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I. LE PAROLE SONO ARMI
LA CADUTA
«Abbiamo perso» disse re Fynn, fissando la coppa di birra.
Non appena guardò fuori del salone vuoto, Skara capì che la cosa era innegabile. L’estate precedente, gli eroi lì radunati avevano quasi scardinato le travi del soffitto a forza di vanterie assetate di sangue, canzoni di gloria, promesse di vittoria sulla marmaglia del Gran Re.
Come spesso succede agli uomini, si erano dimostrati più feroci a parlare che a combattere. Dopo pochi mesi oziosi, ingloriosi e sterili, erano strisciati via uno dopo l’altro, lasciando una manciata di disgraziati ad aggirarsi furtiva intorno alla buca del fuoco, le cui fiamme erano deboli e basse come le fortune del Throvenland. Se un tempo la Foresta di colonne era stata stipata di guerrieri, adesso era popolata di ombre. Affollata di delusioni.
Avevano perso. E senza aver combattuto una sola battaglia.
Madre Kyre, ovviamente, la vedeva in tutt’altro modo. «Siamo venuti a patti, mio re» lo corresse, sbocconcellando compita il proprio piatto di carne come una vecchia giumenta farebbe con una balla di fieno.
«Patti?» Skara pugnalò furiosa il cibo ancora intatto. «Mio padre morì per difendere Punta Bail, e voi avete dato la sua chiave a Gran Madre Wexen senza colpo ferire. Avete promesso ai guerrieri del Gran Re di attraversare liberamente la nostra terra! Cosa vuol dire “perdere”, per te?»
Madre Kyre si voltò a fissare Skara con la solita calma esasperante. «Tuo nonno morto, nel suo tumulo, le donne di Yaletoft che piangono sui cadaveri dei loro figli, questa sala ridotta in cenere e tu, principessa, con un collare da schiava, incatenata allo scranno del Gran Re. Ecco cosa vorrebbe dire “perdere”, per me. Ecco perché ho detto “venire a patti”.»
Spogliato del suo orgoglio, re Fynn oscillava come una nave senza pennone. Skara aveva sempre creduto che suo nonno fosse inespugnabile come Padre Terra, e non poteva sopportare di vederlo così. O forse non poteva sopportare l’idea di quanto fosse stata ingenua a credere in lui.
Lo guardò tracannare altra birra, ruttare e gettare da una parte la coppa istoriata per farsela riempire ancora. «Tu che dici, Jenner Blu?»
«In una compagnia tanto regale, il meno possibile, mio re.»
Jenner Blu, detto anche il Gramo, era un vecchio e scaltro accattone accattone, più predone che mercante, dal viso rozzamente scolpito, consumato dalle intemperie e crepato come una vecchia polena. Se Skara fosse stata al comando non gli avrebbe concesso di attraccare al proprio molo, figurarsi di sedere al suo desco rialzato.
Madre Kyre, ovviamente, la vedeva in tutt’altro modo. «Un capitano è come un re, ma d’una nave anziché di un paese. La tua esperienza può arricchire la principessa Skara.»
Che oltraggio. «A lezione di politica da un pirata» bofonchiò Skara tra sé «e neppure di successo.»
«Non borbottare. Quante ore ho passato a insegnarti come deve parlare una principessa? Come deve parlare una regina?» Madre Kyre sollevò il mento e fece riecheggiare senza sforzo la voce fino alle travi del soffitto. «Se giudichi i tuoi pensieri degni di essere uditi, pronunciali fiera, spingili in ogni angolo della stanza, colma la sala delle tue speranze e desideri, e condividili con ogni ascoltatore. Se ti vergogni dei tuoi pensieri, meglio restare in silenzio. Un sorriso non costa niente. Cosa stavi dicendo?»
«Be’…» Jenner il Gramo si grattò i pochi capelli ancora attaccati alla zucca chiazzata, un posto evidentemente sconosciuto al pettine. «Gran Madre Wexen ha schiacciato la rivolta nelle Lowlands.»
«Con l’aiuto di quel suo cane, Yilling lo Splendente, che non adora altro dio che la Morte.» Il nonno di Skara tirò via la coppa mentre il servo stava ancora mescendo, e la birra si riversò sulla tavola. «Si dice che abbia impiccato degli uomini lungo tutta la strada fino a Skeken.»
«Il Gran Re rivolge il suo sguardo a nord» continuò Jenner il Gramo. «Non vede l’ora di mettere in riga Uthil e Grom-gil-Gorm, e il Throvenland…»
«È sulla strada» finì Madre Kyre. «Non stare gobba, Skara. È indecoroso.»
