Uscito quest’estate, L’Uomo d’Acciaio fa parte di quella moltitudine di film sui supereroi che negli ultimi anni l’hanno fatta da padrone nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. In questa premessa, senza entrare nel merito della qualità delle singole pellicole, è già riassunto uno dei problemi principali della cinematografia fantastica odierna, che propone vagonate di remake, sequel, prequel e rivisitazioni di temi o personaggi.
L’originalità è affidata più alla tecnologia (effetti speciali e 3D) che alla trama, la quale spesso e volentieri non fa altro che ricalcare ciò che già si è visto in tutte le salse. Ci troviamo così sommersi da nuovi Uomini Ragno, Batman, Iron Man e naturalmente Superman, il supereroe per antonomasia, protagonista di questa trama che non potrà sorprendere più di tanto.
Krypton è un pianeta destinato a implodere per aver esaurito tutte le risorse naturali; l’approssimarsi della fine crea dissidi tra i quartieri alti della sua gerarchia, che si concretizzano in un tentativo di colpo di stato da parte del generale Zod (Michael Shannon) contro il Consiglio, reo – secondo il militare – di un eccessivo immobilismo che ha portato alla catastrofe.
In questo scenario lo scienziato Jor-El (Russell Crowe) impianta il codice genetico della stirpe kryptoniana nelle cellule del figlio appena nato e spedisce il bambino verso la Terra, con dispiacere di Zod, il quale avrebbe voluto usare quel codice come strumento per espandere la civiltà di Krypton fuori dal pianeta natale e permetterle così di sopravvivere.
I due uomini arrivano a uno scontro fisico che si conclude con la morte di Jor-El e con l’arresto del generale, condannato poi all’esilio nella ‘Zona Fantasma’, una sorta di limbo tra i continuum spazio-temporali.
La navicella con il figlio di Jor-El atterra nella fattoria dei coniugi Jonathan (Kevin Costner) e Martha (Diane Lane) Kent, che decidono di allevare il piccolo come fosse figlio loro, mentre ad anni luce di distanza Krypton giunge alla distruzione.
Crescendo, il bimbo (chiamato Clark, dai Kent) manifesta poteri straordinari, che i genitori gli raccomandano di tener quanto più possibile nascosti. Fortuna vuole che il kryptoniano sia di indole buona e utilizzi le proprie capacità unicamente per scopi nobili.
Anni più tardi, quando un’astronave precipita in Artide, un Clark diventato adulto (Henry Cavill) si infila nella spedizione scientifico-militare incaricata di studiarla, convinto che il veicolo proveniente dalle stelle abbia a che vedere con le sue origini. Lì incontra Lois Lane (Amy Adams), giornalista del Daily Planet, che scopre i suoi poteri e si imbarca in un’indagine sul suo passato, pur osteggiata dal direttore della testata Perry White (Laurence Fishburne), preoccupato dagli allarmismi e dalle destabilizzazioni sociali che la notizia della scoperta di un alieno genererebbe.
Nel frattempo sulla Terra arriva Zod, evaso dalla Zona Fantasma e deciso a strappare con la forza i segreti contenuti nel codice genetico di Clark.
La prima mezz’ora del film è dignitosa, nonostante la recitazione di Cavill che si rivela di una piattezza prosternante. Pronti via, allo spettatore viene offerto un film d’azione con un tessuto narrativo dotato di una consistenza apprezzabile (chiaramente solo in confronto agli altri film di genere e alle scarse aspettative di partenza, non in assoluto).
Nella narrazione si riscontra la mano di Christopher Nolan: lo stile con cui ci racconta Superman ricorda da vicino quello da lui usato per Batman ne Il Cavaliere Oscuro. Certo, non si può parlare di capolavoro, ma nemmeno di un abominio che offende l’intelligenza dello spettatore e la storia del cinema, come spesso è accaduto con questo tipo di pellicole.
Il problema dei film, però, è che di solito hanno due tempi, e l’inclinazione a trascinarsi nel secondo contando sulla rendita di quanto di buono fatto nel primo è nefasta e a volte perfino autolesionistica (un esempio eclatante è il recente Cloud Atlas).
