La calma del sonnolento paesino di Lake Placid, nel Maine, è in pericolo. Un etologo tuffatosi nel lago adiacente alla cittadina viene ripescato morto, sbranato da una creatura misteriosa. Lo sceriffo del luogo (interpretato da BRENDAN GLEESON), che aveva assistito alla cruenta scena, non esita ad avvertire la forestale, la quale invia sul posto l’esperto Jack Wells (BILL PULLMAN).
Nello stesso tempo, a New York, in un museo di storia naturale, giunge la notizia del ritrovamento di un dente all’interno del corpo martoriato dello studioso; costretta a recarsi a Lake Placid, tocca alla paleontologa Kelly Scott (interpretata da BRIDGET FONDA), analizzare quel reperto: la sua opinione è che appartenga a un grosso rettile.
La forestale rimane tuttavia reticente a fornire supporto a Wells, il quale, per la ricerca dell’animale, è costretto a servirsi dei pochi agenti del luogo – e della bella paleontologa, spinta un po’ dalla curiosità ed un po’ dall’interesse verso lo stesso Jack.
Le indagini partono da una casetta in riva al lago dove vive isolata una certa Delores Bickerman (BETTY WHITE), una vecchietta che afferma di aver ucciso il marito su sua esplicita richiesta e di averlo seppellito in cantina.
Al gruppo si unisce intanto il bizzarro e singolare professor Hector Cyr (OLIVER PLATT), un ricco ed affermato studioso di mitologia, appassionato di coccodrilli. Grazie alle sue strumentazioni, il campo di ricerca si restringe: le sonde rilevano che ciò a cui si sta dando la caccia è un coccodrillo di dimensioni gargantuesche, lungo oltre nove metri. Il dubbio diventa certezza quando, attaccati da un orso nei presi del lago, Jack e Kelly assistono alla scena dell’animale improvvisamente afferrato e trascinato sott’acqua da un enorme rettile.
A quel punto, la riluttanza della forestale si dissolve come ghiaccio al sole, e vengono mobilitate squadre armate. Cyr è però restio all’idea di abbattere la creatura, un esemplare asiatico di enormi dimensioni che probabilmente aveva nuotato sin lì utilizzando una corrente oceanica, un capolavoro della natura, insomma, che solo uno stolto sopprimerebbe con tanta facilità.
Mentre il professore si tormenta, lo sceriffo rinviene i resti in decomposizione di un uomo, probabilmente il signor Bickerman; si scopre allora che il povero vecchietto è rimasto vittima del coccodrillo, e che la moglie si è inventata la storia dell’omicidio proprio per proteggere la creatura. È affezionata al rettile al punto tale da nutrirlo da ben sei anni, dandogli in pasto bestiame vivo!
Il professore, nel frattempo, escogita un piano per catturare il coccodrillo vivo. Gli ingredienti sono tre: un elicottero, una vacca e un’abbondante dose di tranquillanti. Il piano è molto rischioso, Jack esita ad approvarlo, ma alla fine concede a Cyr un tentativo, uno solo, fallito il quale avrebbero proceduto a ridurre il coccodrillo a borsette e cinture.
Dopo non poche difficoltà, la creatura viene finalmente presa in trappola. Il bene trionfa, Jack e Kelly finiscono l’uno nelle braccia dell’altra e tutto pare risolversi per il meglio… Sennonché, seduta sul bordo del pontile di casa sua, la signora Bickerman è intenta a lanciare molliche di pane sullo specchio d’acqua, increspato dalle minute figure di coccodrilli appena nati.
Commento
Non è il caso di riporre troppe aspettative su questo film, un B-movie con qualche risvolto originale e divertente, perfetto per passare una serata in compagnia di un grosso “barile” pieno di pop corn, ma nulla di più. Apprezzabile la regia di STEVE MINER, regista di genere che sa sempre increspare quelle che sono le branche dell’horror con sfumature del tutto originali. Varie scene piuttosto cruente ed esplicite conferiscono al film un’impronta splatter, stonando un po’ con certi aspetti parodistici che fanno il verso al “beast movie” per eccellenza che tutti conosciamo: Lo Squalo.
I personaggi risultano infatti piuttosto goffi, e tutta la vicenda campa su una trama sfilacciata, utilizzata più e più volte, anche se non per questo noiosa.
Il finale, non scontato ma certamente tipico del cinema horror americano, viene anch’esso raffigurato in modo grottesco, tanto da strappare un sorriso al posto del tipico morso di inquietudine: la rivelazione della “non fine” della vicenda, il timore che il pericolo sia stato scongiurato ma solo temporaneamente, viene canzonato con una scena del tutto esilarante, accompagnata dalle note di “Is this Love” di Bob Marley.
Ciò che qui esula dai banali e ridondanti beast movie di terza categoria, che ogni tanto l’America tenta di appioppare agli spettatori, è l’approccio nei confronti dell’animale-minaccia. In questo genere di pellicole, come nella stragrande maggioranza dei film horror, è messo in scena l’astio verso il “mostro” di turno, quest’ultimo visto come presenza persecutoria, quasi una sovrannaturale incarnazione del male, da togliere di mezzo a tutti i costi. In Lake Placid il coccodrillo viene invece riconosciuto come semplice animale, e come tale trattato. Premeditato o meno, questo messaggio eleva il film un tantino sopra ai soliti canoni degli horror americani, rendendolo insolito e, a suo modo, originale.