Il Cantante delle Magie (Spellsinger, 1983) Alan Dean Foster

Il Cantante delle Magie

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Anteprima Testo

Il Cantante delle Magie (Spellsinger, 1983) Alan Dean Foster

PROLOGO

Una generale insoddisfazione dominava le stelle, e si verificavano portenti nei cieli.

Durante il quarto giorno di Erulia, che segue la Festa della Consanguineità, nel cielo notturno apparve una gigantesca cometa. Attraversò lo spazio sopra l’Albero da est ad ovest e rimase visibile per quasi quindici giorni. Lasciò una cicatrice nera nella carne dell’esistenza, una cicatrice che bruciava e non spariva.

Durante il tempo della sua permanenza, alcuni volti presero forma al suo interno. Soltanto pochi riuscirono a percepirne l’esistenza. Nessuno però ne comprese il significato. Quei volti si muovevano come in una danza, lanciando sguardi maligni, e prendendo in giro gli ignari osservatori”. Frustrati, o più semplicemente terrorizzati, i pochi che erano riusciti a scorgere la verità, distolsero lo sguardo oppure preferirono trovare delle spiegazioni tranquillizzanti per quei fenomeni che avevano sconvolto le loro menti.

Uno però non lo fece. Non poteva, poiché quelle visioni lo ossessionavano nel sonno e lo tormentavano durante il giorno. Si dimenticava le parole delle formule, pasticciava gli Incantesimi più semplici, balbettava quando leggeva, e metteva in rima i suoi studi.

Una potente forza malvagia si stava impossessando del suo mondo, una forza che il Mago aveva affrontato altre due volte nel corso della sua lunga vita. Ma mai, prima di allora, era apparsa così potente nei suoi presagi di morte e di distruzione. La sua essenza era aldilà di ogni percezione; ma lui sapeva che si trattava di qualcosa che non poteva comprendere, qualcosa di nuovo e minaccioso che infrangeva ogni regola conosciuta alla Magia comune. Era volgare, ripugnante, priva di emozione e di significato in modo agghiacciante. Gli incuteva orrore.

Soltanto di una cosa era sicuro. Questa volta avrebbe avuto bisogno di un aiuto: soltanto un altro avrebbe potuto comprendere quella forza, un altro, uno che fosse in armonia con lo stesso tipo di ignoto. Soltanto un altro poteva salvare il mondo dall’orrore che minacciava di inghiottirlo.

Per coloro che conoscono le vie più segrete, i cunicoli di comunicazione fra le realtà, i punti di passaggio tra gli universi, non sono più difficili da oltrepassarsi delle barriere che separano un individuo da un altro. Ma tali congiunzioni si verificano raramente e, una volta pronunciata la formula giusta, è difficile che questa possa essere ripetuta.

Eppure era giunto il momento di correre il rischio.

Così il Mago si alzò, fece uno sforzo immenso, e sciolse quella richiesta che fino ad allora era rimasta saldamente legata al suo animo. Questa partì, proiettandosi nel vuoto dello spazio-tempo, sospinta da una mente dotata di un potere enorme, anche se secolare. Partì in cerca di un’altra mente che potesse aiutarla a comprendere quella tenebra nuova, mai vista, che stava minacciando il suo mondo. Le dimensioni si fecero da parte, spaccandosi al passaggio di quel pensiero indagatore e lasciandogli libera la strada.

Il Mago tremò per l’enorme sforzo. Dei venti dotati di vita soffiavano pericolosamente intorno al suo Albero, tentando di strappare la sottile linea della vita nascosta al suo interno. Doveva avvenire in fretta, lo sapeva, altrimenti la congiunzione sarebbe svanita senza potersi fondere con un alleato. Ed era una congiunzione che non poteva sperare di generare un’altra volta.

Eppure, il vuoto non restituiva ancora nulla e nessuno. Il… il contorto tentacolo di Magia afferrò una mente, dei pensieri, un’identità. Incerto sulla scelta, ma troppo debole per poter continuare la sua ricerca, si immerse in quell’essenza. Sorprendentemente, la mente si rivelò arrendevole e aperta, docile ad ogni tipo di invasione e di manifestazione. Sembrò quasi che gradisse la cattura, e che accettasse lo strappo con una paga indifferenza che sconcertò il Mago, ma della quale egli, nonostante tutto, si ritenne soddisfatto. Questa mente era fluida, distaccata. Sarebbe stato facile trasportarla.

Facile, certo, ma non per le forze ormai in declino del vecchio Stregone.

Egli strinse e tirò, sollevando il peso con ogni briciolo di forza che gli era rimasta. Ma, nonostante il soggetto non facesse nessuna resistenza, la materializzazione non risultò perfetta. All’ultimo momento, la congiunzione si spezzò.

No, no…! Ma l’energia svanì, si perse del tutto. Una forma di debolezza senile, tanto rara quanto dannosa ebbe la meglio, e costrinse al sonno quella grande mente ormai priva di energia.

E, mentre il Mago dormiva, la forza malvagia, paga di se stessa, avvelenava ogni cosa, ordinava piani e trame orribili, e un’ombra tenebrosa iniziava ad allungarsi sulle anime degli innocenti…

I cittadini di Pelligrew risero degli invasori. Sebbene fossero il popolo civilizzato che viveva più vicino ai Verdi Altopiani, essi non temevano i terribili abitanti di quelle terre. La loro città era cinta da mura possenti ed aveva alle spalle il versante frastagliato di una gigantesca montagna. L’unico modo per accedervi era dall’alto, tramite un angusto sentiero che, in caso di attacco, si diceva, si sarebbe riusciti a difendere anche soltanto con cinque vecchie ed un paio di ragazzini.

