Nuovo appuntamento con il mondo del cosplay italiano sulle pagine di Terre di Confine: questa volta a rendersi disponibile per i nostri microfoni virtuali è una graziosa ed entusiasta cosplayer, Bianca Canal, in arte Yukinochan Cosplay. Oltre a partecipare con i propri costumi a fiere ed eventi dedicati al mondo dell’animazione e dei fumetti, la giovane torinese si è recentemente fatta apprezzare grazie alla partecipazione ad una puntata di Vite Reali, trasmissione in onda su Rai 4 che esplora il mondo di Internet e delle web celebrities con frequenti riferimenti a ciò che riguarda la cultura giapponese.
Leonardo Colombi | Parlaci un po’ di te: chi sei, cosa fai, da dove vieni e verso quali mete stai procedendo?
Yukinochan | Salve a tutti! Mi chiamo Bianca Canal e sono una normalissima ragazza torinese di 21 anni (ma a breve 22, mi raccomando fatemi gli auguri!). Pur essendo nata nella provincia di Torino, ho origini sarde e venete; la “parte sarda” la si può intuire dai paesaggi spettacolari che popolano lo sfondo delle foto nel mio sito web. Devo confessare che, proprio grazie alle mie origini, la ricerca di scenari adatti al mio “hobby” è stata piuttosto semplificata.
Mete? Beh, partendo dal presupposto che sono una ragazza con innumerevoli obbiettivi, e che ogni giorno mutano e aumentano in numero, potrei dire che quello a cui ambisco costantemente è migliorarmi in tutto ciò che amo.
LC | Quando e come è nata la tua passione per il cosplay?
Y | Dunque… sulla fine del 2009 (mi sembra sempre siano passati secoli e invece…) ricordo che, come al mio solito, stavo curiosando nei meandri di Internet alla ricerca di qualcosa che riguardasse anime o manga visto che, da sempre, sono una grande appassionata di quasi tutto ciò che riguarda il Giappone, tanto che oggi ne studio anche la lingua all’università di Torino. Pagina dopo pagina, mi sono imbattuta in centinaia di foto di giovani vestiti come i personaggi di anime e manga, scoprendo così una passione che sembrava proprio adatta a me! Le numerose immagini dei cosplayer di tutto il mondo mi hanno affascinata e non ho potuto fare a meno di cimentarmi nella realizzazione di qualche costume. Al tempo non avevo mai cucito, ma ero talmente determinata che alla fine i miei sforzi hanno fruttato!
LC | Hai preso parte a qualche contest in Italia o all’estero? Se sì, quali riconoscimenti hai conseguito?
Y | A dir la verità ho partecipato a pochi contest. Come dico sempre, io sono più che altro una cosplayer “da web”: preferisco evitare di gareggiare (tranne rare eccezioni!) e vivere la mia passione per il cosplay sfilando nelle fiere o creando dei photoshooting da pubblicare e mostrare al popolo di Internet. Credo che si tenda ad attribuire troppa importanza alle gare di cosplay, dove non sempre il vincitore viene effettivamente riconosciuto come “migliore” dal pubblico, così come il costume che indossa viene dimenticato al di fuori di tali sfide. Sono quindi dell’idea che non sia una coppa a dare merito al cosplayer, non sempre almeno!
LC | Cosplay in gruppo oppure singolarmente: quale opzione preferisci, e perché?
Y | Sinceramente preferisco il cosplay in singolo. Questo perché, spesso, quando si organizzano gruppi, l’impegno non risulta equilibrato tra i vari partecipanti all’iniziativa a causa delle diverse mentalità, personalità e, talvolta, rivalità. Poi tutto sta nell’affiatamento e nell’intesa che si viene a creare. Certo, se dovessi fare coppia con cosplayer del calibro di Yaya Han non avrei di questi problemi, anzi probabilmente sarebbe lei a lamentarsi di me!
LC | Alcuni, che non conoscono molto bene questo “hobby”, potrebbero finire con il considerare il cosplay una sorta di Carnevale o Halloween fuori stagione. Tu cosa pensi al riguardo? Quali sono invece le caratteristiche che lo rendono un fenomeno a sé stante?
