuo fratello.

– Vaffan…

– Modera le parole.

Mugugnarono entrambi.

Erano ormai sette mesi da quando l’avversione e la sfiducia che aveva provato per tutta la vita nei confronti di Tom si erano trasformati in affetto e rispetto. Il processo era incominciato l’estate precedente, appena dopo il quindicesimo compleanno di Benny. In un certo senso Benny sapeva di volergli bene, ma poiché Tom era suo fratello e vivevano ancora nel mondo reale, la possibilità che Benny ammettesse di amarlo davvero erano disperse tra i vari “non se ne parla” e “levati dalle palle che mi viene da vomitare”.

Non ebbe paura dell’amore quando si trattò di qualcuno adatto a questa parola, l’orgogliosa ragazzina con i capelli rossi e le lentiggini, Nix Riley. Benny avrebbe voluto dirle quella parola, prima o poi, perché anche lei ci pensasse, ma non l’aveva ancora fatto.

Appena dopo la grande battaglia, quando Benny aveva provato a entrare in argomento, Nix l’aveva minacciato di botte, se l’avesse pronunciata. Benny si era zittito all’istante, comprendendo che quello era un momento inopportuno. Charlie-occhio di vetro Matthias e Motor City Hammer avevano ucciso la mamma di Nix e i folli eventi successivi avevano impedito a Nix di reagire come avrebbe dovuto. E piangere per la perdita.

Quei giorni erano stati un insieme di orrore, disperazione e tempeste sporadiche di felicità. Le emozioni che aveva provato non sembravano appartenere allo stesso mondo in cui aveva vissuto fino a quel momento e lui non era più stato la stessa persona.

Benny aveva deciso di dare a Nix il tempo di elaborare il lutto. E così aveva fatto anche per se stesso.

La signora Riley era una grande donna. Dolce, divertente, gentile e sempre un po’ malinconica. Come tutti, a Mountainside, Jessie Riley aveva sofferto perdite terribili durante la Prima Notte: il marito e i due figli.

– Tutti hanno perso qualcuno – gli ricordava sempre Chong.

Anche se erano molto piccoli, Benny e Chong erano gli unici, nel gruppo di amici, a ricordare quella notte.

Chong ricordava solo grida, ma Benny poteva rivedere tutto con estrema chiarezza. Sua madre che lo passava dalla finestra del primo piano a Tom – che era un giovane ventenne cadetto all’accademia di polizia – e poi quella cosa pallida e ciondolante che era stato papà, che usciva dall’ombra e spingeva via la mamma. E poi Tom che scappava, il battito del suo cuore che martellava come un tamburo nel petto, al quale teneva stretto il piccolo Benny che urlava e si divincolava.

Fino all’anno scorso i ricordi della Prima Notte per Benny erano stati ambigui. Per tutta la vita aveva creduto che Tom fosse semplicemente scappato. Che non avesse nemmeno provato ad aiutare la mamma. Che fosse un codardo.

Ora Benny sapeva che le cose erano diverse. Aveva conosciuto i tormenti che Tom aveva dovuto sopportare per salvarlo. E sapeva che quando la mamma lo aveva passato dalla finestra, era stata già morsa. Era già persa. Tom aveva fatto l’unica cosa che poteva fare. Si era messo a correre, e scappando aveva dato valore al sacrificio della mamma e aveva salvato entrambi.

Ora Benny aveva quindici anni e mezzo, e la Prima Notte era accaduta un milione di anni prima.

Il mondo non era più come lo aveva conosciuto. Con la Prima Notte il mondo era morto. I morti tornavano in vita e i vivi morivano. Le città erano state incenerite dall’esercito nel tentativo inutile di fermare gli zom. Gli impulsi elettromagnetici rilasciati dalle armi nucleari avevano fatto fuori tutti gli impianti elettrici. I macchinari avevano smesso di funzionare, e presto anche l’intero paese. A est della piccola città di Mountainside c’era il grande regno di Rot & Ruin. Qualche altra cittadina era distribuita ai piedi delle colline della Sierra Nevada, a nord e a sud della casa di Benny, ma il resto del mondo era stato come consumato.

O… no?

Durante l’avventura fra le montagne, a est della città, Benny e Nix avevano visto qualcosa di strano e inspiegabile, che avrebbe potuto cambiare il mondo, proprio come aveva fatto la piaga degli zombie.

In alto, molto in alto, nel cielo, volava qualcosa che Benny aveva visto solo in qualche vecchio libro.

Un jet.

Un jumbo jet lucente che veniva da est e che aveva fatto un lento cerchio intorno alle montagne e poi era tornato da dove era venuto. Da allora Benny e Nix contavano i giorni che mancavano alla loro partenza da Mountainside per trovare il posto dal quale veniva l’aereo.

Sul calendario appeso al muro della porta sul retro, c’erano delle X nere sui primi dieci giorni del mese. C’erano sette giorni senza segni e poi un cerchio rosso sul sabato successivo. 17 aprile, una settimana da oggi. La parola VIAGGIO era scritta in maiuscolo sotto la data.

Tom era convinto che l’aereo stesse volando nella direzione del Yosemite National Park, che si trovava a est della città.

Benny e Nix avevano implorato per mesi quel viaggio, ma a mano a mano che la data si avvicinava, Benny non era più tanto sicuro di volerlo. Nix, invece, era assolutamente determinata.

– Terra chiama Benny Imura.

Benny sbatté le palpebre e…

Dust & Decay - Copertina

Tit. originale: Dust & Decay

Anno: 2011

Autore: Jonathan Maberry

Ciclo: Benny Imura #2

Edizione: Delos Books (anno 2012) Collana “Odissea Zombie” #4

Traduzione: Delia Mazzocchi

Pagine: 312

ISBN-13: 9788865302668

Dalla copertina | Sono trascorsi sei mesi dalla terribile battaglia contro Charlie-occhio di vetro e Motor City Hammer, nelle infestate terre di Rot & Ruin; sei mesi da quando Benny Imura e Nix hanno visto qualcosa sorvolare i cieli. Qualcosa che ha cambiato per sempre la loro vita. Ora, dopo mesi di rigorosi allenamenti impartiti dal grande cacciatore di zombie Tom Imura, Benny e Nix sono pronti per lasciare Mountainside in cerca di un futuro migliore. Lilah, la Lost Girl, e il miglior amico di Benny, Lou Chong, andranno con loro. Il viaggio si prospetta interessante. Ma pochi istanti dopo aver superato i cancelli del fortilizio, la compagnia si rende conto che qualcosa di inquietante aleggia tra i boschi: non solo zombie, ma anche animali selvaggi mai visti prima, uomini deliranti, falsi profeti e… ciò che resta degli orrori di Gameland, dove gli adolescenti sono spinti a battersi per la propria vita in perversi giochi di sopravvivenza. E peggio che mai, può quel diavolo di Charlie-occhio di vetro essere ancora vivo? A Rot & Ruin ogni cosa può ucciderti. E non tutti, nella piccola compagnia, riusciranno a sopravvivere…

#1 – Rot & Ruin

#2 – Dust & Decay

#3 – Flesh & Bone