I Fantastici Quattro

I Fantastici 4

Convinto il collega e magnate Victor von Doom a finanziare l’impresa, il geniale scienziato Reed Richards e il suo braccio destro Ben Grimm partono per una missione spaziale destinata a studiare una tempesta di raggi cosmici, in procinto di incrociare l’orbita terrestre. Ai tre si aggregano la bella Sue Storm (ex fidanzata di Richards e ora dirigente nelle industrie von Doom) e il di lei fratello Johnny, abile quanto spericolato pilota.

Purtroppo qualcosa va storto: la tempesta viaggia più veloce del previsto e la schermatura che avrebbe dovuto proteggere la stazione di rilevamento dove il gruppo opera non si dimostra efficace nel contenerne la potenza. I raggi cosmici investono i cinque malcapitati, costringendoli a rientrare sulla Terra.

Ben presto gli effetti dell’esposizione alle radiazioni cominciano a manifestarsi sotto forma di straordinarie mutazioni genetiche: il corpo di Reed assume la consistenza della gomma e quindi la capacità di allungarsi e deformarsi a piacimento; quello di Ben si pietrifica conferendogli un aspetto grottesco ma allo stesso tempo una potenza stupefacente e una totale invulnerabilità; Sue acquisisce le facoltà di rendersi invisibile e produrre con la mente campi di forza; Johnny, divenuto resistente al calore, riesce a dominare il fuoco, tanto da poter letteralmente divampare usando l’energia termica per produrre fiamme e librarsi in volo. In quanto a Victor, la sua struttura fisica muta gradualmente in una ‘lega metallico-organica più forte dell’acciaio e più dura del diamante’, capace di assorbire e rilasciare elettricità.

La convivenza con questi nuovi poteri non è semplice, in particolare per Ben, ridotto a una sorta di mostro. Reed s’impegna dunque nella ricerca di una cura che possa riportare tutti alla normalità. Nel frattempo Victor, sull’orlo della bancarotta in seguito al fallimento della missione, inizia a usare le proprie super capacità in modo criminale…

Commento

Dicono che i fumetti siano un prodotto prettamente adolescenziale, e I Fantastici 4, film del 2005 diretto da Tim Story, non fa nulla per smentire quest’idea.

Basata sull’omonimo fumetto creato da Stan Lee e Jack Kirby per la Marvel, la storia è semplice e affronta temi classici da comics: il rapporto con la diversità (propria o degli altri), l’importanza dell’amicizia e il valore del gioco di squadra rispetto alle individualità. Tutti argomenti già affrontati in altri film, in forma molto più accurata e stimolante.

Nel 2000 e nel 2003 erano usciti X-Men e X-Men 2 di Bryan Singer, nel 2002 Spider-Man di Sam Raimi, mentre Batman Begins di Christopher Nolan anticipa il film di Story di qualche settimana. I Fantastici 4 somma le tematiche di questi illustri predecessori, trattandole però in maniera superficiale. Tutti i personaggi devono imparare a convivere con i propri poteri, ma Story descrive questa loro problematica senza l’efficacia di Raimi o l’introspezione psicologica di Nolan. Per non parlare, poi, del conflitto tra individualità e gioco di squadra, affrontato in maniera egregia nel film di Singer, e declassato qui in un banale battibecco tra la famiglia felice e il cattivo/cornuto.

Il regista, celebre più che altro per una lunga lista di videoclip musicali, paga la sua inesperienza e non riesce a dare profondità al suo film. Una trasposizione di un fumetto non può certo ambire allo spessore di un dramma shakespeariano, ma nemmeno limitarsi a mettere in fila un semplice slide show di belle immagini.

I personaggi sono ben caratterizzati, ma i continui siparietti comici li rendono più simili ad action figures che a eroi ‘verosimili’. Ioan Gruffudd, già Lancillotto in King Arthur, è abbastanza credibile nei panni di Reed Richards/Mister Fantastic, ma la sua interpretazione è troppo imbalsamata; il personaggio sarebbe ricco di sfaccettature, mentre l’attore non va oltre una manciata di espressioni. Jessica Alba, sempre bellissima, fatica a convincere lo spettatore di essere stata scelta per le sue capacità recitative. Julian McMahon, molto apprezzabile in Nip/Tuck, sembra a suo agio solo nel ruolo di Victor Von Doom, mentre all’alter ego Dottor Destino conferisce ben poco mordente (niente a che vedere col Magneto di Ian McKellen o il Goblin di William Defoe). Restano Michael Chiklis, il quale, seppellito com’è sotto il trucco della Cosa, fa più che altro un lavoro di doppiaggio, e Chris Evans che non è Robert De Niro ma in confronto agli altri lo sembra (probabilmente perché il ruolo di Johnny Storm/Torcia Umana gli calza a pennello).

Volendo spezzare una lancia a favore degli attori, bisogna ammettere che è difficile capire dove finiscano i loro limiti e dove inizino quelli della sceneggiatura. Non si capisce, infatti, perché il Dottor Destino sia stato trasformato da scienziato-mago sfigurato e d’intelligenza pari a quella di Reed Richards (com’è nel fumetto), a ricco e affascinante imprenditore senza scrupoli dotato di superpoteri, né perché l’autorevole leader Mister Fantastic appaia invece imbranato e socialmente maldestro. Le risposte a questi dubbi dovrebbero darle Mark Frost e Michael France, autori dello script.

Nel 2005, Frost era (poco) conosciuto per aver sceneggiato pellicole minori (come Believers – I credenti del male, 1987) o serie televisive, in particolare il pilota e alcuni episodi di Twin Peaks, mentre France aveva all’attivo film “profondi e impegnati” come Cliffangher, 007 – GoldenEye, The Punisher e soprattutto l’orribile Hulk di Ang Lee (probabilmente c’è una ragione se France, dopo l’uscita de I Fantastici 4, ha deciso di cambiare lavoro iniziando a collaborare con Stan Lee per la creazione d’imprecisati nuovi supereroi). Difficile credere che uno staff del genere potesse partorire qualcosa degno di essere ricordato.

Fatta eccezione per il trucco della Cosa (realizzato alla vecchia maniera, senza ricorso al digitale), che molto spesso sembra un po’ troppo ‘plastificato’, gli effetti speciali sono molto buoni e le scene di azione risulterebbero discrete se non fossero comparate con “gli illustri predecessori” di cui parlavamo sopra. La scena di volo della Torcia Umana non può essere paragonata a quella di Spider-Man tra i grattacieli, e lo scontro finale tra i 4 e il Dottor Destino non regge il confronto con la scena nel manicomio in Batman o con quella sulla Statua della Libertà del primo X-Men.

Sommiamo dunque una storia semplice, temi classici, personaggi stereotipati e roboanti scene d’azione, copriamo il tutto con vistose pennellate di superficialità e otteniamo un perfetto prodotto commerciale capace di procacciarsi buoni incassi in tutto il mondo.

Quando il cinema diventa mero intrattenimento. Da guardare solo per passare un paio d’ore di disimpegno, magari per far star buoni i bambini.