Y | Effettivamente, quando esco di casa per fare uno shooting con un nuovo costume, le persone mi fermano chiedendomi se ci sono feste di paese o simili. In molti considerano il cosplay come una “carnevalata”, ma ciò non vuol dire che lo sia davvero! Ovviamente ognuno è libero di avere la propria opinione ma, per quanto mi riguarda, posso dire che cosplay non significa soltanto “travestirsi”. Attraverso questa passione, per esempio, ho aumentato la fiducia in me stessa. Ogni volta che mi metto in testa di creare un nuovo costume mi pongo obbiettivi che prima non avrei mai neanche immaginato di poter raggiungere. Altri aspetti positivi del cosplay sono il contatto che si crea con persone che condividono la medesime passione e, ovviamente, l’emozione di poter diventare – anche se per poco – uno di quei personaggio tanto amati in manga, anime o videogame. È l’ingresso in un mondo in cui è la fantasia a far da padrone!
LC | Da Iron Man a Naruto Uzumaki, passando per le truppe imperiali di Guerre Stellari sino a Lara Croft di Tomb Raider: oggigiorno è possibile reperire costumi già pronti per essere indossati e vestire i panni di qualsiasi personaggio. Anche in questo caso si può parlare di cosplay? Qual è la tua posizione al riguardo?
Y | Questa è una domanda alla quale è davvero difficile fornire una risposta. Per quanto mi riguarda preferisco vedere costumi indossati dalla medesima persona che li realizza. Non tutti però concordano con questo punto di vista: molti dicono di non essere abili nel cucire e che per questo sono “obbligati” a comprare costumi già confezionati, magari sfruttando eBay. Secondo me si tratta piuttosto di una questione di volontà e di pratica: non è necessario saper cucire magnificamente. Come ho già detto, anch’io all’inizio non ci riuscivo ma, senza prendere lezioni o frequentare corsi, ho fatto esperienza e mi sono migliorata. I primi costumi li ho realizzati interamente a mano, non avendo la possibilità di comprare una macchina da cucire, eppure con calma e perseveranza sono riuscita nel mio intento. Basta applicarsi e partire dalle realizzazioni più semplici (probabilmente se un professionista della moda si fosse preso la briga di controllare all’interno dei miei costumi avrebbe dato sfogo al suo disprezzo a suon di ginocchiate!).
LC | Cos’è per te o cosa dovrebbe essere il cosplay?
Y | Il cosplay per me è divertimento, libertà, possibilità di uscire dai canoni e dai limiti che ogni giorno ci vengono imposti. In poche parole: è la fantasia che prende vita.
LC | Come scegli i personaggi da realizzare? Quale di questi ti ha regalato le maggiori soddisfazioni e quale invece non ti è sembrato riuscito?
Y | I personaggi che scelgo sono spesso quelli che più ho amato e anche un pochino “ammirato”, ammesso che sia corretto provare ammirazione qualcuno che, in realtà, nemmeno esiste. Altre volte invece sono semplicemente costumi che hanno subito attirato la mia attenzione per la loro particolare bellezza estetica. Se dovessi indicare quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni, quasi sicuramente parlerei di Caterina Sforza (dall’anime di Trinity Blood), che mi ha fruttato davvero numerosissimi complimenti, anche se, riguardando ora il costume, troverei vari aspetti da sistemare. In ogni caso è grazie alle persone che hanno visto questo cosplay e creduto in me che ho ricevuto la spinta necessaria a migliorarmi e a tentare la realizzazione di un cosplay davvero complesso come quello indossato da Ectvarr (personaggio di Ninety-Nine Nights). Ricordo che al contest al quale l’ho presentato la giuria si è complimentata dicendo che era davvero identico a quello del videogioco, un apprezzamento che mi ha resa felice e orgogliosa. Un personaggio in particolare che rifarei da capo perché non riuscito, invece, non c’è: diciamo che li migliorerei un pochino tutti. Tranne Ectvarr.
LC | Quanto tempo dedichi a selezionare i materiali e confezionare i tuoi costumi? Si tratta di attività che esegui in autonomia o ti avvali della collaborazione di amici e familiari?
