Giorgia Vecchini

Giorgiacosplay – Intervista a Giorgia Vecchini

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La passione per fumetti, serie animate, videogame, film e ambientazioni fantasy e fantascientifiche può manifestarsi in svariate forme e modalità: una di queste è il “cosplay”.

Coniugando attività creative e artistiche, spirito di osservazione, voglia di divertimento e un pizzico di esibizionismo, il cosplay si è diffuso nel nostro Paese anche grazie al crescente utilizzo di Internet, riscuotendo successo soprattutto tra i giovani. Sono molti i siti, i blog e le community che si popolano di fotografie di ragazzi e ragazze nei panni dei personaggi che più amano.

Dai manga, ai film, ai giochi di ruolo, le fonti di ispirazione sono illimitate. Da esse si parte per la scelta del soggetto, a cui segue poi la realizzazione del costume, del trucco, degli accessori… Un minuzioso lavoro artigianale che precede la fase prettamente ludica e artistica: l’esibizione in qualche evento importante, come fiere e convegni oppure vere e proprie gare organizzate al fine di eleggere il miglior cosplay, dove giurie di esperti sono chiamati a valutare le interpretazioni, a premiare la somiglianza con i personaggi, resa attraverso gli abiti, il make-up, la gestualità, le sfumature.

All’estero questi contest sono praticati da molti anni, ma non pensiate che la vittoria sia appannaggio di soli cosplayer stranieri: oggi molti appassionati italiani vantano capacità di ottimo livello.

Proprio per contribuire alla visibilità del fenomeno cosplay, oggi intervistiamo per voi Giorgia Vecchini, in arte Giorgia Cosplay, vincitrice di numerosi concorsi tra i quali spicca il World Cosplay Summit del 2005 (svoltosi a Nagoya in Giappone), uno dei più importanti del “settore”.

Originaria della provincia di Verona, appassionata di manga e anime già dall’infanzia, forte di uno spirito poliedrico e dinamico che la rende attiva in svariati progetti sia in Italia che all’esterno, Giorgia pratica il cosplay dal 1997 ed è certamente una della più affermate e affascinanti cosplayer nostrane; cura inoltre un proprio spazio virtuale su www.giorgiacosplay.com – vero e proprio riferimento per gli amanti del cosplay – attorno al quale ha saputo creare un’ampia community di appassionati e sostenitori.

Intervista

LEONARDO COLOMBI | Spesso accenni al tuo primo cosplay riferendoti al costume di Heidi, indossato all’età di 2 anni: qual è stata invece la tua successiva esperienza e cosa ti ha spinto definitivamente verso il mondo del cosplay?

GIORGIA VECCHINI | Il mio primo costume, quello di Sailor Mars, risale al lontano 1997. Eravamo davvero in pochi, allora, a girare per le fiere nei panni dei nostri personaggi preferiti, e nemmeno sapevamo che questo hobby fosse già stato codificato come “cosplay” e che in Giappone, sua patria d’origine, fosse una pratica dilagante già a partire dai primi anni Novanta. In realtà, siccome al Lucca Comics, la manifestazione di fumetti e animazione per eccellenza, era pratica usuale per i ragazzi dediti ai vari giochi di ruolo vestirsi come i loro personaggi, anche noi amanti dell’animazione e dei manga pian piano abbiamo iniziato a presentarci con i nostri personalissimi costumi, in cosplay appunto. Quello che era nato per essere un approccio divertente con cui girare assieme ad altri amici per queste convention è diventato col passare del tempo uno dei miei hobby principali, considerando che oramai non mi limito solo a presenziare alle fiere, ma spesso collaboro nell’organizzazione e nella conduzione dei contest.

LC | Come scegli i personaggi da realizzare in cosplay? Adotti un criterio particolare, effettui sondaggi tra i tuoi fan, ti vengono richiesti o consigliati?

GV | Inizialmente archivio in un faldone dal titolo “Projects” tutti i personaggi che mi hanno particolarmente colpito, quelli che trovo accattivanti (attualmente, tanto per rendere l’idea, il faldone ne conta più di una cinquantina).

Poi, al momento della scelta, esamino i fattori tempo, risorse economiche, fattibilità, e, se la fiera si terrà all’aperto, periodo climatico e spazi assegnati Quindi mi procuro il materiale necessario e stendo un progetto, facendo schizzi e stilando un ordine di esecuzione.

Una volta realizzato il costume, indossandolo, provo il make-up e l’acconciatura, segnandomi una check-list di tutto ciò che mi potrebbe servire in seguito per re-indossarlo alla perfezione in occasione della prossima fiera.

