Robert Jordan viene definito dai suoi seguaci il Creatore: creatore di una saga epic fantasy estremamente complicata, sia per svolgimento e struttura, sia per vicende tragiche che hanno coinvolto l’autore. La Ruota del Tempo (The Wheel of Time), pubblicata in Italia da Fanucci, coinvolge quattordici romanzi e un prequel; migliaia di pagine (la saga completa supera le 15.000) che da anni stanno appassionando i lettori amanti della dicotomia bene/male, una battaglia infinita arricchita da personaggi – tantissimi personaggi – delineati e completi, capaci da soli di vivere storie e leggende, pur ruotando instancabilmente attorno al protagonista assoluto: il Drago Rinato.
Jordan è deceduto prima di terminare l’opera, lasciando tuttavia vari appunti grazie ai quali il successore prescelto, Brandon Sanderson, è riuscito a realizzare l’ultimo volume, suddiviso successivamente in tre romanzi: Presagi di Tempesta, Le Torri di Mezzanotte e Memoria di Luce. Sviluppare e concludere seguendo i dettami del creatore originale un fantasy già così stabilmente arroccato nella sua perfezione rappresentava un compito difficile e rischioso, ma Sanderson l’ha portato a termine in maniera impeccabile, evitando di snaturare la storia per adattarla alle proprie corde. I libri conclusivi evidenziano le differenze di stile, ovviamente, ma questo non disturba, anzi valorizza le doti narrative di entrambi gli autori.
Memoria di Luce rappresenta la fine di un lungo viaggio, un viaggio che ha visto il pastore Rand al’Thor, il ta’veren, diventare il Drago Rinato, il Signore del Mattino, Colui che viene con l’alba, il Car’a’carn, il Coramoor, l’Ammazza-Ombra… questi i nomi scelti dai tantissimi popoli accuratamente descritti nella saga per identificare colui che nelle profezie sconfigge il male. I popoli creati da Jordan si distinguono per fantasia e richiamo alla realtà: gli Aiel assomigliano alle tribù nomadi del deserto, mentre i temuti Seanchan ricordano i corsari nella loro ferocia e, contemporaneamente, esaltano con fierezza i meravigliosi lineamenti africani.
L’ultimo volume è l’Ultima Battaglia. Sebbene gli scontri contro i Trolloc, progenie dell’Ombra, e contro i Reietti, si siano ripetuti in tutti i romanzi, Memoria di Luce ingloba ogni possibilità, talento e risorsa apprese dall’inizio della storia per sconfiggere il Tenebroso, Ba’alzamon, il Padre delle Menzogne, ricacciarlo dentro ai sigilli e allontanarlo per sempre dal mondo.
Protagonisti principali e personaggi minori concentrano ogni attenzione sulla guerra, alcuni troveranno molto spazio tra le parole di Sanderson, altri si perderanno nella confusione delle armi. L’Ultima Battaglia è morte; non mancheranno attesi ritorni, mentre alcuni personaggi, come il tanto caro Thom Merrilin, mastro menestrello, attenderanno quasi defilati la fine, proteggendo in silenzio il Drago Rinato, eseguendo i suoi ordini e aspettando il suono del Corno di Valere.
Il ritmo, così concentrato sul dettaglio nei volumi precedenti, capace di distrarre il lettore dallo stesso protagonista, accelera vorticosamente: non più pagine intere dedicate ai singoli personaggi, ma paragrafi che si rincorrono, a volte arrancano, fuggendo verso il gran finale.
Difficile recensire Memoria di Luce senza analizzare l’intera saga; La Ruota del Tempo è un mondo fantasy estremamente complesso, dove il bene, la razza umana con qualche rara eccezione, deve riconoscere e sconfiggere il male, Reietti, Trolloc e Amici delle Tenebre. La lotta tra il bene e il male diventa un balletto, entrambe le fazioni vengono costantemente ostacolate da scherzi del destino, guizzi dell’autore che riescono a stravolgere le ovvietà conquistando l’interesse volume dopo volume.
Le vicende raccontate coprono un arco temporale di due anni, durante i quali i personaggi cambiano, crescono, si adattano, anche se a volte sembra sia la narrazione a dover inseguire i loro tanti e sfaccettati caratteri. I protagonisti sottolineano la loro presenza, mentre i personaggi minori aumentano il loro turbinoso viaggiare attorno alla storia. Il Fuoco Malefico rischia di cancellare il Disegno, i Reietti di solidificare i loro ultimi inganni. Gli assassini diventano vittime, e le prede cacciatori.
La Ruota del Tempo si conferma un’opera fantasy tra le più complete, battaglie e duelli dimostrano una conoscenza profonda della materia, dagli scontri con la spada ai combattimenti a cavallo sono evidenti lo studio e la cura di ogni particolare. Alcuni dettagli ripresi da fatti appartenenti alle Grandi Guerre risaltano, come il segnare col sangue cadaveri e caduti morenti per permettere ai soccorsi di concentrarsi sui feriti con qualche reale possibilità di guarigione. Castelli e cavalieri ricordano i canti allegorici Medioevali, mentre non manca il tocco magico, riproposto semplicemente come Unico Potere.
La similitudine con Il Signore degli Anelli di Tolkien, da alcuni sottolineata, è plausibile solamente nei primi capitoli del romanzo iniziale: il villaggio sperduto, i cavalieri neri all’inseguimento degli ignari protagonisti, gli eroi che non desiderano essere considerati tali sono narrazioni che facilmente ricordano Frodo e gli Hobbit. Eppure la storia riesce poi a distinguersi, sia per l’uso insolito della magia che per il ruolo di ogni personaggio, coinvolgendo il lettore e portandolo in un mondo inedito dove magari sceglierà e apprezzerà un protagonista tra i tanti, seguendo ogni sua vicenda con maggiore trasporto.
Memoria di Luce riscontra a mio avviso solo un difetto: alcuni Fili del Disegno rimangono irrisolti, incompleti; non tutti i personaggi riescono a ritrovare la continuità tra il passato e il presente, le troppe vicende rischiano di annodarsi, mentre scoperte sensazionali non vengono più usate, come dimenticate. L’impressione è che lo stesso Sanderson non fosse perfettamente consapevole di ogni dettaglio voluto e lasciato in eredità.
Purtroppo, la morte di Robert Jordan non permette alcuna domanda da parte dei tantissimi appassionati della saga: non possiamo sapere come volesse usare ogni Filo del Disegno, non possiamo chiedergli altre conclusioni o altri sviluppi. Probabilmente, se fosse in vita, Jordan oggi rassicurerebbe i suoi fan: il finale si presta a molte possibilità…
Navigando in rete ho avuto l’impressione che le lettrici non abbiano apprezzato l’ultimo paragrafo, immagino lo scrittore dalla barba folta e il sorriso genuino ridere felice di questo.
La Ruota ha smesso di girare, e il Disegno ha trovato un suo equilibrio.