Parable of the Talents, di Octavia E. Butler

La Parabola dei Talenti

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Anteprima testo

Prologo

Eccoci –
Energia,
massa,
vita,
plasmando la vita,
la mente,
plasmando la mente,
Dio,
plasmando Dio.
Considera –
Siamo nati
non con un fine,
ma con un potenziale.

Il seme della terra: I libri dei vivi
di Lauren Oya Olamina

Ne faranno una divinità.

Penso che le farebbe piacere, se lo sapesse. Nonostante tutte le sue proteste e i suoi dinieghi, ha sempre avuto bisogno di seguaci – discepoli – devoti e obbedienti, pronti ad ascoltarla e a credere a tutto quello che diceva.

Aveva bisogno di grandi eventi da manipolare. Sembra che tutte le divinità ne abbiano bisogno.

Il suo vero nome era Lauren Oya Olamina Bankole. Per quelli che l’amavano o l’odiavano era semplicemente Olamina.

Era la mia madre naturale.

Ora è morta.

Volevo amarla e credere che ciò che è successo tra noi non fosse colpa sua; l’ho desiderato tanto e invece ho finito per odiarla, temerla e averne bisogno. Non mi sono mai fidata di lei, né ho mai capito come potesse essere com’era – così determinata e allo stesso tempo incauta, sempre disponibile per tutti, mai per me. Continuo a non capire e ora che è morta non so se ci riuscirò mai. Devo provarci, però, perché ho bisogno di comprendere me stessa e lei è parte di me. Vorrei che non fosse così, ma lo è. Se voglio capire chi sono, devo capire chi era lei. È questa la ragione per cui sto scrivendo e mettendo insieme questo libro.

Scrivere mi ha sempre aiutato a fare ordine nei miei sentimenti; in questo eravamo simili. Insieme al bisogno di scrivere, lei aveva sviluppato quello di disegnare. Se fosse vissuta in un’epoca più tranquilla, forse sarebbe diventata una scrittrice come me, o un’artista.

Ho raccolto alcuni dei suoi disegni, sebbene lei ne abbia ceduto la maggior parte durante la sua vita e ho delle copie di ciò che è rimasto dei suoi scritti. Perfino alcuni dei suoi primi quaderni scritti a mano sono stati copiati su disco o cristallo e salvati. Da giovane aveva l’abitudine di nascondere riserve di cibo, denaro e armi in posti sperduti, o presso gente fidata, per poi recuperarle anni dopo. Questo accorgimento le ha spesso salvato la vita e ha permesso anche di conservare le sue idee, i diari, gli appunti e gli scritti di mio padre. So che lei ha dovuto insistere a lungo per indurlo a scrivere; lo faceva bene, sebbene non gli piacesse molto. Sono contenta che abbia insistito. Sono contenta di averlo conosciuto, almeno attraverso i suoi scritti. Mi chiedo come mai non mi succeda lo stesso con lei.

‘Dio è cambiamento’: questo era il credo di mia madre, quello che affermava in uno dei primi versi del Seme della terra: il primo libro dei vivi.

Tu cambi
Tutto ciò che tocchi.

Tutto ciò che cambi
Ti cambia.

L’unica verità duratura è il cambiamento.

Dio è cambiamento.

Suppongo che siano parole innocue e vere, in un senso metaforico. Almeno ha cominciato con qualche verità e ora mi ha toccato un’ultima volta con i suoi ricordi, la sua vita e il suo maledetto Seme della terra.

2032

Affidiamo i nostri morti
ai frutteti
e ai boschetti.
Affidiamo i nostri morti
alla vita

Il seme della terra: I libri dei vivi

1

Le tenebre
plasmano la luce,
come la luce
plasma le tenebre.
La morte
plasma la vita,
come la vita
plasma la morte.
L’universo
e Dio
condividono questa pienezza
e ognuno definisce l’altro.
Dio plasma l’universo
e l’universo plasma Dio.

Il seme della terra: I libri dei vivi

Da Ricordi di altri mondi
di TAYLOR FRANKLIN BANKOLE

Ho letto che il tumultuoso periodo che i giornalisti hanno cominciato a chiamare ‘l’Apocalisse’, o, con una definizione più diffusa e amara, ‘la Peste’, è durato dal 2015 al 2030, ossia quindici anni di caos. Non è vero. La Peste è stata un periodo assai più lungo. È cominciata prima del 2015, forse anche prima del cambiamento di millennio e non è ancora finita.

