Graceling

Graceling

Graceling è il romanzo d’esordio della giovane autrice statunitense KRISTIN CASHORE, già tradotto in molte lingue, del quale sono previsti un prequel, Fire, e un sequel, Bitterblue.

Rientra nel novero dei romanzi fantasy per “young-adults” (per lettori sia adolescenti che adulti), la medesima categoria alla quale appartengono le opere di CHRISTOPHER PAOLINI o della nostra LICIA TROISI.

Lo stile è veloce – a volte troppo – comunque di agile lettura, un testo capace, in meno di cinquecento pagine, di risolvere una trama che ad altri autori costerebbe un’intera trilogia. La lingua non sgarra mai, e la storia mantiene una certa originalità, in cui il personaggio forte è una Lei che malmena tutti, mentre la “creatura fragile e sensibile” è il suo compagno.

I Graceling del titolo sono una particolare razza di esseri umani riconoscibili per i loro occhi (uno di colore diverso dall’altro) e per il possesso di alcune capacità straordinarie, chiamate Doni – tema quest’ultimo già apparso nel romanzo Gifts di U.K. LE GUIN. Questi poteri, molto vari, possono essere innocui come quelli di guarire gli animali e di predire l’arrivo di una tempesta, o letali come l’abilità di uccidere a mani nude.

Seguendo le vicende dei protagonisti, Katje e Po, apprendiamo che i Doni, per quanto in grado di rendere alcuni Graceling molto potenti, sono anche difficili da comprendere e gestire, e si evolvono insieme alla persona che li porta. Nell’approfondire questo aspetto, in generale, e le psicologie dei due personaggi principali che maturano durante la narrazione risiede il maggior pregio del testo, il cui finale è di certo coraggioso e originale.

Gli elementi più fantasy di questo racconto lasciano tuttavia quanto mai perplessi, e così pure la narrazione che in certi passi pecca di poca verosimiglianza, a partire dall’inizio quando una Lady Katje, impegnata in una pericolosa missione da mantenere segreta, tramortisce delle guardie (invece di ucciderle) e poi le narcotizza infilando loro in bocca delle pillole.

La ragazza, inoltre, addestrata a ogni forma di combattimento, predilige l’uso delle arti marziali in stile orientale, cosa che i puristi potrebbero apprezzare poco. Le descrizioni dei combattimenti costituiscono del resto un’occasione persa: appaiono del tutto prive di realismo, mentre una migliore trattazione di una qualsiasi delle arti orientali (karate, taekwando, tai chi e via discorrendo) avrebbe potuto valere da sola il prezzo del libro.

Katje e gli altri personaggi vivono in un mondo che si vorrebbe medievaleggiante, ma i Sette Regni – di cui troviamo citati quasi solo i palazzi reali, le locande e un po’ di terre selvagge – in cui esso è suddiviso sono descritti solo per sommi capi; l’ambientazione è troppo sottomessa rispetto allo sviluppo delle personalità dei protagonisti. Un altro peccato.

Altre incongruenze intervengono nel corso della storia, per esempio quando Lady Katje arriverà a fondare un Consiglio Segreto per sabotare le azioni dei sovrani dei Sette Regni (i cui nomi, fra l’altro, sono fra i meno indovinati che abbia mai letto), e successivamente a pretendere per sé l’indipendenza dal Re suo zio; in uno di questi passaggi, i Regni vengono dapprima descritti come del tutto inaffidabili, e subito dopo tratteggiati – fulmineamente – con distinzioni fra nazioni problematiche e altre pacifiche.

Il libro contiene vari spunti su cui ci sarebbe di che poter imbastire una saga, ma in realtà i protagonisti si muovono unicamente sul personale, a parte qualche piccolo atto di sabotaggio. La tematica del Tiranno da abbattere, per esempio, sfuma ben presto. Ennesima occasione persa.

Mi è ignoto, infine, quale attrazione possa esercitare una simile lettura su un pubblico adolescenziale. Quel che è certo è che a un “vecchio” come me la Cashore non appare particolarmente dotata per il Fantasy.