I Giardini della Luna

I Giardini della Luna

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LA COMPLESSA SAGA DE “LA CADUTA DI MALAZAN”

Il libro I Giardini della Luna, pubblicato da ARMENIA nel 2004, è il primo della serie “La Caduta di Malazan”, tutt’altro che perfetta traduzione italiana dell’originale “Malazan Book of the Fallen”, letteralmente “Libro Malazan dei Caduti”, titolo che richiamerebbe così il registro ove Napoleone  segnava il nome dei soldati caduti nelle campagne militari, o anche “Libro Malazan del Caduto”, riferito invece alla trama ma con un significato ambivalente che sarà del tutto chiaro solo nel finale della saga.

L’autore è STEVEN ERIKSON, archeologo e antropologo di origine canadese (è nato il 7 ottobre 1959 a Toronto), il quale, dopo aver vissuto a lungo con moglie e figlio nel Regno Unito, ha fatto da non molto tempo ritorno in patria, trasferendosi a Winnipeg, dove tuttora vive e lavora.

Nel disegno dell’autore, la serie dovrebbe abbracciare i sette libri attualmente editi e altri tre già scritti in prima bozza. Come da lui stesso dichiarato in un’intervista del 2006 rilasciata alla scrittrice Edith Cohn che ha collaborato con lo Science Fiction Book Club, dei dieci volumi solo il primo, I Giardini della Luna appunto, ha dovuto essere riadattato alla serie così come nuovamente concepita all’indomani dell’accordo con la casa editrice BANTAM PRESS. Erikson si è comunque premurato di lasciar socchiusa qua e là qualche porta, al fine di non soffocare l’ispirazione del momento.

Notevole influenza sull’impianto generale dell’opera hanno esercitato i suoi studi di antropologia e di storia. Constatare che ogni civiltà affonda le proprie radici in una precedente, ed è a sua volta il ceppo sul quale un’altra poi si innesterà, ha spinto l’autore a scrivere una vicenda che, pur aperta verso l’ignoto futuro, desse anche conto del più lontano (e altrettanto ignoto) passato.

Fonti d’ispirazione, a dire dello stesso Erikson, sono stati autori di ogni epoca, da Omero a Donaldson, passando per i nostri Eco e Calvino.

La storia narrata si svolge nel mondo dell’Impero Malazan, al quale Erikson ha dato vita negli anni Ottanta con l’amico IAN CAMERON ESSLEMONT, anche lui scrittore e antropologo canadese. L’Impero Malazan nasce come struttura portante per una versione modificata di Dungeons & Dragons. Fallito il tentativo di vedere trasposta in pellicola cinematografica una prima storia ambientata in questo mondo, Erikson lo riutilizza nei primi anni Novanta ne I Giardini della Luna, che sarà pubblicato però solo nel 1999, quando l’autore riuscirà a strappare alla Bantam un contratto milionario: cinquecentomila sterline per una serie allora “scritta” nella sola mente del suo creatore.

L’investimento si rivelerà però accorto. Di successo in successo, Erikson è divenuto uno dei più amati scrittori di Fantasy del mondo anglosassone: I Giardini della Luna è stato candidato per un “World Fantasy Award”, e il seguito, La Dimora Fantasma (2000), è stato votato come uno dei migliori dieci romanzi fantasy dell’anno.

Sempre con la Bantam, l’amico Esslemont scriverà nel 2005 Night of Knives, inedito in Italia. L’ambientazione è la stessa della serie di Erikson; diversi sono gli eventi narrati, che cronologicamente si pongono dopo il prologo de I Giardini della Luna. È atteso per il 2008 (in ritardo rispetto al programma) il secondo libro di Esslemont, Return of the Crimson Guard. Non vi è certezza riguardo il numero complessivo dei romanzi che questa nuova serie abbraccerà; è probabile che venga superato il numero di cinque previsto in origine..

È poi per ora solo in stadio progettuale un’enciclopedia che dovrebbe essere scritta congiuntamente da Erikson e da Esslemont, relativa ad eventi, razze e personaggi della storia narrata nelle due saghe sorelle.

Tale complessità di realizzazione rispecchia l’ardito impianto sottostante.

Nei suoi tratti essenziali, la saga prevede tre filoni principali, alternati nei romanzi, con vari punti di contatto in grado di condurre progressivamente il lettore alla risoluzione finale.

