Il Fantastico in biblioteca: un breve scorcio in due strutture cittadine
Una cosa che ho notato, frequentando numerosi forum e gruppi di discussione legati al Fantastico, è una certa tendenza a sottovalutare le biblioteche come fonti dove reperire letture di genere. È un fenomeno che riesco difficilmente a spiegarmi, poiché le librerie sono spesso troppo ancorate a quello che offrono le grandi case editrici e alle ultime uscite in catalogo.
Per libri fuori commercio, il cultore del Fantastico deve di solito affidarsi al caso, cercando on-line o spulciando in polverosi mercatini dell’usato e in librerie di remainders. Dà sicuramente una sensazione particolare poter sfogliare in ogni momento un romanzo che ci ha trasmesso emozioni, anche perché gli orari di servizio delle nostre grandi biblioteche cittadine sono ormai tali da permettere a chiunque di frequentarle e magari di rileggere, sebbene con scadenze da rispettare, un particolare libro che ci ha colpiti.
Cerchiamo di trasformarci in topi da biblioteca e non in aridi collezionisti. Il piacere di condividere un’emozione non vale, forse, molto di più che racchiudere negli scrigni delle nostre librerie le sorgenti di tanto piacere?
Le biblioteche di pubblica lettura
Chi ha conosciuto e frequentato le biblioteche qualche anno fa, magari per esigenze di studio, avrà in mente grigi e polverosi edifici storici. Scorbutici bibliotecari erano, spesso, dei veri e propri mediatori di cultura: ben poche volte lasciavano al visitatore il piacere di inerpicarsi su uno scaffale e appropriarsi direttamente dell’oggetto dei suoi desideri; ed era raro ricevere da costoro validi consigli per una lettura o una ricerca bibliografica.
La filosofia stessa che ha guidato la diffusione delle biblioteche anche nei centri più piccoli ha radicalmente mutato questa superata prospettiva.
Le cosiddette “biblioteche di pubblica lettura”, che sorgono principalmente in strutture moderne o in edifici storici ristrutturati, sono costituite da tre aree: una deputata all’accoglienza, una dotata di scaffalature dove l’utente possa reperire i documenti che cerca, e una dove il personale sia in grado di lavorare con la massima efficienza ed efficacia. Non voglio soffermarmi su queste minuzie, frutto della decennale esperienza proveniente soprattutto da oltreoceano. Vorrei parlare, invece, del modo in cui viene trattata ed esposta al pubblico la letteratura fantastica in due grandi biblioteche cittadine: la “Sala Borsa” di Bologna e la “Biblioteca Delfini” di Modena.
Lo scopo è provare a comprendere alcune particolari scelte espositive. Non è raro, infatti, vedere persone camminare tra gli scaffali con sguardi smarriti o intimiditi, quasi si trovassero al cospetto di un orco o nel labirinto di Minosse.
Va premesso che le nostre biblioteche non sono più caratterizzate solo da testi cartacei: potete trovarvi CD musicali, DVD, VHS, CD ROM, e ausili per utenti svantaggiati, come gli audiolibri e i libri in braille. Un’offerta più variegata creata per spingere alla lettura fasce d’utenza diverse e con differenti esigenze. Proprio la diffusione della cultura e del gusto della lettura dovrebbe essere, secondo il Manifesto dell’UNESCO, uno dei compiti principali di tutte le biblioteche.
La maggior parte delle nostre strutture, ormai, cataloga i propri documenti tramite un codice numerico complesso, che spesso supera le tre cifre, noto come “Dewey”, il quale serve per renderne palesi – o almeno dovrebbe farlo – l’argomento e la provenienza geografica dell’autore. Questo tipo di codice, indispensabile quando si ha a che fare con opere di saggistica, diventa secondario per quanto riguarda la narrativa, che generalmente viene raccolta per nazionalità o per genere. Ma non accade sempre così, come vedremo.
La “Sala Borsa” di Bologna
La “Sala Borsa” sorge all’interno dello storico palazzo d’Accursio, posto di fronte al Nettuno, dunque in posizione centralissima all’interno della città, ed è ricavata proprio nel luogo dove avvenivano fino agli anni Sessanta le operazioni finanziarie cittadine: ne è nato un importante centro di lettura che raccoglie principalmente il patrimonio della biblioteca “Montagnani”. La sala riservata alla narrativa è nota come “Scuderia” e conserva, in ordine alfabetico per autore, un notevole patrimonio librario. Superate le colonnine antitaccheggio e lo sguardo truce del personale della vigilanza, ecco entrare in una sorta di… supermarket.
