Fondazione Anno Zero (Isaac Asimov)

Psicostoria

Una delle migliori opere di Isaac Asimov è il Ciclo della Fondazione, un affresco storico-fantascientifico di portata epocale.

Asimov raccontava spesso come tale ciclo avesse avuto origine, in un giorno molto particolare. Era andato a trovare John Wood Campbell (direttore della rivista Astounding Science Fiction), per vedere se fosse possibile realizzare qualche racconto da vendergli. Asimov all’epoca – parliamo dei primi Anni ’40, quando il narratore era pressoché debuttante (esordì nel 1939 con il bellissimo racconto Naufragio al Largo di Vesta) – stava leggendo l’opera monumentale di Edward Gibbon, Declino e Caduta dell’Impero Romano. Nella saletta d’aspetto di Campbell ebbe l’illuminazione di proporgli un racconto riguardante gli imperi galattici. L’idea piacque talmente a Campbell che quest’ultimo lo esortò a mettersi subito alla macchina da scrivere. Discussero animatamente: l’impero galattico sarebbe dovuto essere in piena fase di decadenza e le vicende avrebbero dovuto mettere in luce un Medioevo della durata di oltre diecimila anni; ma Campbell, che per i suoi autori fungeva da vero e proprio editor, con un carattere spesso decisamente preponderante, fece notare la ben scarsa pregnanza del generico concetto di ‘medioevo galattico’. Riflettendoci su, il giovane Asimov fece allora entrare in scena il matematico eliconiano Hari Seldon, creatore di una nuova scienza, la psicostoria.

Sarà questa nuova disciplina a permettere all’umanità di sopravvivere alla decadenza, promuovendo la realizzazione ‘ai confini estremi’ dell’Impero di una nuova colonia chiamata Fondazione. Attraverso interventi politici, sociali e commerciali ben pianificati, la psicostoria consentirà alla colonia di prosperare bene, e sarà il motore propulsivo per il concretizzarsi di una nuova unità interplanetaria, accorciando i tempi del Medioevo dagli stimati diecimila anni ad ‘appena’ mille anni.

Ovviamente il giovane scrittore – che sarebbe poi diventato il Buon Dottore – non poteva sapere che quella sua creazione avrebbe aggregato tutti i suoi cicli principali, consentendogli di disegnare una mappa dell’universo davvero unica nel suo genere: fra l’altro praticamente priva di presenze aliene, cosa assolutamente originale ancora oggi. Un’analogia recente nel genere fantastico si può trovare in ciò che ha fatto George R. R. Martin con il suo ciclo del Trono di Spade, un epico affresco in un mondo fantasy dove la magia non è di casa (o quasi), permeato da un pessimismo cosmico davvero inusuale per il genere.

La psicostoria è dunque la silenziosa protagonista del Ciclo della Fondazione, è la scienza attraverso la quale Hari Seldon è in grado di limitare i danni della decadenza salvando l’universo dal caos e dalle guerre. Il che avrebbe fatto molto piacere al filosofo britannico Thomas Hobbes, che non a caso elaborò la propria pessimistica filosofia politica durante il sanguinoso periodo della cosiddetta Guerra delle Due Rose (momento storico che oggi conosce una ventata di freschezza televisiva grazie al serial The White Queen). Hobbes riteneva che il compito della filosofia fosse trovare una soluzione ai problemi della guerra e del sistema politico: rilevò che per avere efficacia, un governo – fosse monarchia, aristocrazia o democrazia – dovesse essere assoluto, ovvero non soggetto a una lotta di predominio.

Il crollo dell’Impero Galattico si spiega proprio con l’implicita decadenza d’efficacia del suo sistema, reso di fatto inconsistente, in virtù di quel contratto sociale tanto caro al filosofo Jean Jacques Rousseau.

Hari Seldon, valente matematico, è un filosofo della storia, capace di calcolare con estrema esattezza l’andamento degli avvenimenti e di dirigerli con una attenta pianificazione, all’insaputa però degli agenti stessi nella Storia.

Hegel non avrebbe approvato questo modo di agire: per lui la filosofia non deve in alcun modo promuovere andamenti o progresso, bensì limitarsi allo studio del presente e alla comprensione dell’intrinseca necessità delle cose presenti, con il procedimento della logica dialettica. Come si sa, Marx avrebbe preso il buon Hegel per le orecchie usando le leggi della dialettica storica per cambiare il mondo. “La storia mostra che ogni sistema di idee – sia esso religioso, filosofico, giuridico o politico – per quanto fosse rivoluzionario al momento in cui nacque e intraprese la sua lotta per la supremazia, prima o poi diventa un impedimento e un ostacolo allo sviluppo ulteriore, diventa cioè una forza socialmente reazionaria. Ha potuto sfuggire a questa fatale degenerazione soltanto la teoria che si è elevata al di sopra di essa coscientemente, che ha saputo renderne conto e metterne in luce le cause. Questa teoria è stato il marxismo” scriveva Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov. E se, leggendo questo brano, vi viene in mente ‘l’ambigua utopia’ di Ursula Le Guin…

Hari Seldon comprende alla perfezione – studiando la storia del pianeta d’origine dell’impero Galattico, cioè la Terra – le leggi che determinano l’andamento delle vicende umane, e ne trae una attenta matematizzazione tradotta in equazioni.

Le linee di tendenza mostrano che l’Impero Galattico – ovvero l’impero Romano in una delle sue molte reincarnazioni – è destinato a crollare perché preda delle sue intrinseche contraddizioni, a cominciare dallo schiavismo, primo ma non unico motore del cedimento.

Così il determinismo storico procede spedito, senza per questo vanificare l’apporto dell’essere umano, in realtà esentandolo. Usando la Ragione, in questo caso la matematica e la scienza psicostorica, si possono prevedere e indirizzare adeguatamente le vicende umane, mirando al raggiungimento della libertà e della pace? Sì, per il giovane Asimov.

In sostanza l’impero Galattico viene salvato dal ‘marxismo’ di Seldon, messo a punto molti secoli dopo la devastazione della superficie terrestre e la migrazione degli umani su altri mondi, terraformati per la colonizzazione. Ecco come il processo di autocoscienza dell’umano trova il massimo culmine nel ‘Progetto Seldon’ e, per traslato, la fantascienza assume ancora una volta il ruolo di pratica filosofica per eccellenza: grazie a essa, si diventa consapevoli dei processi che muovono il mondo e si discute del modo corretto per usarli.

“I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi. Ora si tratta di usare queste interpretazioni per cambiarlo” avrebbe efficacemente sintetizzato Karl Marx, sicuramente uno dei riferimenti fondamentali di Hari Seldon per formulare i princìpi della psicostoria.

“[…] nella natura sono operanti, nell’intrico degli innumerevoli cambiamenti, quelle stesse leggi dialettiche del movimento che anche nella storia dominano l’apparente accidentalità degli avvenimenti; quelle stesse leggi che, costituendo del pari il filo conduttore della storia dello sviluppo del pensiero umano, diventano gradualmente note agli uomini che pensano; leggi che per la prima volta furono sviluppate da Hegel in maniera comprensiva, ma in forma mistificata, e che è stato uno dei nostri intenti liberare da questa forma mistica e rendere chiaramente comprensibili in tutta la loro semplicità e universale validità”: così scriveva Friedrich Engels nella prefazione alla seconda edizione (1885) dell’Anti-Dühring (1878), non pensando minimamente che la fantascienza avrebbe usato tali idee per uno degli affreschi più suggestivi e coinvolgenti partoriti da una delle sue menti più brillanti, quella dell’enciclopedico dottor Isaac Asimov.