Alfio Checcacci, poeta, esordisce con il romanzo Le magiche avventure di Folletto y Folletto. È il primo capitolo di una trilogia dedicata a grandi e piccini. L’autore, che ha insegnato nelle scuole superiori di Pisa, dà vita a un mondo incantato narrando un fantasy dal sapore fiabesco e dal forte messaggio educativo. Niente guerrieri armati fino ai denti, streghe discinte o stregoni capaci di radere al suolo intere città pronunciando arcane parole di potere. Questa volta il protagonista è un piccolo, tenero e coraggioso folletto. Insieme agli amici animali del bosco, lotta contro i ratti della Palude Nera, guidati dal perfido Rat-Ratto.
Le avventure del folletto, anche se movimentate e narrate con vivacità, sono prive di descrizioni cruente, e di dettagli troppo espliciti. A un’occhiata superficiale, il romanzo potrebbe sembrare naïf, forse adatto a quei ragazzi che frequentano le classi di passaggio dalla scuola elementare alla media inferiore e sono stufi degli ennesimi classici, opere ricche di impegno sociale ma poco coinvolgenti. Addentrandosi tra le pagine si scopre come coesistano invece più livelli di lettura. C’è l’avventura pura e semplice, con i suoi momenti di commozione e di intrattenimento, C’è il fine educativo, che pone in primo piano l’amicizia, la solidarietà, l’amore per la natura, l’importanza dell’innocenza e della bontà. I valori affiorano senza troppa retorica; l’autore si fa voce narrante, si presenta come Spirito del Bosco, come Natura. È una figura che ricorda la presenza che permea il Bosco Vecchio ideata da Dino Buzzati. A parte gli interventi dello Spirito, Checcacci lascia trasparire le sue idee dalla narrazione, le fa emergere dagli eventi e dalle loro conseguenze, senza propinare la morale della favola.
C’è un deciso messaggio ecologista, e il lettore è stimolato a far paragoni tra i personaggi fantastici e certi vip del nostro mondo. Come a suo tempo avvenne ne I viaggi di Gulliver, un giovanissimo può godersi le imprese dell’eroe, un adulto può divertirsi cogliendo l’aspetto satirico. Le vicende del Bosco Grande ricordano da vicino quelle del nostro presente: è un mondo fragile, messo in pericolo dagli egoismi dei singoli, popolato da gente semplice e da potenti con la coscienza sporca, da piccoli eroi e da grandi vigliacchi, da vittime e predatori. Disseminate tra le righe, ci sono riflessioni su temi di attualità: i disastri prodotti dall’incuria o dal dolo, la pena di morte, il consumismo sfrenato, la vivisezione e la ricerca scientifica condotta senza scrupoli etici…
Leggendo si riflette anche sul rapporto tra Bene e Male, una lotta quotidiana a cui nessuno può sfuggire. La filosofia suggerita da Checcacci è quella di affidarsi al sentimento, lasciando da parte egoismi, ambizioni futili, valori fasulli imposti dalla società dei consumi. Per esplicita scelta dell’autore, la magia è un’eco sommessa, da low fantasy: la natura stessa è il più grande degli incantesimi, ogni altra malia sembrerebbe sbiadita.
Per raccontare la vita al Bosco Grande è stato ideato un linguaggio particolare; può apparire quasi un lessico infantile o familiare, e ben rende l’idea di un mondo diverso e lontano da quello degli uomini. Folletto non è un essere umano, e gli è stato attribuito un carattere e un modo di esprimersi diverso da quello di un fanciullo o di un uomo. Ad esempio, chiama gli animali usando un linguaggio tutto suo, o pronuncia le parole in modo diverso – come il colore rosso che diviene “osso”. Il lettore può faticare inizialmente ad affezionarsi a questo piccolo eroe, che sembra un po’ un bambino e che non si pone dilemmi sentimentali (le creature magiche sono quasi del tutto estinte, e quindi è difficile immaginare una sottotrama rosa per il protagonista). Superate le prime pagine, si capisce però che Folletto ha la maturità di un adulto e l’innocenza di un giovane. Compie scelte a volte scomode, seguendo sempre la sua innata bontà: decisioni che molte persone rinunciano a compiere, sopraffatte dall’egoismo o dalla consuetudine. È un eroe inusuale, assomiglia per molti versi al Fanciullino caro al Pascoli.
Tutti i meccanismi di identificazione, gli stessi che fanno decollare le vendite di molti bestseller, in questo caso funzionano diversamente. Superata la difficoltà di assumere il punto di vista di un eroe non violento e dolce, la vicenda si avvia, sempre sostenuta da una scrittura molto scorrevole e un uso poetico del linguaggio. Sognanti sono anche le belle tavole a colori che accompagnano il testo. Non a caso l’autore è un apprezzato poeta che ha vinto numerosi premi e ha pubblicato tre raccolte di liriche (I tre fratelli, Il Sogno, L’uomo, Il tempo e infine Le stagioni dell’amore).
I personaggi potrebbero ricordare quelli che popolano il Regno di Ga’Hoole, o gli animali antropomorfi protagonisti di molti cartoon rivolti ai giovanissimi: eroi distanti dal mondo degli adulti.
Di certo è una lettura inusuale, un Fantasy il cui fine educativo può forse apparire troppo dichiarato, e la cui lunghezza – oltre cinquecento pagine, pubblicate in caratteri minuti – per altro verso potrebbe scoraggiare i più giovani; ma rimane leggibile da tutti, e male si inquadra nelle rigide classificazioni di genere. Proprio per la sua distanza dagli stereotipi, può coinvolgere anche quanti si accostano alla letteratura di genere. Il tallone d’Achille del romanzo risiede proprio nei suoi stessi pregi: Le magiche avventure di Folletto y Folletto è un garbato romanzo ricco di poesia, da leggere se ci si è stufati dei soliti barbari palestrati o delle maghette in guêpière.