Il videogame
Tra le molte aziende che operano nel settore dei videogame, alcune hanno saputo conquistarsi nel corso del tempo un ruolo predominante sfornando prodotti di successo che, oltre a spopolare nelle sale giochi e nelle classifiche di vendita per PC e console, hanno ottenuto un buon utile anche con gadget, fumetti e serie animate. In alcuni casi arrivando addirittura a proporsi con trasposizioni cinematografiche.
È il caso di CAPCOM, ossia la KABUSHIKI-GAISHA KAPUKON, storica azienda giapponese che opera nel settore video ludico già dalla fine degli anni Settanta e che ha saputo cavalcare il mercato proponendosi trasversalmente su più piattaforme: Sega, Nintendo, Sony, Microsoft, 3DO… Per ciascuna delle console proposte da questi marchi, CAPCOM è riuscita a offrire prodotti vincenti stringendo alleanze e redditizi accordi commerciali.
Nomi come Street Fighter, Resident Evil, Ghost’n Goblins e Mega Man costituiscono di per sé un valido biglietto da visita, soprattutto tra coloro che sono stati adolescenti negli anni Ottanta e Novanta; ma ancor più efficace nel testimoniare la fama della CAPCOM è il fatto che Ryu, uno dei protagonisti della serie Street Fighter, sia considerato l’emblema dei videogame di genere picchiaduro.
A questo filone, la cui dinamica di gioco consiste in una serie di combattimenti corpo a corpo, appartiene anche la serie “Darkstalkers”, che per certi versi ne rappresenta una sorta di evoluzione. La grafica e il design dei personaggi, infatti, si discostano molto da quelli dell’epoca – siamo a metà degli anni Novanta – basandosi su lineamenti e colorazioni in stile anime: un disegno morbido e variopinto che risulta maggiormente fluido e piacevole per gli occhi, sicuramente più vicino a quella della cultura manga cara all’esperienza quotidiana di tanti appassionati giapponesi.
Oltre a questa caratteristica, poi ripresa da vari videogiochi sia della stessa CAPCOM che di altre aziende del settore, un’altra scelta che ha determinato il successo di questa serie è stata l’introduzione di personaggi fantasy. A differenza dei vari karateka, lottatori di wrestling, samurai o teppisti presenti in altri videogame, in Darkstalkers è possibile selezionare zombi, vampiri, licantropi, mostri… insomma creature delle tenebre appartenenti alla mitologia fantasy e horror e proposti con varianti decisamente accattivanti.
L’anime
Sfruttando il successo conquistato dai quattro videogame della serie Darkstalkers, nella seconda metà degli anni Novanta la statunitense DIC realizzò una serie animata di 13 episodi basata sui personaggi del gioco. Sebbene il risultato non avesse incontrato i favori del pubblico, CAPCOM ha continuato a credere nel progetto concedendo in licenza ad AMUSE VIDEO nel 1997 la produzione di una mini serie di 4 OVA ispirata al secondo capitolo della saga, ovvero Night Warriors: Darkstalkers’ Revenge, affidandosi alla MADHOUSE, noto studio di animazione giapponese tra le cui opere si annoverano Trigun, Alexander, Metropolis.
Il risultato, nettamente superiore in qualità rispetto alla serie americana, ottenne un riscontro di pubblico decisamente migliore. Nulla di particolarmente eclatante, va detto, ma confezionato con veste grafica più che apprezzabile e sorretto da molte scene che richiamano gli scontri del videogame, con tanto di mosse ed effetti speciali in stile arcade.
La storia è ambientata in un mondo senza tempo in cui l’umanità vive soggiogata dalla presenza delle creature delle tenebre, i darkstalker appunto. L’ambizioso vampiro Demitri Maximoff si è infatti imposto sulla popolazione terrestre proclamandosi tiranno, e intende ora muovere all’assalto del Regno delle Tenebre per conquistarne il trono; impresa che tuttavia gli viene ostacolata da Morrigan, seducente quanto letale succube, esponente della casata regnante.
In questa disputa si intromettono misteriose entità robotiche che, destatesi da un sonno millenario, iniziano a seminare distruzione rispondendo al volere della creatura luminosa Pyron, il cui fine è quello di eliminare gli esponenti più potenti e pericolosi della razza dei darkstalker.
Tra questi ultimi figura anche un certo Donovan, metà uomo e metà creatura delle tenebre, dotato di una potenza senza pari ma al contempo tormentato nell’animo dalla propria natura ibrida.