Ho letto anche che la Peste è stata causata da una concomitanza di crisi climatiche, economiche e sociologiche. Sarebbe più onesto affermare che è stata causata dal nostro rifiuto di affrontare gli evidenti problemi sorti in quei campi. Abbiamo causato quei problemi e poi siamo rimasti seduti a guardare, mentre assumevano proporzioni tali da sfociare in vere e proprie crisi. Ho sentito molta gente negare una simile analisi, ma io sono nato nel 1970 e ne ho viste abbastanza per sapere che le cose stanno così. Ho visto l’istruzione passare dall’essere una necessità fondamentale perché una società civile possa sopravvivere, a un privilegio per i ricchi. Ho visto la convenienza, il profitto e l’inerzia giustificare danni ambientali sempre più vasti e pericolosi, ho visto la povertà, la fame e le malattie diventare inevitabili per un numero sempre maggiore di persone.

Nel complesso, la Peste ha avuto l’effetto di una terza guerra mondiale a rate. In effetti in questo periodo si sono verificati nel mondo vari piccoli conflitti, stupidi e sanguinari, dei veri e propri sprechi di vite umane e di risorse. Venivano presentati come una difesa contro malvagi nemici stranieri, ma spesso si verificavano perché dei leader inadeguati non sapevano che altro fare. Sapevano però di poter contare sulla paura, il sospetto, l’odio, il bisogno e l’avidità per suscitare un sostegno patriottico alla guerra.

In qualche modo gli Stati Uniti d’America hanno subito una grande disfatta, anche se non di carattere militare. Non hanno perso alcuna guerra importante, ma non sono sopravvissuti alla Peste. Forse hanno semplicemente perso di vista quello che dovevano essere e poi hanno continuato a muoversi alla cieca, fino a esaurirsi.

Ciò che ne è rimasto, ciò che sono diventati, io non lo so.

Taylor Franklin Bankole era mio padre. Dai suoi scritti, sembra un uomo riflessivo e un po’ formale, che ha finito per legarsi alla mia strana, ostinata madre, sebbene lei fosse così giovane da poter passare per sua nipote.

Sembra che mia madre lo abbia amato e sia stata felice con lui. Si sono incontrati durante la Peste, mentre vagavano senza una casa, ma lui era un dottore di cinquantasette anni e lei una ragazza di diciotto. La Peste ha fornito loro terribili ricordi comuni. Entrambi avevano assistito alla distruzione dei loro quartieri – lui a San Diego e lei a Robledo, un sobborgo di Los Angeles. Sembra che questo sia stato sufficiente per loro. Si sono incontrati nel 2027, si sono piaciuti e poi sposati. Leggendo tra le righe di alcuni scritti di mio padre, penso che volesse prendersi cura della strana ragazza che aveva trovato. Voleva proteggerla dal caos di quell’epoca, dalle gang, dalla droga, dalla schiavitù e dalla malattia. E naturalmente era lusingato dal fatto che lei lo desiderasse. Era umano e senza dubbio stanco della solitudine. All’epoca del loro incontro, la sua prima moglie era morta da circa due anni.

Naturalmente non è riuscito a proteggere mia madre; nessuno ci sarebbe riuscito. Lei aveva scelto la sua strada molto prima del loro incontro. Il suo errore è stato vederla come una ragazzina, mentre lei era già un missile carico e puntato.

Da I diari di Lauren Oya Olamina
DOMENICA 26 SETTEMBRE 2032

Oggi è il Giorno dell’Arrivo, il quinto anniversario della formazione di una comunità chiamata Ghianda, qui sulle montagne della contea di Humboldt.

Come perverso festeggiamento, ho appena avuto uno dei miei incubi ricorrenti. Negli ultimi anni sono diventati rari – vecchi nemici con odiose, familiari abitudini. Li conosco. Cominciano in modo dolce e facile… All’inizio questo era una visita nel passato, un viaggio a casa, la possibilità di passare un po’ di tempo con i fantasmi delle persone care.

La mia vecchia casa è risorta dalle ceneri. In fondo non mi sorprende, anche se anni fa l’ho vista bruciare e ho camminato tra le sue macerie. Eppure eccola qui, rimessa in piedi e piena di gente – tutte le persone con cui sono cresciuta. Stanno seduti nelle stanze che danno sulla facciata della casa, in file di sedie di vario tipo – metalliche, da cucina di legno, da sala da pranzo e di plastica – una silenziosa assemblea dei dispersi e dei morti.

Il servizio divino è già cominciato e naturalmente mio padre sta predicando. Ha il suo solito aspetto da uomo di chiesa, una sorta di nera muraglia umana con una voce che non solo si sente, ma che penetra anche nella pelle e nelle ossa. Non c’è un solo angolo delle stanze che mio padre non raggiunga con la sua voce. Non abbiamo mai avuto bisogno di un sistema di amplificazione. Sento ancora quella voce, eppure quanti anni sono passati dalla sua scomparsa? O meglio, quanti anni sono passati da quando è stato ucciso? Dev’essere andata così. Non era il tipo d’uomo che abbandona la propria famiglia, la comunità e la chiesa. Quando è scomparso le morti violente erano ancora più diffuse di oggi, mentre vivere era quasi impossibile.

