Sanshiro Tsuwabuki avrebbe fatto volentieri a meno di diventare un pilota da combattimento, anche se non si è mai sottratto a tale dovere una volta conosciuta l’entità della minaccia che incombeva sulla Terra. Fan Li e Yamagatake sarebbero stati stelle dello sport nei loro rispettivi Paesi; Bunta avrebbe distrutto ogni record d’immersione subacquea e sarebbe stato l’autore di chissà quanti documentari sottomarini…
Tutti i membri dell’equipaggio agli ordini del dottor Daimonji avrebbero avuto, ciascuno, la propria vita. Forse, non sarebbe nemmeno capitata loro l’occasione di incontrarsi e conoscersi. Invece, alla TOEI avevano le idee chiare, e per i protagonisti di Gaiking – Il Robot Guerriero tutto era già stato pianificato. Dall’esperienza maturata con le serie robotiche classiche (ovvero, quelle create e sviluppate da GO NAGAI) nasce la grande avventura del Drago Spaziale e del suo valoroso equipaggio.
Una civiltà aliena, tecnologicamente avanzatissima, vive su un pianeta, Zela, prossimo alla catastrofe dovuta alla trasformazione della sua stella in un buco nero. Per offrire al suo popolo una possibilità di sopravvivenza, l’Imperatore robot Darius, massima espressione del progresso scientifico raggiunto su Zela, decide l’invasione della Terra e lo sterminio del genere umano.
Sul nostro pianeta, c’è però chi ha previsto un’azione offensiva proveniente dal cosmo e ha già predisposto uomini e mezzi. Nel secondo dopoguerra, infatti, i Governi di tutto il mondo, riunitisi a Houston per discutere su simili eventualità, hanno affidato allo scienziato giapponese Daimonji l’incarico di realizzare una macchina da combattimento avanzata capace di operare sia sulla Terra che nello spazio.
Nel 1971 le idee di Daimonji prendono forma: il 15 marzo terminano i lavori di costruzione del “Daiku Maryu”, il grande drago robot, una gigantesca fortezza volante realizzata mutuando dalla figura mitologica più famosa della cultura orientale (appunto, il drago) l’aspetto e lo spirito guerriero. Negli ambienti al suo interno troveranno posto Daimonji ed il suo equipaggio, oltre ad altre 4 macchine da impiegare in battaglia: il Gaiking, un robot antropomorfo che costituisce l’arma principale di cui dispone il Drago Spaziale, e il Nesser, il Buzzler e lo Skyler, ovvero tre veicoli di ricognizione e supporto in ambienti rispettivamente marino, terrestre (sotterraneo), ed aereo.
Il resto è storia, nel senso che la serie, dal titolo originale Daiku Maryu Gaiking, nasce dagli stessi presupposti di altre opere robotiche (la difesa della Terra e dell’umanità dalla minaccia di estinzione portata da nemici terrestri o alieni) e si sviluppa – per 44 episodi – nel pieno rispetto dei canoni artistici previsti per l’animazione robotica seriale, così com’era concepita a partire da Mazinga Z in poi. Questo esame, tuttavia, sebbene coerente con le caratteristiche principali dell’opera, non rende piena giustizia a quelli che sono i punti di forza di una serie che, nonostante non costituisca un punto di svolta nel suo genere, ha saputo mantenere una propria peculiare identità nel panorama non troppo eterogeneo delle produzioni analoghe nate nello stesso periodo.
Di queste, la caratteristica principale, nonché il terreno più fertile per la fantasia degli autori, è il mecha design. Gaiking appartiene alla categoria dei robot componibili, alla pari di Jeeg e Getter Robot, con i quali condivide una definizione strutturale morbida e semplice, anche dal punto di vista meccanico. Indubbiamente, la sua caratteristica estetica più rilevante sono le lunghe corna che, prima della procedura di aggancio con cui le tre parti componenti vanno a formare il robot, appartengono alla testa del Drago Spaziale. Questa è la prima, fondamentale discriminante tra Daiku Maryu Gaiking e le altre serie robotiche dell’epoca. In esse, i paladini del Bene (leggasi: i difensori della Terra) hanno fatto sempre riferimento ad un luogo nel quale erano concentrate le risorse scientifiche, umane e materiali necessarie alla protezione del pianeta. A tale luogo corrispondeva una struttura scientifica, tipicamente un laboratorio di ricerca, nel quale venivano pianificate e coordinate tutte le azioni intraprese dalla resistenza terrestre, prima, durante e dopo la battaglia. In “Gaiking”, tutti gli strumenti impiegati nella conduzione della guerra contro l’esercito d’invasione agli ordini di Darius e dei suoi quattro Generali, chiamato l’Armata dell’Orrore Nero, si trovano a bordo del Drago Spaziale, che diventa una base mobile capace di operare in qualunque punto della Terra e svincola questa serie da una localizzazione forzata.
Sempre all’interno del Drago Spaziale si trova l’aspetto migliore e originale di questa serie: il gruppo. Diversamente dagli altri anime robotici di quel periodo, dove di norma l’unico vero protagonista/combattente è il pilota del robot (o i piloti, se sono più di uno), in Daiku Maryu Gaiking il protagonista è un affiatato equipaggio, guidato dall’esperienza e dalla scienza di un grande leader. L’origine di ogni singolo componente e il suo background personale sono solo informazioni a complemento della grandezza del team.
Anche nella caratterizzazione dei personaggi esistono poi alcune varianti rispetto ai precedenti cliché.