La scelta dei personaggi viene comunque influenzata da vari altri fattori: se il costume fa parte di un gruppo, di cui si parla per realizzazioni insieme a “colleghi”, ovviamente i ruoli vengono assegnati a seconda delle preferenze di ciascun partecipante; se invece decido di realizzare un costume in autonomia (senza che mi venga commissionato per uno shooting particolare, ad esempio), cerco, in linea di massima, di interpretare personaggi con cui ci sia almeno una vaga attinenza fisica e, soprattutto, che mi piacciano sia per carattere che per aspetto. Accetto di buon grado anche i consigli dei fan e, se trovo l’idea interessante e caldeggiata a gran voce, nei limiti del possibile accontento queste richieste; i sondaggi da questo punto di vista sono indubbiamente molto utili.

LC | La maggior parte dei cosplay che hai realizzato e indossato nel corso degli anni è relativa a videogame, manga e anime di matrice giapponese. Tra le opere di questo genere, quali sono quelle che più hai apprezzato e quali quelle che segui attualmente e credi potrebbero fornire valide ispirazioni per nuovi personaggi?

GV | Per quanto concerne gli anime, essendo cresciuta con l’animazione dei gloriosi anni Ottanta, le mie preferenze vanno a Uruseyatsura (Lamù in Italia), L’angelo della magia Creamy Mami (L’Incantevole Creamy), Kimagure Orange Road (è quasi Magia Johnny!), Pollon, Saint Seiya (I Cavalieri dello Zodiaco), Yattaman ecc.

Sul versante manga, sono decisamente orientata verso il genere shojo come Hana Yori Dango,NanaPeachGlass no Kamen e alcuni classici come Black Jack o le opere del maestro Mitsuru Adachi. In linea di massima tutti i manga e gli anime riescono a fornire ottimo materiale di base per un cosplay. Anzi, alcuni sembrano addirittura lanciare sfide ai cosplayer, del tipo “bene, e ora come lo realizzi?”. Esempi eclatanti in questi ultimi anni sono le opere delle CLAMP (Tsubasa ChronicleXXX Holic e Code Geass), amatissime dai cosplayer per i loro abiti sontuosi e particolareggiati, gli ampi mantelli, le gemme giganti e le pettinature arzigogolate.

Oltre a ciò, c’è da dire che, in realtà, sono abbastanza eclettica da spaziare un po’ in tutti gli ambiti. Infatti, tra i miei costumi ne annovero alcuni tratti dai comics americani (Wonder Woman, Witchblade, Black Cat, Elektra, Psylocke) o da produzioni italiane (Winx) o film.

Senza contare le collaborazioni con autori italiani come Enzo Troiano di cui sono stata testimonial per il fumetto Eracle 91, nei panni del personaggio femminile di Vanja.

Mi piace spaziare, mi piace vedere fino a dove può arrivare il mio trasformismo restando credibile.

LC | Tra tutti i personaggi che hai impersonato, ce n’è qualcuno che ricordi in modo particolare? E qualcuno che invece ritieni non sia riuscito perfettamente?

GV | A parte il costume dell’Arpia Silen (Devilman), che ha una storia a sé, tra i miei costumi più riusciti annovererei senza dubbio Sailor Pluto, Lady Margot, Alcyone e Wonder Woman.

Anche dall’estero mi arrivano continue richieste e, nelle manifestazioni cui mi invitano, spesso mi chiedono di portare proprio questi cosplay che sono considerati un po’ i miei cavalli di battaglia.

Tra quelli che invece mi soddisfano di meno ce ne sono alcuni tra i più vecchi, come Yohko e una delle Dirty Pair. Del resto, sono passati quasi 10 anni e nel frattempo si acquisiscono nuovi trucchi, nuove tecniche e una consapevolezza maggiore di ciò che si vuole ottenere, oltre alla maggior sicurezza nell’acquistare i giusti materiali. Ecco perché piano piano li sto risistemando tutti.

LC | Quanto tempo dedichi ai preparativi per la realizzazione dei cosplay e di questa tua passione cosa ne pensano i tuoi familiari, gli amici e il tuo ragazzo?

GV | In generale, tutto dipende dal tipo di costume che si intende realizzare e dalla propria disponibilità economica. Ce ne sono di ogni tipo, dai più semplici e poco dispendiosi ad altri talmente complessi ed eccentrici che richiedono mesi e mesi di lavoro per essere completati: del resto la pignoleria è una delle caratteristiche che contraddistinguono il vero cosplayer.

I miei genitori, dopo un’iniziale diffidenza, sono diventati i miei maggiori collaboratori, dato che mia madre è molto brava a cucire e quindi è indispensabile per la parte sartoriale, e mio padre, fabbro e falegname, è un’insostituibile artefice d’armi e altri ninnoli di corredo.