Skara si accigliò, ma torse comunque le spalle per alzarsi un po’ sullo scranno, più vicina allo schienale rigido, allungando il collo, nella posa orrendamente innaturale approvata dalla ministrante. Siedi come se avessi un coltello alla gola, diceva sempre. Una principessa non deve stare comoda.
«Sono abituato a essere libero, e non sono un grande amante di Gran Madre Wexen, della sua Unica, o delle sue tasse, o regole.» Jenner il Gramo si massaggiò malinconico la mascella storta. «Ma quando Madre Mare solleva una tempesta, un capitano fa quel che deve per salvare il salvabile. Ai morti la libertà non serve a niente. E l’orgoglio serve poco anche ai vivi.»
«Parole sagge.» Madre Kyre agitò l’indice verso Skara. «Lo sconfitto può vincere domani. Il morto ha perso per sempre.»
«Difficile distinguere la saggezza dalla vigliaccheria» ribatté seccamente Skara.
La ministrante serrò la mascella. «Sono certa di averti insegnato maniere più consone che insultare un ospite. La nobiltà non si mostra col rispetto ricevuto dall’alto, ma col rispetto accordato a chi sta in basso. Le parole sono armi. Andrebbero maneggiate con la cura che meritano.»
Jenner scacciò gentilmente via qualsiasi accenno di offesa. «La principessa Skara ha senz’altro ragione. Ho conosciuto molti uomini più coraggiosi di me.» Sorrise triste, sfoggiando un contorto assortimento di denti con parecchi vuoti. «E ne ho visti seppellire la maggior parte, uno dopo l’altro.»
«Coraggio e lunga vita difficilmente vanno bene a letto» disse il re, svuotando ancora la coppa.
«Un re e la birra non sono una coppia migliore» aggiunse Skara.
«Non mi è rimasto altro che birra, nipote. I miei guerrieri mi hanno abbandonato. I miei alleati hanno disertato. Hanno fatto giuramenti quando era bel tempo, giuramenti saldi come querce finché brillava Madre Sole, ma pronti ad avvizzire quando le nubi si addensano.»
Non era un segreto. Giorno dopo giorno, Skara aveva osservato il molo, impaziente di vedere quante navi avrebbe portato re Uthil del Gettland, quanti guerrieri avrebbero accompagnato il celebre Grom-gil-Gorm del Vansterland. Giorno dopo giorno, mentre spuntavano le foglie che poi gettarono ombre maculate, e infine imbrunirono e caddero. Non arrivarono mai.
«La lealtà è comune nei cani ma rara negli uomini» osservò Madre Kyre. «Un piano basato sulla lealtà è peggio che non averlo affatto.»
«E allora cosa?» chiese Skara. «Un piano basato sulla codardia?»
Vecchio, ecco l’aspetto di suo nonno mentre le si rivolgeva con occhi annebbiati e l’alito che sapeva di birra. Vecchio e sconfitto. «Sei sempre stata coraggiosa, Skara. Più coraggiosa di me. Non c’è dubbio che il sangue di Bail scorra nelle tue vene.»
«È anche il tuo sangue, mio re! Mi hai sempre detto che solo mezza guerra si combatte con le spade. L’altra metà si combatte qui.» E Skara si premette la punta di un dito sulla tempia, così forte da farsi male.
«Sei sempre stata astuta, Skara. Più astuta di me. Gli dèi sanno che potresti dire agli uccelli di scendere giù dal cielo quando ti aggrada. Combatti quella metà della guerra, dunque. Donami l’astuzia profonda che faccia tornare indietro gli eserciti del Gran Re e salvi la nostra terra e il nostro popolo dalla spada di Yilling lo Splendente. Che possa risparmiarmi l’infamia dei termini stabiliti da Gran Madre Wexen.»
Skara abbassò lo sguardo al pavimento coperto di paglia, il viso in fiamme. «Vorrei poterlo fare.»
Ma era una ragazza di diciassette inverni e, sangue di Bail o no, la sua testa non aveva risposte da eroina. «Mi dispiace, nonno.»
«Anche a me, bambina.» Re Fynn si lasciò ricadere all’indietro e chiese altra birra. «Anche a me.»
–
«Skara.»
Fu strappata da sogni inquieti, ritrovandosi al buio, col viso spettrale di Madre Kyre illuminato da un’unica candela tremolante.
«Skara, alzati.»
Lei scostò le pellicce, ancora impacciata dal sonno. Dall’esterno provenivano strani rumori. Grida e risate.
Si stropicciò gli occhi. «Che succede?»
«Devi andare con Jenner il Gramo.»
A quel punto Skara notò il mercante, appostato sulla soglia della camera da letto. Una sagoma scura, la zucca ispida, lo sguardo a terra.
