Il Messaggio dei Calten (1982), di Luigi Menghini

Il Messaggio dei Calten

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Il Messaggio dei Calten (1982), di Luigi Menghini

Presentazione dell’autore

Il romanzo rientra nel genere della S.F. che più mi è congeniale: la Space Opera. Vi si ritrovano infatti tutti gli elementi classici: pianeti sconosciuti, alieni, flotte spaziali, ritmo incalzante dell’avventura, battaglie, un po’ di erotismo, una spolverata di violenza e l’imprevedibile finale a sorpresa. Ma se da un lato ciò può ritenersi scontato per una letteratura considerata (e non sempre a ragione) di evasione, dall’altro anche il lettore più frettoloso noterà certamente come il Messaggio dei Calten non offra solo questo.

Permettetemi pertanto di indicare brevemente in questa presentazione la chiave alternativa con cui si può affrontare la lettura di questo lavoro. Ciò senza nulla togliere al giusto desiderio di qualche ora di intelligente relax.

Il messaggio che propongo trascende i limiti del tempo e dello spazio del mio racconto e interessa un futuro molto più immediato per la nostra attuale realtà. Virgin, Sonia, tutti gli altri esseri umani, sono le varie facce della nostra cultura, la Civiltà con la lettera maiuscola nel testo, il nostro mondo occidentale contrapposto (o integrato) con la Tradizione, con tutti gli altri mondi. Sono i nostri alieni: la Natura violentata, i popoli che hanno perso la gara con la storia, gli emarginati, i distaccati. È un intero universo che ha bisogno di noi, delle conquiste del nostro pensiero, della nostra tecnologia, e che pure ci rifiuta. Il messaggio è tutto racchiuso nell’armonia fra questi aspetti, fra Civiltà e Tradizione, perché da ciò dipende la sopravvivenza di tutti e… i Calten lo hanno capito molto bene.

Ognuno può ovviamente trarre le conclusioni che vuole: si può ritenere che i Terrestri siano un pugno di saprofiti, di privilegiati; oppure che gli altri siano rivoluzionari irresponsabili che vogliono tutto e subito. In tal senso valutate opportunamente il dialogo intermittente fra Virgin e Bibi, che rappresenta il compendio sommario di due verità destinate a sopraffarsi. Chi merita di vincere? Non aspettatevi dal romanzo una risposta risolutoria, anche se uno dei due vincerà. Ma sarà quella la conclusione giusta?

Un ultimo suggerimento: nel giudicare i personaggi non lasciatevi influenzare dal loro aspetto esteriore: considerare Virgin un pusillanime e versare lacrime per gli orsetti dagli occhioni profondi è un po’ come tradire noi stessi.

Il mio messaggio è così concluso, vi invito ora ad ascoltare quello dei Calten.

Luigi Menghini

Anteprima testo

PROLOGO

— Questi programmi vi sono stati offerti dall’Ente di Cul tura Universale. In attesa di trasmettere una telecronaca dei Giochi per la Mente Galattica, vogliate gradire un concerto folkloristico terrestre. Dirige l’effetto scenico Sir Robert Anestein…

Hylen S percepì il brusio alle sue spalle e staccò gli occhi frontali dallo schermo multicolore, per lasciare al sensore cervicale il compito di recepire gli eventi. La famiglia era disposta secondo curve concentriche: i maschi occupavano le prime file, seguivano le spose anziane e quelle giovani; infine, assiepati ai limiti del raggio visivo, c’erano i cuccioli. Nessuno si curava più dell’apparato televisivo; tutti ora osservavano Hylen T che, in piedi, stava scegliendo le madri per la sua prole. Era il capofamiglia, esercitava un suo diritto, rispettava la Tradizione.

Hylen S sapeva queste cose, ma non le approvava più: dopo tanti anni che vivevano nella Civiltà, alcuni usi della sua gente gli apparivano anacronistici, a volte addirittura pericolosi. Doveva intervenire: batté con violenza le palme delle mani e richiamò l’attenzione dei presenti.

— Parla — lo invitò il capofamiglia senza interrompere la sua ricerca. Tastava con abili tocchi gli apparati genitali delle femmine e con un fremito dell’esoscheletro manifestava le proprie scelte.

— Questa notte non è adatta — si limitò a osservare Hylen S.

L’altro ruotò il capo e spinse lo sguardo oltre gli assembramenti delle varie famiglie, al di là del chiarore diffuso dei televisori che avvolgevano il campo in un tenue sbarramento contro le ombre della notte. Si udiva distintamente l’ululato del vento gelido; si percepiva l’odore della neve che turbinava sulle loro teste, il frusciare sommesso delle cinture termiche che lottavano contro il gelo. No, non era proprio una notte adatta. Ma lui era un capofamiglia, aveva dei doveri, e qualunque fosse il pianeta che li ospitava, doveva mantenere viva la Tradizione.

— È vero — ammise il maschio, ma continuò.

Hylen S non desistette. Sapeva che se Hylen T fosse uscito, avrebbe condotto le femmine in un luogo appartato, si sarebbero levati gli ornamenti, le cinture termiche, per unirsi secondo le usanze e dopo qualche minuto sarebbero morti assiderati. E la loro famiglia aveva già subito tante perdite… — Fra qualche giorno dovrebbero arrivare i prefabbricati — ricordò, — lo ha promesso Padre Tolon.