I miei amici invece hanno sempre dimostrato curiosità e interesse verso questo mio divertente hobby; anzi, sono piuttosto curiosi di sapere come procedono i preparativi per i costumi (il giorno precedente la trasferta in Sol Levante hanno fatto la fila a casa per vedere il costume e augurami buona fortuna!) e di vedere le performance videoregistrate.

LC | Qual è il tuo rapporto con gli altri cosplayer: hai maturato amicizie, alleanze, collaborazioni oppure rivalità o invidie particolari?

GV | Purtroppo la “fama”, pure se di nicchia, si porta dietro anche spiacevoli conseguenze, spesso dettate da invidie malcelate. Per quanto io sia una ragazza esuberante, quando mi sommergono di complimenti o mi chiedono autografi, in sede fieristica e non, mi imbarazzo da morire, tendo sempre a minimizzare ogni cosa e tento con scarsi risultati di evitare di arrossire come un’educanda.

Per le critiche che mi capita di ricevere: se sono spunti o consigli per migliorarmi ben vengano, se sono solo fini se stesse reagisco in modo garbato ma deciso. Personalmente non mi permetto di offendere e giudicare gli altri, non vedo dunque perché non si debba fare altrettanto con me.

LC | Come è nata l’idea di partecipare a eventi all’estero: si tratta di inviti giunti spontaneamente, esortazioni di fan e simpatizzanti oppure personale desiderio di ampliare i tuoi orizzonti che, magari, in Italia risultano soffocati?

GV | Credo intimamente che, anche in questo hobby, faccia bene ogni tanto cambiare dimensione. Tranne la mia partecipazione spontanea al Japan Expo (in Francia) motivata dal fatto che me ne avevano parlato molto bene, i miei viaggi all’estero sono stati per lo più frutto di inviti da parte delle varie organizzazioni: alle convention è prassi abbastanza usuale invitare come ospite chi eccelle in qualche campo, e il cosplay non fa eccezione a questa logica. In Messico, ma anche in Portogallo e in Inghilterra, ci sono grandi poster che reclamizzano i cosplayer, sessioni di autografi, performance, shooting, insomma proprio come dei professionisti a tutti gli effetti. Sono esperienze molto stimolanti e gratificanti.

In Italia siamo invece ancora ben distanti da questo tipo di interesse per l’ospite straniero.

LC | Quali sono stati gli impatti, in positivo e in negativo, della vittoria al World Cosplay Summit del 2005?

GV | Gli impatti negativi sono rappresentati da invidie e gelosie – già affrontate e superate -, e dal sempre minor tempo per seguire i vari impegni.

Quelli positivi sono stati certamente un grande interesse mediatico, con conseguente crescita della notorietà, che ha fatto conoscere in tutto il mondo il nome GiorgiaCosplay. Da lì infatti sono iniziate interessanti collaborazioni a vario titolo, gli organizzatori di eventi esteri hanno cominciato a invitarmi come ospite, ho inciso delle canzoni per il mercato giapponese, ho conosciuto il papà delle Winx… In sostanza mi sono affermata come “professionista”.

LC | Quali personaggi illustri dell’animazione e del fumetto hai avuto occasione di incontrare nel corso della tua carriera? Ce n’è qualcuno che ricordi con particolare piacere?

GV | Grazie alle numerose ospitate nazionali e internazionali ho avuto modo di incontrare mostri sacri dell’animazione giapponese come Go Nagai (MazingaGoldrakeJeegDevilman) per ben due volte (di cui una nelle vesti del Barone Ashura!), Leiji Matsumoto (Capitan HarlockGalaxy Express 999,Star Blazers), Monkey Punch (Lupin III), Yumiko Igarashi (Candy Candy), e cantanti del calibro di Ichiro Mizuki, ovvero l’equivalente nipponico dei nostri Cavalieri Del Re.

La volta che a Nagoya ho conosciuto il sensei Nagai è stato particolarmente emozionante: mi stavo esibendo davanti a 4 mila persone in un live sulla sigla di Mazinga Z, rigorosamente in giapponese, mentre lui si trovava in pausa con la giuria per decretare i vincitori del World Cosplay Summit 2006. Non appena mi ha sentito cantare, ha mollato tutto e si è avvicinato a bordo palco e, quando sono scesa, mi ha aspettato per stringermi la

LC | Vivere di solo cosplay, in Italia: desiderio concretamente realizzabile o ingenua utopia?

GV | Sinceramente non credo che in Italia ci sia questo tipo di cultura, né che questo hobby sia abbastanza diffuso da poter creare un fenomeno di costume. Mi spiego meglio: le ditte giapponesi che scelgono delle cosplayer per pubblicizzare i loro prodotti, lo fanno perché sanno che le ragazze in questione sono delle piccole celebrità nel loro mondo e godono di un discreto seguito.

