Pianeta senza scampo (The Longest Way Home | 2002) di Robert Silverberg
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Prima parte
Le prime esplosioni sembrarono molto lontane; una sfilza di distanti, attutiti spari, scoppi e tonfi che avrebbero potuto essere nient’altro che tuoni all’orizzonte. Joseph, mezzo addormentato nel suo comodo letto degli alloggi per gli ospiti di Casa Getfen, s’agitò, cominciò a emergere lentamente dal sonno, drizzò appena un orecchio e ascoltò un momento senza realmente capire. Sì, pensò: tuoni. La sua sola preoccupazione fil che il tuono faceva presagire pioggia, e la pioggia avrebbe rovinato la battuta di caccia dell’indomani. Ma lassù ad Alta Manza non erano nel mezzo della stagione calda? Quindi come era possibile che piovesse?
A quel punto Joseph capì che quello che pensava di aver sentito non poteva essere il rombo del tuono… In effetti, non poteva essere proprio niente. “È solo un sogno” si disse. “Domani sarà una splendida giornata luminosa, e uscirò a cavallo nella riserva di caccia con i miei cugini di Manza e vivremo un momento di gloria.”
Scivolò di nuovo nel sonno. Un atletico ragazzo di quindici anni è in grado di assopirsi senza sforzo, alla fine del giorno.
Ma poi vennero altri suoni, più secchi, schiocchi e scoppiettii più netti e insistenti, che richiesero e ottennero la sua attenzione. Si drizzò a sedere, sbattendo le palpebre e sfregandosi gli occhi con le nocche delle dita. Dalle tenebre oltre la finestra giunse un lampo di luce brillante che non aveva niente a che vedere con la sagoma netta e regolare d’un fulmine. Fu più simile allo schiudersi d’un bocciolo, giallo crema al centro, purpureo ai bordi. Joseph stava ancora sbattendo le palpebre per la sorpresa quando avvenne lo scoppio successivo. Dapprima ci fu un basso ruggito a cui seguì all’improvviso un botto spettacolare, seguito a sua volta da un lungo rombo che si spense lentamente. Andò alla finestra, s’acquattò al davanzale e sbirciò fuori.
Rosse lingue di fuoco si stavano levando verso l’ala principale di Casa Getfen. Ombre guizzanti che s’inerpicavano sul grande muro di pietra grigia gli dissero che l’edificio doveva essere in fiamme. Era incredibile che una Grande Casa potesse andare a fuoco. Vide figure correre qua e là, turbando la liscia distesa del prato centrale, senza alcun riguardo per la delicatezza dell’erba appena tosata. Udì delle urla e il suono, ormai innegabile e inconfondibile, di raffiche di armi. Scorse altri falò avvampare verso il perimetro della tenuta, quattro, cinque, forse sei. Uno divampò mentre osservava. Sembravano andare a fuoco anche gli edifici esterni verso ovest, e pure i fienili disposti in file verso est, e forse perfino gli alloggi dei contadini presso la strada che portava al fiume.
Era una scena sbalorditiva, incomprensibile. Casa Getfen era sotto attacco, evidentemente. Ma da parte di chi, e perché?
Joseph osservò affascinato, come davanti a un capitolo dei suoi libri di storia portato alla vita, una ricostruzione della Conquista, forse, o addirittura qualche scena del turbolento e quasi mitico passato della Madre Terra, dove per migliaia di anni, così dicevano, gli scontri fra gli imperi avevano fatto scorrere sangue cremisi per le antiche strade di quel remoto pianeta.
A Joseph lo studio della storia veniva stranamente congeniale. Era come se ci trovasse una sorta di poesia. Aveva sempre amato le epiche vicende di quei remoti conflitti, le leggende accuratamente preservate dei favoleggiati re e regni della Vecchia Terra. Ma erano solo appassionanti racconti per lui, ingegnose creazioni drammatiche, Non pensava seriamente che uomini come Agamennone, Giulio Cesare, Alessandro Magno e Gengis Khan fossero mai esistiti davvero. Senza dubbio la vita sulla Vecchia Terra, in tempi primitivi, era stata brutale e sanguinosa, anche se probabilmente non quanto suggerivano i miti sopravvissuti a quell’era remota; ma tutti erano ormai certi che le caratteristiche che avevano reso possibile un simile bagno di sangue fossero state da lungo tempo rimosse dalla razza umana.
Ora, comunque, Joseph si trovava a sbirciare dei veri atti di guerra fuori dalla finestra. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Non gli era ancora balenato in mente che lui stesso potesse trovarsi in pericolo.
Tutto era caos, più in basso. Non c’erano lune nel cielo, quella notte; la sola illuminazione veniva dai fuochi lungo il bordo del giardino e il fianco dell’ala principale della Casa. Joseph si sforzò di distinguere meglio le forme che vedeva muoversi. Bande di uomini correvano su e giù per i sentieri del giardino, urlando e gesticolando furiosamente fra loro. Sembravano in possesso di armi: fucili, soprattutto, ma alcuni avevano soltanto falci o forconi. Ogni tanto uno dei fucilieri si fermava, cadeva su un ginocchio, mirava, sparava nell’oscurità.
Sembravano essersi liberati anche alcuni degli animali. Mezza dozzina di bandar da corsa fuggiti dalle stalle, snelli ed eleganti, stavano balzando selvaggiamente intorno, proprio al centro del prato, impennandosi e scalciando come resi folli dal panico. In mezzo a loro si muovevano nell’ombra sagome più corte, tozze e massicce, stolide forme che probabilmente erano il gregge di ganouille da latte, libere dal loro confino. Pascolavano placidamente, indisturbate dall’eruzione di follia che avveniva tutt’intorno a loro, sui radi cespugli e fiori del giardino. Anche i cani erano fuori a latrare: Joseph ne vide uno spiccare un alto balzo alla gola di uno degli…
Tit. originale: The Longest Way Home
Anno: 2002
Autore: Robert Silverberg
Edizione: Mondadori (anno 1972), collana “Urania” #1637
Traduttore: Fabio Feminò
Edizione e-book
ISBN-13: 9788852077814
Dalla copertina | Sopravvissuto al massacro degli umani su un mondo diventato improvvisamente ostile, Joseph deve fuggire attraverso misteriosi continenti, tra insidie e crudeltà inimmaginabili. La salvezza è lontana, mentre i possibili alleati, creature saturnine e voltafaccia come il Noctambulo, di giorno si comportano in un modo e di notte sembrano capaci di ogni tradimento. In fondo all’odissea, come un miraggio, l’immagine irraggiungibile di una casa… Si può diventare uomini molto presto, se il pianeta è quello giusto: per il giovane Joseph tutto ha avuto inizio in una notte di terrore ma si concluderà nella più memorabile delle avventure.