Ken il Guerriero – II Serie
A diversi anni di distanza dalla sconfitta di Raoul, un nuovo impero ha preso il posto del dominio dispotico del Re di Hokuto, un impero che trae legittimazione dalla tradizione visto che il monarca che lo regge viene definito “Figlio del Cielo”, appellativo che conduce irrevocabilmente verso la Cina.
L’Imperatore è una figura avvolta nel mistero, tanto che il potere effettivo è esercitato in sua vece dal crudele viceré Jako, il quale si è prefisso di estinguere le scuole di Nanto e Hokuto, eliminandone perfino il ricordo.
A questo progetto si oppongono naturalmente i giovani Lynn e Bart, ora cresciuti e a capo di un gruppo di rivoltosi noti come “l’Armata di Hokuto”, sotto la tutela del vecchio Rihaku, unico sopravvissuto delle “Cinque Forze” Nanto.
L’impresa appare ardua; l’Impero è bene organizzato e il suo esercito è comandato da generali di straordinarie capacità, maestri della Scuola di Cento, un’arte marziale estremamente distruttiva.
Ken, da molti ritenuto morto, riemerge dalle sabbie del deserto – come aveva fatto nella prima serie – e si pone alla testa dell’Armata di Hokuto marciando alla volta della capitale dell’Impero per ristabilire l’ordine e liberare l’Imperatore, il quale, si scoprirà, è in realtà una giovane fanciulla tenuta prigioniera da Jako.
La rivolta contro il perfido viceré sarà tuttavia solo il preludio a una missione ancor più pericolosa, che Ken dovrà sostenere nell’inaccessibile Isola dei Demoni, dove emergeranno le vere origini dell’Hokuto. Quella terra, in cui Tige, il generale della Luce Verde di Cento, condurrà Lynn dopo averla rapita, è sottoposta alla violenza di una sorta di casta guerriera nota come “Asura” o Demoni. La gente comune vive in preda al terrore, nell’attesa di un leggendario liberatore di cui si favoleggia il ritorno…
Commento
Morto Raoul, personaggio che aveva rappresentato l’antagonista principale di Kenshiro, e rimosso così uno dei pilastri fondamentali su cui poggiava la prima serie, le avventure dell’uomo dalle sette stelle riprendono con l’innesto di numerose novità: appaiono nuove scuole di arti marziali e nuovi guerrieri, che introducono ulteriori filoni narrativi.
Questa seconda serie ha destato diverse perplessità per le varie incongruenze logiche che ha innescato: ad esempio quella inerente al luogo di origine dell’Hokuto, tradizionalmente la Cina, che qui viene invece indicato essere un’isola (quella dei Demoni), identificabile come il Giappone; o la controversa ubicazione della tomba della madre di Kaio, il più forte tra tutti i Demoni, che avrebbe dovuto coincidere con quella dei genitori di Raoul e Toki (essendo i tre tutti fratelli) mostrata nella prima serie, anziché trovarsi presso una zona vulcanica nella terra degli Asura,
Lo scenario postatomico è stato conservato nella prima parte, con una resa più “occidentale” di alcuni personaggi e simbologie: la Croce di Malta come emblema della Scuola Imperiale di Cento fornisce uno stile vagamente medievale ai guerrieri dell’Impero; vi sono poi protagonisti come Ain, volutamente “americanizzato” nel modo di vestire e in qualche atteggiamento farsesco, o come Falco, il generale della Luce Dorata, decisamente ispirato all’attore Dolph Lundgren, antagonista di Stallone in Rocky IV; senza dimenticare personaggi di contorno come per esempio Barona e Bask, copie “animate” di Mr T e di Hulk Hogan.
Dal punto di vista ideologico, tutto si svolge sulla falsariga di ciò che abbiamo già visto nella serie precedente, in uno schema che si ripete uguale a sé stesso. Molti personaggi malvagi opposti a Kenshiro vengono in un certo senso mondati dalla negatività che li caratterizza, e finiscono per trasformarsi in personaggi positivi: Falco, svelate le vere motivazioni che lo spingono ad appoggiare Jako, diverrà uno dei protettori di Lynn; Ork, nemico-alleato di Ken nella terra dei Demoni, e lo stesso Hyo, fratello dell’uomo dalle sette stelle, subiranno la stessa metamorfosi, analogamente a quanto avverrà perfino con il crudelissimo Kaio, il quale, dopo la sconfitta, finirà con il rinnegare la propria natura demoniaca.
