Il corridoio

Il corridoio

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La vita del piccolo Nicola è triste: da qualche tempo i genitori litigano, gravati da problemi finanziari e da sempre più evidenti incompatibilità caratteriali.

La famiglia vive in un cupo appartamento, in un vecchio palazzo. Come spesso accade nelle strutture antiche, c’è un lungo corridoio. Nicola divide le sue giornate tra la scuola e i suoi soldatini; l’unica persona che gli dona un po’ del suo tempo è la giovane vicina di casa. Quando rimane solo, immagina epiche battaglie. Un giorno è convinto di aver trovato un bossolo, una sera invece trova sacchi di sabbia e terra vangata nel corridoio, e vede una giacca da militare addosso alla mamma.

Cerca di parlarne alla vicina, ma la ragazza è in compagnia del fidanzato e non ha tempo per lui. Torna a casa, ripone i soldatini, e si addormenta sdraiato per terra. L’indomani: è comparsa una trincea, ci sono gli ufficiali che hanno i volti dei genitori e come loro si sparano addosso odio e risentimento…

Il cortometraggio Il corridoio, di Vittorio Badini Confalonieri, ha conquistato il pubblico del trentaquattresimo Giffoni Film Festival, ed è stato acclamato al Trani Film Festival, a Chianciano Terme, a Corto Dorico nel 2004, l’anno successivo al Capaci Cinema Breve e in diverse altre rassegne. I premi sono stati attribuiti sia da parte della critica specializzata sia dalla platea, e tanto successo è più che motivato. La sceneggiatura è eccezionale, sviluppa il soggetto con grande delicatezza e sensibilità.

Il corridoio è uno dei rari film che sanno parlare della realtà staccandosi dalla concretezza più trita, alternano momenti realistici ad altri in cui il sogno prende vita. Si può davvero parlare di realismo magico: personaggi e drammi d’ogni giorno vengono inquadrati attraverso gli occhi di un bambino, e si trasfigurano. Lo sguardo innocente e disilluso dagli eventi vissuti e subiti traduce volti familiari in eroi, in vigliacchi, in crocerossine. Il regista ritrae il mondo degli adulti con forte senso critico: la famiglia solo per i più fortunati è un caldo nido, i genitori sono persone e come tutti, possono sbagliare. Gli adulti, anche quelli apparentemente più disponibili, sovente sono così impegnati a discutere i loro problemi da trascurare le esigenze dei piccoli. Ci sono mariti che sposano donne e le vorrebbero trasformare secondo i propri desideri, e mogli ottuse, limitate nelle ambizioni e incapaci di ascoltare le esigenze dell’altro. Nella guerra tra genitori, il bambino non può che soccombere.

La fotografia è degna di una pellicola d’essai, e memorabile è la disperata corsa di Nicola attraverso la trincea, sotto il fuoco dei generali\genitori che si sparano, rinfacciandosi atteggiamenti ipocriti. Gli attori sono professionisti, il bambino è bravissimo e la sua recitazione appare spontanea, tanto che niente ha da invidiare al giovane protagonista de La vita è bella. I soldatini sembrano pezzi d’epoca, modelli diversi dipinti a mano che farebbero la gioia di più di un collezionista; può sembrare superfluo accennarvi, i ragazzini d’oggi raramente giocano con i soldatini, preferiscono mostri e videogiochi, ma una buona parte della suggestione nasce proprio dai dettagli d’epoca: la casa dei primi del Novecento, quelle statuine d’annata, lo stesso bambino con i calzoni corti, i calzini e la camicia immacolati, la canottiera che si intravede, la cartella piuttosto dello zaino colorato.

In bilico tra la concreta fatica del vivere e l’indomabile bisogno di sognare, questo cortometraggio è un piccolo gioiello.