«Cosa?»
Madre Kyre la tirò per le braccia. «Devi andare ora!»
Skara stava per mettersi a discutere. Come sempre. Poi vide l’espressione della ministrante e ciò la indusse a obbedire senza fiatare. Prima di allora non aveva mai visto Madre Kyre spaventata.
Fuori non sembravano più risate. Erano pianti. Voci selvagge. «Che sta succedendo?» riuscì a gracchiare.
«Ho commesso un terribile errore.» Gli occhi di Madre Kyre saettavano avanti e indietro dalla porta. «Mi sono fidata di Gran Madre Wexen.» Strappò il bracciale dorato al braccio di Skara. Quello che Bail il Costruttore aveva indossato in battaglia; alla luce della candela, il rubino brillava scuro come sangue appena versato. «Questo è per te.» Lo porse a Jenner il Gramo. «Se giuri di portarla a Thorlby sana e salva.»
Gli occhi del razziatore ebbero un guizzo colpevole mentre lo prendeva. «Lo giuro. Un giuramento per il sole e per la luna.»
Madre Kyre strinse dolorosamente forte le mani di Skara. «Qualunque cosa accada, tu devi vivere. È questo il tuo compito adesso. Devi vivere, devi essere una guida. Devi combattere per il Throvenland. Devi rappresentare il suo popolo come se… non ci fosse nessun altro.»
Skara aveva la gola così serrata dalla paura che riuscì appena a parlare. «Combattere? Ma…»
«Ti ho insegnato come farlo. Ci ho provato. Le parole sono armi.» La ministrante asciugò dal…
Tit. originale: Half a War
Anno: 2015
Autore: Joe Abercrombie
Ciclo: Trilogia del Mare Infranto (Shattered Sea) #3
Edizione: Mondadori (anno 2015)
Traduttore: Edoardo Rialti
Pagine: 390
ISBN-13: 9788804652380
Dalla copertina | L’ora dello scontro finale è arrivata. Il Gran Re e Gran Madre Wexen hanno giurato vendetta, più feroci che mai. Sono stati traditi dal possente Grom-gil-Gorm, lo Spezza-spa-de, il Creatore di Orfani, il re che non può essere ucciso da nessun uomo, che ha voltato loro le spalle e ha stretto un’imprevedibile alleanza con Uthil, il Re di Ferro, il mortale nemico di una vita. Un affronto che il Gran Re e Gran Madre Wexen hanno deciso di vendicare a ogni costo. Per questo hanno mandato il loro miglior generale, Yilling lo Splendente, a saccheggiare, depredare e distruggere qualunque cosa si trovi sul suo cammino. Yilling lo Splendente che sorride alla vista del sangue e non venera altro dio se non la Morte. I regni cadono l’uno dopo l’altro, ed è il turno del Throvenland. La famiglia reale è sterminata. Resta solo Skara, giovane e fiera principessa, cugina della Regina Laithlin di Gettland. Ma la sua vita è nelle mani di Jenner il Gramo, pirata e malfattore alla ricerca di un’improbabile redenzione. Intanto a Gettland i nemici di un tempo devono mettere da parte le antiche divergenze e organizzare la difesa contro il Gran Re. Riusciranno Skara e Jenner a raggiungere in tempo Gettland? E padre Yarvi, Thorn Badu e Grom-gil-Gorm scorderanno davvero gli anni di inimicizie e odio, per unirsi in un’alleanza che sappia resistere alla forza d’urto dei nemici? Abercrombie torna con l’ultimo atto della “Trilogia del Mare Infranto”, il capolavoro del fantasy contemporaneo che brilla già della luce riservata ai più grandi classici del genere. Un romanzo che introduce nuovi personaggi indimenticabili, complessi e carismatici, come la principessa Skara, tanto bella quanto intelligente, o Raith, giovane assassino baciato da Madre Guerra, che riporta in scena i protagonisti dei due libri precedenti, Yarvi, Thorn, Koll, Uthil e la strega Skifr che potrebbe svelare chi erano veramente gli Elfi e in cosa consiste la loro magia mortale e proibita… E mentre Abercrombie sorprende il lettore con una sequenza memorabile di colpi di scena, e lo incanta con uno stile brillante e pieno di frasi destinate a farsi ricordare, i suoi eroi e antieroi sono chiamati a scelte irreversibili, scelte che potranno portarli a mettere in dubbio tutto quello in cui hanno sempre creduto, a dover decidere se il bene maggiore vale il male minore che si deve compiere, se deve prevalere il cuore o il cervello, se un assedio è il luogo peggiore per innamorarsi o il migliore, se l’arma più letale è la spada o la parola.