Il primo e terzo romanzo sono infatti ambientati nel continente di Genabackis e vedono l’esercito Malazan prima affrontare e poi legare ai propri scopi una variegata forza di resistenza, che spazia da nativi del luogo a creature leggendarie; il secondo e il quarto sono ambientati invece in un altro continente, Sette Città, dove la forza Malazan occupante deve far fronte a una spietata insurrezione. Nel quinto romanzo l’azione si sposta in un continente mai nominato in precedenza: qui si combatte una guerra prodigiosa tra la civiltà dei Letheri e quella non umana dei Tiste Edur. Dal sesto romanzo in poi i tre filoni vengono finalmente congiunti.

Il disegno è quindi ambizioso e complesso.

IL PRIMO LIBRO DELLA SAGA

Erikson ha un modo personale di introdurre al suo vario e per nulla scontato mondo: non spiega, non presenta, non riassume. Il lettore si trova d’improvviso sulle mura di una antica roccaforte, in una città della quale non sa praticamente nulla, mentre lontano si levano colonne di fumo e rumori di battaglia. Segue un criptico scambio di battute tra il giovane Paran, di nobile origine, un veterano degli ignoti Arsori di Ponti, il cui nome non viene svelato, ed una donna dalla presenza oscura che ha da poco modificato il proprio in Laseen, “padrona del trono”, benché altri, come si comprende, sia l’imperatore. Ascolta quanto viene detto, sorprendendosi dei tratti caratterizzanti l’uno o l’altro personaggio. Avverte la profondità profetica di alcune delle frasi pronunciate. Poi lo sguardo ritorna ai tumulti in città. L’ingenuità del giovane non copre, ma semmai sottolinea con forza l’atrocità del massacro che laggiù si sta compiendo. Con questa forte immagine si chiude quello che il lettore suppone essere il prologo.

Subito dopo infatti la scena cambia.

Sono passati sette anni. L’oscura donna della torre guida ora l’Impero Malazan, e non sono pochi i sospetti che proprio lei sia stata responsabile della prematura scomparsa del precedente imperatore. Il lettore cammina adesso su una strada fangosa… Ecco una giovane pescatrice, e una strega della cera. Un dialogo complesso, non facilmente decifrabile. Poi qualcuno libera orribili e potenti creature, i Segugi dell’Ombra, che massacrano un reggimento di cavalleria Malazan; e la giovane viene posseduta da una misteriosa figura che giura vendetta nei confronti dell’imperatrice.

A indagare sul massacro viene inviato l’Aggiunto Lorn, una donna fredda e determinata che sceglie come aiutante Paran, arruolatosi per non seguire le orme del padre, mercante di vini, e divenuto ufficiale.

Inizia così un inseguimento prodigioso, alla ricerca della giovane posseduta – la quale frattanto ha preso il nome di Dispiacere – che termina, due anni più tardi, nel continente di Genabackis, dove le forze Malazan hanno appena pagato un salato prezzo per la conquista della città di Pale: il corpo scelto degli Arsori di Ponti è stato decimato, due dei più potenti maghi Malazan sono morti e un terzo, Hairlock, giace agonizzante in un lago di sangue; in piedi a rimirare il massacro rimane solo la Maga Tattersail.

Erikson presenta un’immagine forte, spiegata poi con un flashback che accenna ad un intricato piano dell’Arcimago Tayschrenn, e a una dura lotta con il Figlio dell’Oscurità, Anomander Rake, signore di una montagna volante chiamata Luna.

Il giovane Paran giunge in questo contesto con l’ordine di prestare servizio proprio negli “Arsori”, ai quali nel frattempo, sotto il comando di Wiskeyjack (che il lettore riuscirà a riconoscere nel veterano che aveva parlato al giovane Paran sulla torre), si è legata anche Dispiacere. Sospettato, non a torto, di essere una spia dell’Imperatrice, Paran viene ucciso dalla giovane, ma poi riportato in vita dal Dio Oponn. Soccorso da Tattersail, della quale si innamorerà ricambiato, Paran si accorge di avere nuovi poteri.

E qui, dopo centocinquanta pagine, finisce quello che davvero il lettore sentirà come prologo, prima di tuffarsi negli intrighi di una nuova città, Darujhistan, e incontrare nuovi personaggi che non dimenticherà mai più!

Riassumere la trama de I Giardini della Luna è insomma un tentativo vano. Erikson, che sfugge agli usuali schemi della narrativa moderna troppo spesso povera di sorprese e piatta, antepone l’effetto scenico alla rigida logica dello sviluppo lineare, ricorrendo a continui flashback che volutamente disorientano in un gioco ardito e pericoloso di cui egli è però sapiente maestro.

Erikson in più, come anticipato, non spiega nulla al lettore, che viene lasciato precipitare all’interno di un mondo caotico dov’è difficile rintracciare linee guida, anche le più semplici, e arduo districarsi tra i molti personaggi: impossibile comprendere non tanto quali siano i buoni per i quali parteggiare e cattivi da avversare, ma, ben prima, se ve ne siano.

