Con La Dimora Fantasma, secondo volume de La Caduta di Malazan (rectius: Il Libro Malazan dei Caduti, o anche Libro Malazan del Caduto), STEVEN ERIKSON non solo soddisfa tutte le aspettative che con il precedente I Giardini della Luna aveva saputo creare nel lettore, ma addirittura queste supera, valorizzando notevolmente le sue molteplici capacità, prima solo in parte percepite.
Il lettore si trova nuovamente di fronte a un elevato numero di personaggi (più di trenta) e a una trama subito articolata, con pochi elementi chiarificatori, spesso celati, spersi nella sovrapposizione di più piani di lettura e di più storie.
La struttura mantiene quindi la complessità ardita del primo romanzo: il susseguirsi di colpi di scena e cambi di prospettiva induce ancora alla rilettura di passi addietro, nella convinzione, a volte la speranza, di aver perso qualche dettaglio rilevante, ma stavolta vengono almeno rimossi tutti quegli elementi percepibili come sovrabbondanti.
Rispetto a I Giardini della Luna, quindi, lo svolgimento delle vicende risulta di più immediata comprensione; i flashback sono ridotti in lunghezza e frequenza; la storia è meno frammentaria e le sue linee principali sono immediatamente individuabili: si entra subito in medias res, presi dalla tensione, dalla curiosità, dalla passione.
Anche laddove s’incontrino apparenti lacune irrisolte (mai però davvero disorientanti), la netta sensazione di continuità lascia il lettore sicuro di trovarne poi puntuale spiegazione nel successivo romanzo della saga (Memorie di Ghiaccio); certezza assolutamente fondata.
Erikson dimostra così che complicazione e oscurità non sono il portato di un’incapacità a stento mascherata, ma il bramato frutto di chi è intenzionalmente fuorviante e ambiguo. Dietro il primo inganno, Erikson ne nasconde senza dubbio un secondo: intesse perché il lettore s’illuda di iniziare a comprendere e poi d’improvviso sorprende con l’evento traumatico che rimescola le carte in tavola, che muta il significato degli eventi noti e getta nuova luce su quelli che appena appena aveva lasciato intravedere nell’ombra.
Un gioco rischioso, poiché di norma, in una partita impari, è facile stancare o indispettire oltre il limite. Tanti sono però gli avvenimenti e così armoniosamente narrati che, per quanto noto sia il nome del vincitore di ogni sfida lanciata, il lettore non avverte alcuna costrizione o specioso artificio: la storia mantiene sempre il suo particolare ritmo senza stucchevoli soluzioni di comodo o lapalissiane contraddizioni.
Fondamentalmente, la narrazione è costruita intorno a quattro gruppi di personaggi le cui vicende troveranno non pochi punti di contatto.
Nel primo gruppo, centrale è la figura di Felisin, la minore delle sorelle di Ganoes Paran. Ne I Giardini della Luna, Felisin compare in una breve parentesi prima della partenza di Paran per il fronte. Nulla allora indicava o lasciava presagire quale importante ruolo avrebbe giocato nel prosieguo. Nella capitale, gli eventi sono precipitati e molti nobili hanno visto tramontare la propria buona stella. Nella famiglia Paran, i tre fratelli sembrano avere destini molto diversi: Ganoes è ufficilmente un traditore, mentre Tavore, la sorella maggiore, è divenuta Aggiunto (la carica che fu di Lorn). Felisin è condannata ai lavori forzati in una miniera. Suoi compagni di sventura divengono un sacerdote, al quale sono state amputate le mani, e un uomo dall’oscuro passato.
Il secondo gruppo è formato dagli immortali Icarium e Mappo Trell. Sono figure leggendarie, anch’esse nominate nel primo libro: a Genabackis vi è uno dei millenari orologi creati da Icarium, il quale, dimentico del proprio passato, lascia in tutto il mondo questi misteriosi meccanismi a segno del suo passaggio.
Il terzo gruppo ha come voce narrante Duiker, storico imperiale al seguito di Coltaine, capo dei Wickan (tribù guerriera che ha giurato lealtà − per motivi ignoti − al primo imperatore Kellanved, e a tale giuramento rimane fedele benché le Sette Città siano percorse oramai dai fremiti dell’insurrezione contro i dominatori Malazan).
Il quarto gruppo è quello di Crokus, Kalam, Apsalar e Fiddler, da cui però Kalam si separerà presto, costretto dalle circostanze a scegliere una via molto diversa da quella intrapresa dai compagni.
Sono questi ultimi i soli personaggi che il lettore ben ricorda dal primo libro; altri noti, come Ben lo svelto, compariranno solo verso la metà della narrazione o avranno riservata poco più che qualche citazione (Rake, Brood).
Ben altri saranno però gli attori che il pubblico non potrà dimenticare. Fra questi, senza dubbio alcuno, i citati Duiker, Icarium e Coltaine.
Lo sfondo delle vicende che coinvolgeranno tutti e quattro i gruppi è Sette Città, il continente patria di Ben lo Svelto e di Kalam. Qui, diversi anni addietro, nacque la leggenda degli Arsori dei Ponti, profondamente cambiati dal viaggio compiuto all’interno di Raraku, il grande deserto dal quale si leverà il prodigioso vento dell’insurrezione.
