Green

Green

Che si fa quando si ha il cuore spezzato? Si telefona alla migliore amica, si mangia cioccolato e ci si macera nel proprio dolore. Solo che Gwendolyn, viaggiatrice nel tempo suo malgrado, dovrebbe conservare tutte le sue energie per altre cose: sopravvivere, per esempio. Perché la trappola che il temibile conte di Saint Germain ha costruito nel passato è pronta a scattare nel presente. E per riuscire a trovare la soluzione dell’oscuro segreto, Gwen e Gideon, fra un litigio e l’altro, dovranno buttarsi a capofitto nei secoli passati cercando di schivare pericoli mortali.

Il volume conclusivo della ‘Trilogia delle Gemme’ non poteva che chiamarsi Green, avere una copertina bellissima ed evocativa e richiedere qualche pagina in più rispetto ai due volumi precedenti: da questo punto di vista i requisiti da episodio finale sono stati rispettati.

Le attese erano alte, e Green non si smentisce, confermandosi sullo stesso livello degli altri capitoli della saga, né più né meno: ironia, humor, romanticismo, mistero, salti nel tempo e una storia che si divora pagina dopo pagina.

La forza di Kerstin Gier sta appunto in questo mix di caratteristiche, nella volontà di non prendersi mai sul serio e nella consapevolezza di scrivere un libro per ragazzi, le cui uniche pretese sono quelle di appassionare con intelligenza e far sorridere senza risultare banali, con quello stile così vivace e divertente, e quella protagonista che suscita empatia.

La trama è presto detta. Gwendolyn Shepherd è una ragazza londinese con un singolare ‘difetto’ genetico: sa viaggiare nel tempo. Fa parte di una misteriosa cerchia, la setta dei Guardiani, che si è impegnata, sotto la guida del Conte di Saint Germain – vissuto due secoli fa –, a raccogliere il sangue di ogni viaggiatore del tempo della storia (dodici in tutto). Accanto alla nostra eroina ruotano personaggi accattivanti, divertenti, antipatici o pericolosi, tra i quali spicca il bellissimo e tenebroso Gideon, anch’egli viaggiatore nel tempo, con cui la ragazza fa un po’ il tira e molla durante tutta la trilogia.

La storia si concentra intorno al segreto riguardo ciò che succederà una volta raccolto il sangue di tutti i viaggiatori. Due di questi, Lucy e Paul, convinti che il conte sia un uomo malvagio, hanno tentato di opporsi ai piani dei Guardiani rubando il ‘cronografo’ (strumento indispensabile per la trasmigrazione temporale) e nascondendosi nel passato.

Pur stupendomi ancora di quanto questa trilogia riesca a fare presa (anche su di me) nonostante gli evidenti cliché di cui è intrisa e i misteri facilmente intuibili già parecchie pagine prima che vengano svelati, dopo aver amato Red e Blue (quest’ultimo a mio parere l’episodio migliore), noto che Green, sebbene mantenga le stesse caratteristiche degli altri due, lamenta una forzata corsa verso la conclusione: piani temporali troppo frequenti e contrapposti, situazioni spesso troppo sbrigative, finale affrettato e, oserei dire, tronco in alcuni aspetti. Avrei preferito una maggiore incisività, sia per i personaggi che per le scene.

Non avrebbe nuociuto, per esempio, un maggiore approfondimento psicologico su Charlotte, la cugina perfetta e inviperita di Gwen, o sul rapporto tra Leslie e Raphael, il fratello minore di Gideon che resta un personaggio sin troppo di contorno nonostante le potenzialità, inespresse.

La Gier non ci svela assi nella manica, lascia invece che la narrazione scorra via senza troppe sorprese. Manca quindi un vero e proprio colpo di scena, e l’assenza si fa sentire soprattutto nel finale, in cui la scrittrice pare rivelare meno di quanto effettivamente volesse.

Molto spazio è invece lasciato alla parte romance, alle sviolinate dei giovani protagonisti e al cuore in frantumi – tragicamente comico – di Gwen. Si assiste così alla vicenda con una sete di particolari che rimane per buona parte insoddisfatta. Alcune trovate sembrano un po’ improbabili, altre scene sprigionano il massimo dell’ilarità suscitando domande a cui però non viene data risposta – e anche in questo caso mi riferisco a Charlotte.

Pur ammettendo che da Green mi sarei aspettata qualcosa di più, la Trilogia delle Gemme resta, a mio parere, uno degli young adult migliori degli ultimi tempi. Al di là delle apparenze voglio sottolineare la distanza – netta e innegabile – che la Gier pone tra sé e le altre scrittrici YA, banali, convinte autrici di presunti capolavori e narratrici di grandi, impossibili e pretenziosi amori adolescenziali. Kerstin Gier riesce a far rivivere la freschezza tipica dell’età adolescenziale, mettendo al primo posto spontaneità e umorismo, senza quell’ombra di insopportabile tragicità che accompagna le sue (davvero poco) talentuose colleghe.

Si ringrazia Dusty Pages in Wonderland