Flowers
Non mi capita spesso di acquistare un manga d’istinto, solo per la bellezza dei disegni dopo averlo velocemente sfogliato in fumetteria, e di capirci molto poco durante la lettura. Acquisto sbagliato dunque? No, per nulla. Quei disegni che mi hanno così immediatamente intrigato, hanno poi mantenuto la promessa: per i miei occhi e il mio (variegato e confuso, lo so) senso estetico, Flowers è un gioiellino.
L’autore di questo “seinen a forti tinte horror” – come lo pubblicizza l’Editore – è Saki Okuse, che concepisce un volume unico composto da 5 episodi autoconclusivi ma anche, in qualche oscuro modo, concatenati gli uni agli altri.
I 5 racconti (Reset, Candy, Sky, Fellatio e One) sono ambientati in un mondo permeato di violenza, abusi sessuali, bambole viventi, gender bender, squallore, morte e un insopportabile, apocalittico senso di decadimento e di completa assenza di speranza. A ben pensarci, quindi, potrebbe essere proprio il nostro mondo.
I disegni, come dicevo splendidi, contribuiscono in massima parte a comunicare quel senso di opprimente soffocamento e disperazione. A cominciare proprio dalla bella copertina: un volto di ragazza, due enormi occhi che ti guardano, proprio te, dritti in faccia; occhi freddi, ambigui, che sembra ti prendano qualcosa, invece di esprimere qualcosa… I personaggi, i cui sentimenti sono difficilmente classificabili – tranne per una comune, fortissima pulsione di morte che l’autore riesce a trasmettere tanto da farla insinuare sotto la pelle di chi legge –, hanno tutti quegli occhi, perennemente fissi e sbarrati, e in più d’un caso si fatica a capire se si parli di persone o di automi (sessuali).
Il primo racconto, Reset, sembra iniziare in media res, come se chi legge dovesse essere già a conoscenza del contesto, di un ‘qualcosa’ di losco, marcio. La protagonista, Fuyu, una giovane donna dallo sguardo crudele e affranto, sta scappando con un amico. La sua fuga è costellata di violenza, omicidio, sesso. Non ho compreso altro della storia.
A seguire Candy, che esordisce con il metallico rimbalzo di un proiettile. Protagonisti di questo stranissimo racconto sono l’efebico Neiru (forse il cognome è Matsubara, ma non ci giurerei) e una sex-doll (“Il manichino, lo scarto industriale, era una puttana”). O magari è una persona? Forse non c’è molto da capire, forse è solo un racconto delirante di prostituzione, sesso violento e morte.
E alla fine di Candy riappare anche…
…Che ricompare di nuovo (o forse le somiglia soltanto?) in Sky, il terzo episodio. Madre e figlia prostitute, domande-koan da yakuza, sesso subìto (o voluto?), fantasmi e litri di sangue che però a quanto pare qui non è sinonimo di morte… Tutti muoiono in questo manga, ma non muore mai nessuno… Che diavolo significa?
E perché il quarto episodio s’intitola Fellatio, quando la fellatio, terribile, appare nell’episodio precedente? Non capisco, ma mi godo il senso di straniamento e l’orrore che queste strane storie mi procurano; non mi faccio troppe domande, rileggo l’intero volumetto due, tre volte, ma non capisco molto più di quanto ho ‘capito’ alla prima lettura. Eppure continuo a trovare questo manga così bello!
In Fellatio torna Fuyu e torna anche Neiru, e parecchie pistole disegnate iperrealisticamente, minacciose e spesso puntate direttamente contro di me che sto leggendo. Comincio a intuire, e così mi basta per ora, un collegamento temporale – non necessariamente lineare – tra i racconti.
L’ultimo titolo è One, dove ritroviamo tutte e tutti (ma non per questo le/li conosciamo meglio), oltre a malattia, altro sesso, pistole, forse un figlio, travestiti, bondage, chi-non-è-quel-che-sembra… E il manga è finito e lascia dentro una sensazione di sporcizia. Dicessi che è del tutto spiacevole, mentirei.
I disegni sono di tipo realistico per quanto riguarda le persone, con qualche ovvia e sacrosanta concessione a noti stereotipi, funzionali comunque all’atmosfera. Alcune tavole sono piene di macchie nere (molto sangue…) e la cupezza è resa anche dall’alternanza tra bianchi e neri; presenti anche tanti grigi e retini. Le persone – e le bambole, qualunque ‘cosa’ esse siano – hanno tutte un aspetto potente, iconico e magnifico, anche nella loro eventuale ‘bruttezza’. La natura è (poco) presente con alcuni degli scenari più lividi e corrotti che abbia visto recentemente.
Evidentemente non è un manga consigliabile a chiunque (eviterei, tra l’altro, che finisse in mano a bambini/e, ci sono parecchie scene di sesso esplicito e non propriamente ‘sereno’) anche se la copertina, molto accattivante con quei grandi occhioni viola, può dare adito a errate classificazioni.
Buona lettura.
Si ringrazia Fumetti di Carta