Così, quando il capo di quel gruppo ridicolmente esiguo di invasori chiese loro di arrendersi, essi scoppiarono a ridere e gli gettarono addosso immondizia ed escrementi.

«Tornatevene a casa!», gli gridavano, minacciandolo. «Tornatevene alle vostre case puzzolenti e dalle vostre madri merdose prima che dipingiamo il versante della montagna con il vostro sangue!»

Stranamente, tutto ciò non fece arrabbiare troppo il capo degli invasori.

Alcuni di quelli che si trovavano all’interno della città si accorsero della cosa, ed iniziarono a preoccuparsi, ma tutti gli altri continuarono a ridere.

Il capo tornò sui suoi passi, passando attraverso le tende delle sue truppe, ancora dignitoso, nonostante gli insulti ricevuti. Era sicuro della promessa che gli era stata fatta.

Raggiunse infine una tenda più grande e più scura di tutte le altre. Qui il suo coraggio vacillò, poiché non aveva voglia di parlare con colui che abitava là dentro. Nondimeno, era suo compito farlo. Entrò.

L’interno era tutto nero, sebbene fuori fosse giorno pieno. Tutto nero e pesante, con il tanfo di qualcosa di guasto e la sensazione della vicinanza della morte. Nell’oscurità della tenda c’era il Mago, circondato da un nugolo di servitori. Alle sue spalle stava la fonte del Male.

«Mi perdoni, Maestro,» iniziò a dire il capo dei soldati, e continuò raccontando della sprezzante accoglienza che aveva ricevuto dagli abitanti di Pelligrew.

Quando ebbe finito, la gobba figura nell’oscurità della tenda disse: «Torna dai tuoi soldati, capitano valoroso, e aspetta».

Il condottiero uscì in fretta, felice di trovarsi fuori da quel luogo sporco, di nuovo tra le sue truppe. Ma era difficile starsene là ad aspettare, impotenti davanti a quel muro impossibile da scalarsi e frenati da un ordine, mentre gli abitanti della città sfottevano, ridevano, e mostravano i loro deretani ai soldati infuriati.

Improvvisamente, un’ombra scura rese il cielo di un colore plumbeo. Ci fu un tuono, eppure non c’erano nuvole. Poi il possente muro di Pelligrew svanì, si trasformò in polvere, insieme a molti dei suoi atterriti difensori.

Per un attimo i suoi stessi guerrieri rimasero paralizzati. Poi la sete di sangue diede loro una forza nuova, ed essi irruppero nella città ormai nuda, gridando per la felice prospettiva del saccheggio.

Il massacro fu totale. Non fu lasciata in vita una sola anima. Quelli che schifavano la carne, si rilassarono e sorseggiarono il sangue che usciva dalle ferite dei pochi sopravvissuti.

Ci fu qualche dubbio se mantenere o meno in vita i bambini della città per assicurare la procreazione. Dopo aver riflettuto, il capitano disse di no.

Non aveva voglia di scortare fino a Cugluch una chiassosa truppa di ragazzini urlanti. Oltretutto, i suoi soldati meritavano una ricompensa per la pazienza che avevano dimostrato nel sopportare la grande quantità di rifiuti, verbali e fisici, che gli abitanti della città, ora annientati, avevano riversato sopra di loro. Così diede il suo consenso per un generale massacro della popolazione più giovane.

Quella notte si diede fuoco a Pelligrew, mentre i suoi bambini divennero la succulenta cena dei soldati. Il legno delle case e la paglia dei tetti continuarono a bruciare per tutta la notte e per tutta la mattina seguente.

Chinando il capo in segno di approvazione, il capitano guardò spegnersi le ultime fiamme, mentre della carne, fino a poco prima coperta di…

Il cantante delle magie - Copertina

Tit. originale: Spellsinger

Anno: 1983

Autore: Alan Dean Foster

Ciclo: Spellsinger

Edizione: Fanucci (anno 1992), collana “I Libri di Fantasy” #39

Traduttore: Elena Gigliozzi

Pagine: 336

ISBN-10: 8834703669

ISBN-13: 9788834703663

Dalla copertina | Nel mondo del Mago, le bestie camminavano e parlavano come gli esseri umani, armate di spade e di pugnali. Ed era lì che il Mago Clothahump, una tartaruga, aveva dato fondo a tutti i suoi poteri per cercare di scoprire l’origine di un Demonio sconosciuto che terrorizzava quelle terre. Poi, esaurita ogni altra possibilità, si era posto alla ricerca di qualcuno che fosse in grado di aiutarlo, anche se proveniva da un’altra Dimensione o da un altro Universo. Ed era stato così che Jonathan Thomas Meriweather – uno studente universitario appassionato di chitarra – si era trovato d’un tratto trasportato dalla sua camera nel campus di Los Angeles in un mondo di estrema bellezza ed al contempo di una violenza terrificante.Qui il nostro studente – Jon-Tom -, Mudge la lontra, la bellissima Talea dai capelli rossi,e diversi altri, avevano formato col Mago una compagnia quantomai variopinta ed eterogenea. Quale era la loro missione? Addentrarsi laddove prima di allora mai si erano avventurate delle creature a sangue caldo e, una volta trovatale, distruggere quella strana e nuova froza proveniente dalle terribili Greendowns.E quel pacifico studente era dovuto diventare un soldato che avrebbe dovuto combattere con la spada e con il canto. Infatti, suonando il suo magico strumento di un altro mondo, era diventato capace di effettuare degli Incantesimi, il che lo aveva trasformato nel… Cantante delle Magie.