Bilbo at Rivendell di Alan Lee

Parole in libertà contro la cultura degli eletti

Ho avuto alcuni giorni fa, per ragioni di studio, una conversazione con un dottore di ricerca in storia medievale: si dichiarava perseguitato da appassionati di Fantasy pronti a scorgere nani ed elfi ovunque. Alla mia ammissione che da anni coltivavo una grande passione per la letteratura fantastica… beh… mi ha cordialmente riso in faccia.

Non intendo, per carità, difendere chi trasforma in una mania le proprie letture, ma vorrei spezzare una lancia in favore di un tipo di narrativa che non gode certo di buona stampa in Italia.

Il denominatore comune di questo disprezzo è innanzitutto l’ignoranza; la stessa conversazione a cui ho accennato fa capire quanto i cliché alimentino certi pregiudizi.

Che cos’è il fantasy? È la rappresentazione dell’impossibile, certo, ma la prolificità e i contributi originali provenienti soprattutto dall’altra parte dell’oceano hanno aperto strade nuove e interessanti. C’è chi ha cominciato a interpretare in chiave fantastica la Storia. Non è quello che già fa il romanziere tout court quando incentra la propria opera in un periodo storico? Davvero qualche incantesimo può essere un fattore di scadimento per questi romanzi?

Facciamo un esempio concreto: L’Ultima Legione di MANFREDI. Romanzo storico? Lo credete veramente? Assolutamente no, e non solo perché viziato da alcuni marchiani errori (le legioni non scompaiono con Gallieno…). Incentrare la narrazione su una profezia, ipotizzare che Romolo Augustolo vada in Inghilterra e via discorrendo… non sembra anche a voi fantasia allo stato puro?

Il Fantasy non è nato con TOLKIEN, come qualcuno sostiene, non si ferma a BROOKS e non è nemmeno stato attualizzato dai mediocri PAOLINI e TROISI.

Una raccomandazione che faccio anche a me stesso è comunque quella di non squalificare certi fenomeni di largo consumo. I lettori della ROWLING – per fare un altro nome che secondo alcuni non farebbe nemmeno parte del Fantasy – hanno quantomeno iniziato a leggere qualcosa. Mi auguro che continuino, dunque, e scoprano le miriadi di sfaccettature di questo meraviglioso genere letterario: MARTIN e la sua violenza, la KERR e il suo celtismo ucronico, EDDINGS e i suoi incredibili personaggi… e tanti altri.

Il Fantasy ha un curioso legame con il web e l’informatica: troverete decine di siti con forum pieni di appassionati di questo o quell’autore e sono parimenti numerosissimi gli informatici “scrittori”. Io, però, ho vissuto anche il periodo in cui il web era considerato una cosa per persone poco serie, pressoché inutile. Quale serioso accademico si abbasserebbe a discutere con un comune mortale dei propri studi? Meglio far cadere dall’alto le proprie pubblicazioni senza il gusto di un confronto dialettico.

Chi scrive ha a suo tempo dovuto conversare con i fautori di Atlantide, con gli ufologi della Sfinge, con i negazionisti dell’Olocausto cercando di informarsi e controbattendo con documenti seri. Non ci si può lamentare della scarsezza di cultura in generale, se non ci si prodiga per diffonderla.

Ma torniamo al Fantasy: in un passato contributo ho cercato di dimostrare che anche la narrativa fantastica può veicolare un messaggio, in questo caso storico. Ma la Fantascienza può fungere egualmente da organo di diffusione di certe idee e concetti. Lo sanno bene oltreoceano, dove sono state scritte opere come La Fisica di Star Trek, in cui si analizzano le soluzioni tecnologiche della celebre saga discernendo quelle possibili da quelle presumibilmente irrealizzabili.

Insomma la narrativa fantastica può veicolare messaggi e nozioni, è innegabile. Purtroppo la cultura in Italia vive sull’ipse dixit. Un pinco pallino qualunque può avere le idee più innovative del mondo ma non riuscirà mai a farle conoscere ai più se non parla da un piedistallo… o da una cattedra.

Per farvi capire come spesso l’opinione infici i giudizi parliamo, della disciplina di cui mi occupo, la “scienza della verità”. Un assioma che tormenta l’antichista come una spada di Damocle è la mancanza di fonti. La reazione dello storico può essere duplice: o, come CARANDINI e il suo bel libro su Romolo e Remo, costruisce un bel castello di ipotesi, o si ferma manifestando la propria impotenza, limitandosi magari a evidenziare quelli che sono definiti “problemi metodologici”. Anche quando le fonti ci sono, i dubbi permangono. La storia quantitativa, fatta di database, collazioni di fonti e testimonianze, ora va per la maggiore. Aiuta chi se ne occupa a riempirsi la bocca con il termine “scientificità”, ma non sempre la base statistica su cui lavora uno storico sarebbe ritenuta valida da uno statistico.

E allora? Riscopriamo l’aspetto retorico e non buttiamo via gli strumenti anche più paradossali per trasmettere cultura.

Il Fantasy non ha, però, bisogno di essere giustificato; si può trarre piacere anche da una lettura leggera o dalle sensazioni che ci trasmette l’immaginazione. Nessuno si è mai vergognato di sognare.