Ma in Italia, il cosplay è ancora una passione semisconosciuta al grande pubblico: mi sembra alquanto improbabile allo stato attuale delle cose pensare di poter diventare qualcuno partendo dal solo cosplay e, francamente, non credo che coloro che lo praticano abbiano di queste velleità.

LC | Parlaci di GiorgiaCosplay in modalità Winx: come è nata questa opportunità e come l’hai vissuta?

GV | Come buona parte delle cose belle che capitano nella vita, è accaduto tutto per caso. Mi trovavo in giuria alla fiera Cartoonist per un evento speciale di cosplay legato alle magiche fate Winx, e, come ospite della kermesse, c’era anche il loro creatore, Iginio Straffi.

Mi ha visto nei panni di Flora, ci siamo fatti alcune fotografie assieme e siamo rimasti in contatto. Il mio cosplay gli è piaciuto a tal punto che mi ha coinvolto in alcune collaborazioni con la Rainbow per alcune produzioni ed eventi legati al marchio Winx, tra cui uno show televisivo per ragazzi. Non male vero?

LC | Quali sono le principali collaborazioni e progetti cui stai attualmente prendendo parte o di cui sei promotrice, anche al di fuori dell’ambito cosplay?

GV | Continuo a portare avanti il mio impegno canoro con le Canne di Sampei (www.cannedisampei.com), la cartoon cover band mantovana dove milito, e anche quelli legati alla produzione discografica di Gogo’s. A giugno sarò ospite a Benevento come rappresentante cosplayer in occasione dell’evento benefico “Comics X Africa” a cui parteciperanno numerosi cantanti e attori famosi. Poi, a luglio, presenzierò al Japan Expo di Parigi, mentre ad agosto sarò in Messico nuovamente ospite per una fiera. A settembre, infine, organizzo per il terzo anno consecutivo l’evento cosplay al Parco Giardino Sigurtà (Valeggio Sul Mincio, Verona), una giornata meravigliosa all’interno di un parco da favola.

Mi aspettano inoltre un paio di importanti shooting fotografici, ma per ora non posso anticipare altro.

LC | Oltre ad affermata cos play, sei anche cantante per il mercato giapponese: come è nata questa opportunità artistica e come la stai vivendo?

GV | In modo del tutto inatteso, dopo la mia vittoria al WCS molti giornali hanno dato ampio risalto alla notizia. Tra questi un bel paginone anche sul quotidiano Libero. Il caso ha voluto che una famosa e affermata cantante eurobeat, Alessandra Mirka Gatti, in arte Domino, leggendo l’articolo in questione si sia interessata a me mettendosi in contatto per un appuntamento.

Così ci siamo incontrate ed è nata questa collaborazione: sul sito www.gogosmusic.it potete trovare ulteriori materiale e dettagli.

LC | Tra i numerosi progetti e attività cui hai preso parte, si annovera anche un libro relativo al cosplay, “Fenomenal Cosplay”: cosa puoi raccontarci in merito? Qual è stato il tuo coinvolgimento e il riscontro che questo lavoro ha avuto per te e tra il pubblico?

GV | La collaborazione con Alessandro Bottero, che è il curatore del libro, è nata per caso durante una cena a Lanciano nel Fumetto, dove eravamo entrambi ospiti. Tra una chiacchiera e l’altra è nata l’idea di pubblicare un libro a carattere fotografico sui cosplayer italiani con un apparato semplice e pratico che potesse far avvicinare anche i neofiti. Detto fatto: due settimane dopo eravamo già all’opera sulle bozze e prendevo accordi per gli shooting.

Ho chiamato a raccolta i cosplayer più bravi che conosco e, con dei fotografi di tutto rispetto come Demis Albertacci e Bruno Sturman, abbiamo realizzato buona parte degli shooting presenti nel libro nella splendida cornice del Parco Sigurtà.

È stato un progetto molto interessante, anche se con tempi di realizzazione davvero stretti, ma il risultato fa onore e dà lustro alla bravura dei cosplayer nostrani!

LC | Per concludere: quale consiglio ti senti di dare a chi si avvicina per la prima volta all’affascinante e fantasioso mondo del cosplay?

GV | Innanzitutto avere tanta voglia di sperimentare e mettersi in gioco. Fare cosplay significa mettere alla prova le proprie capacità, non solo sul piano sartoriale, in cui spesso mamme o parenti zelanti ci vengono incontro, ma anche prettamente manuale.

Inoltre bisogna fare attenzione nella scelta del personaggio, optando per quello che non solo sentiamo affine ma che, per quanto possibile, ci sia somigliante. Oltre alla fattura del costume, non va trascurata l’interpretazione, ovvero la parte “player”, quella cioè che ci fa immedesimare nel personaggio, muoverci e atteggiarsi esattamente come lui.

Per rompere il ghiaccio, iniziate in gruppo: è molto più divertente!