Il Leone di Norrland

Il Leone di Norrland

Claudio Nebbia è l’autore della “Saga di Norrland”, pubblicata da Sovera Edizioni in due volumi. Il primo si intitola Il Leone di Norrland, e narra la storia del giovane Eothian, nobile rampollo di una casata che governa a Irmongard, avamposto di grande rilevanza strategica ubicato presso un’importantissima via di comunicazione sul fiume Irmon.

Come tutti gli adolescenti, il ragazzo ha poca voglia di studiare; pur conscio del ruolo di responsabilità che un giorno dovrà ereditare dal padre, ai libri preferisce di gran lunga i sogni d’avventura, che alimenta esercitandosi con l’arco e con la spada.

Per lui la spensieratezza della gioventù termina però bruscamente un brutto giorno quando, di ritorno da una gita, assiste all’attacco di un gruppo di cavalieri stranieri e scopre che, durante la sua assenza, lo zio Raefgot – fratello di sua madre – si è introdotto alla corte del cognato con un seguito di assassini e ha fatto sterminare i parenti, allo scopo di garantirsi la successione al titolo.

A parte Eothian non ci sono superstiti, se non, forse, sua sorella minore Deirdre, il cui corpo non è stato rinvenuto insieme agli altri.

Il ragazzo non ha speranza di opporsi allo spietato consanguineo; la scelta più saggia è dunque quella di spacciarsi anch’egli per morto, e nel frattempo nascondersi grazie all’aiuto di un fedele servitore. Eothian si chiude così nell’anonimato di un monastero, in qualità di apprendista sacerdote del dio Dian Cecht; lì rimane per quattro anni, prima di abbandonare il saio e arruolarsi come mercenario presso una compagnia di ventura.

Potrà questa nuova esperienza forgiarlo fino a farne un uomo forte, capace di riprendersi ciò che gli spetta di diritto e vendicare così il massacro della sua famiglia? Al secondo romanzo della saga l’ardua sentenza…

Commento

La trama fin qui esposta non induce in realtà un pressante desiderio di sapere come la vicenda andrà a finire.

Le vicissitudini di Eothian, infatti, sono talmente diluite all’interno di amplissime e spesso del tutto superflue dissertazioni da lasciare poca traccia di sé. Questa eccessiva prolissità è un difetto comune a gran parte degli autori di oggi. Nebbia non ne è affatto immune, anzi sembra esserne rimasto preda senza possibilità di scampo.

La descrizione del contesto dovrebbe essere sempre funzionale, senza mai soffocare la storia, o peggio sostituirla. Nel primo romanzo della saga di Norrland si assiste purtroppo a questo parassitismo, fin dalle prime pagine. Delitto ancora più grave: spesso l’oggetto di tali descrizioni ha poco o nulla a che vedere con ciò che sta accadendo al protagonista e agli altri personaggi, riducendosi a conoscenze di dubbia utilità.

La prosa di Nebbia potrebbe considerarsi molto efficace, senza questo pesante difetto, perché è scorrevole, pulita, mai pretenziosa nei momenti in cui si focalizza sulle vicissitudini di Eothian. Il personaggio principale, simpatico e semplice, sarebbe facile da prendere a cuore se solo fosse permesso di seguirne le vicende in modo meno frammentato e approssimativo; nel romanzo i suoi pensieri e la sua personalità rimangono superficiali, e così la partecipazione di chi legge.

Le altre comparse, invece di farsi conoscere attraverso i loro rapporti con Eothian, sono quasi sempre presentate tramite lunghi riassunti delle loro esistenze fino al loro primo contatto con il ragazzo.

Sono inoltre palesi le discendenze tolkieniane e celtico-irlandesi nella scelta dei nomi di personaggi, città, cariche pubbliche, divinità…  L’impressione è che l’impegno di Nebbia si concentri più su una ricerca storico antropologica da piegare ai propri voleri che sulla creazione di un vero e proprio mondo di fantasia. Lo confermano le note esplicative che spesso compaiono a piè di pagina, una scelta discutibile vista la già labile presa del testo sul lettore.

In ultima analisi, l’autore racconta in duecento pagine qualcosa che poteva riempirne non più di cinquanta; l’idea che la suddivisione in due romanzi sia una mera manovra commerciale, e che l’intera storia potesse essere narrata in un unico volume, diventa allora qualcosa più di un semplice sospetto.

La lettura di Ritorno a Norrland chiarirà i nostri dubbi in merito…