Di quanto sia pesante l’assenza di Raoul si è accennato, e in effetti la figura del Re di Hokuto continua ad aleggiare come un fantasma: il viceré Jako, traumatizzato in gioventù proprio da lui, è spinto da questa esperienza a un’ossessiva crociata contro Nanto e Hokuto; e, nell’Isola dei Demoni, è Raoul e non Ken il salvatore che tutti attendono con ansia. Il fantasma si materializza poi esplicitamente nel personaggio di Kaio che, oltre a essere il fratello, di Raoul è anche il sosia.
Il protagonista rimane comunque Kenshiro, naturalmente, anche lui cresciuto rispetto alla prima serie e, per certi versi, incattivito con uno stile da motociclista dark sottolineato alla perfezione da una sigla iniziale decisamente metal.
Sempre lui, spalleggiato dai suoi giovani amici Lynn e Bart, dovrà opporsi in prima battuta ai guerrieri della scuola imperiale di Cento e poi, per salvare la stessa Lynn, sarà costretto ad affrontare la nemesi dell’Hokuto, la scuola demoniaca dell’Hokuto Gemmy. Nuovamente, come nella prima serie, è forse fin troppo ieratico e distaccato, ancora animato dal ricordo di Julia, e invano cercherà di fare breccia nel suo cuore la giovane Lynn.
Rispetto alla prima serie si arricchisce anche la figura di quest’ultima, che viene ad assumere sempre più importanza sostituendo quasi Julia come motore narrativo della vicenda. Di Lynn conosceremo un importante segreto che giustifica la sua “straordinarietà”.
Bart, da adulto, perde la passione per la meccanica, anche se non lo abbandona quell’aria scanzonata che l’aveva reso simpatico nella prima serie. Guida l’Armata di Hokuto e ama segretamente Lynn, amore sulla cui corresponsione penderà un artificio finale…
Altro personaggio rilevante è Falco, il guerriero più forte della Scuola Imperiale di Cento: di carattere nobile, è costretto a sottostare docilmente ai ricatti del viceré Jako che tiene in ostaggio l’Imperatore a cui il generale è devoto, ma grazie a Ken avrà poi modo di riscattarsi.
Nel segmento narrativo che si svolge sull’Isola dei Demoni emergono soprattutto tre personaggi: Ork, figlio di un pirata, addestrato nella scuola di Hokuto Gemmy, ma mai realmente pervaso dallo spirito satanico tipico dei cultori di quest’arte marziale; Hyo, secondo nella gerarchia “demoniaca” dell’Isola, anch’esso maestro dell’Hokuto Gemmy, ma di carattere mite, in questo molto simile a Ken che si scoprirà poi essere suo fratello; e infine il già citato Kaio, vero e proprio demone incarnato, che raccoglie da Raoul il testimone nel ruolo di cattivo da sconfiggere.
Permangono, come nella prima serie, alcune differenze tra manga e anime: nel fumetto, ad esempio, compaiono i figli di Jako, assenti nel cartone (sostituiti dai generali Borz e Tige), e sono lievemente diverse le modalità dello scontro tra il generale Falco e i Falchi di Nanto (unica apparizione di esponenti di questa arte marziale).
Le tecniche di combattimento, probabilmente per favorire lo spettacolo, abbandonano la fisicità della prima serie: sbuffi di vapore, aure energetiche, raggi di potere psichico sostituiscono i calci e i pugni. Il Cento è una forma di lotta che brucia le cellule dei tessuti, e i maestri di quest’arte sfoggiano mani rilucenti; l’Hokuto Gemmy (Hokuto Ryū Ken) fa ampio ricorso a quello che viene definito “spirito demoniaco” di cui sono permeati e in un certo qual modo succubi i suoi guerrieri, una specie di follia omicida che permette loro di uccidere gli avversari senza quasi toccarli.
Simili invenzioni sono certamente frutto del desiderio di offrire ai telespettatori novità interessanti, ma hanno anche rappresentato motivi di critica: si sono sentiti spesso fan di Hokuto no Ken esprimere perplessità verso tali manifestazioni “esoteriche” che, di queste arti marziali quasi magiche, accentuano ancor più l’enfasi e l’esagerazione già presenti nella prima serie, anche se il tutto dovrebbe fare parte del fascino dell’opera.
Il finale, con la morte di Kaio, chiude bruscamente la vicenda televisiva di Ken il Guerriero, che ebbe invece un seguito nel manga, al punto che per anni si è continuato a vociferare di una fantomatica terza serie in odore di allestimento, ma in realtà mai prodotta. Per certi versi può essere stata una fortuna, dal momento che l’attesa spasmodica di un seguito ha contribuito ad alimentare il mito di un anime che ha segnato profondamente l’infanzia di molti odierni trentenni, contribuendo così alla sua riproposizione più recente grazie a una serie di OVA e lungometraggi cinematografici.