Gli interventi esplicativi sono pochi e spesso occasione di nuovi dubbi, perché, nell’idea di Erikson, è lo sviluppo della storia a dover fornire gli indizi necessari per colmare i vuoti e risolvere le apparenti contraddizioni, e il lettore a doversi saper destreggiare tra accenni e false piste.

Anche le brevi premesse ai capitoli, sotto questo profilo, sono poco illuminanti, fatta eccezione per le note iniziali, davvero indispensabili per comprendere il susseguirsi degli eventi.

Solo in rare occasioni Erikson dà voce ai propri personaggi per dirimere i nodi troppo complessi, come capita per esempio quando il giovane ladro Crokus, parlando di leggende con il vecchio zio, apprende (e con lui il lettore) importanti informazioni su antiche razze fino a quel momento pressocché solo menzionate e delle quali nulla è stato spiegato.

Il quadro complessivo, però, si ribadisce, non viene mai composto da un unico intervento risolutore: ogni singola pagina aggiunge un tassello ad un mosaico dalla complessità arditamente impressionante.

Il lettore ha d’immediato il sospetto che la partita tra le forze in gioco si svolga su più piani contemporaneamente: quello degli uomini, quello delle creature magiche e delle razze antiche, quello degli dei.

Se complessa è la trama, non da meno sono i personaggi.

Erikson ne introduce nel solo primo volume più di trenta, ma sarebbe davvero lontanissimo dal vero pensare alla sterile, stanca riproduzione di doppioni e stereotipi abusati. Ogni personaggio ha una propria spiccata individualità e tratti caratterizzanti unici.

Paran, il nobile che volontariamente ha scelto di rinunciare a tutti i privilegi del suo rango, si interroga su quale sia il fine della sua esistenza; ghermito da dubbi e dilemmi, non rimarrà però inerte, in attesa di un qualche segno rivelatore che potrebbe non arrivare mai. È perfettamente conscio di poter essere una pedina in un disegno molto più grande di lui, ma combatterà di volta in volta per quel che riterrà giusto, ribellandosi persino agli dei che sembrano essere dalla sua parte.

La fredda Lorn, capace di affrontare un pericoloso viaggio in sola compagnia di un Non-morto, è tormentata da un oscuro passato. Lei però è l’Aggiunto, il braccio destro dell’Imperatrice, e a questo ruolo non vuole abdicare. Si innamora, ma troppo tardi comprende l’intensità e la ragione dei suoi sentimenti. Troppo tardi riesce finalmente a guardare dentro di sé.

Accanto ai personaggi che pian piano il lettore riconosce come fondamentali, assumono poi rilievo tutti gli infiniti altri. Vi è Bellurdan, un mago dell’impero, innamorato di Nightchill, una delle vittime delle macchinazioni di Tayschrenn: vagherà per giorni nell’accampamento Malazan trascinando dietro di sé un sacco contenente le povere spoglie dell’amata; vi è il nobile Coll, al quale oscure trame di palazzo hanno sottratto ogni ricchezza e prestigio; vi è la giovane e ricca fanciulla D’Arle, di cui il ladruncolo Crokus si innamora, senza speranza, fino al punto di rischiare la vita per riconsegnarle il mal tolto.

Come rilevato dallo stesso scrittore, i protagonisti della saga hanno una tale personalità che la storia si costruisce intorno a loro quasi spontaneamente. Ognuno gioca il proprio ruolo, sfrutta ed è sfruttato, in un equilibrio che Erikson riesce a mantenere per tutto il libro senza eccessi di sorta. E di questo gioco sottile, mai forzato, la storia si nutre avidamente, vivendo degli incontri apparentemente casuali come pure delle trame più sotterranee che l’autore fa emergere con parsimonia solo tramite radi indizi.

Darujhistan ne è un esempio evidente, specchio delle trame in cui tutto il mondo Malazan è avvinto. I rapporti che legano le corporazioni di ladri e sicari ai nobili del Consiglio e ai Maghi paiono sostenere tutta la vita politica e sociale della città. Ma il mondo di Darujhistan è molto più ampio di quanto già di per sé appaia: comprende la misteriosa figura dell’Anguilla, chiave di un gioco ancora più complesso, e il dio della sorte sceso direttamente in campo, e il Figlio dell’Oscurità che ha preso sotto la sua protezione la città, dopo essere stato sconfitto a Pale… Nelle vicinanze della città vi è anche la vera meta del viaggio intrapreso dall’Aggiunto Lorn: un tumulo, ritenuto dai più leggenda, nelle cui profondità si annida un’oscura minaccia che il passare di millenni non ha saputo cancellare.

