Lilletta’s cosplay – Intervista a Elisabetta Tosi
Rinnoviamo l’appuntamento dedicato al mondo del cosplay intervistando Lilletta Cosplay: classe 1984, laureata in Scienze dei Beni Culturali, appassionata di scrittura e di cinema, Elisabetta Tosi (questo il suo vero nome) è una cosplayer attiva dal 2004, impegnata nel portare avanti questa sua passione sia sul piano individuale sia collaborando con svariati gruppi nostrani. Gestisce inoltre un proprio spazio web (http://www.lillywebsite.com/) all’interno del quale sono disponibili informazioni sulle sue realizzazioni e una generosa sezione “making of” in cui propone materiale fotografico e indicazioni esplicative per la creazione di accessori e monili, elementi indispensabili per la buona riuscita di un costume degno di un ottimo cosplayer.
Leonardo Colombi | Ciao Elisabetta e benvenuta su Terre di Confine. Cominciamo subito con la prima difficilissima domanda: chi è in realtà Elisabetta quando non è Lilletta Cosplay?
Lilletta | Ciao e grazie del benvenuto! A occhi “estranei” noi cosplayer possiamo sembrare una sorta di cartoni animati viventi, perennemente in costume, ma vi assicuro che quando vesto abiti “normali” sono una ragazza come tante, con un’immaginazione fervida capace di cogliere e rendere vivido quel pizzico di colore che va dato alla vita per non renderla piatta e grigia.
Al di fuori del mondo del cosplay, mi vedo con gli amici + spesso cosplayer anche loro + e ci divertiamo a discutere di comuni interessi, degli eventi quotidiani, ma anche di progetti e idee per nuovi costumi.
LC | In quale circostanza è nata la tua controparte cosplayer?
Lil | La mia passione è nata quasi per caso, nel “lontano” 2004. Avevo già visto in rete alcune foto di ragazzi e ragazze (soprattutto giapponesi) che si vestivano come gli eroi di fumetti o videogiochi, ma non sapevo che questo mondo potesse essere così accessibile e “vicino” a me. All’epoca (ma anche adesso, lo confesso!) ero un’ammiratrice del gioco Final Fantasy X e adoravo soprattutto la protagonista, Yuna. Un giorno, per caso, sistemando l’armadio, trovai una gonna blu e nella mia mente pensai “Toh, questa sarebbe perfetta per il costume di Yuna!”: ormai il processo era iniziato! Nell’arco di qualche giorno, girovagando tra negozi di stoffe e bancarelle, mi organizzai per recuperare tutti i materiali necessari a creare il costume; l’aiuto dei miei genitori, ovvero di mia mamma, che mi iniziò al mondo del cucito, e di mio papà, da me soprannominato “papy Mc Gyver” per la sua abilità nel creare armi-oggetti con i materiali più impensabili, è stato fondamentale per l’inizio della mia avventura nel cosplay. Un mondo al quale sono davvero grata poiché mi ha permesso di riscoprire la fiducia in me stessa, un po’ svanita negli anni delle scuole superiori a causa di un livello caratteriale davvero senza definizioni e dell’ambiente con cui mi dovevo confrontare ogni giorno. Ammetto che al ritorno dalla mia prima fiera, così piena di colori, fantasia e divertimento, mi veniva quasi da piangere nel constatare il grigiore della monotonia metropolitana.
LC | Che cos’è per te il cosplay, quanto ti impegna e quali sono le emozioni che provi nel dedicarti a questo tuo hobby?
Lil | Essere una cosplayer per certi versi è come sentirsi Clark Kent che entra in una cabina telefonica e ne esce con uno sgargiante costume rosso e blu; o Wonder Woman, che si trasforma in un’eroina semplicemente girando su se stessa. È diventare, per un giorno, impersonare uno dei personaggi che abbiamo amato e ammirato da piccoli magari in un cartone animato. Direi che è un po’ come recitare in uno spettacolo teatrale: davanti a un pubblico si deve entrare nei panni di qualcun altro.