Il continente è teatro di lotte combattute su diversi piani, e le storie dei quattro gruppi sembrano almeno all’inizio seguire tale scansione: Felisin viaggia in un mondo che pare assurdo, ove nobili e dèi possono cadere in disgrazia, per il gioco crudele o forse il capriccio di forze superiori incontrollabili o imprevedibili; gli immortali Icarium e Mappo Trell vengono coinvolti negli oscuri disegni di Trono d’Ombra, e posti nella condizione di non potersi sottrarre alla lotta contro forze sovrannaturali capaci di sconvolgere gli equilibri del mondo tutto, mentre oscuri segreti che nemmeno i millenni possono cancellare rischiano di distruggere l’antico legame che unisce i due; Kalam, in conflitto tra le proprie origini e il dovere al quale è votato, si confronterà con le oscure macchinazioni imperiali, andando incontro a una verità sorprendente e disorientante; Duiker è testimone e attore in una tragedia militare e umana dove gli eroi rifulgono nel loro ardito valore e cadono indimenticabili in un sacrificio che ogni volta sembra dolorosamente inutile.
L’intreccio delle vicende avvicinerà presto il destino degli uni a quello degli altri, mentre il lettore verrà condotto su lontani oceani a bordo di navi fantasma mosse da nauti decapitati; in città devastate e dimenticate il cui oscuro passato minaccia una nuova venuta; in deserti ove immani poteri si stanno destando; in luoghi ove la magia è sovrana e il potere degli dei immanente; nel cuore di battaglie grandiose ove il destino di molti può essere deciso dal coraggio e dalla virtù di pochi. Sarà testimone di prodigi grandiosi di gesta epiche e terribili eventi.
Ma, per quanto complesso e vivo tale sfondo possa apparire, mai è tale da sminuire o tanto meno soffocare gli interpreti del dramma, indimenticabili nelle loro eroiche gesta o meschini atti, tra superiori afflati e bassi istinti, ancora una volta travolti da un mondo teatro di lotte titaniche dove i disegni degli dei si scontrano con le mai sopite aspirazioni di “antichi” che il tempo confina nel mito. Pure nella copiosa generosità di Erikson, che certo non lesina avventure, battaglie, sorprese, trappole, alla fine il lettore scoprirà infatti di ricordare particolari che in qualsiasi altro romanzo avrebbe dimenticato. Così per i personaggi che possono definirsi “minori” e addirittura per l’indole delle cavalcature di alcuni dei protagonisti.
Gli elementi ai quali il lettore de I Giardini della Luna è già abituato, ne La Dimora Fantasma si fondono con descrizioni ancor più ammalianti, in una narrazione più coinvolgente e tesa, accendendosi, con ritmo suadente, di slanci visionari e toni epici − questi ultimi pressocché assenti nel primo romanzo −, mentre la tensione viene mantenuta alta dalla prima all’ultima pagina, tra oscuri presagi e segni premonitori.
Particolare attenzione meritano le vicende che vedono protagonista lo storico imperiale Duiker. In un continente ostile, i Malazan, dominatori scacciati ora in fuga, hanno innumerevoli nemici e pochi alleati. Tra questi ultimi i Wickan che, visti dapprima con diffidenza se non aperta ostilità, si riveleranno invece l’ultima speranza: abili in battaglia, fieri e astuti, addestreranno al meglio le reclute Malazan trasformandole in soldati validi e capaci, e forniranno (grazie ai loro stregoni, immuni ai deleteri effetti della tempesta scatenata nel deserto di Raraku), il supporto magico strategicamente necessario per far fronte alle forze nemiche nettamente superiori per numero.
Diversamente dalle altre storie narrate ne La Dimora Fantasma, il ruolo della magia wickan in questa parte del racconto rimane comunque servente rispetto all’apporto della spada e dell’astuzia.
D’effetto la scelta di narrare ogni momento delle battaglie attraverso gli occhi dello storico: Erikson conduce il lettore all’interno dell’azione e al contempo gli consente di non perdere nulla di quanto intorno accade. Duiker segue l’evolversi degli eventi; annota mentalmente tutto ciò che, pur nella dissennata tempesta del combattimento, emerge fulgido o abbietto. Individua il coraggio, la codardia, il sacrificio.
E così fa il lettore, che avidamente sfoglia ogni pagina, sbalordito, angosciato, avvinto; dopo innumerevoli gloriose e sanguinose battaglie, gli sembra quasi di riconoscere ogni singolo soldato, ogni coraggioso eroe. E trema all’idea della loro disfatta. E si interroga sul motivo per il quale i rinforzi non arrivano. E già sa in cuor suo che le tetre premonizioni troveranno riscontro. Fino all’ultimo grandioso atto, che, di tutto il romanzo, è senza dubbio il momento più alto, crudele e coinvolgente.
Con Erikson, grande estimatore di DAVID GEMMELL e appassionato lettore dell’Iliade, ritorna finalmente l’epica.
Il risultato complessivo è impressionante: un romanzo ricchissimo di personaggi, situazioni, eventi, chiavi di lettura… e pur tuttavia quasi inspiegabilmente capace di fissare nella memoria del lettore quadri vivissimi e indelebili.
In effetti Erikson, sublimando le sue abilità, riesce a dipingere un quadro armonico dove nulla stona davvero, fondendo in un solo libro epica e avventura, horror e fantasy, in un mondo ignoto del quale lentamente svela i tanti segreti; ammalia con descrizioni trasognate o realistiche, comunque particolareggiate, con personaggi dai contorni nitidi e convincenti; crea tensione vivissima che risolve mirabilmente, lasciando il lettore frastornato, amareggiato, triste o esaltato.
Le battaglie tra mostruose creature si inseriscono tra quelle degli eserciti. Il duello si affianca al massacro. Un affresco grandioso e potente che pulsa di immagini vive che non potranno mai più essere dimenticate.