Sorprende come in tale complessità, a volte davvero sconcertante, Erikson riesca a mantenere vivi attenzione e coinvolgimento. Superate le aspre difficoltà delle prime cento pagine, ove la sovrabbondanza di flashback – della cui opportunità in alcuni casi si dubita – e l’eccessiva frequenza dei cambi di scena non consentono di tracciare linee di orientamento precise, il lettore viene poi immerso in modo più lento e accorto in una dimensione affascinante, piena e magica e al contempo tanto dinamica quanto realistica. I luoghi, vibranti di atmosfere, si animano di personaggi che ammaliano. I segreti vengono lentamente disvelati, con accorti richiami.

Trama, personaggi e luoghi sono tutti punti di forza de I Giardini della Luna.

Più discutibile la ricostruzione cronologica degli eventi. Erikson scende a volte nelle trame interne dell’azione; poi cambia visuale, ripresentando le medesime situazioni da un differente punto di vista, spesso colmando le volute lacune della prima narrazione, a volte ispessendone contorni e corpo.

Nella maggioranza dei casi, il risultato è più che apprezzabile, ma, in alcuni, l’artificio appare specioso e di scarsa utilità.

I Giardini della Luna sono un romanzo sostanzialmente introduttivo, che risente della sovrabbondanza di elementi. L’abilità di Erikson è tuttavia tale da trasformare anche quelli che appaiono difetti in tratti caratterizzanti sublimati nello sviluppo delle vicende.

La fine nella quale la storia sfocia con vibrante tensione è forse troppo giocata sugli effetti scenici e richiama troppo da vicino le esagerazioni proprie delle avventure di un gioco di ruolo, piuttosto che i sofisticati equilibri del romanzo.

Ma il lettore non rimane deluso; semmai si ripromette di andare avanti, e attende con ansia gli sviluppi nei libri successivi.

IL MONDO DI ERIKSON E LA MAGIA

La Magia, essenziale in un romanzo fantasy, è sempre percepita come elemento destabilizzante, se non contenuto entro severi limiti. Il rischio è infatti quello di eliminare ogni suspense, ogni effetto narrativo: rendendo possibile tutto, curare ferite letali, resuscitare i morti, annientare guerrieri invincibili, la magia minaccia di plasmare un mondo dove ogni risultato raggiunto può essere mutato o addirittura sovvertito, impedendo al lettore ogni partecipazione emotiva. Le effettive conseguenze di un avvenimento perderebbero qualsiasi reale valore nel momento in cui un fattore esterno potesse, a suo arbitrio, mutarne l’impatto sulla storia.

Da qui il considerevole numero di artifizi con cui la narrativa fantastica ha saputo negli anni gestire l’elemento magico, contenendolo in confini logici e rigidi: leggi naturali che non possono essere violate; volontà superiori che non possono essere contraddette; voti, giuramenti, maledizioni. E così via.

Anche sotto questo profilo Erikson è un innovatore.

È vero che il mondo da lui creato è intriso di magia, vive di magia, pulsa di magia – non potrebbe certo essere diversamente, posto che gli dei e gli immortali camminano tra gli uomini – eppure è tutt’altro che privo di equilibrio. Semplicemente questo viene trovato nella giusta contrapposizione delle forze in campo, sospinte da disegni e fini propri, spesso in diretto attrito, a volte, più raramente, coincidenti.

La magia è così imbrigliata dalla stessa trama e, lungi da trasformarsi in elemento erosivo, ne diviene parte caratterizzante e indefettibile, in misura e modalità uniche.

Così ci sono montagne che volano, razze create dalla magia, popoli che sfruttano il potere degli avi, draghi che soffiano fiamme; demoni, mostri, mutaforma, maghi, alchimisti, streghe, libri e spade magici… Ed è possibile che gli dei intervengano a resuscitare i morti, i guaritori abbiano capacità miracolose, i maghi evochino creature dai poteri inimmaginabili e scaglino incantesimi di violenza inaudita.

GIUDIZIO FINALE

Vibrante, imponente, convincente, di là del precipuo fine introduttivo, I Giardini della Luna è un libro senz’altro riuscito e appassionante, capace di legare insieme, senza cesure inappaganti, alti momenti di tensione, avventura, tragedia e rapita seduzione.

La forte capacità espressiva e descrittiva di Erikson pone il lettore di fronte agli avvenimenti con metodo nuovo ed effetti sorprendenti.

Perfetta l’atmosfera. Ottima la caratterizzazione dei personaggi. Appassionante la trama.

Benché non esente da difetti, il libro è senz’altro da annoverare tra i migliori usciti nei tempi recenti.