L’altro accennò un gesto di stizza, poi, dosando opportunamente le parole, mormorò: — Abbiamo atteso molti giorni e Padre Tolon ha promesso già troppe volte. — Fissò l’interlocutore con freddezza e sdegnosamente precedette le madri verso il perimetro del campo. Svanirono nel silenzio generale.

— Amici dello Spazio, in collegamento diretto da Hydra Mausi, stiamo per trasmettervi la quinta gara intersezionale della Mente Galattica…

Hylen S smise di preoccuparsi del suo simile e ritornò ad affondare gli occhi nel video. Lui sarebbe divenuto il nuovo capofamiglia e avrebbe dovuto mantenere viva la Tradizione, ma non valeva la pena di preoccuparsi in anticipo.

Hylen S si presentò davanti alla casa di Padre Tolon mentre il sole di Nuova Cortuna disegnava nel cielo iridi primaverili che squarciavano a tratti la spessa coltre delle nubi invernali. Faceva ancora tanto freddo, ma la brutta stagione sarebbe durata poco; poi sarebbe stata ora delle semine, delle potature, di nuovi raccolti… e d’altri freddi inverni.

Hylen S non capiva molto di quell’insulso scorrere delle stagioni, ma i Terrestri li avevano portati li per lavorare, non per capire. Hylen T era morto durante la notte e lui sentiva un gelo intenso stringergli l’esoscheletro, rallentargli il battito degli organi cardiaci. — Desidero parlare al Padre — annunciò rispettoso al servo meccanico che gli sbarrava la strada.

Il robot lo squadrò alla ricerca di qualche segno di identificazione. — Non sei un capofamiglia — osservò con fare impersonale. — II commissario locale riceve i lavoratori solamente durante le funzioni religiose.

Hylen S trovava gli automi terrestri molto insulsi, estranei a ogni Tradizione. Ma in quel momento, la questione era secondaria. — Il capofamiglia degli Hylen è morto — spiegò rassegnato. — Ora sono io il tutore della mia gente.

— Il signor Tolon ti riceverà fra venticinque minuti — dichiarò l’automa dopo una rapida consultazione con un ignoto interlocutore. — Ora sta pregando.

— Aspetterò — promise l’alieno, e si accucciò accanto allo stipite del portone con i grossi occhi persi sul cielo ostile. Quando fu il momento, si alzò; c’era un sole prepotente, ora, sull’orizzonte e tutta la vita pareva rinascere. Entrò nel cortile delle udienze e attese con una certa eccitazione: parlare al padre era un grande privilegio. Lui apparve al balcone nei suoi pesanti paludamenti sacri: impugnava un lungo pastorale d’avorio e un sistema di magnetizzazione inserito nella tiara generava un’aureola dorata sul capo. — Parla, figliolo — mormorò con aria insonnolita, — ti ascoltiamo.

— Padre — disse Hylen S con la testa rivolta verso l’alto, — sono morti altri della mia famiglia; il nostro animo è gonfio di dolore.

Padre Tolon, commissario locale nelle piantagioni di Nuova Cortuna, si incupì. Da tempo aveva ordinato presso i Magazzini di Shoon i prefabbricati uso abitazione per i suoi operai alieni, e ancora non era arrivato niente. La mancanza di case provocava morti per assideramento, i decessi diminuivano la forza lavoro; meno lavoro significava raccolti limitati, e se i prodotti non erano abbondanti, come poteva vantare l’appoggio e la benedizione divina? Lui aveva bisogno di Dio, delle sue grazie, della sua luce. Gli alieni, con il loro gretto materialismo, potevano benissimo farne a meno… ma lui, lui no! Aveva lasciato la Terra per vivere meglio la presenza del Signore, lontano dalla mondanità, dagli agi; in quel mondo sperduto, pregno di forze naturali, si sentiva più vicino alle Sue benedizioni. A Nuova Cortuna Tolon era papa, sacerdote, eremita, santo e peccatore, strumento di luce, vettore di peccato, assoluto e parziale… ma le case non arrivavano e quegli stupidi operai continuavano a fare l’amore in pieno inverno e a morire assiderati.

— La colpa sta nel peccato — mormorò irritato l’uomo. — Non sapete soffocare il desiderio della carne e Dio vi punisce col gelo del suo abbandono. Ora tu sei capofamiglia, vedi di rinunciare agli amplessi peccaminosi; per resistere al freddo le cinture climatiche sono più che sufficienti. Pregate, pregate, presto avrete le…

Il messaggio dei Calten - Copertina

Tit. originale: Il Messaggio dei Calten

Anno: 1982

Autore: Luigi Menghini

Edizione: Editrice Nord (anno 1982), collana “Cosmo Argento” #123

Pagine: 154

Dalla copertina | Il video sibilò e con un rapido tramestio di triangolini lampeggianti formò il volto assorto di Lord Smowing, il responsabile della Civiltà Universale e Tradizione del governo terrestre.”Abbiamo ricevuto il rapporto, generale; non ci nascondiamo che la situazione è molto grave. Qui sulla Terra nessuno si era mai reso conto dell’odio che alligna nello spazio contro di noi; pensavamo di rispettare la cultura dei nostri amici alieni e di essere ricambiati con altrettanto rispetto. Nel vostro rapporto si parla invece di terrestri uccisi… Dobbiamo agire con prudenza e determinazione; dobbiamo stroncare il misterioso nemico che ci ha aggrediti e contemporaneamente tranquillizzare chi ci è amico.