La filosofia che anima la struttura è sostanzialmente quella del “fai da te”, e non intendo questo come una formulazione negativa: tale sistemazione è, infatti, un modo per rendere l’utente autonomo. I “punti informazioni” sono, dunque, assenti, mentre il numero di cataloghi informatici è notevole e la cartellonistica sufficientemente chiara.
L’aspetto negativo di questo modo di intendere la gestione è che viene a mancare l’indispensabile rapporto umano tra utente e addetto alla biblioteca. A meno che la persona non sappia già cosa cercare, l’unico modo di orizzontarsi tra una miriade di autori e di generi sono le familiari copertine dorate e argentee delle collane di Fantascienza Cosmo o le coloratissime raffigurazioni dei libri fantasy della Nord. Troppo poco, dunque.
Pare quasi che si voglia prediligere la quantità rispetto alla qualità, e la persona che si dovesse trovare per la prima volta ad aggirarsi tra gli scaffali, ne trarrebbe l’insistente impressione di un’enorme e caotica libreria. Chi, poi, volesse chiedere informazioni di tipo bibliografico rimarrebbe deluso: il personale non ha questo compito, ed è in grado al massimo di fornire indicazioni logistiche.
Un modo per supplire in parte a questo genere di deficienze è imparare a consultare correttamente un OPAC (catalogo informatico), ma dare per scontata l’abilità dell’utente è sbagliato, a mio parere. Le ricerche per soggetto e per abstract, poi, risentono di com’è stato effettivamente catalogato il testo da cercare.
Ma cosa sono soggetto e abstract? Il primo serve per identificare concettualmente un documento e non si applica per le opere di fantasia, il secondo è una “tematizzazione”, che dipende dalla competenza del catalogatore.
Molto più comodo, da questo punto di vista, è fare riferimento a determinati autori tramite altri mezzi di informazione, come il Catalogo Vegetti o i gruppi di discussione e i forum specializzati.
Poco sviluppato è il “settore novità”, che dovrebbe fornire al lettore informazioni sugli ultimi arrivi, il quale, pur presente, è davvero poca cosa per una biblioteca dalle dimensioni di quella bolognese.
Infine, ciò che forse manca maggiormente – e lo dico con rammarico – è la tranquillità, una caratteristica che dovrebbe essere insita in ogni luogo di lettura. Ma forse la si è sacrificata sull’altare del numero: quello degli utenti e dei volumi.
La “Delfini” di Modena
La biblioteca “Delfini” di Modena è anch’essa una moderna struttura a scaffale aperto che occupa parte del complesso architettonico indicato come “Patronato pei figli del Popolo” o, più comunemente, Palazzo Santa Margherita, posto a poca distanza dall’Accademia Militare e dunque al centro della città.
Il complesso si articola su due piani. Al piano terra, superata la “Piazzetta” che ospita le novità librarie, si accede all’ampia sala della narrativa mainstream e di genere. È già possibile quindi notare un mutamento nella politica espositiva della biblioteca modenese rispetto alla “Sala Borsa”, mutamento che la segnaletica, coloratissima, evidenzia bene. Qui, infatti, troviamo vari settori tematici che permettono al lettore di orizzontarsi in maniera più agevole. A noi interessa quello noto come “Sfiction”, che raccoglie in ordine alfabetico numerose opere di Fantascienza e Fantasy, anche romanzi ormai fuori catalogo, come il secondo ciclo di Zelazny, e le prime opere di Moorcock, tutto in piena evidenza.
I volumi più rovinati e datati sono conservati in un fondo a parte, chiamato “Torre”; sono consultabili e possono andare in prestito solo previa richiesta al personale. Per questo è indispensabile usufruire dei cataloghi informatici e della mediazione del punto informazione.
Una scelta che può generare un certo sconcerto è quella di conservare i libri recenti e recentissimi nella “Piazzetta”. Questa strategia espositiva è, per certi versi, l’amplificazione di un’abitudine ormai diffusa in molte biblioteche: quella di rendere palesi ai lettori i nuovi acquisti esponendoli all’ingresso. È, comunque, possibile dirimere ogni dubbio affidandosi all’aiuto del personale addetto. Il settore “Novità”, già eccessivo, crea ulteriore confusione perché i volumi vi sono collocati senza uno specifico ordine.
Una sezione interessante che esula dal Fantasy è quella riservata ai fumetti – con ampio spazio ai manga giapponesi – contigua a un altro importante settore completamente dedicato ai giovani, noto come “zona Holden”. La biblioteca “Delfini” ha il merito di dare grande rilevanza alla produzione fumettistica, grazie anche a importanti collaborazioni e iniziative, come la recente presenza di Keiko Ichiguchi ha dimostrato.