Un giorno è uscito di casa per andare al lavoro al college. Insegnava via computer e andava in ufficio solo una volta alla settimana, ma perfino questo era troppo pericoloso. Ha passato la notte là, come al solito. Il mattino presto era il momento migliore per gli spostamenti della gente che lavorava. Il mattino seguente è uscito per tornare a casa e nessuno lo ha più visto.

Lo abbiamo cercato, abbiamo perfino pagato la polizia perché lo trovasse, ma non è servito a niente.

Tutto questo è successo vari mesi prima che la nostra casa bruciasse e la nostra comunità venisse distrutta. Io avevo diciassette anni. Ora ne ho ventitré e vivo a molte centinaia di chilometri di distanza da quel luogo di morte.

Eppure all’improvviso, nel sogno, le cose sono tornate a posto. Sono a casa e mio padre sta predicando. La mia matrigna è seduta dietro di lui, un po’ di lato, al suo pianoforte. L’assemblea dei nostri vicini è raccolta davanti a lui nel grande spazio formato dal nostro salotto, dalla sala da pranzo e dalla stanza che usiamo quando stiamo tra noi, in famiglia. È un ampio spazio a forma di L, dove anche più delle solite trenta o quaranta persone si sono assiepate per il servizio domenicale. Sono troppo tranquilli per essere una comunità battista, o almeno, per essere la comunità battista in cui sono cresciuta. Sono qui e allo stesso tempo non ci sono. Sono delle ombre, dei fantasmi.

Solo la mia famiglia mi sembra reale. Sono morti come la maggior parte degli altri, eppure sono vivi! I miei fratelli appaiono com’erano quando io avevo circa quattordici anni. Keith, il più grande, il peggiore e il primo a morire, ne ha solo undici. Ciò significa che Marcus, il mio fratello preferito e da sempre il membro più bello della famiglia, ne ha dieci. Ben e Greg, così simili da sembrare gemelli, ne hanno otto e sette. Siamo seduti in prima fila, vicini alla mia matrigna, che così può tenerci d’occhio. Io sono seduta tra Keith e Marcus, per impedire loro di ammazzarsi durante il servizio divino.

Mentre i miei genitori non guardano, Keith allunga una mano e dà un tremendo pizzicotto a Marcus su una coscia. Marcus, più piccolo, ma sempre ostinato e tosto, glielo rende. Io li prendo entrambi per i polsi e stringo.

Sono più grande e più forte di loro e ho sempre avuto le mani forti. I ragazzi si dibattono per il dolore e cercano di liberarsi. Io li lascio andare dopo un momento. Hanno imparato la lezione e stanno buoni almeno per un minuto o due.

Nel sogno il dolore non mi colpisce come succedeva mentre stavo crescendo. A quell’epoca, come figlia maggiore, ero responsabile del loro comportamento e dovevo controllarli, anche se non potevo sfuggire al loro dolore. Mio padre e la mia matrigna cercavano di minimizzare la mia sindrome di iperempatia. Si rifiutavano di considerarmi un’handicappata. Ero la figlia maggiore e avevo le mie responsabilità.

Ciononostante sentivo ogni livido, ferita e bruciatura che i miei fratelli si procuravano. Ogni volta che li vedevo soffrire, condividevo il loro dolore come se mi fossi fatta male io. Sentivo perfino i dolori che loro simulavano. La sindrome di iperempatia è un disturbo illusorio, dopotutto. Non c’entrano la telepatia, la magia o una profonda consapevolezza spirituale, ma solo un’illusione provocata da un processo neurochimico, in base alla…

La Parabola dei Talenti - Copertina

Tit. originale: Parable of the Talents

Anno: 1998

Autore: Octavia Estelle Butler

Ciclo: Ciclo delle Parabole (The Parable Series) #2

Edizione: Fanucci (anno 2001), collana “Solaria Collezione” #4

Traduttore: Anna Polo

Pagine: 450

ISBN-13: 9788834708026

Dalla copertina | Nel mondo devastato della California del 2032 un gruppo di uomini e donne cerca di sopravvivere alla violenza e alla disperazione. Alla loro guida è Lauren Olamina, una leader visionaria con un progetto di salvezza che unisce la fede al pragmatismo, il rispetto dei valori umani al coraggio della forza. Sullo sfondo di un continente lacerato dai conflitti e da una crociata religiosa reazionaria che parte dalla presidenza degli Stati Uniti, Lauren, sua figlia Larkin e gli altri cercano le soluzioni che possono salvare le loro esistenze e permettere alla loro civiltà di rimanere in vita.