Il Lamento dell'Usignolo

Il Lamento dell’Usignolo

A Elunar imperversa la guerra civile. Il re stregone Zagart, colui che con abilità e spregiudicato uso del potere ha dapprima conquistato il trono e poi riunito sotto un’unica bandiera i Tre Regni, ha messo al bando il culto della dea Aslim Fen. Coloro che ancora lo praticano combattono strenuamente, nascondendosi in luoghi isolati ed escogitando piani per uccidere il loro acerrimo nemico.

Questo stato di cose muta quando Zagart riesce a catturare un gruppo di fedeli della Dea tra cui si nasconde Lara, la figlia del sommo sacerdote. Ella diventa preda del re stregone e saggia sulla propria pelle tutte le brutture che la guerra può riservare a una donna, pur se forte e determinata.

Quando Zagart comprende l’importanza strategica della giovane e la prende in sposa facendone il suo nuovo sollazzo − il suo “usignolo”, come la chiama −, lei non può fare altro che chinare il capo. Il matrimonio dona ai seguaci di Aslim Fen la possibilità di un pacifico esilio, ma Lara odia e teme Zagart, soprattutto perché in modo incomprensibile quel marito imposto le sta entrando nel cuore. Sull’orlo della disperazione e del suicidio, condannata a vivere in gabbia con la sola compagnia della sorella dello stregone, Lara riceve dalla sua Dea il conforto necessario ad andare avanti, nonché una rivelazione scioccante…

Il suo destino e quello di Zagart sono legati da un voto fatto a un antico dio, Ulnh, il quale ha concesso loro di reincarnarsi dopo la brutale morte che li ha colpiti entrambi nella vita precedente. Zagart, allora Guardiano dell’antica religione, aveva assistito impotente all’esecuzione per sacrilegio della donna che amava, ora reincarnatasi in Lara. Ella aveva peccato unendosi carnalmente al Guardiano pur essendo lei sterile e quindi inabile a svolgere il compito per cui l’atto sessuale è solo un preludio. Sconvolto e pieno d’odio, Zagart aveva giurato vendetta contro chiunque avesse cercato il potere mascherandosi dietro la fede a un dio.

Lara inizia a comprendere l’ossessione di Zagart, il quale ricorda con chiarezza quel passato che lei ha invece rivissuto solo in sogno. La prima maternità la lega a lui ancor di più, e l’usignolo comincia a chiamare casa quella che prima era una gabbia.

È proprio allora, quando nel suo animo torna la pace e il suo destino al fianco di Zagart sembra ormai scritto, che accade l’imprevisto: Wingam Aslim Fen, suo padre, la attira con l’inganno fuori dal castello e la fa rapire per ricondurla alla sua gente e darla in sposa a Vargas, un misterioso sacerdote erede del vecchio re deposto.

Lara fugge da tutto e da tutti, desiderosa solo di ricongiungersi al figlio, ma non ha fatto i conti con l’ossessione di Vargas, che la desidera almeno quanto Zagart.

Il re stregone dovrà usare tutta la magia e l’astuzia di cui è dotato per ritrovare il suo usignolo e strapparlo dalle grinfie di colui che è sempre stato suo rivale, mentre Lara cercherà in ogni modo di liberarsi dai legami di un voto troppo antico per poter condizionare ancora tanto in profondità le loro vite.

Questa la trama de Il Lamento Dell’Usignolo di LAURA SCHIRRU, edito da ALTRI MONDI – MONTAG e vincitore del premio “Regno di Aquilonia 2007”. Il romanzo costituisce il prologo alle “Cronache di Davidia”, saga a cui l’autrice sta lavorando.

Una scrittura scorrevole, di piacevole impatto, senza eccessive descrizioni o pause narrative che possano creare noia nel lettore o difficoltà a seguire la linea della trama. Laura Schirru si destreggia piuttosto agevolmente all’interno del mondo che ha creato e tra i personaggi impigliati nei fili del racconto. Un linguaggio a volte crudo e le esplicite scene di sesso fanno subito capire che il romanzo non è stato scritto per un pubblico di ragazzini; le tematiche scelte, le prove a cui la protagonista è sottoposta, sono senza alcun dubbio rivolte ad un lettore maturo.

Non è però un romanzo per tutti i palati. La componente fantasy si riduce all’ambientazione, alle rare esibizioni di magia del re stregone Zagart e al filo di reincarnazioni che lega i protagonisti ai voleri di un antico dio. Per sintetizzare, Il Lamento dell’Usignolo è una travagliata storia d’amore con una trama strutturata nel prevedibile schema della narrativa sentimentale rivolta alle donne.

I due protagonisti dapprima si odiano, poi contraggono un matrimonio forzato che piano piano li porta ad amarsi; quando tutto sembra andare per il verso giusto, il rivale rapisce la bella e costringe i due a una lunga e dolorosa separazione, fino al ricongiungimento finale. La struttura, pur coerente, è abbastanza scontata da essere intuibile già a metà del romanzo e questo toglie freschezza alla lettura, che nella seconda parte diventa un percorso a tappe facilmente prevedibili. Il romanzo in sé è gradevole, ma dà poche soddisfazioni. Manca di una vera e propria originalità; può accontentare più facilmente neofiti al genere che assidui lettori del Fantasy. A causa dei temi su cui la trama si incentra (violenza sulle donne, amore, maternità…), inoltre, difficilmente potrà suscitare apprezzamento in un pubblico diverso da quello femminile.

Non si vuole denigrare in toto il lavoro della Schirru. Come già accennato, il suo stile è buono e se ne potrebbe ricavare molto di più. Dopo questo esordio a metà tra il Fantasy e la love-story e prima di dare un giudizio definitivo, attendiamo di leggere quale carattere assumeranno i prossimi episodi delle “Cronache di Davidia”.