Molti invece considerano il cosplay una sorta di “carnevalata” fuori stagione, non tenendo conto che ogni cosplayer sceglie con cura il personaggio da interpretare e si crea da solo abiti, parrucche, scarpe e accessori, in modo che siano quanto più fedeli possibile all’originale. La soddisfazione che si prova nell’osservare il proprio lavoro finito è secondo me l’emozione più grande.
LC | Cosplayer in solitaria oppure in gruppo: quale sono i vantaggi e gli svantaggi di queste due “strategie” nel partecipare a fiere ed eventi, e quale, tra le due, preferisci?
Lil | Il cosplay in gruppo, a parer mio, è di gran lunga un’esperienza migliore del cosplay “in solitaria”. In primis per le foto divertentissime che si possono realizzare insieme, e poi per i siparietti accattivanti che si possono inscenare sul palco. Tuttavia, vuoi per defezioni last minute, incomprensioni o altre problematiche, non è sempre facile organizzare un gruppo numeroso e mantenere una certa omogeneità; ma, quando ci si riesce, la soddisfazione è massima! Il cosplay in singolo ha ovviamente il vantaggio di offrire una maggior libertà e indipendenza: si può portare un costume di una serie che ci piace particolarmente ma che magari non ha trovato adesioni da parte dei nostri “colleghi”. D’altronde è impossibile che a tutti piacciano le stesse cose.
LC | Sul tuo splendido portale (http://www.lillywebsite.com) c’è un’intera sezione dedicata a cosplay di gruppo: come nascono le tue collaborazioni con gli altri appassionati? Si tratta di partnership temporanee oppure di vincoli di amicizia che coltivi a prescindere?
Lil | Ho voluto creare una sezione apposita per le foto dei cosplay corali appunto per dimostrare quanto detto poco fa, ovvero il coinvolgimento e il divertimento che si crea in un gruppo. In fondo, credo che ad ognuno faccia piacere condividere i propri interessi con gli amici.
LC | Il cosplay è anche recitazione: oltre a vestire i panni di un personaggi di anime, manga o film, è necessario atteggiarsi e comportarsi come farebbe l’originale. Quanta importanza riveste questo aspetto nella preparazione dei tuoi cosplay, e quali modalità segui per risultare convincente?
Lil | La parola cosplay la dice lunga essendo formata dall’abbreviazione di due termini: “costume” e “play” ovvero recitare. L’atteggiarsi come colui che emuliamo costituisce quindi metà del lavoro. Non basta, secondo me, confezionare un bel costume, bisogna anche sentirlo proprio, assumendo nelle foto e/o nelle scenette le pose e la gestualità del personaggio impersonato .
LC | Quali sono, secondo te, gli elementi che più di tutti permettono la diffusione e il successo del cosplay in Italia?
Lil | Sicuramente il moltiplicarsi delle fiere del fumetto in tutto il Paese e la fine dell’era in cui leggere fumetti implicava l’essere considerati dei bambinoni un po’ sfigati hanno permesso il diffondersi di questo hobby nato nel Sol Levante. Certo, non mancano i pregiudizi da parte di chi vede questo mondo come un covo di pazzi, ma gli atteggiamenti prevenuti vanno via via diminuendo, vuoi anche per la diffusione capillare in internet di forum e siti dedicati.
LC | Dalle immagini pubblicate sul tuo spazio web, dimostri di essere una cosplayer poliedrica, in quanto peschi in egual misura dal mondo dei film, dei videogame e dei cartoni animati. Tra tutti, quali sono i personaggi a cui più ti sei sentita vicina?
Lil | Il mio primo amore è e resterà sempre il cinema, per cui la scelta di personaggi tratti da film mi è sempre risultata naturale. Devo ammettere però che il mondo dei videogiochi e degli anime ha iniziato a offrire una vasta gamma di personaggi e costumi favolosi a cui ispirarsi, ideali soprattutto quando bisogna organizzare dei gruppi, offrendo una discreta possibilità di scelta per tutti. I personaggi a cui mi sento più legata sono quello di Yuna da Final Fantasy X e quello di Elektra, l’assassina del filmDaredevil, poiché entrambi sono stati il mio primo costume, rispettivamente, nell’ambito del videogiochi e dei film.
