Il successo dei documentari nell’intrattenimento
L’equivoco, quando si parla di documentari, è sempre dietro l’angolo: si rischia spesso di dare per scontato si parli di riprese della natura incontaminata, caratterizzate da una voce narrante esterna e da un approccio pressoché esclusivamente didattico. Un’associazione che, per la verità, non è totalmente immotivata: tradizionalmente il formato documentaristico è caratterizzato proprio da quegli aspetti, pensati per creare un contenuto orientato alla divulgazione più oggettiva. Ciononostante, si possono fare numerosi esempi di programmi di taglio documentaristico che, per una ragione o per l’altra, si dimostrano perfettamente in grado di coniugare l’informazione con l’intrattenimento. L’entertainment, in altre parole, va ben oltre l’attuale successo dei film con supereroi.
Uno dei pionieri in questo campo è stato senz’altro Piero Angela, autore di programmi in grado per primi di gettare un ponte tra divulgazione classica e intrattenimento più popolare. Grazie all’utilizzo, per l’epoca a dir poco all’avanguardia, di animazioni e grafiche digitali, i programmi del divulgatore più amato della televisione italiana hanno rappresentato un appuntamento imperdibile per generazioni di telespettatori, interessati da contenuti divulgativi che potevano spaziare dalla storia alla scienza. L’utilizzo di programmi contenitore caratterizza peraltro la più attuale produzione televisiva di Alberto Angela, figlio di Piero, che prosegue l’attività di famiglia firmando trasmissioni basate a volte su un tema unico e a volte su argomenti vari. Sono tra gli appuntamenti più seguiti del palinsesto televisivo nazionale.
Il ricorso alla formula documentaristica per creare dei contenuti votati all’entertainment è poi apparso particolarmente utile per trattare tematiche legate allo sport. La serie Drive to Survive, prodotta da Netflix e basata sul Campionato Mondiale di Formula Uno, è un ottimo esempio delle reciproche contaminazioni tra documentario e spettacolo. Al passaggio di proprietà della F1, avvenuto nel 2017, ha fatto seguito la ricerca di numerose soluzioni per aumentare l’intrattenimento dello sport motoristico per eccellenza: tra queste, la produzione di una serie in streaming. Le vicende che caratterizzano il campionato sono raccontate in maniera da sottolineare gli aspetti spettacolari, spesso di enfatizzandoli oltre la loro reale portata. Anche la serie All or Nothing, prodotta da Prime Video, si colloca sulla stessa linea: vengono seguite e raccontate le stagioni agonistiche di alcune squadre di diversi sport, dal calcio al football americano, cercando di intrattenere pur mantenendo contenuti documentaristici.
Soggetti particolarmente cari ai documentari di intrattenimento sono poi i personaggi famosi: in questo caso la narrazione biografica s’intreccia a quella riguardante determinati avvenimenti del personaggio, pubblici o privati, affiancando dunque il tradizionale tono documentaristico ad approcci più inclini all’intrattenimento. In molti casi si tratta di personaggi sportivi, rispondenti alla classica definizione di genio e sregolatezza: uno dei migliori esempi viene da Diego Maradona, fuoriclasse argentino icona del calcio anni ’80. Nel 2019 la sua storia è stata ripercorsa nell’omonimo documentario, disponibile su Netflix, che ne segue le vicende, sportive e personali, fino all’apice della carriera. Altro sport particolarmente caro ai documentari di intrattenimento è il poker, la cui ascesa fino al boom degli ultimi vent’anni è stata fortemente improntata allo spettacolo e alle gesta di particolari pokeristi, immortalati anche in documentari: tra questi One of a Kind. Si tratta di uno dei più apprezzati documentari sul poker mai prodotti, incentrato su una figura leggendaria: Stu Ungar. Uscito nel 2006 e disponibile su YouTube, il documentario segue le vicende sportive e la travagliata vita personale del campione newyorchese, fino alla sua prematura scomparsa.
Genio e sregolatezza non caratterizzano solo il mondo dello sport ma anche quello della musica, definendo personaggi che non a caso sono diventati protagonisti di documentari di intrattenimento. È il caso di Amy, documentario del 2015 disponibile su Prime Video e incentrato sulla vita di Amy Winehouse, cantante prematuramente scomparsa nel 2011: ne vengono ripercorse principalmente le vicende personali, mai in grado di offuscare il talento della star britannica. Sempre su Prime Video c’è Madonna and the Breakfast Club, che ha come protagonista la popstar statunitense: alla rappresentazione documentaristica della scena newyorkese dei primi anni ’80 si associa la trattazione degli esordi di Madonna con la sua band dell’epoca, ripercorrendone gli exploit trasgressivi e sopra le righe.
Potrebbero farsi numerosi altri nomi di documentari di intrattenimento, per esempio a tema storico o cinematografico. Il punto rimarrebbe comunque lo stesso: il loro successo, frutto della capacità di unire la divulgazione oggettiva alla spettacolarizzazione e all’entertainment.