La seconda parte del film, infatti, è un trionfo di pugni, lotte corpo a corpo, armi militari puntualmente ridicolizzate dai supercattivi di turno e grattacieli che vengono divelti come fossero origami. Il che, beninteso, entro certi limiti ci sta, visto che parliamo pur sempre di un film sui supereroi, ma qui la bulimia di effetti speciali e botte da orbi stanca, spazientisce tutte quelle persone che al cinema vanno col proposito di vedere qualcosa di più di un incontro di wrestling tra energumeni extraterrestri. Questa deriva abbastanza esiziale nel computo della qualità complessiva del film avrebbe potuto essere evitata accorciandolo di una ventina di minuti buoni, riduzione che, nulla togliendo alla storia, avrebbe riportato a una dimensione congrua lo spazio destinato a inseguimenti e scazzottate.
Anche così, comunque, L’uomo d’acciaio sarebbe stato ben lungi dall’essere perfetto, a causa di strafalcioni talmente marchiani da essere riconducibili più all’idiozia che alla superficialità.
Alle incongruenze derivate dalla storia originale – come la reclusione di Zod nella Zona Fantasma mentre il resto dei kryptoniani è condannato a morte, una pena che salva la vita al generale anziché punirlo – si aggiungono infatti le sciocchezze gratuite della sceneggiatura.
Si assiste per esempio a un saggio di rara incoerenza cinematografica nello scontro finale tra Superman e Zod, durante il quale muoiono tre persone facendo piangere come un cane bastonato il buon Clark; peccato che le azzuffate precedenti tra l’uomo d’acciaio e Zod e i suoi tirapiedi abbiano provocato crolli di palazzi ed esplosioni in numero sufficiente a causare un’autentica strage, senza che il protagonista alzasse un sopracciglio per il disappunto. Queste ingenuità non possono passare inosservate né essere digerite in modo indolore.
Tirando le somme, L’uomo d’acciaio non raggiunge la sufficienza e non vi si avvicina neppure, però alla luce del buon avvio non è nemmeno inguardabile, e per un film di questo tipo è già un risultato. Il risultato di essere brutto senza essere orrendo.
Tit. originale: Man of Steel
Anno: 2013
Nazionalità: USA | Canada | UK
Regia: Zack Snyder
Autore: David S. Goyer (storia e sceneggiatura) | Christopher Nolan (storia) | Jerry Siegel, Joe Shuster (Superman)
Cast: Henry Cavill (Clark Kent / Kal-El), Amy Adams (Lois Lane), Michael Shannon (Generale Zod), Diane Lane (Martha Kent), Kevin Costner (Jonathan Kent), Russell Crowe (Jor-El), Ayelet Zurer (Lara Lor-Van), Antje Traue (Faora-Ul), Laurence Fishburne (Perry White), Harry Lennix (Generale Swanwick), Richard Schiff (Dr. Emil Hamilton), Christopher Meloni (Colonello Nathan Hardy), Dylan Sprayberry (Clark tredicenne), Cooper Timberline (Clark a 9 anni), Richard Cetrone (Tor-An), Mackenzie Gray (Jax-Ur), Julian Richings (Lor-Em), Mary Black (Ro-Zar), Samantha Jo (Car-Vex), Michael Kelly (Steve Lombard), Rebecca Buller (Jenny), Christina Wren (Maggiore Carrie Farris), David Lewis (Maggiore Laramore), Tahmoh Penikett (Jed Eubanks), Doug Abrahams (Heraldson), Brad Kelly (Byrne)
Fotografia: Amir Mokri
Montaggio: David Brenner
Musiche: Hans Zimmer
Rep. scenografico: Alex McDowell (production design) | Chris Farmer (art direction), Kim Sinclair (supervising art director) | Anne Kuljian (set decoration)
Costumi: James Acheson, Michael Wilkinson
Produttore: Christopher Nolan, Charles Roven, Deborah Snyder, Emma Thomas | Wesley Coller (coproduttore) | Curt Kanemoto (associato) | Jon Peters, Lloyd Phillips, Thomas Tull (esecutivi)
Produzione: Warner Bros., Legendary Pictures, Syncopy