LC | Qual è stato il cosplay che più ti ha dato soddisfazione e quello che invece consideri meno riuscito? Hai qualche aneddoto al riguardo?
Lil | La soddisfazione più grande l’ho avuta realizzando il costume di Yuna, non solo perché è stato il mio primo costume, ma perché la gioia nel vestire i panni di un personaggio che avevo solo visto sullo schermo era incommensurabile. Ricordo che per costruirmi l’arma mio padre si fece un taglietto al dito ed è solito ricordarmi “Ah, in quell’arma c’è il mio sangue!”… letteralmente! Ancora oggi la tengo esposta in camera mia come se fosse un sacro cimelio.
Il costume che, decisamente, considero meno riuscito è invece quello della Dea Arthemis, da I Cavalieri dello Zodiaco: fu il primo tentativo di realizzare qualcosa con il materassino e il risultato non mi convinse per nulla… ma ormai il tempo era agli sgoccioli e la fiera imminente!
LC | Oltre agli eventi e ai contest che si tengono in Italia, hai mai preso parte a qualche manifestazione all’estero?
Lil | Per adesso ancora no, ma prima o poi sono fermamente convinta di prendere parte al “Japan Expo”, la più grande manifestazione del fumetto in Francia.
LC | È diversa, a tuo avviso, la considerazione verso il cos play che c’è nel nostro Paese rispetto a quella che viene dimostrata in altri Stati? Se sì, come e perché?
Lil | A quanto si può evincere dalle fiere estere, i cosplayer sono trattati un po’ meglio in molti frangenti: per esempio qui in Italia spesso dobbiamo affrontare il cambio d’abiti in camerini mignon o all’interno di bagni improvvisati a spogliatoio, ed esibirci su palchi angusti, quando invece in altre nazioni vi sono addirittura tecnici della luci che si dedicano ad assistere con metodo le varie performance. Per lo meno, in molte fiere è così, non voglio certo fare di tutta l’erba un fascio e descrivere gli eventi esteri come sempre perfetti ma, in linea di massima, sembra esserci maggior attenzione e riguardo.
LC | Puoi fornirci qualche anticipazione sui tuoi prossimi cosplay? O su cosplay che non realizzerai mai e poi mai nemmeno dietro lauto compenso?
Lil | Di progetti ne ho davvero una lista lunghissima, ma senz’altro porterò il costume della Principessa Fiona da Shrek che attende già nel mio armadio, e magari un personaggio dalla tradizione dei cartoni animati dei “robottoni”. Quello che non farei mai nemmeno sotto tortura è un personaggio di serie qualiNaruto, Dragonball, o One Piece, perché, oltre ad avere costumi che non mi piacciono per nulla, li ho già visti realizzati da decine persone a ogni fiera; il troppo stroppia alla fine. Non è da me nemmeno cimentarmi in succinti cosplay desnudi; quelli li lascio a chi ha meno pudore.
LC | A giudicare da quanto racconti nel tuo portale, si potrebbe dire che casa Tosi si trasforma talvolta in un piccolo laboratorio dedicato al cosplay all’interno del quale ogni componente della famiglia ha un ruolo ben preciso: ti va di raccontarci qualcosa in merito? Inoltre, quali sono le reazioni dei tuoi genitori nei confronti del cosplay?
Lil | All’inizio i miei genitori quasi non credevano alle loro orecchie: la loro figlia, da sempre timida e riservata, voleva realizzarsi un costume? Per partecipare a una fiera? E salire su di un palco di fronte al pubblico?!
Per fortuna, dopo un po’ di titubanza, entrambi si sono dimostrati felici della mia decisione, vedendola come la possibilità di uscire un po’ dal mio guscio. Per questo mi hanno sempre aiutata e sostenuta al meglio: mio papà è sempre molto orgoglioso delle sue creazioni, ed entrambi ci scervelliamo per scegliere gli oggetti e i materiali giusti; così come con mia mamma è bello perdersi nei negozi di stoffe.
LC | Quali invece gli atteggiamenti, in positivo e in negativo, che dimostrano i tuoi amici oppure la gente in generale verso il mondo del cosplay?