In generale, si può riscontrare nella “Delfini” un interesse rivolto a diversificate fasce d’utenza, senza distinzioni o preclusioni, per accontentare anche fruitori stranieri. Nel settore “Sfiction”, ma soprattutto in quello della narrativa tout-court, si possono trovare fascette distintive verdi che servono a contraddistinguere le varie lingue con cui sono scritti i romanzi.
Un confronto
Entrambe le biblioteche, mi preme precisarlo, seguono una legittima filosofia espositiva, esplicitata dalla “Carta dei Servizi” liberamente consultabile o scaricabile dai siti ufficiali. In “Sala Borsa” prevale il desiderio che l’utente possa orizzontarsi da solo, con ausili visivi dati dalla cartellonistica. L’utente, però, è spesso pigro ed è anche inibito da un ambiente che percepisce come un arido luogo depositario della cultura, e non come una struttura dove sia piacevole leggere.
La “Sala Borsa” ha purtroppo il difetto di non offrire molti spazi per una lettura tranquilla, senza contare il caotico andirivieni e l’assenza di un punto informazione a cui rivolgersi. Ciò la rende una sorta di grande libreria; impressione, bisogna dirlo, accentuata in passato dalla presenza di numerose strutture commerciali.
La “Delfini” di Modena, invece, offre un ambiente senz’altro diverso, più amichevole, e una serie di servizi per venire incontro all’utenza compreso un importante patrimonio costituito di VHS e DVD (anche legati al Fantasy e alla Fantascienza).
È anche presente – come nella “Sala Borsa” – un ampio settore dedicato ai ragazzi con numerose opere fantasy.
Ambedue le strutture, bisogna ammetterlo, sorgono in un contesto culturale estremamente felice: le reti bolognese e modenese constano di un fittissimo numero di biblioteche, che garantiscono una scelta incomparabile agli utenti. Soprattutto la “Delfini” ha instaurato da tempo, con altre biblioteche di quartiere, una stretta collaborazione, che permette anche una certa diversificazione e specializzazione negli acquisti.
Alcuni misconosciuti servizi
Concludiamo questo contributo menzionando alcune possibilità che offrono tutte le moderne biblioteche, e che non sono ben conosciute dal pubblico.
Il catalogo dei “desiderata”: è possibile indicare un documento (sia esso un libro, un CD o un DVD), in modo che la biblioteca ne valuti l’acquisto; in quelle del polo modenese è possibile addirittura fare segnalazioni on-line. Non si sottovaluti questa possibilità e non la si sprechi richiedendo documenti facilmente reperibili, la si consideri semmai un’occasione per favorire misconosciute case editrici e scrittori poco noti, ma promettenti.
Prestito interbibliotecario: generalmente si richiede un rimborso spese, ma a volte è gratuito all’interno del circuito provinciale, anche se ciò dipende da provincia e provincia e spesso da biblioteca a biblioteca.
Document delivery: un servizio attivo soprattutto per quanto riguarda enciclopedie e riviste. È possibile, infatti, richiedere fotocopie di opere di consultazione, comprese Enciclopedie riguardanti la produzione fantastica (che esistono).
Mercatino del libro donato: ormai molte biblioteche si autofinanziano in questo modo, che rappresenta anche un’utile occasione per trovare testi interessanti ancora in buono stato. La “Delfini” addirittura arriva a mettere in vendita libri scartati dal suo patrimonio. Il prezzo è generalmente politico: si preferisce, infatti, attribuire ancora al documento un valore culturale, piuttosto che considerarlo mera carta da riciclo.
Considerazioni
Il futuro si presenta fosco, in primis a causa della cronica carenza di fondi delle amministrazioni pubbliche, ma non solo: arriveremo probabilmente al triste traguardo del prestito a pagamento, uso peraltro invalso nel mondo anglosassone e impostoci dalla stessa Unione Europea.
Per quanto riguarda il Fantasy e la Fantascienza, anche le biblioteche sono, per così dire, specchio del mercato. Le novità vengono acquisite automaticamente, ma quando il mercato non tirerà più? Allora temo che anche il relativo fulgore di questo genere si appannerà. Purtroppo l’acquisto e lo scarto dei testi sono spesso legati alla competenza dei bibliotecari, e se gli stessi non si interessano al genere sarà difficile trovare documenti rari e non imposti da logiche commerciali. Tuttavia un ente pubblico deve fornire un servizio al più ampio novero di persone possibili. Questo costringe a ragionare “per grandi numeri”, mettendo in secondo piano le logiche di genere e purtroppo la qualità. Dunque risiede anche nei lettori il compito di spingere le proprie biblioteche a comprare ciò che ritengono sia il meglio, facendo un piacere a se stessi e agli altri.