Il Regno del Fuoco

Il Regno del Fuoco

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I draghi si sono risvegliati dal loro sonno millenario e minacciano l’umanità intera. Una piccola comunità di persone vive nel terrore asserragliata da anni in un castello nella verde brughiera del Northumberland (Inghilterra). A guidarli c’è il valoroso Quinn. Un giorno, al castello, arriva un esercito di sedicenti cacciatori di draghi, agli ordini del capitano Van Zan, un misterioso personaggio allo stesso tempo determinato e sofferente. Avendoli studiati a fondo, Van Zan ritiene di essere la sola persona in grado di sconfiggere definitivamente i draghi, e a tale scopo pretende l’aiuto di Quinn e della sua comunità.

All’apparenza, questa sarebbe la tipica trama di un film fantasy, se non fosse che la pellicola di cui stiamo parlando, Il Regno del Fuoco (Reign of Fire) di ROB BOWMAN, si svolge non nel Medioevo o in qualche epoca immaginaria, bensì in un futuro non troppo lontano, l’anno 2020.

Il film di Bowman cerca infatti di modernizzare la classica storia sui draghi, e lo fa sostituendone l’aura mitologica con una pseudoscientifica. Questi esseri, perciò, non sputano fiamme magiche ma quelle prodotte dalla combinazione di due diverse sostanze chimiche secrete da ghiandole poste agli angoli della loro bocca. Essi si nutrono di cenere e per questo incendiano qualunque cosa capiti a tiro; proprio la loro comparsa sulla Terra causò l’estinzione dei dinosauri milioni di anni fa. Una volta incenerita l’intera superficie del pianeta, gli “sputafuoco” dovettero ritirarsi in letargo… fino ai giorni nostri, quando il loro risveglio ha portato al crepuscolo l’umanità. Nel 2020, gli umani sopravvissuti sono pochi e vivono un nuovo secolo buio, ultimi araldi di una civiltà ormai scomparsa.

La società descritta ne Il Regno del Fuoco, rispetto ad altri film postcatastrofici (come il filone di Interceptor di George Miller) dove si notano anche rimembranze western, sembra veramente un nuovo Medioevo, popolato di castelli, contadini e cavalieri. Non a caso il regista preferì sfruttare un’ambientazione inglese anziché quella americana inizialmente prevista. Gli unici elementi di continuità tecnologica con il mondo attuale sembrano essere le armi da fuoco e i rari automezzi, o l’elicottero, utilizzato dai seguaci di Van Zan per cacciare i draghi. Esiste però anche una continuità “culturale”: un numero del “Times” sfogliato dal protagonista ci mostra le varie metropoli della Terra venire rase al suolo dai sauri, nonché il tentativo infruttuoso dell’esercito americano di risolvere il problema con bombardamenti nucleari.

Chi ha potuto usufruire dell’edizione DVD edita dalla TOUCHSTONE HOME ENTERTAINMENT, avrà ascoltato nei contenuti speciali il regista Bowman spiegare come ogni elemento del film segua la sua personale filosofia, secondo la quale, se si mostra qualcosa di irreale, bisogna contrapporgli qualcosa di reale: sebbene i draghi siano esseri fantastici, il contesto in cui si muovono è realistico, e coloro che li combattono vengono tratteggiati in maniera molto credibile nel carattere e nel modo di agire. Il Regno del Fuoco ha potuto contare sulla presenza nel cast di almeno tre ottimi attori: l’irriconoscibile MATTHEW MCCONAUGHEY (EdTV, Contact), con i capelli rasati e una folta barba, interpreta il cinico Van Zan, mentre l’allora poco conosciuto CHRISTIAN BALE veste con intensità i panni di Quinn, affiancato da GERARD BUTLER che presta il volto sornione a Creedy, braccio destro e miglior amico di Quinn. Se Butler ha fornito delle buone performance in Dracula’s Lagacy di Patrick Lussier, oltre che in una miniserie televisiva su Attila, Bale vanta nel suo curriculum diverse caratterizzazioni molto azzeccate: il top manager maniaco di American Psycho, il tormentato insonne scheletrico de L’Uomo senza Sonno (per interpretare il quale digiunò veramente per mesi, rischiando la salute), fino alla consacrazione ottenuta lavorando con il regista Christopher Nolan ai film Barman Begins e The Prestige. Certamente non si può non considerare Bale uno degli attori di maggior valore degli ultimi anni.

Rob Bowman, a cui si devono molti episodi della famosa serie X-Files ideata da Chris Carter, confeziona qui un ottimo prodotto, che gioca sull’incerto confine tra Fantasy e Fantascienza. Emblematica la sequenza in cui, per intrattenere dei bambini, Quinn e Creedy recitano una scena de L’Impero Colpisce Ancora, tramutando l’opera cinematografica inventata da George Lucas in un’autentica saga epica da tramandare oralmente alle prossime generazioni. Forse non si tratterà di una pietra miliare, ma Il Regno del Fuoco resta un prodotto imperdibile per un amante del filone “draghesco”, nonché un tentativo di sperimentare un’ottica nuova nell’approcciare a un tema classico, cosa inconsueta nel sempre più piatto panorama hollywoodiano, dove si accrescono gli effetti speciali ma non certo l’originalità delle sceneggiature.