Lil | Credo che la maggior parte dei miei amici, quando pensa al mio hobby, lo percepisca come un qualcosa di “bello ma che non farei mai”. In parte perché magari non coltivano la stessa passione per le creazioni manuali, e in parte perché non sono così profondamente interessati al mondo di fumetti, film, ecc… Per fortuna non ho mai trovato atteggiamenti particolarmente negativi da parte delle persone estranee a questo mondo, anzi la maggior parte è rimasta incuriosita da questo hobby.
LC | Oltre alla realizzazione del costume in sé, la predisposizione di armi, monili e oggettistica varia riveste un ruolo molto importante per la buona riuscita del progetto. Come vivi questo aspetto e come è nata l’idea di rendere disponibile sul tuo sito un’apposita sezione dedicata al “making of”?
Lil | La parte di ricerca stoffe, materiali e oggetti è una delle più divertenti: si vaga per i negozietti cinesi alla caccia dell’anello o del paio di orecchini più adatto, oppure si naviga sulle pagine dei vari siti web in cerca della parrucca perfetta e delle stoffe adeguate. Come per un piatto ben riuscito, gli ingredienti giusti sono fondamentali se si vuole ottenere un buon risultato. La sezione “making of” del mio sito è nata appunto per dare un’idea di come realizzare gli oggetti (per avere notizie della creazione dei ventagli di Kitana mi hanno addirittura scritto dall’America, incredibile!) ma anche per premiare gli sforzi di mio papà (sant’uomo!) e poter rimirare, ogni tanto, come da un singolo pezzo di legno o plastica siano stati ricavati gli oggetti che ho portato in fiera.
LC | Sul tuo sito sono presenti moltissime foto di te in cosplay nelle più disparate location: mi viene da chiederti se, per essere cosplayer a tutti gli effetti, sia necessario avere degli amici fotografi o se, invece, accanto agli appassionati di costumi e gadget non vi siano schiere di aspiranti artisti dello scatto pronti a collaborare?
Lil | La maggior parte delle mie foto sono state realizzate in luoghi appositamente ritagliati allo scopo all’interno degli spazi delle fiere stesse, oppure nelle zone rurali limitrofe a una casa che mio padre acquistò anni fa, in un’area vicina a boschi e castelli. Per quanto riguarda i fotografi, amatoriali e non, il numero di coloro che frequentano le fiere del fumetto è a mio avviso in costante aumento, e per alcuni azzarderei la definizione di fotografi “semi professionisti”, capaci di scatti di qualità. Per cui è abbastanza facile trovare qualcuno disposto ad immortalare un cosplayer. Da parte mia, ho la fortuna di avere un amico fotografo, alias Max Vertua, che ha sempre avuto la santa pazienza di seguirmi per realizzare dei servizi fotografici degni di questo nome, a volte anche separatamente dalle fiere dove magari non vi erano location adatte. Anche dei miei amici di Brescia, che hanno da poco pubblicato un sito di foto cosplay (www.mondocosplay.it) sono sempre disponibili per delle sessioni fotografiche.
LC | Nella tua scheda di presentazione proposta sul sito accenni alla tua passione per la regia e la scrittura: ti va di parlarci dei tuoi progressi e delle tue piccole conquiste?
Lil | La passione per la regia è nata sin da quando ero piccola. Crescendo, leggendo fumetti e romanzi, mi sono spesso trovata a pensare a come sarebbe potuta essere una loro trasposizione cinematografica. Oltre a ciò, ho da poco terminato la stesura del mio primo romanzo con la speranza di riuscire a pubblicarlo.
LC | Un film nel quale i protagonisti siano tutti cosplayer: distante e irrealizzabile utopia oppure, secondo te, potrebbe essere un obbiettivo concretizzabile?
Lil | Perché no? Conosco vari “colleghi” che hanno già realizzato cortometraggi aventi dei cosplayer come interpreti, alcuni partecipando anche a qualche concorso.
LC | Quale consiglio ti senti di fornire a chi si vuole avvicinare per la prima volta al mondo del cosplay?
Lil | Sfruttate la vostra immaginazione al massimo e, se avete degli amici-parenti che vi possono supportare in quest’avventura, vedrete come tutto assumerà una sfumatura colorata e migliore.