Prodotto dallo Studio Ghibli nel 1986, Laputa Castello nel cielo (Tenkuu no shiro Rapyuta), di Hayao Miyazaki, approderà per la prima volta nelle sale italiane il prossimo 25 aprile con un nuovo titolo: Il castello nel cielo. La pellicola giungerà nei nostri cinema grazie alla Lucky Red, che di recente ha distribuito un altro classico di Miyazaki, Porco Rosso, e una delle ultime opere dello Studio Ghibli, Arrietty.
Secondo lungometraggio animato diretto dal regista premio Oscar (il primo fu Nausicaä della valle del vento) Il castello nel cielo ha per protagonisti due ragazzi, Sheeta (voce di Eva Padoan) e Pazu (Alex Polidori). Braccati dall’infido Muska (Tony Sansone) e con l’aiuto della scanzonata banda di pirati dell’aria di Dola (Sonia Scotti), i giovani dovranno preservare l’aeropietra che appartiene alla famiglia di Sheeta da generazioni e possiede il potere di vincere la forza di gravità. L’aeropietra è un manufatto unico per un motivo ulteriore: pronunciando una formula apposita, permette di trovare la strada per Laputa, un’isola volante sormontata da un enorme castello, culla di una civiltà perduta dalla tecnologia avanzatissima.
Il castello nel cielo presenta già in nuce alcuni degli elementi che hanno reso Hayao Miyazaki uno degli autori più rappresentativi del cinema di animazione nipponico. All’elevata qualità tecnica, che si esprime in misura pari nei movimenti e nell’espressività dei personaggi, si unisce l’abilità nel rappresentare i sentimenti nei gesti quotidiani, quelli che “non fanno rumore”. In questa come in altre opere di Miyazaki c’è un amore… ma attenzione, non siamo davanti a una love story. Quello tra Pazu e Sheeta è un affetto sussurrato, intuibile più che visibile: disposti a tutto pur di proteggersi l’un l’altro, i due giovani sono impegnati a inseguire lo stesso sogno, Laputa. Al loro fianco, spicca il personaggio di Dola, l’intrepida piratessa nonnina per nulla rammollita dagli anni. Inizialmente avversaria, Dola sarà una preziosa alleata e mentore per Pazu e Sheeta, proponendo sullo schermo un abbozzo del legame fanciullo-anziano più volte riproposto da Miyazaki nelle opere successive. Non mancano cenni al tema del rapporto tra natura e tecnologia: potrebbe essere stato il suo enorme progresso a distruggere la civiltà di Laputa? Non lo sapremo mai per certo. Quel che è certo è che l’uomo non può fare a meno della natura e di ciò che essa offre.
Una recensione a parte meriterebbe la colonna sonora firmata Joe Hisaishi, che tornerà a collaborare con Miyazaki nientemeno che per La città incantata: i brani del compositore, che non passano inosservati neppure nel corso di una prima visione del film, vengono apprezzati nella loro pienezza soprattutto nelle visioni successive. A proiezione terminata, lo spettatore troverà difficile non procurarsi la versione home video dell’opera, che fu distribuita in Italia nel 2004 direttamente in dvd.
Laputa, o Il castello nel cielo che dir si voglia, sintetizza il meglio del cinema di animazione nipponico e il meglio del cinema di Hayao Miyazaki e ha quella straordinaria capacità, che ogni film dovrebbe possedere, di far intravedere allo spettatore la possibilità che esista un mondo migliore.