Giocando con questi elementi la serie animata propone una varietà di scontri, alcuni epici, altri più sbrigativi o a tratti addirittura ridicoli: è il caso degli esseri umani che tentano di contrastare i “soli artificiali” di Pyron, in pratica un compendio di stupidità in battaglia.
L’intreccio è per lo più costituito da sequenze in cui viene definito il rapporto esistente tra le possenti creature delle tenebre e gli umani, spesso e volentieri condite da lunghi monologhi che ottengono, purtroppo, l’effetto di appesantire la narrazione e di far apparire caricaturali personaggi e trama.
Se, da un lato, la riflessione sul valore autentico della vita e sull’importanza dei singoli individui ha un significato nobile, dall’altro diventa pressoché grottesco in un contesto in cui tutto è finalizzato al combattimento, alla violenza e alla sopraffazione.
In conclusione
Purtroppo, nonostante gli sforzi congiunti da parte di CAPCOM e Madhouse, restano molti i punti contestabili della trama, così come si avverte una mancanza di continuità tra i vari episodi che, in parte, danno l’impressione di rifarsi ad altro, a un pregresso relativo al primo capitolo della serie di videogame Darkstalkers.
Le motivazioni stesse che animano i personaggi, seppure ribadite fino all’esasperazione, sono flebili e inconsistenti. Demitri sogna di conquistare il Regno delle Tenebre ma non è dotato di alcun esercito né appare un vero e proprio sovrano: non amministra, non governa, non ha alcun contatto con gli altri darkstalker e, soprattutto, non riesce a soverchiare Pyron. La provocante e sensuale Morrigan – vera e propria icona nel mondo hentai – appare alternativamente una donna decisa e bellicosa, affascinata dalla lotta, o fragile e desiderosa di fuggire da tutto. Analogamente, Pyron, da un comportamento tipico di divinità distaccata e onnisciente (della quale tra l’altro non vengono chiarite la natura e le origini) passa con disinvoltura a un atteggiamento violento e sconsiderato, addirittura diviene bersaglio primario dei robot che lui stesso ha attivato.
L’unica caratterizzazione che in parte si salva è quella di Donovan, che possiamo considerare il protagonista morale della serie e del cui passato vengono proposte alcune sequenze.
Tuttavia, dal tormento interiore che genera la sua tragica ossessione (condurre una crociata personale contro le creature maligne) si finisce col prendere le distanze più che sentirlo come motore di simpatia – o antipatia. Tutti i suoi complessi verrebbero superati con un po’ di sano ottimismo e di vita “normale”: nessuno lo scambierebbe per ibrido, né tanto meno lo discriminerebbe come tale, se egli non trascorresse la maggior parte del tempo a mietere darkstalker nel corso di combattimenti sovrumani; tant’è che nel secondo episodio viene addirittura ingaggiato dagli abitanti di un villaggio per sconfiggere un mostro demoniaco.
Oltre tutto stride la presenza, al fianco di questo eroe dall’indole autolesionista, di Amanda, introversa bimba dotata di poteri ESP, che lo accompagna ovunque proprio perché vorrebbe… allontanarsi da tutto e da tutti piuttosto che trucidarsi l’anima con nevrosi e drammi interiori!
Altri personaggi proposti non hanno poi né il tempo né l’occasione per imprimersi nella memoria degli spettatori e, anzi, risultano protagonisti di sequenze poco significative ai fini della trama: è il caso dei darkstalker annientati da Pyron, della donna-gatto Felicia, che cerca l’integrazione con gli umani, o della rockstar zombi Lord Raptor.
Già meglio approfondite risultano invece le sorelle Hsien-Ko e Mei-Ling, sedicenti cacciatrici di darkstalker che purtroppo hanno il vizio di continuare le drammatiche riflessioni di Donovan quando lui, finalmente, tace.
In definitiva, i quattro episodi che compongono questo Night Warriors: Darkstalkers’ Revenge riescono nell’intento di pubblicizzare una serie di videogiochi di indubbio successo, ma senza avvincere né convincere. Una visione che si può quindi consigliare tutt’al più agli appassionati del videogioco o ai sostenitori più accesi della CAPCOM: a tutti gli altri, invece, la serie accenderà ben pochi motivi d’interesse (se non per le procaci forme di Morrigan…).