Daimonji, per esempio, è uno scienziato che, assieme a Sakon, è stato scelto democraticamente dai suoi colleghi di tutto il mondo per organizzare la difesa del pianeta. Gli uomini ai suoi ordini sono, come lui, nati estranei al destino che li vedrà vivere e combattere fianco a fianco. Sanshiro stesso, il pilota del robot, nonostante venga presentato come un superuomo, più che un “predestinato” con superpoteri pare una persona normale alle prese con i propri limiti ancor prima che con i nemici della Terra. All’inizio molla tutto e se ne torna a casa; nell’episodio 15 si arrende a Junker, che lo grazia e gli concede cavallerescamente un’altra possibilità; in varie altre occasioni viene salvato solo da un aiuto esterno… I suoi superpoteri, poi, compaiono nell’episodio 2, dopodiché non se ne sente più parlare.
Qualche novità viene introdotta anche in campo nemico, tra la popolazione soggetta all’autorità di Darius, dove la cultura millenaria da cui l’Imperatore stesso è nato emerge con prepotenza, all’inizio (episodio 3) e al termine della serie, per affermare la propria estraneità alla guerra di sterminio ormai giunta al suo apice. Tra i civili sul punto di abbandonare il pianeta morente, i più si rifiutano di seguire il tiranno nella migrazione armata verso la Terra. Si affidano anzi a mezzi di fortuna per guadagnare la sopravvivenza pochi istanti prima che il buco nero porti a compimento il terribile destino di Zela, lasciando Darius e la sua Armata da soli alla vigilia della loro sconfitta (episodio 44) per ricostruire altrove la propria storia con la stessa nobiltà d’intenti con cui era stata scritta prima delle ambizioni omicide dell’Imperatore robot.
A partire dalla dolorosissima vicenda dell’Unità 803 fino all’epica battaglia sul Monte Fuji che conclude la serie, Daiku Maryu Gaiking si articola tra momenti di intenso dramma (come le vicende di Erica, del professor Stein e del dottor San, episodi 21, 31 e 18, rispettivamente), parentesi di struggente nostalgia (come l’episodio 35 in cui Sanshiro si separerà definitivamente dalla sua vita di atleta, la triste vicenda di Chan Mei raccontata nell’episodio 39, o la storia del Capitano Yamanaka, episodio 27), situazioni ad alta tensione e fortemente suggestive (le battaglie contro la Double Eagle ed il mostro nero Gorgon, episodi 31 e 26), e momenti di minore impegno emotivo, dal sapore indubbiamente comico, come tutte le avventure di cui sono protagonisti Yamagatake e Hachiro (episodio 5 su tutti).
Inoltre, l’orizzonte della serie si amplia uscendo dai limiti geografici dell’arcipelago del Sol Levante, sebbene lì sia localizzata la base logistica del Drago Spaziale, nel sottosuolo del promontorio di Omaezaki (prefettura di Shizuoka) sul quale si erge l’omonimo faro. Le esperienze vissute nei vari episodi, avvengono in diversi luoghi del globo, dallo Yucatan ad Hong Kong, dal lago di Lochness all’Antartide, conferendo all’operato del Drago Spaziale e del suo equipaggio una valenza mondiale, così come del tutto planetaria appare la minaccia rappresentata da Darius e dai suoi mostri meccanici, disseminati e pronti ad entrare in azione nei punti più disparati della Terra. Anche questo risulta in netta contrapposizione con serie robotiche precedenti, nelle quali il Giappone manteneva un ruolo centrale nelle strategie di attacco dei nemici dell’umanità, e quindi anche in quelle di chi la difendeva. A dar manforte a questo orientamento cosmopolita della serie è anche la composizione etnica dell’equipaggio imbarcato sul Drago Spaziale, che non proviene solo dal Giappone (Daimonji, Sanshiro, Bunta, Hachiro, Yamagatake, Sakon), ma annovera anche un cinese (Fan Li), un americano (Pete) ed un’aliena (Midori).
Inoltre, nessuno dei protagonisti è una mera presenza scenica incaricata di intrattenere il pubblico a margine delle battaglie: in altre parole, nessuno dei personaggi di Daiku Maryu Gaiking corrisponde al lato comico della serie, e solo a quello. È altresì indubbio che Yamagatake e Hachiro siano le star dei momenti di maggiore ilarità, ma il loro ruolo è ben altro: nel primo caso, Yamagatake è un’insostituibile spalla sia per Sanshiro che per gli altri colleghi, responsabile delle operazioni di supporto a terra con il Buzzler, nonostante le situazioni “alternative” nelle quali spesso finisce per il suo carattere focoso. Per quanto riguarda Hachiro, basta dire che non è abbastanza grande per potergli assegnare un ruolo ben preciso, ed è troppo piccolo per essere ridicolo.
Comunque, non sarebbe onesto dimenticare i lati negativi dell’avventura vissuta dal Robot Guerriero, primo fra tutti il mecha design (spesso molto approssimativo) dei mostri neri, ovvero le macchine inviate da Darius contro la Terra. Si tratta quasi sempre di mostri riconducibili a figure animali – a parte le eccezioni come il Re Serpente (episodio 6) e Niokon (episodio 29) – per molti dei quali le capacità offensive sono prossime al nulla e riducono ad una pura formalità gli scontri con il Drago Spaziale e il Gaiking (da questo punto di vista, un caso esemplare è quello del mostro nero Spideros, episodio 28). Ben altra cosa le battaglie contro il mostro Gorgon e la Double Eagle, l’Aquila Bicefala progettata dal professor Stein, ma la lista dei duelli migliori finisce qui. Ed anche quella dei limiti più evidenti di questa serie, al di là dei quali Daiku Maryu Gaiking si presenta come una delle tante (ma in questo caso con le originalità evidenziate) varianti alla sceneggiatura già scritta nel 1972 per il primo Mazinga, della quale condivide contenuti, modi e tempi artistici, contribuendo a consacrare un genere, quello robotico, diventato ben presto uno dei più affascinanti e seguiti.