PETER DAVID, autore di romanzi di Star Trek, di sceneggiature di Babylon 5 e dei fumetti Hulk, Wolverine, X-Factor. ROBIN FURTH, consulente di trama e autrice di The Complete Concordance, la guida letteraria più esauriente sulla saga “Dark Tower”. JAE LEE, graphic novelist di X-Men, Spider Man, I Fantastici Quattro, Manhunter, Capitan America. RICHARD ISANOVE, colorist di illustrazioni quali Wolverine – Origin, Daredevil – Father e 1602 di Neil Gaiman.
E STEPHEN KING.
Il risultato è un fumetto della MARVEL progettato in cinque miniserie, edito in Italia dalla PANINI COMICS grazie a un accordo con SPERLING & KUPFER EDITORI, e basato sull’opus magnum dell’autore del Maine: La Torre Nera.
Già uscite da noi le prime due miniserie per un totale di otto fascicoli mensili, dei quali i primi quattro hanno come titolo La Nascita del Pistolero, e i successivi quello de La Lunga Via del Ritorno. Ciascuno è corredato da interviste agli autori, mappe e racconti ambientati nell’universo ideato dal re del brivido: la creazione del mondo da parte di Gan (lo spirito della Torre Nera), le tredici sfere di Maerlyn, il rito sinistro del Charyou Tree.
Oltre a queste pubblicazioni mensili per edicola, troviamo in libreria due volumi, ciascuno comprensivo di quattro fascicoli, a cura della Sperling & Kupfer.
La Nascita del Pistolero
La storia a fumetti di Roland Deshain, dei suoi amici di gioventù e del suo grande amore Susan prende l’avvio dal quarto volume della saga di King, La Sfera del Buio, nel quale ci viene narrata l’adolescenza del Pistolero e il suo crudele passaggio all’età adulta. Allontanato dalla casa paterna di Gilead sotto falso nome per scampare ai progetti sanguinari dell’incantatore Marten, raggiunge con i suoi compagni Alain e Cuthbert la città di Humbry, nella baronia di Mejis. La guerra con John Farson, detto “il Buono”, è sempre più vicina, e non risparmia i sonnolenti paesaggi di questa terra fanta-Texas, con i suoi cavalli, le sue fattorie e l’immancabile saloon. Lo scontro tra i giovani gunslinger (pistoleri) e gli emissari del Male sarà senza quartiere: il quarto fascicolo si conclude con una vittoria amara e un terribile rogo, sul quale il cuore e l’umanità del protagonista bruciano per sempre.
Adattata sul materiale già esistente, questa prima parte rispetta ampiamente il testo di King: i dialoghi contengono moltissime citazioni dal testo originale e l’aspetto di protagonisti e comprimari si adatta felicemente alla caratterizzazione dell’autore. L’unica figura che si discosta è quella di Susan, drappeggiata in morbidi vestiti fluttuanti a scapito dei calzoni da cow-boy, e ammantata da una solitaria fragilità: quasi una bambola, travolta dal vento del ka (il destino). Questo probabilmente per evidenziarne la differenza figurativa rispetto agli altri personaggi: volti duri e atteggiamenti violenti, siano essi buoni o cattivi.
La Lunga Via del Ritorno
Distrutti i Cavalieri della Bara, emissari del demoniaco Re Rosso, il ka-tet (“uno da molti”, ovvero i compagni di sorte) di Roland deve tornare a Gilead con ciò che è stato sottratto a Rhea, la Strega del Coos: la sfera rosata conosciuta col nome di Pompelmo di Maerlyn, depositaria di malefici segreti. Cosa accade ai tre giovani eroi, che viaggiano nella sua poco piacevole compagnia? Roland cerca di distruggerla in un impeto di disperazione, ma la sua mente ne viene inghiottita. Spetterà quindi ai compagni prendersi cura di lui e sottrarlo alle venefiche influenze. Ricompare anche un altro personaggio: Sheemie, lo sciocco del villaggio, che assumerà un potere nuovo e imprevisto a causa di una creatura antica incontrata nel luogo chiamato Dogan.
Ma il dominatore di questa seconda serie è sicuramente il Genio Cattivo in assoluto, il Re Rosso e la sua terribile doppia natura di uomo e insetto. Questa parte di storia non è contenuta nella saga di King, ma è stata scritta apposta per l’edizione a fumetti, e, se molte delle tavole sono spettacolari, non si può dire altrettanto dello svolgimento narrativo, che cerca di colmare il vuoto tra il duello finale a Mejis e il ritorno a casa: la fuga di Alan e Cuthbert, inseguiti da quello che resta della banda di Humbry, si svolge in parallelo al viaggio extracorporeo di Roland all’interno della sfera, dove il pistolero rivive i suoi peggiori incubi. Probabilmente, manca l’appoggio travolgente della prosa di King: il testo di Peter David e Robin Furth è in sintonia con lo stile del Re, ma risulta ovviamente asciugato a scapito delle immagini; inoltre, la fine appare frettolosa e, se possibile, ancora più condensata delle parti precedenti. Del resto, come dice lo stesso David: “Credete che leggere Stephen King metta paura? Provate a scrivere Stephen King!”
In ogni caso, i connotati weird del fantasy di King sono trasposti nel fumetto in modo efficace: il decadente feudalesimo western della città di Gilead, dove i giovani dell’Affiliazione vengono addestrati a diventare pistoleri e calzano camperos con gli speroni; la presenza tradizionale di negromanti e streghe con i loro oscuri artefatti magici a fianco di villains che utilizzano vecchi carri armati appartenuti a un mondo ormai scomparso; l’esistenza di animali mutanti o resi sterili da una catastrofe antica appena accennata, nella quale si indovina l’effetto letale delle radiazioni. E infine Roland, il cavaliere con la pistola che appartiene alla stirpe di Eld, un mito arturiano fuso in modo sorprendente con la memorabile figura del “Senza Nome” Clint Eastwood di Sergio Leone.
L’atmosfera dark che permea tutta la serie è resa efficacemente anche dai colori. In questo “mondo che è andato avanti”, le tavole disegnate da Lee e colorate da Isanove offrono tinte sanguigne eppure scure, giocate sul giallo, ocra, nero e tutte le sfumature del rosso, che è presente a sottolineare i dettagli più significativi anche nelle pagine dove le emozioni dominanti sono espresse da sfondi lividi e luci crepuscolari.
Un limite di questo fumetto, che regala comunque un notevole impatto visivo ed emozionale, è quello di essere poco consigliabile a chi non ha letto la saga: il concentrato di informazioni è chiaro per i fan della Torre Nera, ma meno comprensibile a chi si avvicina per la prima volta all’Universo King. Del resto, una trasposizione così particolare difficilmente sarà oggetto di attenzione da parte dei neofiti: la spinta irresistibile verso quest’opera è infatti il desiderio di incontrare visivamente alcuni di quei volti che per migliaia di pagine l’autore ha rappresentato nella nostra fantasia.
E da questo punto di vista non lascia certo insoddisfatti.