Y | Molto, mooooolto tempo! In realtà durante tutto l’anno sono alla ricerca dei materiali adatti ai vari costumi che voglio realizzare: si tratta di un’attività che mi impegna costantemente e che mi porta, a volte, anche a risparmiare qualche soldino. Ho sempre preparato tutto da sola, tranne la staffa di Caterina Sforza per la quale mi sono fatta aiutare dal mio ragazzo (che ci ha lavorato fino a notte fonda per riuscire a finirla). Ora che ci penso, per questo abito mi ha aiutato anche mia madre con le ultime rifiniture che, proprio il giorno prima del contest, mi stavano facendo impazzire! A parte questo, solitamente non chiedo mai assistenza ad altre persone: è una questione di orgoglio, visto che preferisco dire di aver fatto tutto da sola.
LC | Qual è l’importanza degli accessori e dello studio del personaggio per una sua completa ed efficace caratterizzazione?
Y | Ogni particolare è importante, ma quello fondamentale è che il costume ricordi in tutto e per tutto il personaggio scelto. A volte non è possibile ricreare ogni dettaglio alla perfezione, per la mancanza di immagini di qualità o a causa di difficoltà tecniche; il consiglio (sempre valido) per ottenere un risultato quanto più simile all’originale è di seguire in tutto e per tutto lo stile del disegno di chi l’ha concepito inizialmente.
LC | Visitando le pagine del tuo sito (http://yukinochancosplay.webs.com) si nota da subito l’uso dell’inglese come lingua primaria per la comunicazione. È un segnale relativo alla maggior considerazione che l’estero, in generale, dimostra nei confronti del cosplay? In tal senso, qual è l’atteggiamento dell’Italia verso chi coltiva questa passione?
Y | Ovviamente sì. Utilizzando il web come principale mezzo di divulgazione delle mie creazioni, è naturale che io debba adottare una lingua come l’inglese per farmi comprendere da tutti.
All’estero la concezione del cosplay è molto più simile a quella a cui accennavo poco fa, dove i cosplayer tendenzialmente non gareggiano tra loro in contest fini a se stessi, ma semplicemente si ritrovano e si esibiscono senza così alimentare litigi e malcontenti che invece, purtroppo, si creano spesso nelle fiere nostrane.
LC | Cosplay e moda: un connubio possibile oppure si tratta di mondi distanti e imprescindibilmente slegati tra loro?
Y | Sinceramente non le vedo come due cose molto distanti far loro. Mi spiego meglio: molte cosplayer (anch’io nel mio piccolo), oltre alle normali foto realizzate per i propri cosplay, molto spesso hanno una sezione chiamata “modelling” nella quale propongono immagini che le raffigurano nelle vesti, appunto, di “modelle”. Anche io ho pubblicate questo genere di foto e devo dire che mi sono divertita a posare per farle!
LC | Quale importanza riveste il web nella promozione e nella diffusione del cosplay? Qual è il tuo rapporto con la rete e i social network?
Y | Il web è senza dubbio un elemento determinante per la diffusione del cosplay. Per mostrare i propri lavori non è sufficiente recarsi alle fiere perché così li apprezzeranno solo i partecipanti all’evento stesso. Il mondo di Internet, tra blog e social network, possiede invece quelle particolari caratteristiche che aiutano i cosplayer più volenterosi a farsi conoscere. Anche all’estero.
LC | E con il mondo della fotografia, invece?
Y | La fotografia è direttamente collegata al “fattore Internet”. Per quanto mi riguarda i photoshooting sono sempre stati realizzati da persone a me care, che mi conoscono e sanno come riuscire a valorizzare me e ciò che indosso. Soprattutto, credo che collaborare con fotografi con cui si è in sintonia migliori i risultati ottenuti; inoltre, l’affiatamento aiuta mantenere quella grande pazienza necessaria per svolgere al meglio simili attività, specie lavorando con una persona puntigliosa come me!
LC | Quali legami hai instaurato con altri cosplayer oppure con i fan che ti seguono?
Y | Fantastici! Con alcuni ovviamente è più facile incontrarsi nella vita reale, con altri meno, ma con tutti loro ho un rapporti magnifico. Da qualcuno capita anche di ricevere collaborazione per risolvere i problemi che si possono incontrare in questo hobby.
Fan? È una parola che mi fa sorridere e arrossire. Con loro ho molti contatti: spesso mi scrivono e-mail tramite il mio sito o tramite Facebook, per congratularsi con me o anche (ed è una cosa che mi ha sempre fatto molto piacere) per chiedere consigli o approfondire qualche particolare curiosità.
È meraviglioso ricevere di queste lettere, mi permettono di capire che quanto sto facendo piace davvero e non rimane quindi soltanto un’attività “personale”.
LC | Il tuo curriculum vanta anche la partecipazione a una puntata di Vite Reali, su Rai4: come è nata questa esperienza e cosa ti ha lasciato?
Y | È successo tutto per caso ed è stato davvero emozionante. Ricordo di aver ricevuto una e-mail dalla redazione di Vite Reali nella quale mi si chiedeva se volevo partecipare con un mio costume a una puntata del programma… Ovviamente ho risposto Sì! Così ho preso l’aereo per Roma e mi sono recata agli studi della Rai. È stato davvero bellissimo e gratificante. Ciò che più mi ha colpito è stato trovarmi attorniata da ragazzi giovanissimi, con cui mi sono trovata davvero a mio agio. La giornata è stata divertente e ho ottenuto i miei pochi, ma intensi, momenti di gloria nelle vesti di Caterina Sforza. Indubbiamente un’esperienza che ripeterei mille volte ancora.
LC | Il cosplay come mezzo per raggiungere i mass media e da lì il successo: secondo te, si tratta di un’utopia o di un sogno accarezzato da molti?
Y | Io credo che per molti, i più meritevoli ovviamente, sia un buon modo per farsi notare. Esistono tante cosplayer famosissime in tutto il mondo e, se si coltiva questa passione, perché non ambire a diventare una di loro? Perché non puntare a distinguersi per le proprie capacità? Credo che sia normale pensarci, e provarci.
LC | Mediamente, i cosplayer sono molto giovani, tra i 15 e i 30 anni. C’è un limite di età per praticare il cosplay, oppure si tratta di una passione per qualunque età?
Y | Credo che la passione per il cosplay non debba avere età, a patto di tenere in considerazione anche quest’ultimo elemento nella scelta dei personaggi da interpretare. Ovviamente, se avessi 50 anni non andrei a realizzare il costume di un eroina che ne ha 10! La relativa “gioventù” dei cosplayer penso sia determinata dal fatto che, solitamente, le persone di una certa età tendono a non considerare più molto questo genere di hobby, forse preoccupandosi troppo di ciò che gli altri potrebbero pensare di loro.
LC | Quali sono i progetti che coltivi per il tuo futuro di cosplayer e a quali costumi stai lavorando?
Y | Attualmente – conto di terminare per aprile – sto lavorando a un personaggio di cui mi sono subito innamorata: Bayonetta (protagonista dell’omonimo videogame per Xbox 360 e Playstation3)! Ho scelto di realizzare questo cosplay anche per uscire dallo stereotipo di brava fanciullina che mi ero creata con gli ultimi miei costumi: voglio dimostrare che dietro a innocenti sorrisi da “bimba” e portamenti da fanciulla elegante, si nasconde in realtà anche un bel caratterino! Soprattutto avevo voglia di provare a interpretare un personaggio che trasudasse una certa dose di sensualità, una caratteristica che, nei miei cosplay abituali, manca quasi del tutto!
A parte questo, progetti in particolare non ne sto coltivando, se non quello di creare ogni giorno costumi sempre migliori e unici, lavorando con entusiasmo per mostrare al mondo quali sono le vere qualità di Yukinochan Cosplay. In gennaio, tra l’altro, sulla rivista bimestrale Cartoni è stato pubblicato uno speciale sul mio cosplay di Angol Mois (personaggio dell’anime Keroro): per me è stato un piccolo traguardo da aggiungere alla lista. Chissà se in futuro avrò la possibilità di vedermi ancora pubblicata su qualche rivista così da poter contribuire al cosplay in Italia! Lo spero davvero!
LC | Quale messaggio ti senti di lanciare a chi, per la prima volta, sceglie di accostarsi al cosplay?
Y | Provarci, provarci, provarci! Solo così si può imparare e migliorare. Se qualcuno si dimostra più bravo, non serve a niente disperare: è anzi proprio il punto di partenza per farsi coraggio, lavorare sui propri “errori” e guadagnare terreno. Per tutto il resto… contattatemi pure: sarò a vostra disposizione per aiutarvi e consigliarvi! Un bacio a tutti, cosplayer e non!